di Gisa Siniscalchi - Questa frase, di un economista nella sua veste di ministro dell’Economia di qualche legislatura fa, è emblematica di un certo tipo di pensiero.
Un’affermazione che rende molto bene quale sia la considerazione di chi dovrebbe stimare e valorizzare il patrimonio italiano, renderlo sempre più fruibile e farne un “progetto culturale” capace di coinvolgere i territori. Una pochezza intellettuale difficile da abbattere che finora ha rappresentato un freno allo sviluppo di questo importante settore.
Nel nostro "bel paese", culla dell'arte, risiedono circa i due terzi del patrimonio artistico mondiale, e l’Italia è protagonista da più di duemila anni della storia e della cultura delle civiltà europee.
Purtroppo, però, a tale immenso patrimonio non corrisponde analogo impegno e attenzione. Siti abbandonati al degrado e all'incuria, infrastrutture e servizi mal organizzati, ove esistono, un vero scempio.
E invece di cultura si mangia e si vive. Se solo fossimo in grado di occuparcene seriamente, con una azione mirata ad accrescere la domanda, razionalizzando e migliorando i servizi, incrementando lo studio e la formazione. Se riuscissimo a creare gruppi di giovani capaci di implementare iniziative, di illustrare e guidare alla scoperta di questo patrimonio di bellezza che ci circonda.
E per questo va rafforzato l’insegnamento della Storia dell'Arte nelle suole insieme a materie che possano seminare tra i giovani la voglia di spendersi e investire nella cultura. Altro che tagliare i fondi destinati a questa preziosa risorsa.
Per fortuna, c'è anche qualcosa di buono. Esempi che fanno ben sperare. Piccoli gioielli di efficienza in un panorama, troppe volte, di lassismo e incuria.
Scoperte, fatte di recente come a Positano… sotto la chiesa di Santa Maria dell'Assunta. Una villa romana, risalente al primo secolo, meravigliosamente affrescata… di cui si sta procedendo al restauro. Speriamo non segua lo stesso destino di Pompei, dove ancora assistiamo a crolli e incuria. Un sito archeologico che il mondo c’invidia.
Mi si dirà, che in questo momento di grande crisi economica e umanitaria, con l'esodo biblico a cui stiamo assistendo, le emergenze sono altre. È comprensibile, giusto e umano, dobbiamo essere accoglienti, e guardare alle priorità, alle vite delle persone. Concordo con tutto ciò, ma il nostro patrimonio culturale è la nostra storia, rappresenta la nostra essenza. E ciò che si distrugge non si recupera più. Non possiamo permetterlo.
Quasi la metà dei siti archeologici nel sud Italia è praticamente abbandonata a se stessa, per mancanza di fondi, con organici ridotti all'osso. C’è un problema di quantità, di troppi siti per i quali l’intervento pubblico forse non basta. Una questione globale dell'intera penisola. Ma provarci è assolutamente necessario.
Si, bisogna coinvolgere i privati. Cultura, Economia, Sviluppo. Progetti a lunga scadenza che coinvolgano imprenditori, fondazioni bancarie e investitori internazionali. Con una missione, quella di trasformare un patrimonio artistico e monumentale immenso, con enormi potenzialità di crescita non ancora sfruttate, in un’opportunità per lo sviluppo dell’intero Paese. Un volano capace di creare ricchezza e posti di lavoro in modo particolare per le nuove generazioni.
Un recente esempio il restauro del Colosseo a Roma. Un noto imprenditore, Diego Della Valle, ha voluto investire 25 milioni di euro a copertura delle spese per i lavori nel famoso anfiteatro. Un’idea meritoria che bisognerebbe ripetere. Lo Stato dovrebbe agevolare e favorire queste iniziative, e non, come capita, mettere i bastoni tra le ruote, conseguenza di norme complicate e contraddittorie, insieme a una macchina amministrativa troppo vecchia.
Certo, non può essere la soluzione di tutto. Il privato, com'è naturale, tende al profitto e alla visibilità. Ma la collaborazione tra pubblico e privato può essere davvero un valido contributo alla soluzione di tantissimi problemi.
Lo Stato deve occuparsi, ovviamente, delle maggiori criticità, ed è nelle casse pubbliche che devono arrivare gli introiti derivanti dal nostro patrimonio artistico, risorse da destinare alla salvaguardia e alla conservazione dello stesso e al pagamento degli stipendi del personale addetto.
Insomma, c’è tanto da fare. C’è bisogno di interventi immediati e di razionalizzare e concentrare le forze per non disperdere in mille rivoli le scarse risorse disponibili. C’è bisogno di una politica illuminata capace di guardare lontano perché questo nostro spettacolare patrimonio di storia, arte e cultura possa tornare a rappresentare davvero il biglietto da visita del nostro “Bel Paese” nel mondo.
Gisa Siniscalchi
Fusignano (RA)
26 Settembre 2015
www.politicaprima.it
Il settore turistico é sicuramente un ambito su cui occorre investire per creare nuovi posti di lavoro. Come giustamente scrive Gina, abbiamo un patrimonio artistico culturale che il mondo ci invidia; tuttavia non sappiamo venderlo bene. Dovremmo approfittare di questo momento favorevole, dato che tutto il mondo arabo non é consiserato immune da rischi e quindi sconsigliato per i viaggi turistici. In Italia é necessario migliorare i servizi, curare la pulizia, tutelare i luoghi. Il turista oggi è molto esigente e pretende determinate garanzie; per cui occorre investire migliorando l'offerta. Vista la nostra ricchezza di siti da visitare, il turismo in Italia potrebbe non conoscere crisi, al contrario di altri settori.
RispondiEliminaLo scritto non è mio ho fatto copia-incolla
RispondiEliminaPiù tardi farò un mio commento
Caro ministro, la cultura è ricchezza
22/11/2010 Ogni euro investito ne produce 2,49. Lo dimostra uno studio presentato a Firenze che smentisce le parole di Giulio Tremonti, secondo il quale "Con la cultura non si mangia".
Il nostro patrimonio artistico e culturale è immenso e da nessuna parte del mondo c'è una quantità di ricchezza, concentrata in un solo Paese. Inutile stilare l'elenco delle meraviglie presenti nelle nostre città. Il problema è che non basta possedere questo tesoro per creare sviluppo e ricchezza. Se non si creano le condizioni per attirare il turismo, sempre più esigente e bene informato, si rischia davvero di "non mangiare di cultura". A cominciare dalla qualità della ricettività e dal l'accoglienza dei visitatori. Nella nostra Sicilia, per esempio, non c'è traccia di strutture ricettive in molte zone che potrebbero essere la punta di diamante di un turismo ambientale dove apprezzare centri storici mozzafiato e percorsi enogastronomici di primissimo livello. Penso, per esempio ai paesi delle Madonie come Ganci, Polizzi Generosa e tutto il circondario. Lì si continua ancora col turismo "mordi e fuggi" senza la possibilità di fermarsi qualche giorno a visitare le meraviglie e l'arte di quei luoghi. Ma dalle nostre parti sono tanti i luoghi che potrebbero vivere di turismo e invece impera la disoccupazione. La politica sembra indifferente rispetto a queste tematiche e non riesce a trovare i giusti incentivi per far decollare l'economia delle piccole realtà. In Sicilia l'unica realtà che non conosce crisi è Taormina, ma nessuno è capace di esportare quel modello che è vincente perché mette insieme: bellezze naturali, servizi efficienti, offerta turistica e politica dei prezzi.
RispondiEliminaL'esempio della Sicilia mi sembra particolarmente calzante perché è una regione particolarmente ricca di patrimonio storico artistico culturale. Mentre altre regioni come per esempio Umbria e Toscana hanno imparato da tempo a salvaguardare i propri borghi, intrecciando percorsi culturali con quelli culinari e a volte musicali (Umbria jazz ), la Sicilia é particolarmente indietro in questo è deve fare ancora molto per garantire servizi basilari come strade e ferrovie adeguate
EliminaAffidiamo la cura e la conservazione del nostro patrimonio culturale artistico agli americani e la cosa si risolve presto e bene.
RispondiEliminaSpero che sia un commento ironico il tuo. Non ne hai abbastanza di MecDonald e Cocacola che deturpano la vista? Per non parlare dello stomaco?
EliminaAffidiamo la cura e la conservazione del nostro patrimonio culturale artistico agli americani e la cosa si risolve presto e bene.
RispondiEliminaGià che ci siamo affidiamogli anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Hai visto mai che diventiamo la seconda potenza mondiale?
EliminaSarà perché conosco bene gli svizzeri, ma io affiderei , in Sicilia, tutto agli svizzeri, Anzi proporrei uno scambio totale delle due popolazioni. Sono certo che dopo 10 anni la Sicilia diventerebbe la Svizzera e la Svizzera la Sicilia.
EliminaPerché, almeno per quanto riguarda la Sicilia, se "non si mangia con la cultura" Gran parte della colpa è di noi cittadini. Non c'è in noi la cultura del bene pubblico, il rispetto dell'ambiente ed altro. Il turista non è una persona da vezzeggiare, ma da spennare. Quindi lo Stato dovrebbe investire anche nella nostra cultura.
Concordo con te Michele, non per quanto riguarda la Svizzera, beninteso, ma per ciò che attiene all'insegnamento di cui avremmo bisogno tutti, non solo i siciliani, dovremmo imparare il rispetto per il nostro patrimonio, il nostro ambiente, e anche per le persone, nella fattispecie...il turista..che bisogna invogliare a tornare....non farlo scappare a gambe levate...ciao grazie per il commento ...alla prossima.
EliminaDa turista, ma ancor prima da cittadina e contribuente, mi viene da dire che il turismo culturale come settore di produzione sia visto come un qualcosa di oserei dire effimero . Certo è che abbiamo una miniera d’oro in casa ma invece siamo andati per decenni a scavare carbone. Basterebbe poco a farlo decollare. O forse molto visto che la molla dovrebbe essere una diversa cultura del territorio. Per quanto riguarda la sistemazione in loco, il turista, quello vero che ha fame di conoscere usi e costumi e bellezze naturali ed artistiche non richiede il resort a 5 stelle con vasca jacuzzi, chiede di poter immergersi nel territorio che chiaramente deve offrire infrastrutture adeguate e siti archeologici raggiungibili senza eccessiva difficoltà. Viene apprezzato di più il piccolo albergo a gestione famigliare dove sente gli odori e sapori della cucina del posto, il dialetto e tutte le peculiarità del territorio che sta visitando. Parlando della Sicilia che conosco da figlia di siciliano e turista, devo dire che è stata persa una grande occasione, è venuta sempre meno la peculiarità del territorio a (s)vantaggio di un certo tipo di offerta che come si è visto non ha avuto un grande ritorno economico. Penso ad esempio alla mega struttura in zona Terrasini. Spero proprio in una diversa attenzione da parte della politica centrale che deve essere però spronata dalla politica locale, per recuperare il tempo perso. Siamo ancora in tempo.
RispondiEliminaConosco la Sicilia da turista, la conosco bene perché sono andata tante e tante volte e altrettante ritornerò perché è una terra bellissima, é bellissimo conoscere oltre alle città e ai siti archeologici anche le tradizioni, le usanze, la cucina, il folklore. Viaggiando per la Sicilia ho letto tantissimo di autori siciliani che mi hanno aiutato a capire: Pirandello, Tomasi de Lampedusa, Consolo, Sciascia, De Roberto . Mi sono sempre trovata bene sia negli alberghi sia nei bad and breakfast; l'unica costante che ho notato quasi sempre é la mancanza di cura dell'ambiente: erba alta, spazzatura in giro ecc. Bisogna concentrarsi qui, curare e pulire l'ambiente, migliorare le strade, la ferrovia, ristrutturare i centri storici. E mai rimandare indietro i finanziamenti europei
RispondiEliminaBen detto antonella albertini.
EliminaSono siciliano DOC e condivido quanto hai detto.
GIsa Siniscalchi. col sul bel intervento. pone all'ordine del giorno una questione di primaria importanza per lo sviluppo futuro del nostro Paese.
RispondiEliminaIn Italia abbiamo una la "miniera d'oro" dell'arte, del paesaggio, di Venezia, della Sicilia intera. Da Vipiteno (confine con l'Austria), passando per Ravenna, Bologna, Firenze, Roma fino a Palermo, noi possiamo vantare tutto ciò che di bello c'è sulla erra.
IL cibo, l'arte, la cultura, le bellezze naturali del paesaggio, abbia mo tutto.
Certo, abbiamo anche una classe poltica che non sa cosa farsene di tutta questa ricchezza, anzi, molte volte tentano di rovinarla con l'incuria del suolo (leggi alluvioni, frane, ecc), oppure lasciando crollare Pompei.
Il nostro Paese industriale non esiste più (se mai è esistito), ma nessuno ancora ha capito che la nostra GRANDE INDUSTRIA SAREBBE IL TURISMO CULTURALE, del cibo, dei vini, dell'olio, e di tutti i prodotti tipici dei vari luoghi d'Italia ove si producono varie prelibatezze.
Non abbiamo pari nel mondo, di questo non se ne accorgono solo i programmatori politici.
Intenti come sono a "dialogare" insultandosi, raccontandoci che stanno "lavorando" per noi, sono riusciti a far crollare i muri di Pompei, e regalarci delle alluvioni assassine.
Ma non parliamo di tristezze, parliamo piuttosto dell'interessante spunto che ci ha dato l'articolista col suo bel interevento.
Premetto che per fare ciò che mi accingo a proporre, bisognerebbe che l'attuale agone politico fosse sgomberato dagli attuali attori, malgrado ciò penso lo stesso di fare (non spetterebbe a me) la mia proposta, che in parte ha già fatta Gisa Siniscalchi.
Non abandoniamo l'industria Italiana attuale, ma nemmeno spendiamo più soldi per rianimare un "moribondo" che con i tanti soldi che riceve non riesce a mettersi in piedi.
L'Italia investa nella cultura e nel turismo. Si dia regole, e regoli tutto l'indotto che sta attorno a questa grande industria che merita di essere sviluppata al massimo.
Prepari un terreno di conoscenza di massa. Impedisca ai prprietari di alberghi, di ristoranti, di gelaterie e quant'altro di derubare i turisti.
In poche parole si faccia quanto indicato dall'articolista, vedrete che il nostro Paese si risolleverà dalla crisi.
Que Ministro che ha affermato che "con la cultura non si mangia" , non ha capito nulla, o forse, nella sua volgarità nella società in cui lui vorebbe vivere "ha capito tutto". Impediamogli che quella società continui aa esserci.
Grazie caro Mario, se mi permetti il più amichevole tu, hai colto molto bene il senso della mia riflessione, come anche la tristezza che mi pervade, il senso di perdita del nostro passato e ancor più del futuro nostro e dei nostri figli.
RispondiEliminaNel nostro paese, impera il non rispetto, che sia delle regole, dell'ambiente, del patrimonio artistico e persino delle persone, abbiamo nell'anima il senso del....meglio un uovo oggi che una gallina domani, mentre invece bisogna far crescere la consapevolezza di ciò che abbiamo, che il mondo intero ci invidia, bisogna valorizzare e conservare, con operazioni meritevoli, cercando di attirare più persone possibili a visitarle, dando una accoglinza, dei servizi di eccellenza, senza fare i furbetti, chi viene ad ammirarle deve essere invogliato a tornare, non a fuggire a gambe levate....così si crea lavoro, si creano prospettive per i giovani, così si forma un vero paese, un paese come è il nostro, ricco di cultura e di storie da raccontare....grazie a presto.
Sono contento che tu ti rivolga a me col TU. Mi trovo meglio a parlare con chi mi permette di rivolgermi in prima persona...... e poi mi fa sentire più giovane. Scrivi ancora sul tema che hai afrontato, ne vale la pena. Pensa che le giovani geberazioni, non sanno nulla, non sono state sensibilizzate sulle questioni importanti della loro futura vita. IO provo a parlare con dei giovani di temi importanti, ma credimi, siamo su una lunghezza d'onda completamente diversa.Di Queste stato di cose sono responsabili: la politica in primis, poi la Scuola, dei Genitori, della Società in generale...... anche nostra, che abbiamo tollerato per troppo tempo che dei lazzaroni ci governassero. Un saluto.
RispondiEliminagrazie, un saluto a te, si sto pensando ad un approfondimento, devo lavorarci un pò, manon dispero di riuscire, si è colpa nostra, decisamente, non a caso , mio nipote un ragazzo di 30 anni, che vive a Parigi, per riuscire a fare il lavoro per cui ha studiato, un ragazzo che ha passato la sua gioventù, nei movimenti, nella disobbedienza, cercando di cambiare, nel suo commento al mio primo articolo sulla politica, ha definito la mia generazione e quella dei suoi genitori, quella dei "cazzi suoi"....del lasciar andare, che ci pensino altri, è un errore enorme, ed è tutto nostro...lo so...ciao grazie.
EliminaQuesto che ci propone Gisa è senz'altro "il problema" italiano per antonomasia. Come non considerare fondamentale in un Paese così ricco di storia, il suo patrimonio artistico? Se solo pensiamo che altri Paesi, con un infinitesimo delle nostre ricchezze incassano, in soldoni, più di tutti i nostri siti artistici, culturale e archeologici, viene spontaneo pensare che qualcosa non quadra. Noi, che per secoli siamo stati detentori della cultura, nelle sue varie discipline, abbiamo dimenticato questa grande eredità lasciataci dai nostri antenati. Perché, se "con la cultura non si mangia", ogni anno si stilano le graduatorie delle città più visitate dai turisti? Solo per una semplice gara o perché questo determina anche un introito economico per le stesse? Quanti giovani si dedicano allo studio di queste ricchezze per poi, incredibilmente, non trovare lavoro nel Paese culla dell'Arte....! Ripartiamo dalle nostre bellezze culturali e paesaggistiche e saremo, oltre che il Bel Paese, anche il più ricco! Un grazie a Gisa per l'ottimo lavoro svolto e per aver centrato ancora una volta l'obiettivo
RispondiEliminaCon la Cultura non si mangia, lo disse, se non erro, Tremonti.mi piacerebbe fargli notare, a lui ed ai suoi successori, sino all'attuale, che: forse non ci si mangerà a tavola, ma da da mangiare a molti....sopratutto nutre la mente, non è cosa da poco.
RispondiEliminaChe serva anche l'iniziativa dei privati, credo sia vero e forse, giusto, si dovrebbe informare l'attuale Ministro, della cosa, affinchè, forse, possa farci un pensierino.
Con la cultura di Tremonti non si mangia sicuramente, visto che con la sua ci ha rocontate un sacco di balle.
EliminaBen presto in molti...ad ogni livello si dovranno accorgere e render conto che con la cultura si può e si deve diventare Politici capaci non solo di bella presenza ed orazioni...ma di congrui contenuti e metodo democratico scientifico moderno....perché i processi in atto sono molto più complessi dei loro corti...e spesso cortissimi interessi da mezzadri e servitori demenziali dannosi pure a chi gli affida la cura dei propri interessi.... figuriamoci per i popoli che a costoro affidano la soluzione dei problemi.....si dietro e oltre alle visite turistiche esiste una QUESTIONE...intuito, idee, cognizioni e metodo...di far futuro di progresso...ma quello da far con tutti sul serio, perché è al servizio dell'umana civiltà e possibile progresso che ha l'unico senso...far politica che valga l'impegno di una vita.
RispondiEliminaSì è sempre detto che il nostro patrimonio artistico, monumentale, culturale è il nostro petrolio. Purtroppo questo "petrolio" è trattato a schifio, compresa la nostra bella Lingua Italiana, il Dolce Stil Novo, mirabile simbiosi di forza espressiva non disgiunta da una rara dolcezza; purtroppo rischia di diventare un brutto dialetto dell'inglese per l'esterofilia che è dura a morire. Giovanni Meli, poeta siciliano, nel Settecento, in una sua poesia, facendo l'elogio dei vini di Sicilia, scriveva: "Cu disia di stari allegru viva sempri vinu nivuru, vinu nivuru natu a Mascali (Prov. di Catania), ca pi smorfia signurili si disprezza 'nton varrili; poi s'accatta 'catramatu, 'mbuttigghiatu d'un furisteri, tuttu astuzia, ca ci grida pi davanz: trink l'anz, vin de Franz" (Chi desia stare allegro beva sempre vino nero, vino nero nato a Mascali, Prov. di Catania, che, per snobismo signorile, si disprezza in una botte; poi si compra sofisticato, imbottigliato, da un forestiero, tutto astuzia, che gli grida davanti: Bevi e vomita, vino di Francia). Inquinare la Lingua Italiana con anglicismi non significa conoscere e parlare bene l'inglese ! Secondo la vulgata corrente quel politico, il quale disse che con la cultura non si mangia, aveva "ragione" perché, invece, si mangia con la politica. Mizzica come se magna! E come ci si abbuffa! Infatti non è esatto definire astronomico il nostro maxidebito pubblico. Non è astronomico. E' GASTRONOMICO. Buon appetito!
RispondiEliminaTornando al turismo culturale è indispensabile ricevere i turisti in un territorio pulito per non farli schifiare e per non farci schifiare da loro. Invece la munnizza panoramita , la monnezza partenopea, la monnezza romanesca mortificano la vocazione turistica specie del Centro e del Sud che dovrebbe essere il Giardino d'Europa, anche in inverno, per pensionati del Nord Italia e dei Paesi Nordeuropei. Munnizza e monnezza ovunque: nelle città, nelle strade extraurbane, nelle spiagge, nelle pinete e nei boschi ai quali si fa la festa dandoli alle fiamme laddove, una volta, a scuola, si celebrava la Festa degli Alberi per educare i ragazzi al rispetto della Natura. Che schifio !
Invece di usare parole straniere mi son permesso qualche vocabolo siciliano, napoletano e romanesco che possono arricchire e rendere più colorita la nostra bella Lingua Italiana. Ricorro alle parole straniere, per arricchire il nostro vocabolario, se posso renderle in un italiano decente; ad esempio, italianizzo business in bisinissi solo per indicare uno sporco affare molto fituso, come nel caso dei tangentari e di questo massiccio arrivo di profughi e migranti che, per diversi motivi, non quadra nemmeno matematicamente ed ha l'aria di essere un gran pericoloso kasino ben organizzato.
Già! "Con la cultura non si mangia....." la frase, ormai famosa, fu pronunciata da un Ministro di uno dei governi Berlusconi: l'economista Giulio Tremonti! Ci fu chi ci fece ironia ma nessuno andò al fondo della questione valutandone l'esatto impatto sulla vita del Paese.
RispondiEliminaSi manifestava con chiarezza l'arretratezza culturale e la "fisicità incolta" di uomini presuntuosi scaturiti dalle caverne in un habitat grezzo, pervaso dalla volgarità "bossiana" arrivata al potere perché spalla utile del più nefasto Primo Ministro che abbia avuto mai l'Italia e che, tutto preso dal pensiero di come favorire l'arricchimento degli evasori fiscali, non avrebbe potuto esprimersi e agire altrimenti, tanto da lasciare in preda all'incuria più disastrosa l'intera storia e testimonianza delle civiltà che hanno contribuito nei secoli a far crescere il nostro “bel paese”!
Oggi, a qualche anno di distanza, l'argomento viene riproposto, molto validamente dall'articolo di cui ci stiamo interessando e che scaturisce dalla constatazione, amara. Che, malgrado tutto si sia ancora al punto di partenza.
Sperare che le cose cambino? Mah! Forse........ma per cambiare bisognerebbe che ci si mettesse un attimo a riflettere sul degrado della “cultura generale” che ormai pervade ogni settore dell'Italia.
Esempi lampanti e recenti di ciò sono stati, solo qualche giorno fa, le interviste ad una “graziosa donzella” designata a rappresentare l'avvenenza delle nostre donne ma anche la abissale e diffusa ignoranza che ormai sembra caratterizzare la nostra gioventù così come l'esempio portato proprio dal nostri Direttore pubblicando su FB una sequenza del diffusissimo intrattenimento televisivo “L'eredità”!
Sperare che le cose cambino? Mah! Bisognerebbe che, repentinamente, gli italiani tornassero alla vera “cultura”, che le scuole, in collaborazione stretta con le famiglie, tornassero ad avere una funzione educativa al posto di quella di un mezzo per far quattrini, che le nostre università sfornassero dei docenti preparati e principalmente “innamorati” del loro mestiere!
Sarà possibile questo? Fino a che si pensa solo a spendere soldi per comprare arei da guerra o giocattoli di lusso a disposizione di chi governa piuttosto che del Paese ritengo sia un po' difficile. Un'ultima osservazione: saranno capaci gli operatori del settore turistico di formarsi una cultura dello “onesto e giusto guadagno” diversa da quella dell'”estorsione”?
Dubito che fino a che impererà la “mafia” portata al potere proprio da quei governi di cui il nostro “ministro sullodato” faceva parte si possa combinare qualche cosa di buono.
Certamente una sorta di profonda e costruttiva riflessione sul futuro dell'Italia sarebbe auspicabile poiché, è risaputo, “non di solo pane vive l'uomo........”!
E... CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI NON SI SCHERZA.
RispondiEliminaQuesto siur ministro (scrivo ministro con la m minuscola apposta), piccolo, piccolo. di apertura mentale e di "bon ton" avrebbe fatto meglio a starsene zitto, ma nella nostra amata terra per i politici "stare zitti" è molto difficile. Quando il "siur" ha sparato la sua "boutade" asserendo che con la cultura non si mangia, sono due i punti: a) o non era ministro della nostra Italia ; b) oppure era "un ministro abusivo", cioè ha occupato quel posto ma nei fatti non ne era nè degno, nè capace.- Come si può dichiarare che "con la cultura non si mangia" proprio nella terra italica che è piena di cultura??? La nostra Italia, ancora oggi in tutto il mondo è nominata e conosciuta per la cultura. Nel mondo la nostra "classe politica" non ha dato segni di maturità, mentre la "cultura italiana" è conosciuta e apprezzata. Forse il ministro, poverino, si sarà "fumata qualche canna". Certo, se i governi italici si prodigassero di più, se si attivassero a far sì che i nostri siti archeologici, i nostri monumenti, i nostri paesini che conservano preziose antiche struttura, se i nostri politici valorizzassero questo "bene prezioso" creando un ambiente favorevole, strade che funzionano, immondizia raccolta e non dilagante nelle strade, la cultura italica darebbe molto di più e favorirebbe anche lo sviluppo del territorio e favorirebbe la crescita del lavoro dando e prospettive ai nostri giovani. Penso alla mia Sicilia, al barocco, situato nella cittadina di Noto, a tutta l'area che parte da Catania fino a finire, appunto, nella ridente Noto, penso alla ceramica di Caltagirone ed al suo sviluppo (se fosse aiutata), penso alle bellezze archeologiche siciliane per poi "salire" nel resto d' Italia, un patrimonio di siti archeologici, di monumenti, di cultura che potrebbe migliorare il "nostro PIL". Ma ahimè, dobbiamo considerare che ancora oggi non v'è sensibilità sufficiente per far sì che "la cultura italiana" prenda il posto che gli spetta.
Si vive di cultura e territorio culturale organizzato industrialmente ( in servizi e trasporti gestibili per il turista ogni giorno ) per produrre e dare lavoro.., il che è impossibile col provincialismo siculo ed 86 micro musei regionali in Sicilia perennemente " vuoti " di visitatori , ma " ripieni " di impiegati..e cronicamente " passivi " per la Regione.. Ditelo al Museo Egizio a Torino , al Louvre di Parigi ed al British Musem di Londra , e vi rideranno in faccia..!
RispondiEliminaL'articolo racchiude tante verità e idee che purtroppo sono disattese da chi dovrebbe operare in merito. Purtroppo alcune persone dissentiranno dal titolo ( non dal contenuto ). Essi sono ( l'eccezione che confermano la regola ). Parlo di coloro ( Ragazzi, manager, impiegati ed ex imprenditori disoccupati, che non hanno la possibilità economica di iniziare o ricominciare ad occuparsi o investire in questo settore. Chi dovrebbe aiutarli latita e degli Enti preposti , meglio stendere un velo pietoso. Accontentiamoci di rimarcare che l'arte e la cultura sono nutrimento dell'anima e generano l'educazione civica.
RispondiEliminaSi mangerebbe eccome! Nessun paese al mondo è così baciato dalla fortuna e dal genio: Clima, Arte, Cultura, Tradizioni..... Ma siamo quelli che mettono il rubinetto di plastica ad una fontana millenaria di Pompei......se nessun Paese dovrebbe mai tagliare sulla Cultura, a maggior ragione dovrebbe accadere nel nostro. Tuttavia non è solo mancanza di risorse. Una buona dose di incompetenza, approssimazione, scarso impegno, unito ai tagli economici forma un mix micidiale. Insomma, una vera vergogna!
RispondiElimina... di cultura si mangia e si vive.
RispondiEliminaSe solo fossimo in grado di occuparcene seriamente, migliorando i servizi, incrementando lo studio e la formazione.
Se riuscissimo a implementare iniziative, di illustrare e guidare alla scoperta di questo patrimonio di bellezza che ci circonda.
Tutto al condizionale, ogni commento pone dei paletti ma a pensarci bene la prima cosa che manca e' la morale, si proprio quella che s'impara dai propri genitori e nelle scuole di una volta. Abbiamo voglia di programmare e desiderare senza delle regole della coscienza non si va da nessuna parte.....rammento una notizia che mi ha fatto pensare molto....: Cari signori il museo e. chiuso per mancanza di addetti, manca il guardiano che si e' assentatto senza preavviso...., ed intanto in quel sito una bolgia discute animatamente l'episodio.....Mi turba molto il turbamento di chi ancora non si e' assuefatto a questo tipo di andazzo, l'ex premier andava fiero della sua furbizia, ne aveva esltato tutte le peculiarita' che a suo dire l'avevano fatto divenire unico....Ma noi tutti dove eravamo....? Li' dinnanzi ad uno schermo a prendere lezioni di comportamento.... Da qui' in poi la china di un paese che ogni giorno perdeva materia ed essenza, quando abbiamo finalmente aperto gl'occhi era gia' troppo tardi....Si vive di turismo, ma si deve programmare la cultura che ci manca e la morale che dobbiamo ricostruire prima possibile, prima che sia fatale e troppo tardi............................................
RispondiEliminaNon concordo su un punto, per il resto è un bellissimo articolo : i beni culturali appartengono naturaliter ad una collettività, prevalentemente territoriale, che quel bene usa e che in
RispondiEliminaquel bene si rappresenta; questa collettività diffusa non accetta istintivamente di riconoscersi con il mondo ed i prodotti che lo sponsor intende pubblicizzare o vendere.
grazie, ti capisco, non piace più di tanto neanche a me, ma a volte è necessario coinvolgere il privato, se questo rende possibile il salvataggio di un monumento o di un sito...poichè le istituzioni si lamentano dei pochi fodi a disposizione..siamo alle solite, le priorità..
EliminaNon sono neppure lontanamente una persona colta, anzi devo confessare che personalmente non ne conosco nessuna.
RispondiEliminaDetto questo, conosco invece migliaia di persone con gravi problemi di obesità, quindi che con la cultura non si mangi, non è una teoria tanto campata in aria....... forse.
Purtroppo, come per tutto, lo Stato è totalmente assente anche su questo.
RispondiEliminaIncompetenti! questo è ciò che sono al governo.
Le bellezze artistiche della nostra bella Italia fanno gola a molti sia in Europa che nel mondo!
Il mio timore, oserei dire alquanto concreto, è che presto saranno svendute (se non regalate) dagli incompetenti che giocano a monopoli fumando sigari cubani in sontuose sale dotate di poltrone "soffici" alle quali sono inchiodati. Povera la nostra Italia! e poveri i nostri figli che si vedranno derubati non solo della loro storia e identità ma anche di un patrimonio enorme economico e culturale....poveri e ignoranti....così ci vogliono!
Sono palermitana e parlando di cultura voglio ricordare Alessandra Siragusa, morta prematuramente. Ci ha lasciato un’eredità grandiosa A lei si deve il progetto che continua nelle scuole di Palermo rivolta agli studenti di ogni ordine e grado “Palermo apre le porte “Adotta un monumento Questo voleva dire che gli studenti prendevano visione di un monumento della città lo studiavano e poi facevano da ciceroni. Che meravigliosa esperienza!Storia, arte e presa di coscienza dei tesori della nostra città. Tutto ciò naturalmente coinvolgeva oltre gli insegnanti e gli alunni anche i genitori e il parentado. I nostri monumenti sono la nostra risorsa per risalire il degrado Palermo ha avuto riconosciuto pure il titolo di Patrimonio dell'umanità con Monreale e Cefalù,per l’itinerario arabo normanno insieme ad altri siti sempre siculi Il sindaco e il presidente della regione esultano ma in pratica non preservano dall’abbandono ciò che incrementerebbe il turismo Tutta l’Italia può andare orgogliosa dei nostri monumenti. Due sono le cose che ci devono premere: il turista non è il pollo da spennare e non è Attila. Deve rispettare questo patrimonio vestendo con decoro e rispettando i divieti. La cultura dà da mangiare e ci restituisce una dignità e un orgoglio che si sta perdendo E’ impensabile togliere la storia dell’arte dalle scuole che è completamento dello studio delle materie dando una prospettiva completa del periodo storico e letterario. Grazie alla nostra Gisa per il suo interessante articolo.
RispondiEliminaEcco quello che volevo sentire, e siamo in molti a pensarla così, sarebbe bellissimo oltre che fruttuoso, se si insegnasse ai ragazzi, già nella scuola primaria che l'arte, la storia d'Italia sono patrimoni da salvaguardare e conservare, fare progetti a breve e lungo termine, fare in modo che si appassionino alla bellezza del paese, e chissà, potrebbe nascere una nuova cultura del bello... che è buono e può diventare un lavoro fantastico...
EliminaDi cultura si mangia eccome. Da anni si dice che solo col turismo potremmo avere i conti a posto, in attivo come pochi, anzi, nessuno al mondo. ma non è solo attraverso il patrimonio aritistico nostrano che si deve investire: anche sulla scuola e sull'università, lo studio è cultura anche, e se investiamo anche su laureati e gente specializzata e creiamo i presupposti per farli rimanere qui, cambierebbero eccome le cose.Ma oramai perdo ogni giorno che passa la speranza
RispondiEliminaCarissima Gisa, hai fatto bene a mettere in risalto la stoltezza oltre che l’alto tasso di ignoranza di chi per anni ha avuto la presunzione di governare il settore economico del nostro paese. Spesso la presunzione va a braccetto con la spavalderia e credo sia questo il motivo che abbia spinto l’ex ministro Tremonti, a declinare quello sciagurato teorema che con “la cultura non si mangia”. Secondo il mio modesto parere la cultura è la base essenziale dei processi di sviluppo in quanto strettamente collegata ai risultati economici dei paesi ….anche se stiamo vivendo in una fase storica di globalizzazione. Molto spesso è considerato un fatto sottovalutato nei paesi industrializzati, dove prevale l’attenzione al valore di una prestazione economica valutata principalmente secondo le variabili economiche, come se fosse dotata di una vita propria, determinata e dipendente solamente dalle forze economiche, ma che già appare nei mutamenti in atto nei paesi in transizione, per emergere pienamente nel caso dei paesi del Terzo mondo. Infatti, la cultura, se considerata come una serie di valori, tradizioni, usi e costumi e stili di vita caratterizzanti un gruppo o una comunità, influisce sugli appartenenti di questo gruppo o comunità, agendo sul loro modo di pensare e di comportarsi. Di conseguenza, ne determinerà anche il loro comportamento economico. Lo stretto legame tra cultura ed economia viene esplicitato anche dalla Convenzione UNESCO per la protezione e la promozione delle diversità di espressione culturali, in vigore dal marzo 2007, dove si afferma il principio della complementarietà degli aspetti economici e culturali dello sviluppo, confermando quindi come non ci possa essere sviluppo economico senza sviluppo culturale (e viceversa). Questo fatto assume ancor più rilevanza se si considera che il moderno concetto di sviluppo sostenibile applicato alle politiche della nostra società è stato introdotto proprio per includere i problemi di tipo ambientale e sociale (dunque anche culturale, poiché la cultura è il riflesso dell’essere) accanto a quelli economici, con profonde interazioni e sinergie. Secondo me, si commette questo errore in quanto l’interazione tra economia e cultura è vista piuttosto come un approccio teorico da parte degli economisti contemporanei, che ammettono l’esistenza di questo legame senza però essere in grado di definire le influenze che la cultura esercita, con la pretesa di una mancanza di dati e indicatori necessari alla valutazione e alla misurazione del suo contributo e impatto sul sistema economico. I fautori del famoso “Rischiaramento”, cioè gli “Illuministi” affermavano con forza : “Abbi il coraggio di essere sapiente. Ci vuole l’energia dell’animo per combattere gli ostacoli che tanto l’inerzia della natura quanto la viltà del cuore oppongono all’istruzione”.
RispondiEliminaGrazie per il bellissimo ed esaustivo commento, hai perfettamente ragione, per riprendere la tua affermazione sulla conoscenza del legame tra economia e legame, ma anche il non essere ingrado di definirlo, penso che si potrebbe fare un piccolo sforzo in questa direzione, forse si riuscirebbe a farlo fruttare, non solo in termini di valorizzare e rendere fruibile la cultura e l'arte, ma di guadagno, poichè economia attiene al guadagno..e dunque perchè non provarci?
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