di Franca Ciantia - Negli ultimi articoli pubblicati in questo interessante blog avevo lamentato il trasferimento degli Argenti di Eupolemo al MET di New York.
Per rispettare il patto siglato dal Ministero, e poi degli Acroliti delle dee Demetra e Persefone che andranno a rappresentare la cultura e la storia della Sicilia all’EXPO di Milano. A distanza di qualche mese finalmente le due sale del Museo, così svuotate, sono tornate ad animarsi di pregevoli presenze. Da venerdì 3 aprile nel Museo Archeologico di Aidone è possibile ammirare una selezione di pregevoli reperti di varia provenienza.
Il primo vuoto, quello lasciato dagli argenti ellenistici è stata, in parte, compensato dagli stessi responsabili del Metropolitan Museum che hanno prestato, per i quattro anni in cui gli Argenti resteranno a New York, una parte del cosiddetto "Tesoro di Kourion", costituito da gioielli della “Collezione Cesnola”: una parure di orecchini in oro, con pendenti a testa femminile e a cono risalente alla prima metà del IV se. A.C.; quattro preziosissime collane del IV sec. a. C. in oro e pietre preziose; ed infine il pezzo più “moderno” della collezione, una coppia di pendenti in oro con granati e berilli a protome di delfino risalente al II - I sec. a.C.. Le altre vetrine ospitano gli ori ellenistici prestati dal Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo che resteranno nel museo aidonese fino al 31 ottobre.
Si tratta di un’altra piccola collezione di monili d’oro di età ellenistica, finemente cesellati, provenienti da vari siti della Sicilia. Tra gli altri lo splendido diadema di Prizzi con raffigurazione di un corteo dionisiaco, alcune corone composte da foglie in lamina d’oro da Tindari e Gela, una parure, orecchini e pendente da Monte San Basilio in territorio di Scordia. Per il Museo di Aidone è la prima volta che vengono esposti capolavori provenienti non da Morgantina ma dai tre canti della Sicilia in una ideale ricostruzione della storia comune che si dipana dal settimo al primo secolo avanti Cristo e che trova la sua sintesi in una terza vetrina in cui sono esposti interessanti reperti, provenienti dal nostro sito, che ci mostrano come qui sia documentata, non solo la presenza di gioielli e ornamenti - rinvenuti nelle tombe o rappresentati sull’abbigliamento femminile nelle numerose terrecotte figurate e soprattutto sui busti di Persefone -, ma anche l’esistenza di botteghe artigiane dove si producevano oggetti di oreficeria fin dalle epoche più antiche. È di epoca protostorica, dall’abitato di Cittadella, la forma di fusione per anelli rinvenuta in una capanna del IX sec. a.C., e di epoca ellenistica l’incudine da gioielliere rinvenuta in una abitazione del quartiere ovest nei pressi della plateia A.
Il Salinas ha prestato anche le due preziosissime metope arcaiche, fresche di restauro, provenienti dall’Acropoli di Selinunte e che nel Museo aidonese hanno preso il posto degli Acroliti. Fanno parte del gruppo detto delle piccole metope, considerate le più antiche forme di arte figurativa siciliana, scolpite tra la fine del settimo e gli inizi del sesto secolo a. C.. La più antica è certamente la metopa rappresentante la cosiddetta Triade delfica. E' composta di una ventina di frammenti, rinvenuti in tempi e in punti diversi. A sinistra c’è Apollo, con la lira, al centro la madre Latona, con nella destra una corona e a destra la gemella Artemide con un arco nella mano destra. Il modellato e la resa delle figure suggeriscono una maggiore arcaicità rispetto alle altre, da notare anche la testa di prospetto e le gambe di profilo della figura di Apollo. L’altra metopa è quella più famosa della Sfinge alata: il motivo della sfinge, molto comune nell’area greca e poi latina, è documentato in Sicilia da questo unico esempio, che si può spiegare con le origini e le vicende di Selinunte. La Sfinge vi è rappresentata volta a destra, ritta sulle zampe anteriori e piegata, ma non accovacciata, su quelle posteriori; è visibile una sola ala; i capelli sono resi a calotta sulla testa con quattro trecce che scendono sulla spalla destra; la coda, straordinariamente lunga, descrive una voluta.
All’inaugurazione della mostra erano presenti la direttrice del Museo, Laura Maniscalco, il sindaco Vincenzo Lacchiana, la direttrice del Museo “Salinas” di Palermo, dott.ssa Spatafora, il Dirigente Generale alle Attività Produttive, architetto Ferrara, e il Console onorario di Cipro a Palermo, dott. Sebastiano Provenzano. La presenza dell’Ambasciata cipriota in Italia, a conferma del legame della matrice comune ellenistica, ci ricorda che, in questo ideale gemellaggio, siamo legati dal drammatico destino delle “ruberie”, spesso legalizzate - come nel caso della collezione Cesnola dalla quale nacque lo stesso MET- del quale sono stati vittime i nostri siti ad onta dell’espressione consolatoria usata dal console, che questa giornata dimostra che “non esistono muri ma koinè culturali”!
Bisognerebbe correre immediatamente ad ammirarlo.
RispondiEliminaSplendida cosa....
Bellissima notizia e non si può che gioire per la magnifica bellezza di questi monili che è URGENTE E NECESSARIO andare ad ammirare! Gli addetti ai lavori e gli amanti dell'arte orafa impazziranno di gioia. E quasi quasi mi è tornata la voglia del mio grande hobby. E complimenti per il lavoro di sensibilizzazione a favore di questa importante realtà culturale della nostra terra.
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