di Franco Gentile - Oggi è l'8 settembre, settanta anni fa a Cassibile in Sicilia il rappresentante del governo italiano presieduto dal maresciallo Pietro Badoglio, sottoscriveva l'armistizio che poneva fine alle ostilità fra Italia e gli alleati anglo-americani.
La guerra per il governo italiano era finita ma per l'Italia non fu così. I tedeschi si attestarono sulle montagne del Lazio e fecero fronte contro gli alleati che avanzavano dal Sud. L'Italia fu divisa in due e da quel momento iniziò il periodo più tragico della storia italiana.
Benito Mussolini fu liberato dai tedeschi e, sotto la pressione di Hitler, diede vita a quella che fu indicata come la Repubblica di Salò, dal nome della città dove si insediò il nuovo governo Presieduto dallo stesso Mussolini, e le bande partigiane nate con lo scopo di sabotare l'esercito tedesco nelle retrovie si trovarono nella necessità di dover fronteggiare l'esercito formatosi dopo la proclamazione della repubblica. E fu la guerra civile, sanguinosa, distruttrice e che caratterizzò, drammaticamente, tutto il 1944.
Per ricordare quel tempo, nell’anno 2011, il settimanale Gente volle pubblicare una mia testimonianza che oggi voglio riproporre in questo blog perché possa servire da monito per le future generazioni.
“Non ci sono commenti a questi ricordi di guerra: bisogna solo leggerli perché non si dimentichi mai la nostra storia.
I giorni s'erano succeduti sempre eguali e secondo la solita routine. Dopo l'avvicendamento al caposaldo "Trento" stavamo riposando dopo i nove mesi di ininterrotto servizio di guardia.
La malaria continuava a tormentarci e l'attesa era lunga da un rancio all'altro. A Paramithia, in Grecia, dove eravamo stati richiamati, la vita si svolgeva secondo le regole della guarnigione di un presidio.
La sera dell'8 settembre 1943, dopo il rancio, i soldati liberi dal servizio, andavano in su e giù a gruppetti per le vie della cittadina. Davanti all'unico locale pubblico alcuni civili erano intenti a chiacchierare e bere ouzo e rakia. In un vicolo, poco discosto dall'edificio che ospitava il Comando di Presidio, una fila di soldati si snodava davanti alla soglia del luogo di letizie che ospitava le due "crocerossine" autorizzate dalla sanità a soddisfare certe necessità naturali della bassa forza. Non si offendano le vere crocerossine, ma si sa che i soldati hanno sempre avuto un loro fantasioso gergo.
Mentre stavo fumando, vidi venire di corsa il sottotenente comandante del plotone. L'ufficiale mi disse con fare concitato: «Gentile, trova Di Nardo e digli di radunare il plotone più in fretta che può... devo parlare con i soldati subito».
Corsi verso l'accantonamento e trovai il sergente Di Nardo e gli riferii l'ordine dell'ufficiale. Con lui andammo in cerca degli uomini, facendoli radunare. Intanto, altri ufficiali subalterni erano arrivati e ognuno provvedeva a radunare i propri uomini. Si formarono vari capannelli di soldati al centro dei quali stavano gli ufficiali: ci informarono che la radio aveva diramato un comunicato del governo che annunciava la firma dell'armistizio con gli angloamericani e si dava ordine alle Forze armate di reagire a qualsiasi provocazione da parte degli eserciti nemici. Da quel momento era chiaro che il vero nemico erano divenuti i tedeschi.
Le parole del tenente furono accolte in modo contrastante e ci fu qualcuno che gridò esultante: «La guerra è finita!». Non vi fu speranza più vana. Per due giorni i nostri ufficiali cercarono di mettersi in contatto con qualche Comando superiore, ma inutilmente. Lo stato maggiore del reggimento era riunito giorno e notte. Alle porte della città si era insediato un reparto di alpini tedeschi provenienti dall'Afrika Korps. Sui monti attorno, i partigiani si davano un gran daffare.
Nella giornata del 10 ci fu finalmente una decisione. I comandanti di plotone informarono i loro uomini che il comandante, non essendo riuscito a mettersi in contatto con i comandi superiori che sembravano svaniti nel nulla, spinto dai tedeschi a prendere una decisione, lasciava ai soldati di dare loro una risposta definitiva a tre precisi quesiti: 1) raggiungere i partigiani in montagna; 2) aggregarsi al reparto tedesco per continuare la guerra con loro; 3) arrendersi a questi ultimi e, come prigionieri di guerra, essere avviati a un campo di concentramento. I soldati dopo una notte di conciliabili, decisero a maggioranza per la resa ai tedeschi. Erano stanchi di guerra: si sentivano traditi e umiliati da chi aveva deciso di abbandonarli al loro destino a 3.000 chilometri dall'Italia. Al colonnello non restò che prenderne atto. Informò il comando tedesco della decisione dei suoi soldati e chiese, come segno di stima, che fosse concesso loro l'onore delle armi.
E arrivò il momento. Alle prime luci dell'alba, mille soldati in armi si schierarono nella piazza della cittadina al cospetto del loro colonnello. «Soldati!», esordì, «vi ho lasciato liberi di scegliere il vostro destino. Ve lo dovevo per rispetto, perché ognuno di voi ha servito la Patria con coraggio in questi lunghi anni di guerra. Avrei voluto che la scelta fosse diversa. Un soldato che stringe ancora il suo fucile carico non dovrebbe arrendersi! Non è un biasimo il mio, è solo l'intimo pensiero di un soldato che da quasi quarant'anni serve la sua Patria. Non vi biasimo e vi comprendo. Debbo però dirvi che la strada che dovremo percorrere sarà cosparsa di spine. Vi auguro di poter raccogliere la sola, possibile, rosa che dovesse fiorirvi. È tutto! Soldati. Attenti!...Presentat arm!».
Seguirono altri ordini secchi e poi mille uomini appartenenti alle varie armi componenti del presidio si misero in marcia. Il primo sole del 12 settembre 1943 vide la lunga colonna che iniziava una "passeggiata" di 900 chilometri verso un'esistenza composta di prevedibili incognite. L'ultimo saluto venne dalle croci del piccolo cimitero di guerra, dove riposavano i commilitoni caduti nel compimento di un mal ripagato dovere, traditi da quel re che li aveva impegnati con un giuramento. E in lontananza risonavano i fragori della battaglia di Cefalonia. La guerra non era finita.
Franco Gentile
Vittorio Veneto
08 Settembre 2015
P.S.
L'8 settembre è una data che ha segnato per gli italiani una svolta epocale e della quale non riesco a dimenticarmi. Sono passati tanti anni ma per me è come fosse ieri. Con essa furono gettate le basi della repubblica democratica che oggi si tenta di mettere in discussione. Ci riflettano su le nuove e vecchie generazioni e si ricordino quanto dolore e sangue, vite umane suscitò questo atto e si oppongano a chi ci vuol riportare indietro non di settantadue anni ma di 100!.F.G.
Cartolina datata 6 ottobre 1943, inviatami dal mio comandate di plotone sottotenente Stefani, che mi fu recapitata da un soldato che si trovava nella stazione di Edessa (Macedonia) e assisteva alla partenza della tradotta carica di ufficiali italiani diretti ai campi di prigionia. La conservo fra i cimeli e alcune foto che mi ricordano quel tragico periodo della mia vita e della vita degli italiani tutti!
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RispondiEliminaUna bella pagina di storia vissuta in prima persona da Franco Gentile che, vista con gli occhi dei nostri tempi, sembra appartenere ad un altra era geologica. Il racconto, vivissimo nella mente e nel cuore di Franco, è però carico di sofferenza e di impegno civico di cui oggi rimpiangiamo la mancanza. Questo racconto di una “voce di dentro” spiega anche le condizioni di vita vissute da un popolo oppresso dalla guerra e dalla sopraffazione. Abbiamo il dovere di ricordare quel periodo che ci aiuta a comprendere e a leggere meglio ciò che accade nei giorni nostri e ci fa apprezzare il valore della libertà, ma che ci spinge ad immedesimarci in quei popoli che ancora oggi, nel 2015, fuggono dalle zone di conflitto dove ogni libertà e ogni diritto vengono negati. Complimenti a Gentile per il suo lucido e puntuale contributo storico e umano.
RispondiElimina“Da quel momento era chiaro che il vero nemico erano divenuti i tedeschi”.
RispondiEliminaE così, dopo 4 anni, sempre per ordine del nostro Re sciaboletta improvvisamente cambiava il nemico da combattere. Intanto lui eroicamente scappava verso i territori già liberati dagli americani. Immaginate il dramma di quei soldati fuori dal territorio nazionale, con i tedeschi accanto, con i comandi superiori svaniti nel nulla, nel giro di qualche ora, dovevano decidere se impugnare le armi contro quelli che fino a quel momento erano stati i loro alleati o arrendersi a loro. Secondo me in quel momento e in quel contesto hanno fatto bene ad arrendersi. Diversamente sarebbero andati incontro a morte sicura in nome di quel Re “sciaboletta” che era scappato.
Per pura curiosità: nella foto dei soldati intenti a lòavorare io sono il primo a destra di chi guarda la foto!
RispondiEliminaNon c'ero a quei tempi, la storia di questa guerra l'ho studiata sui banchi di scuola, ma sentirla raccontare da qualcuno che l'ha vissuta sulla propria pelle, da una sensazione completamente diversa, nuova, la si vede con gli occhi di questa persona, si sente la sofferenza, ma anche la fierezza di essere stata parte attiva, di quella che è stata una svolta, compreso il tradimento, la resa, e la sensazione di abbandono vissutoin quell'8 settembre che non ha dimenticato e mai lo farà.
RispondiEliminaGrazie a Franco Gentile di averci offerto la sua storia, affinchè meglio comprendessimo...quanto vale e quanto è costata la libertà che oggi noi consideriamo un fatto dovuto.
Grazie.
Grazie a chi l'ha voluta leggere e ha voluto commentarla. Trovo veramente immenso l'interessamento di Giangiuseppe, che ha voluto pubblicare il mio ricordo, del Sig.Maniscaldo, del Dr.Alesi e il suo gentile signora.che avete voluto commentarlo con tanta generosità Certo è un ricordo e nel mio desiderio quando l'ho scritto c'era che servisse a ricordare le tante sofferenze patite affinché fossero foriere di una retta maturazione sociale ed etica di chi veniva dopo di me , Se oggi non hanno il risultato concreto di averci resi liberi e eticamente più forti sarebbe davvero per chi le ha patite una dolorosa sconfitta. Ogni tanto penso a quei miei commilitoni giovani, nel pieno della loro giovinezza e ai patimenti che comportarono una crescita più rapida di chi oggi , alla loro età, butta via la propria esistenza nella droga, nella ignorante strafottenza della dignità e la mancanza di rispetto, oltre che per se stessi, anche per chi li ha preceduti e senza i quali non sarebbero neppure nati allora ci si sente perduti e ci si domanda spesso se nella vita siamo stati utili o dei pesi morti per noi stessi e per gli altri. Scusate , sarò anche patetico, ma certe cose dovevo dirle. Grazie per la vostra comprensione.
EliminaGrazie di cuore a Franco Gentile, per questa semplice, quanto straordinaria, testimonianza. Franco Gentile ci offre l'occasione per riflettere e meditare su un periodo storico fondamentale per la sconfitta del nazi-fascismo e per la conquista della democrazia e, nel contempo, fondativo delle nostre libertà politiche, civili e istituzionali attuali.
RispondiEliminaQuando questa mattina ho letto l’articolo sull’8 settembre del ’43 vissuto da Franco Gentile l’ho trovato bellissimo per come lo ha raccontato in prima persona essendo stato protagonista, insieme ai compagni, di una decisione inaspettata da dover prendere in poche ore.
RispondiEliminaEsemplare il comportamento del comandante, che, pur potendolo fare, non ha seguito il suo istinto, come egli stesso ha dichiarato ai suoi sottoposti, ma ha fatto scegliere ai soldati tra tre opzioni.
Quell’8 settembre io dovevo compiere da li a qualche mese 8 anni. Però il mio ricordo è nitido degli urla di festa dei miei compaesani all’annuncio dell’armistizio. Si pensò, sbagliando, che la guerra fosse finita. Le truppe alleate erano da settimane sbarcate in Sicilia, l’esercito italiano sul territorio si era sciolto come neve al sole, i militari siciliani che si trovavano sull’isola erano tornati a casa. Si pensava, tutto è finito. Purtroppo sono arrivati i tempi più bui dal punto di vista economico. Non c’erano più i bombardamenti americani su Palermo, ma non c’era neppure da mangiare.
Complimenti! Ottimo pezzo giornalistico che racconta in prima persona una pagina di storia. Chi vive in prima persona una vicenda, non dimentica nulla e, come tutti gli storici, trasferisce sulla carta i propri stati d'animo, le proprie impressioni, le proprie emozioni e quella che in quel momento ritiene sia la verità. Ancora complimenti!
RispondiEliminaHo letto con attenzione e nel frattempo mi dicevo: che amarezza che traspare dalle parole di quest'uomo... e ce ne fossero ancora come lui. Sarebbe opportuno divulgare al massimo questa testimonianza... renderla pubblica il più possibile, perché anche molti di quei giovani inutili, che per noia son capaci di comportamenti bestiali, possano leggere e riflettere... forse!!!
RispondiEliminaHo letto con commozione le parole del signor Gentile, il quale a distanza di tanti anni riesce a trasferire non solo nitidamente la storia ma le sensazioni e l'emozioni vissuti. Dice bene l'amico Gentile, troppa gente ha versato sangue per dare alla nazione la Democrazia, quella che oggi un giovane di nome Renzi vorrebbe distruggere. A tutta la classe dirigente va il mio appello, non lasciate che il sangue dei figli d'Italia sia stato versato invano. I padri della costituzione italiana hanno voluto il popolo sovrano e in nome del popolo dico che è oltraggioso togliere il potere al popolo. La nuova legge elettorale è una porcata, sempre meno democrazia e sempre più poteri occulti. La corruzione e i corrotti questa dovrebbe essere la priorità di uno stato, il resto viene dopo.
RispondiEliminaÈ una data fatidica ma la guerra civile non è finita in Italia...una Repubblica nata sull'imbroglio e su troppe ingiustizie...quante nefandezze sono state compiute in nome della falsa democrazia...quante stragi...e continuano a parlare di antifascismo; al di la di ogni posizione ideologica forse c'era più libertà sostanziale a quel tempo...molta verità ancora deve essere portata alla luce...
RispondiEliminaUna splendida pagina di storia; mi è sembrato di rivivere quei momenti. Ma sempre alla luce della Storia, resistere per chi?
RispondiElimina...mi ha lasciato soltanto il rimpianto per certi valori e certe passioni che oggi sono praticamente scomparsi. Mi è piaciuto molto, e mi ha fatto riflettere.
RispondiEliminaDinanzi alla vigliaccata del governo italiano cos'altro fare se non salvare la propria pelle?! Grazie per la testimonianza
RispondiEliminaBellissimo articolo scritto con il cuore di un uomo che ha partecipato attivamente alla storia ...e mi fa ricordare tanto mio nonno che anche Lui era stato in Abissinia nello stesso periodo, e quando eravamo tutti assieme ci raccontava quanto era crudele la guerra ..! Grazie per la sua testimonianza
RispondiEliminaavevo poco più di quattro mesi , a quel tempo , ringrazio tutti quelli che , con il loro sacrificio , ci hanno restituito la libertà . Continuo a non comprendere come possano esistere nostalgici di quel terribile ventennio nazzi fascista .
RispondiEliminaGrazie Gentile per la tua testimonianza
Una grande pagina della nostra storia, mirabilmente (de)scritta da chi l'ha vissuta in prima persona, sulla propria pelle...
RispondiEliminaEro una grande ammiratrice di Franco Gentile, ora la mia stima, il mio rispetto e la mia stima sono alle stelle... GRAZIE EROE! GRAZIE MIO CARO FRANCO GENTILE, per la testimonianza che ci hai dato, di fede politica, di onestà, e di quanto un vero, grande uomo possa dare e dimostrare.
Bellissimo racconto, uno spaccato di vita di un periodo vissuto e ricordato affinché non ci si dimentichi del prezzo della libertà e della democrazia che oggi sembrano scontate e poco apprezzate.
RispondiEliminaUna testimonianza che vuole essere anche un monito soprattutto ai giovani che oggi vivono un duro e drammatico periodo con l'indifferenza e il distacco di chi da quasi tutto per scontato! Complimenti al bravo Franco Gentile.
Materialmente a firmare l’armistizio di Cassibile fu il generale Castellano. Uomo navigato che conosceva bene la Sicilia e aveva imparato a muoversi tenendo in debito conto tutte le sue componenti più influenti. Tra queste non potevano mancare i rapporti preferenziali con l’alta borghesia e i grandi proprietari terrieri e, di conseguenza, con la mafia del tempo chiamata a “difendere” i potentati dalle rivendicazioni dei braccianti e del popolo affamato. Non solo, di buon occhio era guardato il movimento separatista che, se le cose fossero andate in un certo modo, avrebbero potuto consentire agli Stati Uniti di apporre una nuova stella – quella della Sicilia - sulla bandiera nazionale.
RispondiEliminaIl movimento separatista non era certamente inviso a Cosa Nostra. Finocchiaro Aprile era un leader politico di bocca buona e sapeva come ottenere il consenso.
Esistono diverse informative dell’intelligenze americana, CIA in primis, che raccontano passo passo i contatti del generale Castellano con esponenti di spicco della mafia siciliana. I dispacci partono da Palermo e portano la firma del console. Castellano, prima della firma dell’armistizio, venne inviato a Madrid e a Lisbona per prendere contatti con gli alti ufficiali dell’esercito americano con cui concordare il da farsi una volta preso possesso della Sicilia dalla quale tenere lontani i britannici che di accordi con la mafia non ne volevano sapere.
Questo per dire che, in questa terra martoriata, il convitato di pietra è sempre stata Cosa Nostra di cui in tanti si sono serviti e che hanno elevato al rango di interlocutore credibile. Questa è una macchia indelebile che ha condizionato la nostra vita e continuerà a farlo per gli anni a venire.
Ho letto e sentito tanti, pesanissimi, commenti negativi ed insultanti nei confronti di soldati arresesi ai tedeschi, dico a questi commentatori di mettersi nei panni di chi ha vissuto questa situazione, perso compagni ed amici, ricordate , ma non giudicate se non potete capire. Per mettere qualcosa in chiaro: non solo sono simpatizzante dell'ANPI, ma ne sono parte, ma , questo non mi impedisce a capire chi prese decisioni che oggi non sembrano condivisibili. Grazie Franco, Questa testimonianza dovrebbe svegliare tanti giovani adulti, quelli che non votano più.
RispondiEliminaRingrazio il Signor Gentile per la testimonianza. Mi sento smarrito,umiliato ed addolorato per tutti i soldati che sono stati abbandonati al loro destino e lasciati soli in un momento così grave. Lieto che il Signor Gentile sia sopravvissuto anche per ricordarci quei giorni dolorosi. Spero che nessuno di noi e dei nostri figli abbia da rivivere pagine così drammatiche ed oscure
RispondiEliminaFranco, leggo un po in ritardo questa tua toccante testimonianza, di questo me ne scuso.
RispondiEliminaE' importante che uomini come te scrivano la storia.
Tu c'eri, ora sei lucido, e sei una persona intellettualmente onesta, che descrive i fatti così come si sono svolti. I giovani avranno giovamento della tua testimonianza, ma anch'io che giovane non lo sono, capisco ora dei particolari che fin'ora non avevo capito.
Per esempio. Non avevo pensato che molti di voi erano più sbandati degli altri, infatti non vi trovavate in Italia, ma in mezzo al mare su isolette greche come descritto bene nel bel film "MEDITERRANEO".
Solo che in quel film i militari Italiani non vengono fatti prigionieri dei tedeschi, ma ebbero miglior sorte, furono salvati dagli Inglesi.
Continua a scrivere Franco, le esperienze da te vissute ciarricchiranno.
Una lucida e commovente testimonianza di uomo, di un ufficiale dell'esercito italiano in un'assurda missione in Grecia, colto alla sprovvista dalla notizia dell'armistizio e dall'improvviso cambio delle alleanze. I più vivi complimenti a Franco Gentile.
RispondiEliminaVoglio ringraziare di cuore e con viva ammirazione il Signor Gentile, per questa preziosa testimonianza diretta, di un ennesima pagina di storia, dimenticata dalle cronache e dalle generazioni a lì a venire e ringrazio di cuore anche Giangiuseppe Gattuso, per averlo pubblicato. Un racconto di quei terribili giorni, che trasmette un sentimento di sincero ed un devoto senso della Patria, purtroppo smarrito nel tempo in molti italiani. Ringrazio gli uomini come Franco Gentile, "perchè noi siamo oggi, grazie a quelli che sono stato prima di noi".
RispondiEliminareileggere, meglio: riprendere gli studi del passaggio della seconda guerra mondiale, a partire dalle dittature cosìfacilmente impiantate in europa e alle liberazioni da queste fatte con l'aiuto di paesi non coinvolti da esse, mi aiuta non poco a capire cosa è successo negli ultimi anni nel golfo arabo..a iniziare dalla situazione in iraq iniziata alla fine delloscorso secolo..la guarra lampo che tanto lampo non fu, le democrazie impiantate .... in italia e germania l'esperimento andò bene, i patigianicollaborarono, riuscirono a rendere la sconfitta delle nazioni meno rovinosa moralmente, si impegnarono a scivere una carta delle regole democratiche..un modello fortunato che non si poteva sperare di poter ripetere identico ovunque, e difatti così non avvvenne..intendo sottolineare che lo studio della storia non solo ci aiuta a capire il nostro passato ma anche a comprendere similitudini e scollamenti..
RispondiEliminaBellissima pagina di storia ma che lascia un pò d'amaro in bocca se pensiamo ai giorni nostri.
RispondiEliminaBellissima pagina di storia...per chi non l 'ha vissuta è come vivere quei momenti...questo articolo mi ha emozionato...grazie Signor Gentile
RispondiEliminaSentire una testimonianza da chi ha vissuto gli avvenimenti colpisce Complimenti al nostro Franco Gentile che è la nostra memoria storica,oltre che un’ammirevole persona. Io voglio commentare questo meraviglioso articolo con Tutti a casa", uno dei più bei film del neorealismo italiano di Comencini. Il più bell'esempio di come si può raccontare il tradimento di una classe dirigente in pochi secondi. La famosa telefonata di Alberto Sordi al suo colonnello “Colonnello sta succedendo una cosa incredibile . I tedeschi si sono alleati con gli americani. Allora è tutto finito?Ma non potete avvisare i tedeschi? Io ero all’oscuro di tutto. Quali sono gli ordini?”Un armistizio gestito tutto all’italiana!
RispondiEliminaPersona preziosa Franco Gentile. Mi piace definirlo così. Un termine che uso raramente e, se riferito ad una persona, solamente pochissime volte nel corso della mia vita. Perché di personaggi come Franco in giro ce ne sono pochi. E andrebbero preservati, salvaguardati, portati in giro nelle scuole per dimostrare ai nostri giovani che nella società c’è di meglio. C’è gente con un grande cuore, temprata dalla vita, aperta all’innovazione, e pronta sempre a dare il proprio contributo per gli altri. Per la collettività, per qualcosa di meglio, per una luce di speranza.
RispondiEliminaNoi abbiamo avuto la fortuna di averlo qui, su PoliticaPrima, su questo blog che tenta di aprire confronti, di evitare generalizzazioni, di cercare sempre qualcosa che ci faccia riflettere di più. E grazie a questo nuovo mondo tecnologico, così potente da fare paura ma meraviglioso nello stesso tempo, ci siamo “incontrati”. Senza mai esserci conosciuti dal vivo, ma non per questo privo del grandissimo significato che ha per tutti noi.
Ecco il mio pensiero su Franco, e su questa sua bellissima autentica testimonianza. Un pezzo da antologia che con rara semplicità ci fa toccare con mano uno dei momenti più tristi e difficili nel quale tantissimi giovani si ritrovarono da un momento all’altro. Momenti che hanno cambiato il corso della storia degli italiani.
Grazie Franco, grazie di esserci.
Esagerato! Come sempre Giangiuseppe hai la capacità di farmi arrossire. Nopn sono diverso dagli altri. siamo in milioni a esistere così. Ho avuto la fortuna di incontrarti e di aver la possibilità di esprimere, senza censure, il mio pensiero e sono io che ti sono grato perché mìhai fatto sentire utile, se mai qualcuno prenderà veramente sul serio quello che esprimo. Non ho mai avuto ambizioni di mettermi in mostra o di essere più di quello che sono m,a sono sempre stato osservante di quella sostanza sociale che, a mio povero parere, dovrebbe unire gli uomini: tentare di rendermi utile almeno a chi mi prestava attenzione. Tutto qui. Grazie.ma ti prego non santificarmi, alla fine anche io pecco come tutti.Un abbraccio sincero.
EliminaIl racconto di Gentile e' un'ottima lezione di storia. Io all'epoca non c'ero e quindi mi sento molto incompetente per commentarlo. Una frase mi ha colpito e la condivido in pieno: "la vita è cosparsa di spine vi auguro di cogliere la rosa giusta". Aggiungo che forse è più facile, perdonate l'aggettivo, fare parte di un plotone che osservare singolarmente in silenzio la guerra civile che si combatte senza che sia dichiarata. Perdonate la mia ignoranza, ma non so dire di più.
RispondiEliminaNon fu un bella pagina della nostra storia. Fu una tragedia,poichè in quel giorno perdemmo onore e dignità. Oggi stiamo perdendo anche la sovranità e i Tedeschi se la ridono.
RispondiEliminaMa c'è qualcuno che non si è arreso. USQUE AD MORTEM ET ULTRA.