di Giorgio Bisagna - L’arresto del Presidente della Camera di Commercio di Palermo, colto in flagranza di reato, dopo avere appena percepito una significativa somma di denaro da un altro commerciante,
per sbloccare una pratica di concessione amministrativa, ha, del tutto legittimamente, dato la stura a polemiche di ogni tipo, anche relative ad una concezione della lotta alla mafia o “pro legalità” più urlata e propagandata che effettiva.
Non dimentichiamo che Helg, il presidente arrestato, è promotore di numerosi convegni sulla legalità, sottoscrittore di protocolli di intesa volti a combattere il fenomeno delle estorsioni ai commercianti, parte civile, nella qualità di legale rappresentante, nei processi per estorsione.
Il collega difensore di Roberto Helg, nella serata di ieri ha fatto sapere che avrebbe rinunziato all’incarico.
I media riportano che avrebbe motivato la rinunzia per una manifesta incompatibilità in quanto difensore di parte civile nei procedimenti penali per estorsione.
Fermo restando che il rapporto assistito difensore è assolutamente fiduciario, e ogni avvocato ha la facoltà di accettare o meno la difesa di un cliente, senza per questo dovere rendere conto a nessuno delle proprie scelte, salvo naturalmente l’obbligo di difesa d’ufficio, una riflessione sulla querelle che si sta sviluppando su questa scelta appare opportuna.
Ribadisco ancora una volta che qui non si discute sulla scelta di difendere o meno un cliente. L’avv. Lanfranca ha fatto benissimo a rimettere il mandato nel momento in cui ha ravvisato una incompatibilità.
Quello che merita analisi è la discussione, che, soprattutto nei social network sta imperversando.
In particolare si assiste ad un plauso incondizionato alla scelta del collega, non tanto perché, per motivi personali o professionali, e comunque indiscutibili, ha rimesso il mandato, ma perché ha rinunziato tout court a difendere un indagato per un reato, percepito, giustamente, come particolarmente odioso e riprovevole, vieppiù perché promanante da un illustre “colletto bianco” e fautore di una “legalità” a questo punto di facciata.
E qua occorre interrogarci allora su quale sia il senso della difesa penale e della difesa tecnica, istituto cardine del nostro ordinamento e “diritto inviolabile in ogni stato e grado del provvedimento”.
Purtroppo viviamo in un sistema sociale ormai abbastanza distorto dalla sovraesposizione mediatica della magistratura inquirente, che ritiene che gli unici depositari della verità sia forze di Polizia e procure della Repubblica, relegando quindi ad un inutile orpello, dopo l’ordalia mediatica e purificatrice di esibizione di manette, foto segnaletiche etc., il processo penale.
Coerentemente, l’Unione delle Camere Penali, proprio ieri, intervenendo su altra vicenda ha dovuto ancora una volta ribadire che “L’ovvio principio che anche gli ultimi accusati dell’ultimo più spregevole delitto debbano godere, in un paese civile e democratico, del medesimo diritto di difesa, viene sempre più spesso offuscato da un sentimento che irragionevolmente confonde l’avvocato con il suo assistito, la funzione difensiva con la difesa del delitto, sovrapponendo in maniera strumentale due concetti che devono essere tenuti sempre distinti”.
In un contesto del genere, nell’opinione pubblica ormai prevale una immagine del difensore penale, non come garante e tutore del “diritto inviolabile di difesa” sancito dalla costituzione, ma, nelle migliore delle ipotesi, di un “mercenario” che per soldi, per il vil denaro, “vende” la propria coscienza asservendosi ai peggiori criminali.
Da qui il sillogismo per cui chi non lo fa, invece è un avvocato per bene, solo perché ha scelto di difendere “la parte giusta”.
Ebbene, per un avvocato, che sceglie ed abbraccia una professione così impegnativa e carica di responsabilità, la “parte giusta” è una ed una sola: quella del rispetto della Costituzione e del “diritto inviolabile di difesa in ogni stato e grado del procedimento”.
Una scelta che può anche costare la vita, come accaduto nel 1977 all’Avv. Fulvio Croce, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, che assicurò la difesa d’ufficio alle BR, unitamente agli altri Consiglieri dell’Ordine, a seguito della revoca del mandato dei terroristi, e per questo fu barbaramente assassinato.
Giorgio Bisagna
05 Marzo 2015
Condivisibile e ineccepibile la rivendicazione del diritto alla difesa che dev'essere garantito a chiunque ma esiste, e deve essere rispettato allo stesso modo, il diritto per chi esercita la professione forense, di decidere e scegliersi i propri assistiti. Anche gli avvocati hanno il diritto di provare un ripudio verso alcune fattispecie di reati, tale da rinunciare alla loro prestazione, soprattutto quando la responsabilità penale è incontrovertibile e ammessa dallo stesso indagato. Anche i medici obiettori di coscienza rinunciano ad effettuare alcuni interventi che ritengono contrari alla loro morale. In ogni caso, com'è noto, l'Italia è il Paese con il più alto numero di avvocati al mondo. Per un difensore che rinuncia alla propria prestazione se ne troveranno altri cento pronti a farsi avanti. Non corriamo certo il rischio di negare il diritto alla difesa a nessuno.
RispondiEliminaQuesti soggetti senza scrupolo e senza morale, devono ringraziare di vivere in un paese dove gli imputati, anche quando sono reo confessi, possono godere delle più ampie garanzie democratiche. Se vivessero in Paesi meno garantisti altro che arresti domiciliari......... chiavi a mare!
EliminaGiusto il comportamento dell'avvocato che rinuncia alla difesa per incompatibilità. Sbaglia chi pensa che ha fatto bene perché si tratta di un reato odioso commesso da Roberto Helg paladino, a parole, della legalità. Chiunque, anche il più abominevole mostro che si è macchiato di atroci delitti ha diritto di scegliersi un avvocato e il dovere di quest'ultimo di difenderlo nei limiti che la legge gli concede. Solo le dittature si possono permettere processi farsa con sentenze preconfezionate. Detto questo, spero, che nel codice penale esista una forte aggravante per il reato commesso da Helg nella sua qualità di presidente della Confcommercio e di "moralizzatore pubblico."
RispondiEliminaSull'argomento vi è poco da aggiungere a corona degli argomenti usati dall'autore della nota: il reo ha il diritto inviolabile di essere difeso, ma non di pretendere che la scelta del difensore sia indeclinabile.
RispondiEliminaSaro' telegrafico. Quelle che ovunque simpaticamente si chiamano bustarella e, geometricamente, tangente, dalle mie parti, con termini coloriti, si chiamano pizzo e mafia. Dalla pizza al pizzo il passo è breve. Nihil sub sole novi: caso Helg una delle tante cosucce di ordinaria amministrazione nella repubblica di tangentopoli e mafiopoli, ex Repubblica Italiana
RispondiEliminaIl 10 febbraio 2015 la Corte dei Conti dichiaro' che crisi economica e corruzione corrono insieme. Niente di grave: cosucce della repubblica di mafiopoli e tangentopoli.
Tutti hanno il diritto di difendersi come tutti i professionisti di scegliere i propri clienti. Non plaudo l'avvocato ma rispetto la sua scelta, la libertà deve avere la precedenza... sempre!!
RispondiEliminaFermo restando che il diritto alla difesa è inviolabile, non riesco a capire il problema sollevato dsll'articolo, o se , per assicurare tale diritto , l' avvocato non dovrebbe sollevare il fattore del conflitto diinteressi ? E quindi , dovrebbe accettare , comunque? Non mi pare che si possa arrivare a tanto
RispondiEliminaaggiungo , per chi non ha voglia di capire , che il conflitto d'interesse , non è una invenzione , poiché , L'avvocato ha il dovere di difendere la parte offesa ( il commerciante estorto ) non può difendere estorto ed estortore
RispondiEliminaL'avvocato intellettualmente onesto fa il suo mestiere secondo coscienza, rispettando il dettame Costituzionale. In questo caso credo abbia fatto bene l'Avv. Lanfranca a rimettere il mandato. Non serve aggiungere molte parole a quanto già detto in proposito. Premettendo quindi che sono d'accordo con chi afferma che anche il più infame dei rei ha diretto alla difesa, vorrei aggiungere "due" parole" su quanto fatto dal presidente della Camera di Commercio di Palermo. Questo signore dell'età di 78 primavere,cercava di "nascondere una foglia nel bosco". Cosa significa questa metafora? Molto semplice: Chi mai avrebbe potuto sospettare un uomo che si sta battendo per la legalità, di essere uno che la pratica? Tra l'altro, io ho vissuto personalmente una vicenda d'imbroglio con un presidente di Camera di Commercio. Si trattava degli anni 90, il presidente era quello della Camera di Commercio di Pola, in Croazia. Con degli artigiani credevamo di aver acquistato un capannone di falegnameria (avevamo fatto decine di viaggi prima), quando siamo andati per prenderne possesso, gli operai dipendenti di quel luogo di lavoro, ci hanno spiegato che era di loro proprietà. La pratica, la mediazione, la società, l'aveva fatta questo ex presidente della Camera di Commercio di Pola. Non aggiungo la cifra chi ci ha truffata, che, tra l'altro, con la consulenza di una banca di dimensioni Nazionali (aveva dato il suo OK), abbiamo dovuto rimborsare fino all'ultimo centesimo.
RispondiEliminaMi scuso se ho portata questa esperienza personale, ma trattandosi di Presidente della Camera di Commercio, non ho resistito a raccontare questa mia brutta esperienza. Con questo cosa significa? Che tutti i Presidenti delle CCIAA, sono dei ladri? Ma nemmeno per sogno! Si tratta di un indice di cui la società dovrà tenere in conto in futuro. Questa lezione ci deve far riflettere. Nel senso che in questo Paese, non ci si può fidare nemmeno delle più alte cariche pubbliche. Queste non sono esenti da reati da magliari, da mafiosi, da ladri tout court.
Io credo comunque che occorre riportare il tutto nel giusto alveo, e chiederci: Come ha fatto la politica (i politici - il potere) a nominare un personaggio del genere senza dubitare della sua onesta? Era la prima volta? Ci sono altri collusi con lui? In una Regione grande come la Sicilia, in una Città importante come Palermo, è mai possibile che una delle più alte cariche dell'economia, si possa far passare per paladino della legalità e nello stesso tempo essere corrotto nel modo che abbiamo visto? Evidentemente si. Se così è, perchè la politica non si autoriforma (sarebbe la più importante delle riforme) e bonifica tutto il suo corpaccione si da dare fiducia agli Italiani delusi e mortificati da questi episodi? Si, capisco, tutti mi risponderebbero che ciò non sarà mai possibile. Sarebbe come chiedere alla volpe di fare la guardia al pollaio. E' tutto vero, ma prima o poi questa "volpe" qualcuno la dovrà pur addomesticare, è in gioco il nostro futuro. Noi in Veneto abbiamo avuto per tre legislature un Presidente di regione che si è palesato come un ruba galline qualsiasi (vecenda Mose), non ci meravigliamo più di niente quindi, se non degli Italiani, che difronte a questi tanti episodi, continuano tenacemente a delegare i propri interessi a questi politici inetti e ladri.
IL CASO HELG RIVELA ANCORA UNA VOLTA CHE:
RispondiEliminala mafia va individuata e identificata in un preciso soggetto sociale che si chiama BORGHESIA MAFIOSA, intesa come soggetto principale, ordinatore e di comando , che concepisce e stabilisce obiettivi strategici, i quali, vengono perseguiti e raggiunti attraverso l'attivazione di soggetti operativi che eseguono gli ordini in modo "scientificamente" organizzato.
.....anche Helg ,qualunque sia stato il bisogno che lo abbia indotto a questo gesto ...... è caduto in un'obbrobriosa tentazione ... lui, apostolo antimafia ed antiracket! Non giudico l'avvocato che, in un secondo momento, ha cambiato idea, rinunciando alla sua difesa, ciascuno di noi ha una coscienza.... a cui deve rispondere!.....
RispondiEliminanon è solo questione di coscienza , ma anche una questine di scelta , visto che è il legale dei commercianti , quindi , o difende il commerciante estorto , o difende chi ha tentato di estorcere , non può in alcun modo difendere entrambi ,per cui , la questione non si pone
Eliminalibero l'avvocato di fare le sue scelte, ci mancherebbe!!
RispondiEliminaOgni persona ha diritto di essere difesa, di scegliere il proprio avvocato, questi puo' decidere se accettare la difesa o meno.
RispondiEliminaCerto che, in questo caso, occorre molto pelo sullo stomaco per difendere uno indifendibile, bel paladino della onestà, legalità.
Veramente un tipo con il quale complimentarci.
Era esattamente questo il tipo di commento o di riflessione che intendevo stigmatizzare nel mio articolo.
RispondiEliminal'Antimafia, spesso un un trampolino di lancio per entrare in Parlamento. Per tanti un paravento dietro il quale esercitare l'attività mafiosa, per tanti altri una fede ed un impegno sociale! Di antimafia si può morire, ma si può anche vivere! Bisognerà rivedere qualcosa?... penso proprio di si!
RispondiEliminaSe il diritto alla difesa rimane un diritto inviolabile, è anche ugualmente vero che scegliere di difendere personaggi così sovraesposti diventa complesso, prendere le distanze e anzi proporsi come legale di un eventuale costituzione di parte civile ,sembra segnare la presa di distanza da un comportamento cosi odioso.
RispondiEliminaSeppure legittimo la scelta dell'avvocato, mi chiedo quanto il circo mediatico influenza le scelte
La questione della difesa è del tutto secondaria rispetto a quella preminente del reato consumato da Helg.
RispondiEliminaSe i due ruoli- reato e diritto di difesa- vengono ribaltati si rischia di allontanare l'opinione pubblica dalla questione morale che attanaglia purtroppo il nostro paese.
Quando dal giornale leggo che Helg dinanzi all'interrogatorio del Giudice si dichiara di essere un povero con un reddito di € 8.000,00 mensili non mi resta che pensare che questo andrebbe consegnato al califfato dell'Isis per essere ingabbiato.
Bene, bravo! meno male che Helg è stato uno dei promotori della legalità, tanta legalità da essere arrestato con una mazzetta in mano che serviva per sbloccare una "pratica di concessione amministrativa". Se ho capito bene, il difensore di Helg, ha rinunciato all'incarico per "manifesta incompatibilità", questo è quanto riportano i media. Penso che l'avvocato Lanfranca, non abbia voluto e non potuto, difendere Roberto Helg credo che, come ogni imputato ha diritto ad un avvocato difensore, (non a caso esistono anche gli avvocati difensori d'ufficio), ogni avvocato può avere il diritto di rifiutare la difesa ad un imputato.
RispondiEliminaQuesta nuova ed appetitosa notizia, sconcertante per il ruolo rivestito, oltre a provocare sdegno e offesa agli onesti lavoratori, ricattati per svolgere il proprio lavoro, rivela ulteriormente, che il nostro sistema è malato terminale, cosi incancrenito che non si riesce a curarlo, ed ha metastasi ovunque. Meritano, non di discutere se è giusto o no, difenderlo, ma lasciarli a Vivere con 480 euro al mese, con Affitto, Medicine, Cibo Scadente, e se è il caso chiedere un piatto caldo alla Caritas.....la vera galera è questo sistema di vita!!!!!! Altro che discutere se l'avvocato ha fatto bene o male nel rifiutare la sua difesa...........!
RispondiEliminaIl caso Helg è un fatto doloroso per la società civile perché impoverisce di significato la parola legalità, quando il sistema di potere è così gravemente malato, al contempo inorgoglisce e dà coraggio di continuare la battaglia civile per la giustizia il coraggioso gesto di chi ha permesso di smascherare questo ignobile gesto, il sistema è malato, ma l'antidoto è questo qui, che ce ne fossero dieci, cento, mille di questi fulgidi esempi.
RispondiEliminaAggiungo: fotografato a fianco di tanti illustri ATTUALI amministratori locali e nazionali.......... che non potevano non sapere .......... Sarà stato anche amico/conoscente di Totò Cuffaro ??
RispondiEliminaResto basita per quanto è accaduto. E vorrei girare una domanda che mi sono fatta.Ma è normale che chi ha visto fallire la sua ditta, facendo un buco di miliardi, diventi il presidente della Camera di Commercio?
RispondiEliminaLa mia città mi sorprende sempre. Che vergogna infinita!!
RispondiEliminaIo sarò esagerata ma credo che in questi casi non si dovrebbe avere il diritto alla difesa. Giusto processo sicuramente ma non dovrebbe esserci il turnista di turno che cerca di far ridurre la pena al proprio cliente. Il nostro sistema purtroppo talvolta è stato regolato da gente che di illeciti ne combina a iosa e quindi non mi stupisce la norma semmai fossi al governo di questo paese sarebbe uno dei miei primi impegni. Gli assassini, i ladri, i truffatori, gli stupratori, colti in flagranza di reato, non meritano difesa ma un processo che applichi la sanzione prevista per il medesimo.
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