di Giangiuseppe Gattuso - Ho avuto qualche difficoltà a scrivere questo pezzo. Ci pensavo da tempo. Ho cercato notizie e documenti, poi ho letto il libro. “ALKAMAR”. Tutto d'un fiato. Un colpo al cuore. Emozioni, immagini, sentimenti, reazioni contrastanti hanno affollato la mia mente. Una tristezza infinita, tenerezza, voglia di gridare e reagire. Delusione. Sfiducia. Nei confronti della giustizia e delle istituzioni. E verso le forze dell’ordine, che devono garantire l'incolumità e la libertà di ogni cittadino. Sempre e comunque.
Capita anche questo in Italia. Succede che un ragazzo di 18 anni, alle dieci di sera del 12 febbraio 1976, viene prelevato da casa e portato in una caserma dei Carabinieri. Accusato di duplice omicidio, interrogato, torturato e fatto confessare, arrestato, processato, e rinchiuso in carcere. Per oltre 21 lunghi anni. E dopo 36, il 13/02/2012, viene assolto da tutto “per non aver commesso il fatto”. Roba da non crederci. Una vicenda che dovrebbe scatenare indignazione popolare e la reazione delle istituzioni. Proteste, petizioni, dibattiti, trasmissioni televisive, approfondimenti e poi ancora provvedimenti amministrativi e legislativi conseguenti.
Non ho avuto segnali in tal senso. La pagina pubblica Facebook di Gulotta e Biondo ha appena 332 “mi piace”. Poco. Veramente poco. E su questa immane tragedia e ingiustizia, non ho visto trasmissioni ‘dedicate’, come succede per tanti argomenti più o meno importanti, a Ballarò, Porta a Porta, Piazza Pulita, Otto e Mezzo, L’Arena, e via discorrendo. Un'ospitata da Fazio, un servizio delle Iene. Qualche intervento di qua e di la, e alcuni articoli di giornali.
Succede che Il 27 gennaio 1976 due carabinieri, Carmine Apuzzo di 19 anni e Salvatore Falcetta di 35, vengono trucidati, di notte, mentre ‘dormivano’, nella caserma di Alcamo Marina, la zona di mare della città di Alcamo, in provincia di Trapani. Alkamar nel codice militare. Tre poliziotti della questura di Palermo, poco dopo le 8.00, per la timbratura di rito prima di dare il cambio ai colleghi della scorta di Giorgio Almirante, notano la porta forzata, aperta e la caserma a soqquadro ma non ‘vedono’ i carabinieri uccisi. Vanno via e avvisano la centrale.
Scatta da quel momento un’operazione incredibile, gestita interamente e autonomamente dall’Arma, per trovare i colpevoli. Qualsiasi colpevole. Anche se innocente. Come Giuseppe Gulotta. Prima aiuto barbiere e poi muratore. Appena maggiorenne e in attesa della chiamata nella guardia di finanza. Di una famiglia umile e lontana anni luce da quegli ambienti e situazioni immaginati dagli investigatori.
La firma estorta con la violenza fisica e psicologica sarà la sua condanna. Insieme a lui due suoi amici più giovani e minorenni, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, e un conoscente, Giuseppe Vesco (poi suicida in carcere) che li accusa insieme ad un altro personaggio, un bottaio di Partinico, Giovanni Mandalà (morirà durante la detenzione), trascinati per una precisa volontà di qualcuno in un vortice ignominioso fatto di falsità, connivenze, ignavia, paura, e segreti. Forse inconfessabili.
Uomini dello Stato si sono macchiati di reati gravi, spregevoli e infamanti. E poi coperture e depistaggi. L’operazione, inspiegabile, coordinata e voluta da personaggi passati alla storia quali paladini dell'antimafia. Tanti sapevano ma nessuno ha parlato. Per pigrizia, insipienza, disonestà intellettuale, “perché i tempi non erano maturi”. Negando financo l'evidenza fino all’assurdo.
Non si tratta di "errore giudiziario", dice bene Nicola Biondo, il giornalista che per amore della verità e della giustizia, aiuta Gulotta a scrivere la sua incredibile storia. Si tratta di "frode processuale". Ben più grave. Di un orchestrazione preordinata per coprire qualcosa e qualcuno, distruggendo e calpestando la vita di giovani innocenti. Dieci gradi di giudizio nei quali i magistrati sono stati indotti a sbagliare di fronte a prove false che stravolgevano la realtà dei fatti accaduti. Ma hanno anche colpevolmente sottovalutato le denunce degli imputati per le violenze senza mai aprire un’inchiesta.
Tutto avviene in quella terra di nessuno che è prima del processo, nelle fasi investigative quando tutto è nelle mani, in questo caso, dei carabinieri. Di alcuni carabinieri che hanno potuto fare e disfare senza alcun controllo e senza la responsabilità dell'autorità giudiziaria. In un Paese come l’Italia dove non esiste ancora il reato di tortura. E nel quale c’è tutto il bisogno di uscire da questo grande equivoco per il quale viene sempre invocata la responsabilità dei giudici e dei magistrati mentre gli errori e gli abusi avvengono quasi sempre fuori dalle aule di giustizia. Ma c’è quasi un tacito accordo che stende veli pietosi per coprire queste e altre nefandezze.
Fu la testimonianza (clicca per ascoltare l’intervista) del brigadiere dell’Arma Renato Olino, in servizio in quel periodo e presente durante le fasi delle violenze, a capovolgere la paradossale vicenda di questi ragazzi. L’enorme ritardo, si è giustificato, “perché aveva bisogno di un po’ di tempo per liberarsi del lavaggio al cervello che si subisce quando si entra nell’arma dei carabinieri”.
Adesso Giuseppe Gulotta è libero. Dovrà recuperare il tempo perduto per ricostruirsi una vita con i suoi affetti. Nessuno, tranne il direttore del carcere di San Gimignano, dove ha trascorso gran parte della sua detenzione, gli ha chiesto scusa. Ma lui non nutre rancore. Altri hanno sulla coscienza quanto è accaduto. Parecchi di loro sono ancora vivi, si godono la pensione per il loro fido e onesto lavoro. Nessuno è stato punito.
C’è un’ultima cosa che mi preme dire. E ripetere. Tutto dipende da noi. Dalla nostra mancanza di senso civico, dalla nostra scarsa sensibilità e attenzione verso i temi della giustizia e della libertà. Dalla nostra insipienza di fronte a casi del genere che si ripetono e che gridano vendetta. Ci piace di più guardare trasmissioni condotte da famosi ‘giornalisti’ lautamente pagati che hanno tutto l’interesse a fare audience ma senza toccare i “fili”. Meglio il gossip, i dibattiti sul Nazareno. Le inchieste che stimolano facili curiosità e gli istinti più bassi.
Perché ciò che è capace di smuovere le nostre addormentate e colpevoli coscienze non sono i principi etici e morali, ma molto di più la forte dipendenza nei confronti dell’unico valore per cui siamo capaci di indignarci, scendere in piazza e protestare. Il vile dio denaro.
P.S. Giuseppe Gulotta ha iniziato la sua battaglia per il riconoscimento del danno ricevuto chiedendo la cifra di 56 milioni di euro. Non credo otterrà cifre simili. Per lo Stato la quantificazione della dignità e del valore umano ha parametri precisi. In fondo era solo un giovane muratore…!
I suoi amici Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, fuggiti prima della condanna definitiva, hanno anche loro avuto la revisione del processo e sono stati assolti. Il bottaio di Partinico, Giovanni Mandalà, avrà anche da morto lo stesso riconoscimento.
P.P.S. Un plauso personale e sentito va a Nicola Biondo per l’impegno civile che ha messo nella cura del libro, che consiglio vivamente di leggere e diffondere. Non conosco questo bravo giornalista. Mi piacerebbe molto incontrarlo. Ce ne vorrebbero tanti altri come lui. Grazie di vero cuore per quello che ha fatto.
Giangiuseppe Gattuso
16 Novembre 2014
Una vicenda allucinante. Un errore giudiziario imperdonabile.
RispondiEliminaCaro Gianni, ma veramente credi che con la crisi che viviamo, cosi come si dice e si scrive anche nel blog, qualcuno abbia voglia o interesse a parlare o ad occuparsi di cose simili?
RispondiEliminaLe carceri, le torture, le caserme e le questure ed i loro piccoli peccatucci?
Abbiamo ben altro a cui pensare, pensiamo al nostro tenore di vita che continua a scendere, pensiamo agli Svizzeri ed ai Canadesi che sono più ricchi di noi, e questo ci fa stare molto male-
E poi vorrei che si aprisse una parentesi anche sul nostro calcio, totalmente in declino, un sistema di tassazione che non rende conveniente ai grandi calciatori giocare nel nostro campionato, io ad esempio seguo più i campionati Inglesi e spagnoli che quello Italiano, su Sky ovviamente, di questo chi si occupa?
Come vedi c'è sempre ''BENALTRO'' a cui pensare.
E poi come tu stesso hai scritto nell'articolo il poveretto faceva il muratore, e si sa che quando si fanno certe scelte si rischia.
Come Stefano Cucchi, la polizia ha detto che infondo è stata quasi una logica conclusione la fine della sua vita, era solo un geometra con problemi di tossicodipendenza.
che storia! non la conoscevo e mi scuso, sarà mia cura procurarmi e leggere il libro al più presto. Posso solo riportare questo:
RispondiEliminao chiedo scusa a Giuseppe Gulotta.
Non lo ha fatto lo Stato, ma lo faccio io.
Leggendo questo libro che – una volta iniziato – è impossibile lasciare, una tempesta di sentimenti mi ha travolto: impotenza, tenerezza e desiderio di protezione, sgomento per quella barbarie, oltreché che un senso di pietà che non ho saputo trovare per quegli aguzzini che – pur dentro alla loro divisa – non hanno saputo rappresentare per tutti noi un esempio di altissimo servizio alla Costituzione repubblicana
c'è dentro tutto il dolore e la rabbia che si prova apprendendo l'accaduto. Grazie per evermi messa a parte di una cosa così importante.
Una storia sconvolgente ma affatto nuova per quelli che chiamano errori giudiziali.mentre sono fatti premeditati e portati avanti con determinazione e anche con.azioni delittuose come il maltrattamento per estorcere una confessione che abbia un colpevole. La mia solidarietà va certamente a questa persona che ha sofferto anni di prigione con tutto il dolore e l'amarezza che deve aver provato sapendo per altro di essere innocente.
RispondiEliminaQuando la giustizia diventa dipendente...dalle circostanze determinate dalla forza pubblica....
RispondiEliminasi legge di un fiato e si resta senza fiato di fronte ad un fatto che non so se definire pazzesco,terribile.......immagino, essendo stata docente anche nelle carceri siciliane.......sì immagino la Sofferenza. Non trovo parole adatte se non il silenzio ........un silenzio che commenta, un silenzio accorato. Ma la gente lo sa che si vive solo una volta? Ci pensa a cosa prova una persona di fronte ad una ingiustizia di questa portata?.................Ai posteri
RispondiEliminaI fatti si commentano da soli. Non c'e più speranza di una giustizia. Siamo nel degrado più assoluto e senza prospettive
RispondiEliminaSe un povero Cristo fa tanti anni di galera non interessa a nessuno, e lo Stato lo dovrebbe non risarcire ma di molto di più. La cosa non fa notizia, il presidente della repubblica si dovrebbe interessare di un fatto così clamoroso e invece fa l'indiano. C’è veramente da chiedersi se vale la pena di rimanere ancora in Italia con questi farabutti che ci governano abusivamente perché neanche eletti dal popolo sovrano. Sono sempre più delusa
RispondiEliminaPurtroppo non l'unica anche se questa storia è davvero off limits. Temo che il disinteresse per tematiche così drammatiche trovi le sue motivazioni, almeno in buona parte, nelle considerazioni espresse in uno dei commenti. La drammatica situazione economica e sociale in cui precipitano le famiglie italiane, produce l'apatia verso tutto ciò che non ci appartiene da vicino. Questo è uno dei effetti più gravi che la crisi che stiamo vivendo porta con sè.
RispondiEliminaCaro GGG avevo letto già sull'argomento. Una vocenda dolorosissima, ma è da sessant'anni che in questo paese democratico e civile si assiste a vicende dolorose a partire dal Vajont. lo ripeto ancora una volta un paese che non ha voluto educare i propri figli, tutti i figli secondo regole uguali per tutti perde strada facendo le ragioni per stare insieme. Quelle ragioni si sono perse, bisogna ritrovarle ma a qiesto punto la storia come nel in altre parti e nel nostro passato esigerà un tributo di sangue. Spero che almeno questo si possa evitare, ma sinceramente non vedo molte lucide intelligenze ad impegnarsi nell'intento di evitare ulteriori lutti.
RispondiEliminaCondivido la tua indignazione e la sacrosanta amarezza per il modo in cui viene amministrata la giustizia nel nostro paese nell'indifferenza generale che non risparmia certo i giornalisti superpagati, che si sono arricchiti sventolando il vessillo dell'antimafia mestierante e parolaia. Ma credimi, noi tutti dovremo interrogarci perché possono succedere certe cose e se non abbiamo anche noi contribuito a creare il terreno di coltura in cui prospera il malaffare e la malasignoria, chiudendo gli occhi proprio quando avremmo dovuto puntare il dito contro piccole e grandi prepotenze e ingiustizie.
RispondiEliminaUna cosa sola mi sento di dire: se è vero l'antico detto che la medaglia ha due facce, e che ogni cosa va sempre guardata dai due lati, Mafia e Antimafia sono la stessa cosa, al pari di Mafia e Stato. L'uno ha bisogno dell'altro, e chi paga è sempre l'innocente.
RispondiEliminaNon conoscevo questa storia, non è l'unico caso di errore giudiziario ovviamente, purtroppo, ma questo per le conseguenze devastanti sulla vittima, praticamente una vita sacrificata dietro le sbarre, ha dell'incredibile, non conoscendo gli atti del processo posso immaginare che le prove, verosimilmente orali ovvero testimonianze, saranno state apparentemente schiaccianti, ciò che peraltro contrasta con i dieci gradi di giudizio, immagino frutto dell'annullamento delle sentenze di merito da parte della Cassazione con rinvio per un nuovo giudizio, se ci sono responsabilità da dolo o colpa grave da parte di carabinieri o altri è giusto che lo Stato si rivalga su di loro per la cifra che dovrà pagare per un risarcimento da ingiusta detenzione che peraltro qualunque sia la cifra non potrà mai lenire una ferita così devastante nella vita di quest'uomo.
RispondiEliminaUn caso davvero incredibile che può succedere solo in un Paese dove la Giustizia non è giustizia, dove non esiste il reato di tortura e le persone innocenti che capitano nelle mani di forze dell'ordine corrotte pagano prezzi altissimi, come in questo caso, senza mai dover rispondere del loro operato. Io credo che in questo Paese è arrivato il momento di chiedere una giustizia giusta e di inserire il reato di tortura. Temo però che cose simili non potranno essere mai nemmeno pensate da questi politici e da questo Parlamento.
RispondiEliminaDi nuovo c'è soltanto il libro. La notizia della confessione del brigadiere Olino e la riapertura del processo da parte della Procura di trapani sono del 2008. La sentenza di proscioglimento di Giuseppe Gulotta è del 13 bfebraio 2012. I Giornali hanno riportato ampie cronache. Già dopo la sentenza di poscioglimento si sapeva tutto. Caro Giangiuseppe, la mia domanda è questa: Come mai anche da parte tua, la giusta indignazione, dopo aver letto il libro e non subito dopo la sentenza? Non credo che possano esserti sfugite le cronache di allora. La stessa domanda vale per i vari commentatori. Comunque meglio tardi che mai.
RispondiEliminaCarissimo Michele,
Eliminacome dovresti sapere ormai da tempo, PoliticaPrima non è un giornale né tantomeno io sono un giornalista. Pertanto, gli argomenti che trattiamo, di solito, non hanno un legame diretto con l’attualità. Per questo ci sono fior di quotidiani e media di ogni genere. Qui cerchiamo di approfondire questioni di carattere generale, dibattiamo, ci confrontiamo, per cercare, anche in piccolissima parte, di contribuire alla crescita della coscienza politica dei cittadini. Per quanto riguarda l’articolo credo di avere espresso il mio pensiero e di avere suscitato l’interesse di chi ha a cuore questioni come i diritti civili, la libertà e la giustizia.
signor Michele...penso sia importantissimo dare voce a chi voce non ha mai avuto e a chi ha subito un torto così grave,accusato ingiustamente di un delitto mai commesso....pochi conoscevano e si ricordavano di questo caso ed il minimo che si possa fare ora da persone che hanno il senso della giustizia e sono appassionate nell'esprimere la rabbia e la vergogna per quanto successo è parlare,parlare di questo ennesimo errore giudiziario che ha distrutto la vita di un uomo e delle persone che vivevano con lui.Certo,signor Michele se il signor Gulotta fosse stato suo parente,lei sarebbe fra gli indignatissimi commentatori di questa pagina..Giangiuseppe ,tu continua a dare voce a chi voce non ha e farai tu stesso giustizia..e noi tutti ti seguiremo usando il megafono per i casi disperati di ordinaria malagiustizia.
EliminaConoscevo la terribile vicenda dei due carabinieri uccisi nella tenenza di Alcamo Marina e del giovane ingiustamente condannato, da un amico qcqhe ha lì una casa per le vacanze. Un'altra particolarità mi ha colpito di questa vergognosa storia: dopo quei fatti la tenenza, già inadeguato baluardo alla criminalità, è stata chiusa.
RispondiEliminaNon ci sono soldi che possano pagare quest'uomo e chi come lui è stato privato prima di tutto della libertà e della dignità e poi di tutto quello che ne consegue. In Italia si da' troppa credibilità ai pentiti, in Italia "la legge è uguale per tutti ma non tutti sono uguali di fronte alla legge". Nessuno mai potrà restituire ciò che quest'uomo ha perso e che tutti noi abbiamo perso perchè la sua storia poteva capitare a tutti noi e potrebbe capitare...come diceva mia nonna: "meglio 100 delinquenti fuori che un innocente in galera".
RispondiEliminaStoria allucinante. Errore umano? Fatalità? Indubbiamente una realtà pesante e che fa pensare...............accaduta quaranta anni fa ma che potrebbe anche ripetersi oggi. Dimostra la piccolezza dell'uomo e la sua fragilità. L'augurio più certo e colmo di speranza: che non abbia mai più a ripetersi anche se il dubbio continua a permanere visto anche lo scadimento di ogni valore positivo degli uomini, altamente responsabili, di oggi e la facile tendenza di chi dovrebbe essere al disopra di ogni sospetto e che è così pronto alla corruzione!
RispondiEliminaMi rendo conto che queste storie drammatiche non toccano più la sensibilità di questo paese, ma mi permetto di ricordare che chiunque, con la mancanza di giustizia potrebbe trovarsi in questa situazione. Ciò premesso, questa vergogna non si è consumata a Guantánamo, ma in Sicilia, nella nostra terra, dove vengono trovati due carabinieri uccisi, e per avere un capro espiatorio da esibire, un branco di lupi in divisa, capitanati da un colonnello che falciava chi osava avvicinarsi ai CONFINI, tra mafia e stato, che in seguito viene ucciso da cosa nostra, diventandone falsamente un simbolo, hanno fottuto la vita a dei ragazzi minorenni, tra cui Giuseppe Gulotta, torturandoli addirittura con scariche elettriche ai testicoli. Chi pur di non soffrire, non firma tutto ciò che ti mettono sotto il naso. L'arma dei Carabinieri si porterà a vita questo sopruso come un marchio, (la giustizia, non esisteva allora, non esiste oggi, di fronte al debole e al povero). Questa potrebbe essere una trama per un noir, come delitto perfetto. I processi di Alkamar sono stati viziati, con prove inventate e nascosti i veri fatti. Gulotta per ben 36 anni è stato un mostro, e per ben 22 li ha trascorsi in carcere. Nel febbraio 2012 viene assolto per la dichiarazione di un carabiniere pentito. Oggi questo caso viene definito come reato commesso da uomini dello Stato. Alcuni dei colpevoli sono vivi ed impuniti. Oggi dichiara Gulotta: sono stato la terza vittima di Alkamar, sono stato un assassino perché cosi conveniva allo Stato, ma sono ancora vivo. Dieci processi per sentirsi un uomo Libero.
RispondiEliminaIngiustizie all’italiana….scambi di persone,intercettazioni sbagliate,malafede…
RispondiEliminaIl caso di Gulotta è un altro esempio di mala giustizia,di una giustizia malata,di una giustizia corrotta,non tutta certo,ma di una parte di magistratura e soprattutto di giudici che non sanno giudicare o se giudicano lo fanno con imperizia e superficialità,sbagliando sulla pelle della gente.Gulotta a causa di un errore giudiziario si è sorbito trentasei lunghi anni di carcere,anni in cui gli è passata la vita,un’intera vita in cui ha ripetuto sempre le stesse parole”sono innocente” senza però essere ascoltato da nessuno…certo Gulotta non è uno “famoso”,perché sui famosi si accendono i riflettori,se siano accusati e condannati al carcere,se esista un minimo dubbio sulla loro colpevolezza…si fanno cortei,si fanno campagne innocentiste o garantiste…non mi risulta che ne sia stata fatta una sola in difesa di questa persona…..che aveva un’alibi di ferro per la sera in cui furono uccisi due giovani carabinieri,nella caserma di Alkamar,vicino Alcamo…..non hanno voluto ascoltarlo…bisognava trovare un capro espiatorio,difendere parti malate dello STATO,POLITICI,in combutta con la criminalità….storie di ordinaria amministrazione…storie di ordinaria follia….Gulotta…le caviglie legate alla sedia….pure le mani…e non poteva chiedere aiuto perché coloro che avrebbero dovuto aiutarlo erano lì,davanti a lui….vergogna.Ora GULOTTA è UN UOMO LIBERO…..DOPO TRENTASEI ANNI….una vita passata in carcere per sentirsi dire ora “lei è un uomo libero perché non ha commesso il fatto…poco importa se nel frattempo la sua vita si è interrotta in quel preciso momento….non importa se si sono distrutti i rapporti interpersonali con la famiglia,i parenti e gli amici…poco importa se la sua immagine di uomo perbene non esiste più…a causa di uno sbaglio,uno sbaglio calcolato,uno sbaglio che sbaglio non era,ma un perfido calcolo per addossare la colpa a un innocente….giustizia malata….troppi errori e voci inascoltate…perché nessuno ha voglia e interesse di ascoltare… mi sovviene il caso di Cucchi,il giovane malmenato in carcere…si è ammazzato da solo e chi era stato giudicato colpevole non era colpevole...ma che giustizia è....vergogna...chi risarcirà Gulotta del danno morale....inquantificabile,dato che sulle macerie di una vita distrutta per un sbaglio,non si può costruire di sana pianta un'altra vita
Come ricercatore storico, ho le idee molto chiare di quel periodo che funestò di morti la nostra penisola. Un periodo durato circa 11 anni a partire da quel fatidico 12 dicembre 69. Un periodo buio e controverso della storia della nostra Repubblica, in cui l’Italia si trovò ad affrontare una situazione politica, sociale ed economica incerta e pericolosa. Si rasentò infatti una deriva autoritaria che metteva in discussione 25 anni di libertà e democrazia, con lo scopo di riportare il nostro paese a quel periodo nero, conosciuto meglio con “Il ventennio fascista”. La strage di Alcamo Marina, non rappresenta altro che un pezzetto di quell’ampio mosaico conosciuto come “Strategia della tensione “ portata avanti dalla destra squadristica e capeggiata da quel signore chiamato Junio Valerio Borghese. Si dette fuoco alle polveri con la bomba di Piazza Fontana, poi nel 1970 una miriade di episodi: lo scontro tra Catanzaro e Reggio Calabria, la bomba a Roma sull’altare della patria, la rivolta di Milano e l’omicidio del poliziotto Ennio Marino, e da noi qui in Puglia la battaglia del grano che portò ad alcuni morti. Tutti questi episodi in pochi giorni. Essendo io stesso un miracolato dell’Italicus sotto la galleria del Vernio, ci sarebbe molto da scrivere. L’arresto e la condanna del Gulotta è frutto delle strategie di quel tempo, quando si cercava di imporre “l’ordine “ dal “disordine” , frutto di quell’accordo scellerato tra politici compiacenti, servizi segreti e la longa manus della malavita organizzata e quindi la mafia. La storia insegna che nulla è casuale, tutto ha inizio ed una motivazione. Le bombe e lo stato di insicurezza non nacquero per caso, ebbero una profonda ragion d’essere. Occorrono conferme più certe, ma nel 1965, a Roma nell’hotel “Parco dei Principi”, l’Istituto militare “Alberto Pollio” organizzò un inconsueto convegno su una ipotetica “guerra rivoluzionaria”. Per tre giorni un simposio di militari, esperti del settore e giornalisti, parlano di comunisti ed i sistemi per contrastarlo. Non a caso l’anno prima l’Italia si sentì vulnerabile attraverso il famoso “Piano Solo”, con il primo ingresso della compagine socialista nel governo.
RispondiEliminaHai ragione su tutto, nel sentire e nelle parole usate per esprimerlo, caro Giangiuseppe. Ti dà ragione la ragione del fatto che, nel caso specifico, si converte nel suo contrario: la dannazione della verità. E non per mero "errore", come ben scrivi, ma per un esercizio demoniaco del potere che non potrei non chiamare "pura cattiveria", cattiveria in sé e per sé. Aggiungere altro commento sarebbe superfluità, a parte il rilievo del lungo "silenzio" dei media che non è "distrazione", ma anch'esso parte estesa ed estensiva di quella "pura cattiveria" le cui vittime sono soprattutto quei poveri diavoli che la stessa povertà (cui normalmente corrisponde, con l'irrilevanza sociale, un accettato deficit di cittadinanza) costringe spesso a non sperare in una qualche credibile difesa e a restare , a volte per sempre, senza voce.
RispondiEliminaMi sembra che questi commenti si stanno trasformmando in un assalto ai carabinieri e alla giustizia. Bisogna circoscriveri i casi di malagiustizia e giustamente denunciarli. Diversamente è come ascoltare Berlusconi.
RispondiEliminaMi pare proprio che, in questo caso, Silvio Berlusconi c’entri come i cavoli a merenda. E non mi pare ci sia un assalto ai “carabinieri” e alla “giustizia”. C’è, invece, una denuncia e un’indignazione forte nei confronti di certi metodi utilizzati da uomini delle forze dell’ordine, in questo caso dell’arma dei carabinieri, e di certi magistrati e giudici che hanno amministrato la giustizia con colpevole superficialità calpestando, a volte anche inconsapevolmente, la dignità umana.
EliminaQuesta storia la conosco ma il librop non l'ho letto. Mi piacerebbe leggerlo presto. Mi domando come si possa pagare il sacrificio di vite intere ridotte a questo, qualunque cifra è inappagante, si tratta di un danno non quantificabile economicamente. Tutta la vicenda fa capire come questo è uno stato che non solo non tutela la persona, ma che ne abusa a suo piacimento, ovviamnete mi riferisco agli "ultimi", a coloro che "non sono nessuno". Come ci si può fidare di simili istituziuoni? Spesso e con estrema facilità il cittadino viene trattato come il peggiore dei delinquenti, mentre lo stato avanza solo diritti pretese e li esige immediatamente. E' chiaro che i delinquenti sono loro che hanno in mano il potere, a mio avviso e come molta storia più o meno recente insegna. Troppo facile usurpare quando si è nella posizione di avere il potere così come troppo facile subire quando si è "deboli". Bisogna cambiare radicalmente questo paese, la cosa è difficilissima, sembra anzi impossibile, personalmente ho molta sfiducia sia nel presente che nel domani. Non si deve perdere la speranza ma ci sono situazioni in cui è difficile rimettere insieme i pezzi ed è davvero inconcepibile notare che si è sempre nella condizione di ricostruire; il problema è a monte però, poichè tale ricostruzione viene sempre bloccata da chi sta ai vertici, poichè non la vogliono, non conviene loro. Si devono abbattere i poteri forti, ma come? Troppe logiche ci stanno dietro, troppa marciume. Certo ribellarsi è il primo passo, almeno da un punto di vista di coscienza e cultura di coscienza di giustizia, e la giustizia s'intende non solo del caso specifico che riguarda ciascuno, ma della realt in cui tutti nel complesso della società comune viviamo. Bisogna partecipare e abbattere l'indifferenza.
RispondiEliminaDirettore hai mostrato una grande umanità nello scrivere questo articolo ma anche una grande amarezza!!!!Per tutti noi, gente onesta con saldi principi,è sconvolgente. Di tutto ciò che l'italia è stata ed è siamo tutti colpevoli buoni e cattivi. Non tutti siamo interessati al Dio Denaro,ma ci preoccupa la situazione che stiamo vivendo perchè ci sta privando di due cose importanti.DEMOCRAZIA E LIBERTA'. l'ingiustizia fatta a Gulotta grida e pesa sulle coscienze ,perchè perpetrata da chi incarna giustizia e legalità.Non condivido Sergio Volpe e il suo cinismo provocatorio. Anche in tempi di crisi c'interessa sapere che succede a cittadini indifesi e francamente (personalmente)non m'interessa che i giocatori si trasferiscano perchè pagano troppe tasse,a tutti interessa,invece, che le nostre giovani intelligenze non vadano via. leggerò il libro come ho letto Giallo D'Avola,che parla di un altro caso. Il caso del morto vivo. Salvatore e il figlio Sebastiano Gallo,condannati all'ergastolo per la morte del fratello di Salvatore, Paolo. anche questo libro è stato scritto da un bravo giornalista Paolo Di Stefano. La fase investigativa e la successiva condanna dei Gallo è stata ignominosa.Stefano Cucchi,nominato da Sergio Volpe,non ha ancora avuto giustizia,ma ha avuto la protesta popolare. Dunque non voglio essere amara e spero ancora nella verità,onestà,nella capacità di fare il proprio dovere con coscienza da parte delle forze dell'ordine. Cisaranno i marci,ma gli onesti li superano!!!
RispondiEliminasono d'accordo con te,Marisa e onore all'Arma dei carabinieri ...gli onesti superano sicuramente i marci...ma nel caso del Gulotta e di Stefano Cucchi è stato il contrario e,cosa più disdicevole,l'omertà di chi,pure carabiniere,ha visto,non ha parlato,tutelando i colpevoli....è vero ciò che dice Sergio quando si voglia relegare il caso Cucchi ad un caso di tossicodipendenza con conseguenze infauste.... ...e anche se fosse stato un tossicomane,meritava forse di morire colpito da percosse e calci....ma ciò non è vero....la frattura al bacino se l'è procurata da solo....
EliminaQuando leggo queste storie sento di dire che non viviamo in un paese libero e giusto. E cosa dire di questi giudici e di certi uomini delle forze dell’ordine… povero ragazzo cosa ha dovuto subire ingiustamente. C’è da avere paura a vivere in questo paese e a quei tempi non se ne parlava in tv e tutto veniva oscurato. Quando torno in Italia voglio comprare questo libro che parla di fatti gravissimi, e però se ne parla troppo poco, la tv dovrebbe parlarne di più. Non ho parole adeguate per esprimere quello che sento nel mio profondo.
RispondiEliminaGiangiuseppe, la tua partecipazione emotiva ai tanti fatti disgustosi ti fa onore, Comunque ritengo che, dato che ti fanno male anche fisicamente oltre che moralmente, tu debba, in questi casi, indossare la corazza del giornalista e freddamente riportare quello che senti e vedi. La partecipazione emotiva serve a ben poco e la partecipazione del lettore è quasi sempre superficiale e di breve durata.. Naturalmente questa è soltanto una mia considerazione, squallida ma realistica.
RispondiEliminaAntonella Deri ho seguito un po la storia....incredibile e assurdo....oltre tutto lui ha scontato una pena che non avrebbe dovuto,l'assassino dei carabinieri è praticamente a piede libero e non ha scontato nemmeno 30 secondi di carcere.....assurdo assolutamente assurdo..anche cone gli è stata estorta la confessione è assurdo...qualcuno per tutto questo pagherà?
RispondiEliminaUna vita spezzata può essere quantificata in Euro? Ventuno anni di prigione, sapendo di essere innocente, possono essere compensati con alcuni milioni di Euro ?
RispondiEliminaSe il destino infame, attraverso uomini infami, si prende la tua vita e ti costringe a sopravvivere per 21 anni dentro una cella, per uscirne già con il fisico logorato dal tempo e dal luogo e con l'anima deturpata e privata della libertà, pensi veramente che possa esistere una cifra in euro che possa ridarti quello che hai perso?
Credo proprio di no, questi soldi potranno forse aiutarti a vivere in maniera più decente gli anni che ti restano da vivere, ma non potranno ridonarti la dignità, l'amore, le gioie, il benessere, la felicità che solo la libertà della quale sei stato privato ingiustamente, avrebbe potuto darti.
Oggi Giuseppe Gulotta, dopo più di trenta lunghi anni, grida al mondo, adesso mi credete che non ho mai ucciso nessuno, sono stato considerato un assassino per trenta anni, e adesso, dopo avere scontato la pena, tutti adesso sanno che non è mai stato così, non sono mai stato un assassino, troppo tardi, mi avete rubato la vita, troppo tardi.
Certamente un fatto vergognoso anche per l'implicazione di apparati dello Stato ma non importa risalire al 1976 per trattare episodi di malagiustizia, una malattia tuttora ben radicata. Le cause sono molteplici, dalla politicizzazione della magistratura all'incapacità dei magistrati inquirenti di gestire l'attività investigativa. Delitti impuniti e innocenti in galera ne sono il risultato!
RispondiEliminaInsomma fatta salva la buona fede e l'emotività di tutti, nel leggere la storia del povero Gulotta, vittima di un sistema politico-mafioso-piduista-stragista che resiste fino ad oggi. Quindi mi fa specie che tanti che rilasciano commenti abbastanza superficiali e che sconoscono la storia d'Italia del dopoguerra, le stragi di stato, la manipolazione antidemocratica del nostro paese da parte degli americani per impedire ai comunisti di prendere l'Italia, cosa che risaliva agli accordi di "yalta" tra russi ed americani per la divisione delle zone d'influenza. Per cui ripeto, mi meraviglio di chi si meraviglia. Oh povero Gulotta...che cosa orribile ! Come se fosse il solito abbaglio giudiziario e non una strage di stato ! L'unico dei commentatori che ha scritto con una certa profondità è Franco Luce, che riconduce il caso singolo orripilante, nell'ambito di quella strategia mostruosa, subdola, prevaricatrice nei confronti dei singoli, purchè la ragion di stato dei manovratori, pupari, e grandi vecchi, della P2, massoneria, servizi deviati, mafia e apparati dello stato corrotti e conniventi. La trattativa stato mafia odierna vi dice niente ? Vi dice niente che sia arrivato in sicilia il tritolo per il giudice Di Matteo che si ostina ad indagare su questa fantasiosa trattativa stato mafia che a parecchi da fastidio ? Poi nel caso specifico della strage di "alkamar"cioè della piccola casermetta di Alcamo, poniamoci altre domande riguardo il fatto che il comandante dei carabinieri di allora era Giuseppe Russo, che aveva indagato anche sul caso Mattei, e che il colonnelo dei carabinieri Russo fu trucidato a ficuzza e furono incolpati 3 pastori, poi scagionati, dopo le cantate di Giovanni Brusca ? Chiedetevi anche perchè sempre nel caso in oggetto un certo Vesco fu torturato per accusare 3 suoi conoscenti, tra cui Gulotta, Madonia e Ferrantella, tutti condannati all'ergastolo dopo che furono torturati dai carabinieri del colonnello Russo ? Chiedetevi anche perchè l'accusatore Vesco si è impiccato in carcere nonostante avesse solo una mano ? E l'altro condannato Madonia assolto post-mortem, dopo essere morto in carcere per tumore ? Per cui se Gulotta è uscito vivo dal carcere vuol dire che è stato miracolato. E perchè i carabinieri testimoni del fatto hanno parlato dopo 30 anni, dopo che il loro gravissimo reato è caduto in prescrizione ? Quindi cari blogger e commentatori non si tratta semplicisticamente di malagiustizia, come nel caso cucchi e magherini, ma si tratta di una cosa molto più grossa ovvero di strge di stato. Quindi se vogliamo essere seri e non superficiali...CHIEDIAMOCI CHI E PERCHE' E' COINVOLTO NELLA TRATATIVA STATO MAFIA !! Forse c'è un filo unico che lega e collega "ALKAMAR" con giuliano, portella della ginestra, valerio borghese, piazza fontana, italicus, strage di brescia, capaci, bologna, ustica, il caso mattei, de mauro, via dei georgofili, gen Dalla Chiesa, mattarella, pio la torre, Lima, Andreotti, liggio, riina, provenzano, ciancimino etc. CHIARO...?
RispondiEliminaCiao Gianni ho letto già ieri sera il tuo articolo e condivido pienamente la rabbia, la frustrazione, l'indignazione, l'amarezza, la sfiducia, lo sconforto che suscita questa brutta vicenda. Le parole, credo, servono a poco soprattutto quelle che trasmettono indifferenza. Ho letto i vari commenti e per quanto mi è dato a capire non ho visto assolutamente un attacco alle istituzioni e soprattutto all'arma dei carabinieri, qui si parla di un'ingiustizia costruita a tavolino, per favorire chi o che cosa ancora non si riesce a capire e credo non lo capiremo mai, a meno che qualcun'altro non riveli tutto e non solo una verità parziale. Tu sai come la penso, ho sempre detto che il pericolo più grande per tutti noi è l'indifferenza e qui ne abbiamo a iosa volutamente voluta (scusami il gioco di parole). Io non sono uno di quelli che si rassegna facilmente, ma ho la netta convinzione che lottiamo sempre e comunque contro i mulini a vento. Dopo questo tuo bellissimo articolo, passato qualche giorno, sarà tutto dimenticato o rimosso dai vari commentatori di turno, tu ci penserai sempre, tu ti indignerai di più ed ancora di più, ma la realtà caro Gianni sarà sempre la stessa: l'indifferenza.
RispondiEliminaSono rimasta molto colpita da questa drammatica storia che non conoscevo, grazie per averne parlato..fa meditare molto.
RispondiEliminaAlkamar, storia dolorosa ed assurda in una Nazione erede del Diritto dell'antica Roma: "In dubbio absolve". E, altro che tortura! Uno dei Dieci Comandamenti dice: "Non giurare il falso". Ricordo la scena di una vecchia pellicola, in bianco e nero, ambientata a Napoli, se non ricordo male con Totò e Peppino De Filippo: sala di attesa del tribunale, un signore chiede ad un'altro "Vuie che mestiere facile?" Risposta "Io faccio o testimone". - Capito? Faceva il "mestiere" di testimone!
RispondiEliminaNon mi viene facile commentare dei fatti di cui non ho conoscenza ...certo che il primo istinto è l'indignazione del come mai in un paese civile possano succedere cose di questo tipo e davanti a più gradi di giudizio questo diventa più difficile ...mi viene difficile accettare che le forze dell'ordine di allora abbiano voluto cercare un capro espiatorio qualsiasi in un ragazzo di 18 anni per fare giustizia a loro colleghi massacrati a sua volta ...inconcepibili i tempi che ci sono voluti al brigadiere Renato Olino prima di aver un sussulto di coscienza e mi viene anche difficile capire come mai in concomitanza all'assoluzione non sia stato aperto un processo a chi allora agi per ricavarne una confessione di reato con la forza ...purtroppo è vero che i mezzi d'informazione passano interi pomeriggi a parlare di disgrazie di famiglie, portando avanti processi mediatici con sfilate di avvocati e soggetti coinvolti e non dedicano nessuno spazio per parlare di fatti di questo tipo che già sono storicizzati e che quindi possono essere meglio e ampiamente approfonditi!!!
RispondiEliminaStoria sconvolgente che purtoppo e ripeto purtroppo non e’ l’unica
RispondiEliminaQueste cose ci fanno perdere la credibilita’ delle ns forze dell’ordine e della magistratura , da cui ognuno di noi si attenderebbe essere il punto di riferimento della legalita’.
E’ drammatico leggere le colpe dei carabinieri corpo che da sempre rappresenta uno dei punti fondamentai della ns protezione specie nei piccoli paesi dove invece avviene questa agghiacciante situazione a cui’ evidentemente non ci sono scusanti
A questo dobbiamo anche aggiungere che la storia non ha insegnato nulla visto che sono errori che si ripetono e che nessuno a livelli superiori vuole impedire Mi domando cosa sia avvenuto a tutti quelli che hanno partecipato a questa ignominia Non mi chiedo se hanno avuto il coraggio di dormire la notte perche’ non ci crederei mai ma hanno pagato per i loro errori, Suppongo di no Ecco questo e’ l’altro aspetto negativo del ns paese Nessuno paga mai per questi errori Magistratura compresa che certamente non sono esenti da queste colpe
Infine un ringraziamento a Giangiuseppe che ci ha portato a conoscenza di questa storia vergognosa per il ns paese
Eugenio Magrini
Mi dispiace di commentare così in ritardo il tuo bello articolo/denuncia.
RispondiEliminaCaro direttore, col tuo scritto mi hai fatto venire in mente immeditamente il bellissimo film "Detenuto in attesa di giudizio", interpretato mirabilmente dal grande A. Sordi. Ti ricordi? In quel film si denunciava l'attesa infinita che doveva subire un ditenuto, tra l'altro arrestato alla frontiera, senza nessuna spiegazione mentre rientrava in Italia con la Famiglia per godere di un periodo di ferie.
Io non mi meraviglio più di nulla di ciò che succede in questo dannato Paese.
Il caso che denunci, se fosse conosciuto dai più, e nello stesso tempo, "i più", se avessero una coscienza civica leale, ma che dico, una COSCIENZA tout court, l'Italia dovrebbe essere occupata dalle manifestazioni di protesta delle persone oneste.
Non è così! Non sarà così, e tento di dirti perchè secondo me non sarà così.
Anni di malaffare, anni in cui organizzazioni quali: la mafia, la camorra, la 'ndrangeta, la sacra corona unita, la p2, la p3......... e i politici disonesti, hanno fatto e sfatto le cose di questo paese, ci hanno abituati all'indifferenza.
Non reagiamo più! Non reagiremo più! Per questi motivi l'Italia è un Paese che non ha speranza.
Venti anni di berlusconismo ci hanno regalato una "cultura", anzi, hanno contribuito a rafforzare usi, costumi, consuetudini che potenzialmente, e non solo, erano presenti nel nostro Paese.
Berlusconi, non ha fatto altro che usare al meglio tendenze culturali, o meglio, vizi che erano abbondantemente "patrimonio" dei magliari che abitano da noi.
Chissenefrega se una persona sta in galera 30 anni senza aver commesso nessun reato? Tanto, dice a gente: "Se l'hanno messo dentro qualcosa avrà pur fatto", Chissenefrega se un presidente del Consiglio Italiano, in un incontro ufficiale con la Guardia di Finanza dichiara che è lecito evadere le tasse? Basta che non le facciano pagare a me.
Si, caro medico dentista, mi faccio il lavoro di cure dentarie, ma invece di pagare cinquemila, mi tolga l'iva, e il tutto si fa per tremila.
Dico cose inesatte? Magari non c'entrano nulla con il caso del povero giovane incarcerato incolpevolmente, ma è solo per descrivere una "cultura" che ha generato l'indifferenza generale.
I Politic rubano? Ma tu dove vivi? Ti meravigli? Ma lo sai che in Italia non si lavora se "non ungi le ruote?"
Son cose che invento io? Ma credo proprio di nò.
Ci vuole l'uomo forte, ci vorrebbbe un nuovo duce, allora si che tutti righerebbero dritti?
Quante volte sentiamo queste frasi nei bar, sui treni, sui tram? Io le sento sempre, e si fanno sempre più spesso, anche da parte di coloro che una volta erano "comunisti".
Renzi? Ma ci vorrebbero cento, mille Renzi, dice la maggioranza della gente. Perchè? Chiedo io. Ma perchè è ora di finirla coi partiti, coi sindacati, col senato, con la camera, con tutti i politici ladri.
Sono d'accordo anch'io, ma solo con l'ultima espressione. Tutto il resto mi fa paura caro Direttore, anche perchè la china s'inclina sempre più...... verso il basso.
Cosa ancora il popolo italiano dovrà subire per sveglairsi e riprendersi al dignità rubatagli?
RispondiEliminaQuesta storia, come tante altre, mi sconvolge e mi da un senso di profonda insicurezza e di impotenza.