di Davide Di Bernardo - “È una questione politica, ‘na grande presa per culo, in questa nuova Repubblica non mi somiglia nessuno.” Così cantava decenni or sono il grande Antonello Venditti nella mitica “Prendilo tu questo frutto Amaro”.
La canzone riesce ad essere ironica ed irriverente, ma allo stesso tempo aiuta l’ascoltatore a riflettere sul breve testo: “‘na grande presa per culo in questa nuova Repubblica”.
Tutto sembra essere ritornato di attualità qualche giorno fa, quando il Fondo Monetario Internazionale, mica l’ultimo dei “Comitati Parlamentari”, ha pubblicato il rapporto sull’area euro nel quale si evince che “senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 anni a Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi”.
Una condanna dura e forte a tutto il sistema europeo che tanto si era vantato delle riforme che, a rileggere la cronaca, sono solo riuscite a diminuire il forte vantaggio presente sul dollaro e a far crollare le certezze nazionali, già in forte crisi per via della globalizzazione delle risorse. Che, comunque, il ministero dell’Economia contesta scrivendo che esso “non tiene conto delle riforme strutturali messe in campo dal Governo, per esempio la riforma del mercato del lavoro e la riduzione della tassazione sul lavoro, né di quelle che sono in corso di implementazione.
In quanto la metodologia utilizza infatti previsioni di crescita del Pil che, prudenzialmente, non tengono conto dell’effetto delle riforme. Inoltre anche l’effetto della crescita del Pil sulla occupazione (il cosiddetto ‘coefficiente di Okun’) è basato sulla esperienza passata, quella pre-riforme, e quindi non tiene in considerazione l’effetto che le riforme avranno sulla occupazione a parità di crescita. I dati sull’andamento del mercato del lavoro degli ultimi mesi sembrano confermare l’impatto dell’azione congiunta delle riforme e della leva fiscale, con risultati migliori del aspettative”.
Continua imperterrita, quindi, “la grande presa per culo” che per noi siciliani ha origini ben più profonde ed è stata architettata dai due principali artefici del malessere comune: malpolitica e incompetenza.
Qui i dati forniti dalla Swimez, indipendente Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, sono ancora più preoccupanti, infatti “dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13% mentre la Grecia ha segnato un +24%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni ‘Convergenza dell’Europa a 28’ che registrano un +53,6% nel periodo preso in esame.”
Studi che da soli avrebbero dovuto provocare una rivolta popolare, almeno tra chi li conosce, “ma ciò che deve far riflettere tutti sono le dimensioni della crisi del Mezzogiorni italiano, un territorio in cui abitano circa 21 milioni di persone, quasi il doppio rispetto alla Grecia, circa un terzo della popolazione italiana. Il Mezzogiorno produce però solo meno di un quarto del Pil nazionale e il Pil prodotto da un cittadino del Sud è inferiore del 45.8 per cento da quello di un cittadino del Nord.”
‘Sti cazzi’ – verrebbe da dire.
Eppure la Sicilia, non solo ha avuto le stesse possibilità economiche del Nord, ma addirittura maggiori, e la storia lo ricorda continuamente.
Si è vero abbiamo la mafia, ma non credo sia stata la mafia a far chiudere, anzi, a non far mai partire il “Piano Giovani”!
Migliaia di italiani oggi lavorano, in un momento di così forte crisi, grazie ai fondi stanziati dal Ministero per gli Under 35 e qui in Sicilia la “generazione ’80” è destinata a campare di stenti e basta andare sul sito www.pianogiovanisicilia.com per capire come “la grande presa per culo” è ancora in atto.
Davide Di Bernardo
03 Agosto 2015
Articolo pubblicato anche su: SiciliaJournal
La questione siciliana, che fa parte della questione meridionale, è estremamente controversa. Ricordo che durante un viaggio di una decina d'anni fa , mi sorpresero tutti quegli uffici che aiutavano, si fa per dire, i siciliani ad ottenere finanziamenti dallo Stato e dall'UE a fondo perduto.Nel Nord non avevo mai visto niente del genere. Negli anni 50, 60, e 70 arrivarono nel Sud decine di migliaia di miliardi attraverso la Cassa del Mezzogiorno. Ci furono le grandi truffe delle aziende del Nord che facevano finta di costruire fabbriche che poi appena arrivavano i fondi sparivano. Le ragioni dell'arretratezza vengono da lontano e risalgono alla dominazione spagnola. Una jattura per la Sicilia e per il Sud. Le cose non migliorarono di molto con i Piemontesi e i tentativi fatti dai governi dal 50 in poi sappiamo come sono andati a finire. Però alla base di tutto il problema c'è l'incapacità del Sud e della Sicilia di creare una classe imprenditoriale. I motivi per cui non è stato possibile creare imprenditorialità sono molteplici e vanno analizzati. Ma senza perdere altro tempo prezioso.
RispondiEliminaGià da qualche tempo mi sono assuefatto all'overdose di informazioni che ogni giorno invadono ogni canale della comunicazione. Purtuttavia non riesco ad astenermi dal voler sapere cosa gli altri pensano su tutto quello che la cronaca, non solo politica, ci propone. Sull'argomento proposto non si può che condividere, ma come nella quasi totalità dei casi ciò che si scrive altro non è che un doloroso e sterile sfogo.Vero che noi viviamo la realtà siciliana, ma ahimè, questa non è altro che marginale espressione di un fenomeno di proporzioni immani nel quale siamo stati trascinati a forza e dal quale pur comprendendo i risvolti tragici non vogliamo smarcarci. La situazione non è tragica, molto ma molto di più, perchè se il grande Alexis dovesse avere ragione, ed io sono convinto ne abbia, (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/02/grecia-varoufakis-il-piano-di-schaeuble-e-imporre-troika-anche-roma-e-parigi/1927982/) di soluzioni, di cui volevo lamentare la latitanza, potrebbero essere inutili rispetto a quello che potrebbe seriamente determinarsi. Non c'è più tempo, non abbiamo tempo o reagiamo cacciando i banchieri, i ragionieri ed i professori, affidandoci ai filosofi o per davvero la nostra generazione sarà quella che firmerà l'ultima parte della più tragica delle trilogie.
RispondiEliminaL'articolo di David Di Bernardo mi sembra di una crudezza impressionante perché rispetta perfettamente la realtà delle cose. L'Italia è in crisi profonda e soprattutto il mezzogiorno: i dati parlano chiaro e da lì bisogna partire. Le "riforme" fatte non hanno portato alcun miglioramento, la situazione continua ad essere drammatica. L'articolo sorvola sul fatto che contemporaneamente all'aumento della povertà in ampi strati della popolazione anche la ricchezza é aumentata in una fascia ristretta ma sostanziosa di persone. É lì che bisogna andare a prendere per investire. Non si crescerà mai più se la maggior parte non può spendere. É un concetto chiaro e facile da capire ma i nostri governanti se ne guardano bene.
RispondiEliminaE se dicessimo invece che, purtroppo, la "mafia" non permette sviluppo perché altrimenti non avrebbe più mano d'opera da ricattare? La "mafia" non è diretta da poveri o analfabeti....la mafia è diretta da gente in un certo senso colta,preparata e capace.....unitamente alle altre organizzazioni criminali del meridione ha creato un suo regno nel quale regna incontrastata e i politici , o aspiranti tali, si adeguano altrimenti senza i vote, imposti dalla mafia alla massa, non arriverebbero al potere, si fa per dire poiché è sempre subordinato ai voleri della criminalità e allora? Allora o il popolo si emancipa oppure non c'è soluzione immediata!
RispondiEliminaPer venirne fuori l'unica cosa da accelerare è la crescita culturale di tutto l'ex Bel Paese
RispondiEliminaVerissimo ma impossibile! Troppa presunzione!
Eliminacome molti sanno sono una docente precaria alla giovane età di 59 anni. Vincitrice di 5 concorsi per esami e ttoli non ho avuto, come tanti altri, la fortuna di avere il ruolo. Rappresento la sconfitta siciliana sul fronte della scuola statale che invece vede al NORD sempre più posti di lavoro in virtù di un TEMPO SCUOLA assolutamente diverso da quello che c'è qui da noi! La Regione siciliana avrebbe potuto, fin dalla riforma maledetta di stampo gelminiano, fare qualcosa decidendo con grande coscienza politica e sociale per una scuola che desse le stesse opportunità qui, profondo sud, come al nord. Penso che i mali della Sicilia nascano appunto proprio da questo, dalla poca formazione, dalla poca coscienza critica e sociale più che dalla Mafia che, appunto, fonda le sue radici sull'IGNORANZA. Da lì poi segue il fatto che ci siamo abituati e adeguati alla politica dei furbastri, all'arrivismo, ipocrisia e adozione di un pensiero educato alla mafiosità. La mafiosità si tocca giorno per giorno in ogni atto quotidiano:dall'attendere in fila alla posta o in banca ( si tenta sempre di superare la coda escogitando di tutto e di più....) E mi dispiace dirlo, ma da docente, riscontro questo atteggiamento anche nei piccoli e negli adolescenti...ognuno mette a frutto le proprie conoscenze.Potremmo parlare delle false invalidità per esempio che sono diventate una vergogna tutta meridionale. Non vedo luce in fondo a questo viale ahimè...altro che piano giovani! Una volta i giovani tentavamo di cambiare le cose......adesso sembra abbiano gettato la spugna e sotterrato la scure di guerra, quelle guerre di pensiero, quelle rivoluzioni che hanno consentito nella nostra società importanti cambiamenti. ....ancora ci spero, spero nei giovani......e occupandomi di bambini posso dire con orgoglio che "io" nelle aule di scuole rifletto bene su ogni lezione, parola, atteggiamento affinchè possa seminare nei cuori di ciascuno la VOGLIA di cambiare la SICILIA.
RispondiEliminaHo apprezzato il compendio storico di Pino Granata sui grandi problemi che affliggono il Mezzogiorno d'Italia. Dagli anni 60 comincia un rapporto più intenso e subdolo fra la rappresentanza politica siciliana e nazionale e certa imprenditoria accondiscendente nostrana. Il problema oggi e' che sono pochissimi gli imprenditori onesti del Nord, del Sud e stranieri che vogliano lavorare ed investire in Sicilia. Qual e' la causa? Tutti lo sanno, i cittadini lo sanno, Roma e Palermo lo sanno ma non hanno il coraggio di reagire in modo incisivo e determinante. Franco Gentile ha fatto una buona disamina ,individuando il problema. Fino a quando la corruzione e la mafia imperera' in Sicilia, ed ora in tutto il Paese, noi non potremo mai risollevarci. Non possiamo aspettare l'emancipazione culturarale del popolo, perche' anch'essa forse passa attraverso le soluzioni drastiche,e direi quasi violente, che uno Stato saggio e forte deve adottare.
RispondiEliminaCiascuno di noi faccia un pò di autocritica, rifletta con se stesso su come ha votato fino ad oggi. Si faccia carico del proprio pezzettino di responsabilità se ha contribuito a far eleggere le classi politiche e i governi che fin qui si sono succeduti in Sicilia. Questo esercizio di autocoscienza farà molto bene a tutti noi per evitare il ripetersi degli errori commessi, che ci hanno portati alla situazione disastrosa con cui oggi ci troviamo a fare i conti. Per esempio potremmo decidere di non ridare più fiducia a chi ha già abbondantemente dimostrato di aver fallito. Vale per i singoli uomini politici come per i partiti cui appartengono. Se, con un pò di coraggio, riusciremo ad esprimere la nostra preferenza puntando su chi non ha avuto alcuna responsabilità di Governo, e quindi non ha contribuito al fallimento e al degrado in cui ci troviamo, almeno ci saremmo messi la coscienza a posto. I Partiti che attualmente stanno sostenendo questo impresentabile e screditato Governo Crocetta, per esempio, sono degni di essere ancora votati?
RispondiEliminaCaro Alesi, no che non sono degni di essere ancora votati. Ma questo vale per tutta l'Italia. La Sicilia è l'Italia, l'Italia è la Sicilia.
EliminaC'è poco da fare. Diciamo che il bel paese, magari non è stato unificato nella cultura, nei costumi, usi e tradizioni. Ma per quanto riguarda la malavita vera, e quella politica, siamo il paese più unitario al mondo.
Si, certo che ognuno di noi porta le sue responsabilità. E come potevamo sottrarci al nostro dovere di votare e far funzionare la democrazia? Non è stato mai possibile. Il nostro errore sta a monte. La delega che abbiamo sempre data senza pretendere riscontri sulle cose che hanno sempre promesse, e mai eseguite, quello è stato il nostro errore.
La non partecipazione attiva, ognuno come avrebbe potuto, questo è stato un altro grave errore.
E poi ti dirò una cosa, anzi, ti/mi faccio una domanda: Perchè gli intellettuali, gli economisti veri (non i brunetta, o i tremonti, ecc.) e altre persone oneste e credibili, non si sono mai esposte? Perchè la classe politica Italiana è fatta da terze e quarte fila? Evidentemente questi hanno preferito starse nei "loro appartamenti" e criticare, e dare lectio magistralis scrivendo sui giuornali le le loro ricette.
Un esempio? Il mio corregionale Cacciari. E' un indubbio talento, sia sotto il profilo culturale, che politico. Ma accanto a lui ne potrei citare molti altri con la "verità in tasca". Ma perchè questi si limitano a scrivere, ben pagati, le loro "ricette" sui giornali, e no ci dicono, anzi, non si espongono in prima persona per realizzarle?
Mi viene il dubbio che sia più remunerativo far le cassandre piuttosto che rimediare ai problemi.
Mi scuso per lo scritto fatto in tutta velocità senza peraltro rileggere, ma non ho tempo, e spero di aver chiarito come la penso.
Condivido l'articolo. Alla cosiddetta "crisi" ha contribuito, in Sicilia e in tutta Italia con suicidi di disoccupati ed imprenditori, anche l'europresa per il culo non facendo rispettare il cambio lira-euro di Lire 1936,27; quel che alla fine della doppia circolazione lira/euro, durata solo nei primi due mesi del 2002, costava 1.000 lire, il giorno successivo costava e costa ancora 1 euro, alias 2.000 lire circa. Mica male come europresa per il culo. E mo', dopo aver dimezzato il potere d'acquisto di stipendi, salari e pensioni lacrime coccodrillesche! Eppure per farci rispettare il cambio di L. 1936,27 non bisognava scomodare le forze dell'Ordine; bastava prorogare sino al 31-12-2012 la doppia circolazione lira/euro e, salvo per le cose che si misurano con i contatori, obbligare tutti ad esporre il doppio prezzo il lire arrotondate a 50 lire (moneta più piccola rimasta in circolazione) ed in euro con i centesimi; in tal modo si sarebbero abituati i consumatori a vedere il prezzo in lire tradotto in euro. Chi ha fatto il furbo con la scusa dell'euro ha approfittato dell'effetto psicologico del sistema metrico decimale: so bene che un prezzo e un biglietto di 10 euro equivalgono a 19.362 lire ma mo sembrano 10.000 lire. A fregar noi italiani contribui' l'aver avuto nel 2002 un Governo di destra con Berlusconi e la Commissione Europea con Romano Prodi, esponente di sinistra. Eppure Prodi aveva detto: "Difendete i centesimi con le unghie e con i denti i centesimi di euro". Ma né lui né Berlusconi ci misero in grado di sfoderare unghie e denti; il Governo di destra ci regalo' , con i nostri soldi, quella stupida calcolatrice "made in Cina" ! Il cambio di L. 1936,27 fu buttato in politica. A destra si diceva che era sbagliato come se come se la lira, alla vigilia di entrare nel l'euro, valesse come il marco, il dollaro la sterlina! Non era la lira che nel 1960, grazie ai Governi di allora, aveva vinto l'Oscar come moneta più forte del mondo. Aridatece l'onorevole Alcide De Gasperi, veramente onorevole discreto, umile, grande Presidente del Consiglio del risorgimento economico post catastrofe della seconda maledetta guerra mondiale! La lira, che entro' nell'euro era quella strapazzata, in malo modo da tutti, specialmente dai politici e dai sindacati con inflazione, svalutazione, interessi passivi a due cifre. Il fondo Monetario Internazionale ha detto che, per l'Italia, con le riforme , ci vogliono 20 anni per la ripresa economica. Un'altra generazione d'italiano perduta? Altri suicidi di disoccupati ed imprenditori ? Ci sono riforme e riforme! Non occorrono 20 anni! Il miracolo economico si può fare in pochi anni eliminando l'enorme spesa pubblica asociale e improduttiva che, euro o lira, gravando anche su aziende e buste, paga pregiudica la competitività del made in Italia con la globalizzazione che tende a ridurre e abolire i dazi doganali.
RispondiElimina(2) Basta osservare l'etichetta di quel che si compra: se non è made in Cina è made altrove! Spesa pubblica asociale e improduttiva: Parlamento Nazionale troppo affollato con Deputati e Senatori quasi il doppio di quelli degli USA, spropositati privilegi, magna magna tangentaro, tante poltrone superflue come le regioni ordinarie e speciali. Senza le regioni ordinarie l'Italia fece il miracolo economico negli anni sessanta del secolo scorso; purtroppo esistevano già le regioni speciali. Il 3-11-2014 la Corte dei Conti pubblico ' una relazione sulla discutibile gestione del pubblico denaro da parte delle regioni e sulla loro strana contabilità. Le Province, miglior espressione di autonomia locale, sono preferibili alle regioni perché amministrano un territorio più piccolo di quello regionale, ma 110 Province sono troppe: meglio unire le piccole limitrofe e poco popolate. Che senso ha sostituire le province elettive con le città metropolitane non elettive? Torno al cambio lira-euro di L. 1936,27. Chi l'ha visto ? Chiediamo a Federica Sciarelli della trasmissione TV "Chi l'ha visto ?".
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