di Franco Luce - Per capire l’evoluzione che ha avuto l’enorme voragine del debito pubblico del nostro Paese, è necessario partire da lontano.
Dopo la seconda guerra mondiale l’economia globale aveva cominciato a crescere rapidamente, trainata dalla locomotiva americana, e dal prezzo del petrolio che permetteva di produrre energia a basso costo. Negli anni ‘50 il nostro era un Paese molto più povero rispetto alla Francia e alla Germania, però sostenuto dai bassi salari che davano la possibilità di un vantaggio competitivo nel contesto internazionale.
Questa, una situazione favorevole che permise all'Italia, in circa vent'anni, di triplicare i redditi degli italiani e di sviluppare sia il settore industriale che quello degli investimenti. Certamente non avevamo i redditi di Francia o Germania, ma ci eravamo avvicinati a loro con una velocità direi impensabile. Inizia così il nostro cammino post-bellico, con un boom economico, per approdare in seguito agli anni della svalutazione della lira, agli anni dell’inflazione fino all'inarrestabile crescita del debito pubblico. Tutta l’Italia era cresciuta, anzi, al Sud la crescita era stata ancora più rapida che al Nord, dovuta soprattutto al flusso migratorio dei tanti operai meridionali che riuscivano a mandare alle proprie famiglie gran parte del loro stipendio.
In poco più di cinque anni, tra il ’68 ed il ‘73 il livello del salario degli operai raddoppiò, ma nello stesso momento la competitività, che era il nostro punto di forza, iniziò la sua fase calante. Nello stesso periodo i Paesi produttori di petrolio decisero di ridurre le loro esportazioni verso i Paesi occidentali procurando un’impennata dei costi di produzione. I governanti di allora non operarono con riforme efficaci tali da affrontare la gravità dei problemi del momento. Essi preferirono imboccare la strada sicuramente più semplice da percorrere e sbrigativa da applicare nel breve periodo, ma che in seguito si dimostrerà disastrosa nel medio e lungo termine. Le imprese che erano impossibilitate ad affrontare sia i costi del lavoro che quelli dell’energia vengono puntellate con l’intervento dello stato. Si riuscì a salvare, con questo metodo, chi aveva più voce e chi portava più voti. Inoltre chi non ricorda, si fa per dire, il deficit previdenziale causato dalle false pensioni, false disoccupazioni salariali e premi di maternità non spettanti?
Erano interventi per occultare la piaga della disoccupazione in cui si trovavano tutti d’accordo: partiti politici, istituzioni e forze sociali. Ad aggravare il tutto contribuiva una classe dirigente formata da un partito di maggioranza relativa che di volta in volta, si sceglieva il “complice” di turno, pronto ad imporre nuove condizioni. Quindi una politica debole, che per reggersi doveva accontentare tutti e non scontentare nessuno, rimandando ai posteri quelle riforme necessarie, definite impopolari. Nella logica dell’aiuto statale, nel 1975 viene introdotto il criterio della “scala mobile” estesa a tutti i lavoratori i quali vedevano crescere i loro salari ma nello stesso tempo entravano in una spirale inflattiva che causava un indiscriminato aumento dei prezzi. A questo punto scatta una “geniale” idea: usare la svalutazione della lira come vantaggio competitivo verso quei Paesi in cui esportavamo i nostri prodotti. Ma si trattava solo di un trucco e perciò durò finché altri Paesi, nostri concorrenti, ne fecero uso ed ecco per magia, svanire il vantaggio.
Per alcune grandi imprese, non votate all’innovazione, le difficoltà aumentarono e quindi furono aumentati il sistema degli aiuti dello stato, con la cassa integrazione guadagni e valanghe di prepensionamenti. Il colpo fatale arriva negli anni ’90 con l’inchiesta “Mani Pulite” ed un debito pubblico ormai alle stelle con una conseguente perdita di competitività tale, fino a costringere l’Italia a svalutare la lira, ed uscire dal Sistema monetario europeo. In queste condizioni drammatiche, il Governo Amato tentò di ridurre il debito pubblico con un “salasso” di 90 mila miliardi di lire, e Ciampi continuò l’opera siglando un accordo con i sindacati.
Si è chiuso il 2014, il nostro debito pubblico, riportato dagli organi di informazione, così come confermato dagli addetti ai lavori, è ancora molto elevato, soprattutto per un Paese che non cresce. Nel contempo i nostri governanti e maggiorenti politici vanno avanti con vecchi sistemi ormai collaudati e che gli esiti sono sotto gli occhi di tutti. Si procede con il solito metodo del mero tatticismo politico e prestando la massima attenzione al consenso della propria base elettorale, anziché portare avanti riforme atte a tutelare gli interessi di tutti e del Paese. Non ho alcuna intenzione di reputarmi un esperto di economia ma come libero cittadino ho il diritto ed il dovere di far rilevare ai signori della politica, quelle anomalie tanto enormi da essere notate anche dal cittadino comune.
Credo che sia arrivata l’ora, anche se con ampio ritardo, di spiegare a tutti gli italiani da parte dei politici, ed in particolare da chi ha responsabilità di governo, che la situazione economica della nostra amata Italia è gravissima. Il tempo, “del tutto va bene”, “la crisi è ormai alle spalle”, “abbiamo una economia solida”, “ci sono evidenti segni di ripresa”, si può dire che è finito! È giunto anche il momento, per esempio, di sopprimere una volta per sempre quella miriade di enti inutili e parassitari che sono il vero bubbone della spesa pubblica, e combattere con ogni mezzo il mondo degli evasori e di coloro che, malgrado tutto riescono ancora a sorridere. Il treno colmo di bugiardi, di incalliti faccendieri e dei parassiti di stato è giunto ormai al capolinea. Tutti noi, nessuno escluso, dobbiamo presentarci muniti di validi credenziali al capezzale della nostra Italia, molto malata e gravata da un debito pubblico impressionante.
Franco LuceStornarella (FG)
12 Gennaio 2015
Debito Pubblico: con il Governo Craxi,1983-1987 il Debito Pubblico passa dal 60% all'84,5% sul PIL. un aumento di 24,5 punti. Erano i tempi della "Milano da bere". Stampavano moneta e si stavano bevendo il futuro dll'Italia. Col Governo Prodi 2006-2008 il debito publico cala a 103,6.
RispondiElimina3° Governo Berlusconi 2008-2011 il debito pubblico risale a 121 punti. L'avanzo primario co n Prodi era arrivato a + 3,5% (diffrenza tra entrate e uscite al netto degli interesi sul debito pubblico) Chi non segue gli avvenimenti politici puo pensare che a fare cadere i Governi Prodi siano stati gli avversari politici del Centro Destra. No Signori, sono stati Bertinotti, Turigliatto, Cannavò e qualche altro della sinistra estrema.
Competività: fine anni 50 e gran parte anni 60 eravamo i cinesi d'Europa. I bassi salari consentivano di esportare facilmente, La qualità era un po cinese, ma prezzo qualità, tuttosommato, era conveniente.
Produttività: Secondo me i nostri industriali hanno investito poco sull' innovazione contando sempre sulla media di salari più bassi della media europea. La qualità dei nostri prodotti industriali, eccezione fatta per l'alta moda o per i podotti di nichhia come Ferrari, Maserati e qulcosaltro, è stata sepre mediocre. La Germania nonstante salari quasi doppi di quelli italiani, puntando sulla produttività e sulla qualità ci surclassa in tutto. Aggiungo che i nostri industriali al posto dellìinnovazione hanno preferito la speculazione finanziaria.
Competività.
Il debito pubblico italiano ha raggiunti limiti spaventosi. Il suo peso ormai è la palla al piede che condiziona e rallenta tutto. Decenni di benessere vissuti al di sopra delle reali possibilità, malgoverno e mancanza di visione, scelte sbagliate, decisioni prese con cognizione di causa. Privilegi ingiustificabili, sprechi, abusi, benefit assurdi, connivenze e consenso. Un miscuglio micidiale nel quale abbiamo sguazzato. E anche molti di quelli che adesso sbraitano contro la classe politica. Dice bene l’autore, c’è bisogno di verità. C’è bisogno di consapevolezza, di condivisione, di partecipazione. Ognuno deve assumersi la sua dose di responsabilità. È finito il tempo degli illusionisti ed è finito il tempo dei bugiardi. Solo così può rinascere la speranza e la fiducia nel futuro.
RispondiEliminaL'articolo di Franco Luce evidenzia la triste realtà Italiana e per chi, come me, non conosce i numeri spaventosi dell'enorme voragine del debito pubblico italiano, che si è creata negli ultimi anni, prova disagio e sdegno.
RispondiEliminaEppure i toni trionfalistici dei nostri leaders politici non dovrebbero preoccupare più di tanto, fatto sta che i numeri dicono il contrario, quindi una sana riflessione dovrebbe, a rigor di logica, darci contezza dello spessore umano dei nostri politici, negare l'evidenza dei fatti è da vili, e mi fa schifo pensare alle parole che ci propinano quando dicono "dobbiamo far sacrifici", un "dobbiamo" rivolto solo a noi, come se fossimo i diretti responsabili dello sfascio odierno, mentre loro (Politici e Casta) fanno di tutto per mantenere i privilegi, bocciando ogni proposta tesa a diminuirli.
Povera Italia........poveri noi.
Niente di nuovo sotto il sole.
RispondiEliminaHa ragione salvatore mancuso. Niente di nuovo sotto il sole. Nel senso che la situazione è veramente triste per quasi tutti ma non per alcuni. Non ci sono problemi per i ricconi e i grandi detentori di patrimoni immensi. I tantissimi beneficiati di società pubbliche che hanno redditi vergognosi. E così via. ma forse si dovrebbe fare di più molto di più e anche gravi
RispondiEliminasolito argomento trito e ritrito.
RispondiEliminaCaro Gian, la mia delusione per i commenti al mio servizio, è davvero spaventosa!! Credo sia opportuno no commentare affatto, anzichè esporre giudizi di un emetismo totale e striminzito. Il tuo scopo e quello di allargare la discussione su argomenti che rivestono rilevante importanza per la nostra amata Italia. Siamo il popolo dei pettegolezzi, esperti nel riverberare agli altri le nostre colpe, senza avere la pur minima coscienza di una costruttiva autocritica. Spero che questi tuoi sforzi potranno avere il giusto riconoscimento.
RispondiEliminaLucida,attenta,chiara analisi da parte di Franco Luce !!!Spero di commentare con la sua stessa chiarezza!E' inutile farsi illusioni è inutile credere ai nostri politicanti che ci continuano a dire che siamo fuori dalla crisi o perlomeno a pochi passi !Non li crediamo più! Il debito pubblico condizionerà pesantemente le scelte di politica economica dei prossimi anni!Ma siamo vicini a quel punto di non ritorno?Mah!!I dati sono così contrastanti !Il FMI dice di sì il governo renzi dice di no. Il pil si alza e si abbassa secondo discutibili stime e in mezzo ci siamo noi cittadini sballottati e disinformati,perchè come dice giustamente il nostro articolista "Si procede con il solito metodo del mero tatticismo politico e prestando la massima attenzione al consenso della propria base elettorale, anziché portare avanti riforme atte a tutelare gli interessi di tutti e del Paese" Dunque ad un certom punto della nostra vita economica (Che andava bene) si sono prodotti quei danni che ostacolano la nostra crescita ancor oggi. Alto costo del lavoro,alti costi per chi produce,alti costi di distibuzione e carburanti!!! in più una successione di governi che hanno guardato l'HIC ET NUNC ,politici e non statisti,senza guardare ad effetti futuri!!!Ma ogni buona madre di famiglia,sa per certo che produce deficit,quando le uscite superano le entrate e allora che cosa fa ?Intanto taglia tutte le spese non necessarie e anzi inutili e cerca in tutti i modi di contenere le spese.Il problema del deficit pubblico non è solo italiano. perchè l'italia ha accumulato un deficit così alto rispetto agli altri paesi europei?Mi sembra di capire che abbiamo speso più di quello che potevamo.anzi,molto di più!!E adesso Franco Luce basterà tagliare ancora sulla spesa pubblica,combattere l'evasione e magari ridurre i costi della politica per uscirne? Questo enorme debito pubblico produce enormi interessi e la spirale diabolica continua e in più questi politicanti saranno capaci di contenerlo o dobbiamo arrivare al punto di non ritorno?La domanda finale che mi pongo demanda ad un'ETICA DELLA RESPONSABILITA' verso le nuove generazioni !Che mondo gli stiamo consegnando ?Dobbiamo farcela per forza!!! I giovani hanno diritto di esserci e di esserci in modo da poter sempre lavorare per il meglio e non per arginare il peggio!
RispondiEliminaBrava signora Marisa, ho apprezzato il suo commento, forse in riscontro ad una perfetta sovrapponibilità di vedute. Devo ammettere che in quella bellissima locuzione latina “Sic et Nunc” ovvero “Qui ed Ora” hai perfettamente individuato l’attuale diagramma cartesiano spazio- tempo che regola la freneticità della vita in una società moderna e capitalistica. Il significato di tale misurazione appartiene alla concezione temporale idealizzata dalla fisica classica, per la quale lo spazio ed il tempo sono assoluti, anziche' relativi; lo spazio infatti e’ considerato come un contenitore vuoto statico ed infinito,nel quale un tempo matematico ed astratto, scorre linearmente ed uniformemente senza nessuna interazione con qualsiasi evento esterno. Lo spazio è infinito e si estende in un tempo infinito, ma quando l'essere umano prende coscienza di vivere in un tempo limitato, si dispera, giungendo, solo in questo stato, a capire che l'unico luogo della sua felicità è proprio que presente doloroso che non riesce a distingure....in sintesi un paradosso del tempo che è. Una crisi, come quella che stiamo vivendo, e l’enorme debito che ci soffoca ci dà l’idea di una la condizione perenne di precarietà che ci pone al di fuori di quegli assi cartesiani e della funzione matematica spazio-tempo, sono le conseguenze ben precise che influiscono negativamente sul proprio benessere psico-fisico. Ha ragione signora Marisa … bisogna agire e subito … sic et nunc!!
EliminaDopo gli anni 50, con il bum economico, l'italiano medio ha vissuto un periodo di tranquillità lavorativa ed economica, raggiungendo delle mete che lo ha illuso sulla durata a lungo termine. Oggi purtroppo, la realtà è cruda e triste. La classe politica, ha cambiato sistema, è diventata, e si è alleata con sistemi mafiosi, ruba, corrompe per se stesso. senza nessuna dignità, con sfrontatezza. Basta dire che in questo ultimo anno abbiamo avuto un aumento del debito pubblico di ben 70 miliardi. la coda per un pasto è chilometrica, e i senza tetto non hanno numero. Soltanto ieri, il nostro Presidente del Consiglio Renzusconi, venditore di Balle,ha avuto il coraggio di dichiarare ad un'aula vuota, al Parlamento Europeo, che gli italiani sono più ricchi. Vergognoso!! Oggi gli italiani sono consapevoli da che parte, e da chi è stata provocata la crisi, sono consapevoli che la classe politica è corrotta, schifosamente intrigata, Ma essere consapevoli non porta e non porterà a nulla fin quando resteranno, e li terremo con la nostra, ripeto nostra, complicità al potere.
RispondiEliminaPur non avendo il reddito di Germania e Francia, la scalata al benessere dell'Italia fu veloce.Al sud,come dice l'articolo,ancora più veloce. Veloce però, è stata anche la discesa con la svalutazione della nostra lira e,a poco a poco, l'aumento del debito pubblico. Un debito pubblico che aumenta senza riuscire a fermarlo, tutt'oggi ci taglia le gambe.La nostra competitività cominciò a calare e il petrolio ad aumentare.La scelta di chi ci governava si indirizzò sulla strada più semplice,pensarono al breve termine,ma si rivelò disastrosa al "lungo termine".le ditte si trovarono in difficoltà finanziaria,dovevano combattere con i costi sia del lavoro che dell'energia. Il partito che governava non era forte e si reggeva su "compromessi" con chi ,al momento poteva portare voti. Provarono con la scala mobile,aumentavano si le buste paga,allo stesso tempo,però, aumentavano i prezzi quindi,anche questa scelta non portò i risultai sperati. Gli italiani,dobbiamo dirlo,non sono stati di aiuto,basta pensare a:false pensioni,false disoccupazioni,maternità non spettanti e mettiamoci pure anche i prepensionamenti a questo ci va aggiunto chi ha permesso questi "certificati". Il debito pubblico arrivò alle stelle, esplose "mani pulite" e la lira fu svalutata. A oggi,nel 2014,praticamente non è cambiato nulla,il debito pubblico è alto,la disoccupazione sopratutto giovanile altissima e il lavoro manca. E' l'ora che,chi ci governa,dica agli italiani la verità su com'è messa la nostra Italia.Come cittadini abbiamo il DIRITTO di sapere la VERA realtà delle cose,ci siamo scocciati di essere presi in giro..
RispondiEliminaL'Italia rischia di implodere tra crisi e debito pubblico, tra fattori esogeni e fattori endogeni. Ma poniamoci subito una domanda è la crisi che influenza il debito pubblico o il debito pubblico che influenza la nostra crisi ? Certamente il debito ci costa 90 miliardi l'anno di interessi, soldi che potevano essere impiegati in maniera produttiva. Se li rapportiamo agli 80 euro di Renzi, che corrispondono a 10 miliardi in totale, basterebbe moltiplicare per 9 e farebbe 720 che si potevano mettere nelle tasche delle famiglie ! Possiamo porci un'altra domanda di chi è la colpa del debito pubblico ? Anche questa è una domanda retorica, perchè anche individuando i colpevoli, nessun politico ha mai pagato il danno erariale, si potrebbero trovare tanti casi di ladri di stato ma nessuno paga mai. Ad occhio e croce i colpevoli sono facile da trovare...andreotti, craxi, berlusconi...etc. Nel 1970 il governo andreotti aveva il 52% di debito/pil oggi renzi ha il 140/%. Ma si potrebbe uscire da questo vicolo cieco, dal cane che si morde la coda....? Sono pessimista perchè la germania ci ha messo nel sacco. Infatti i tedeschi nel 2014 hanno fatto + 1,5 di pil, mentre l'italia ha fatto - 1,5 di pil. Germania 5,5 disoccupazione, Italia 13,5. Insomma la camicia di forza messaci dai crucchi non ci permette di crescere e quindi aumenta ancora il debito. Se a questo uniamo i nostri difetti secolari, incapacità di riforme, tagliare spesa improduttiva, clientelare e parassitaria. Corruzione, evasione etc. Solo fuori dall'euro potremmo ritornare alla svalutazione competitiva, ma la germania non lo permetterebbe mai...insomma potrei continuare, ma mi sembra inutile...perchè mi sono convinto che dopo la grecia saremo noi a cadere...potremmo riassumere...se Atene piange, Roma non ride...!
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