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domenica 12 ottobre 2014
BUK. I 10.000 invisibili di Catania
di Davide Di Bernardo - Venerdì, Sabato e Domenica (26-27-28 settembre 2014) si è tenuta al Palazzo della Cultura di Catania la manifestazione degli editori indipendenti, la BUK.
Gli organizzatori dell’evento, mantovani doc, e altri 50 editori provenienti da tutta Italia hanno riempito il cortile dello storico palazzo facendo respirare alla città una meravigliosa aria di cultura, abituale fino a 20 anni fa.
Durante la serata conclusiva, prima di vedere sul palco, immobili ma simpatici, Musumeci e Pattavina, l’organizzatore catanese dell’evento, sotto lo sguardo attento dell’Assessore alla cultura del comune, ha voluto ringraziare i 10.000 visitatori che nella tre giorni hanno riempito il posto.
Unica nota negativa: l’assoluta mancanza di queste 10.000 presenze!
Gli editori erano per la maggior parte inferociti contro organizzatori e ospitanti, e l’hanno espresso pubblicamente durante le giornate, per l’assoluta mancanza di visitatori e la disorganizzazione assoluta nel gestire quello che rappresentava per loro un momento importantissimo per farsi conoscere e far conoscere nuovi autori italiani e non solo.
Le colpe sembrano doversi distribuire a più fronti:
Da una parte gli organizzatori del Buk che sottovalutando la disinformazione presente nella nostra città non hanno creato una rete informativa adeguata limitandosi al solo volantinaggio, realizzato tra l’altro a partire dal mercoledì prima, 2 giorni prima dell’evento!, senza finanziare cartellonistica varia e soprattutto non capendo come funziona la macchina catanese.
Qui la cultura, se vuole farsi sentire deve pagare!
Infatti, dopo aver inviato, come avviene in tutta Italia, il comunicato stampa a La Sicilia, il bel quotidiano locale ha subito risposto che sarebbe stato interessatissimo a pubblicare la notizia, previo acquisizione dello spazio pubblicitario!!!
Tralasciando la voglia di far soldi, comune ma disgraziata del nostro primo quotidiano, si crea così solo ed esclusivamente DISINFORMAZIONE. Dall’altra parte il comune e il Teatro Stabile, fautori dell’evento, non hanno saputo sponsorizzarlo adeguatamente ed in più hanno creato un’incredibile realtà parallela che ha portato a credere nella riuscita di un evento andato malissimo. A dirlo sono gli stessi editori, coloro che hanno investito, oltre alle 180 € del banchetto, anche tantissimo altro denaro per arrivare fin qui persino da Genova, e che non hanno, in molti, nemmeno coperto le spese.
Catania aveva la possibilità di immergersi in un contesto internazionale che sembra stia svoltando dalla parte culturale dopo l’incontro informale dei Ministri della Cultura dei vari paesi europei tenutosi alla Reggia di Venaria (To) che hanno convenuto sull’idea che gli investimenti in cultura equivalgano a “investire in termini strategici di crescita e sviluppo” puntano a inserire gli investimenti nel settore della cultura all’interno dell’agenda strategica Europa 2020.
Purtroppo il “Sindaco dei Catanesi” non sembra aver afferrato il concetto, anche se in lui si credeva moltissimo durante la rielezione!
A Catania abbiamo avuto per 3 giorni rappresentanti editoriali di tutta Italia, con possibilità per aspiranti scrittori, libri per aprire nuove attività culturali e soprattutto VISIBILITÀ NAZIONALE, solo che a non accorgersene sono stati proprio i catanesi, non informati da coloro che si spacciano per “sinistroidi figli della cultura”.
A Catania, cosa ancor peggiore, si è mentito su un evento che poteva riportare la cultura al centro del progetto urbano, ma che ha visto 10.000 invisibili personaggi all’interno e 100.000 ragazzi malvestiti e parlanti solo uno scurrile dialetto siciliano tra le strade limitrofe.
Eppure anche lì ho imparato qualcosa, non sarà stato un nuovo studio che porta Re Artù tra l’Etna e Catania, non sarà stato uno degli scritti che hanno concorso al Premio Strega 2014, questo e tanto altro era dentro; fuori ho imparato come si rimorchiano alcune ragazzine catanesi! e l’ho sentito dire ad un poeta in erba, tra Piazza Ogninella e Piazza Teatro Massimo, un ragazzetto che in questa frase rappresenta più di se stesso e del suo grezzo cappellino viola.
Per avere la fanciulla ai suoi piedi e sentirsi ripetere le medesime parole, è bastato un: “M’innamurai a prima Minkia!” Grazie Catania, non finisco mai d’imparare!
Davide Di Bernardo
12 Ottobre 2014
Diceva qualcuno con la cultura non si mangia. E questa convinzione, purtroppo, è molto più diffusa di quanto si possa credere. C'è ancora tanto da lavorare e c'è ancora tanto da fare per cambiare le cose a Catania, in Sicilia e nel Paese intero. Pensate al turismo culturale e a quanto si potrebbe costruire in termini di accoglienza e di incremento economico dei nostri territori. Invece manca proprio una visione generale del problema che ci porta a fregarcene di questi aspetti che invece sono fondamentali e più importanti di tanti altri. E questa di cui ci parla Davide è un'altra occasione perduta.
RispondiEliminaBravo Davide. Una curiosa riflessione su una realtà come quella catanese con la quale sarebbe interessante fare un parallelismo con quella palermitana. Tra'altro le due amministrazioni si somigliano e i due sindaci hanno una storia comune. Per ambedue si ė trattato di un "ritorno" dopo anni di altre esperienze. Due città diverse che rappresentano la Sicilia. Con i problemi e le enormi potenzialità da sempre inespresse e che invece meriterebbero molto di più. In questo caso parliamo di cultura. Questa sconosciuta.
RispondiEliminaNon possiamo paragonare Palermo a Catania perchè sono due città troppo diverse. Diciamo sommariamente che Palermo è una città più "acculturata" mentre Catania è una città più ricca, dove si fanno investimenti e opere pubbliche mentre da questo punto di vista a Palermo non si fa, per dirla con Cetto Laqualunque, una beata minchia, tranne gli attuali lavori per la rete tranviaria di cui non si intravede la fine e che stanno paralizzando il traffico cittadino. Io sono stato a lavorare a Catania dal 1973 al 1978; ci sono tornato alcuni mesi fa e devo dire che ho trovato un'altra Catania, dalle strutture viarie imponenti, Circonvallazioni, Tangenziali, Ikea, Centri commerciali immensi, tipo quello di Misterbianco, quartieri periferici diventati zone residenziali, insomma una metropoli. Al confronto Palermo ne esce bastonata e sconfitta, soprattutto per dell'insipienza dei suoi governanti che hanno ridotto la città ad un vero e proprio cesso pieno di rifiuti.
RispondiEliminaDal punto di vista culturale, anche Catania ha qualche punto forte, ad esempio, il Teatro Stabile; il Teatro Massimo Bellini che,pur in mezzo a grandi difficoltà economiche, ha continuato la sua opera meritoria. Io ho ascoltato un paio di anni fa o poco più l'orchestra del teatro catanese in un concerto a Monreale e devo dire che l'ho trovata molto migliorata rispetto a quella degli anni settanta. Purtroppo però, a leggere l'articolo di Davide, si capisce che la cultura latita.
Molto dispiaciuto nel leggere queste cose.
A Palermo, città "acculturata" per la sua storia e per i suoi monumenti, i governanti attuali stanno scientificamente distruggendo le eccellenze cittadine, in particolar modo l'Orchestra Sinfonica Siciliana, il Brass Group e la musica in genere. I tempi sono tristi, i governanti sono ignoranti come le capre e intenti come sempre a mangiarsi quel poco che ancora resta di soldi pubblici, incapaci persino di spendere i soldi che ogni anno ci assegna l'Unione Europea. Ma vadano affanculo e soprattutto ci restino!!!
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RispondiEliminaQualcuno dei ragazzi che rappresentavano le Case editrici mi ha detto che alla fine hanno venduto, bene per loro. Perché soprattutto in un memento come questo la vendita diretta permette di incassare senza distribuire i dividenti tra distributori e altri.
RispondiEliminaQualcuno mi ha scritto invece che non tornerà perché "non ha visto una lira" e per il modo in cui è stato trattato, quasi fosse un ospite indesiderato.
Eppure a Catania c'é ancora chi ricorda gli anni di Checco Virlinzi in cui gli R.E.M. passeggiavano per via Etnea e Jovanotti stava al Caffè Europa....secoli fa!
Bel-Ami Edizioni ha partecipato al BUK Catania e confermo tutto quello che ha scritto Davide ma ci tengo a precisare due cose:
RispondiElimina1) conosco Francesco Zarzana, l’ideatore del BUK Modena, da anni e non mi sono mai trovato male con le iniziative organizzate da lui; se l’esperimento di Catania non ha dato i risultati sperati, è plausibile interpretarlo come un incidente e sono convinto che se ci sarà una seconda edizione avrà una eco totalmente diversa.
2) sebbene sia stato testimone del malessere generale, siamo tra coloro che non possono lamentarsi delle vendite e con noi Catania è stata estremamente generosa e attenta ai nostri titoli.
Se ci sarà una seconda edizione, e se saremo invitati, torneremo molto volentieri.
Grazie
Che figura!!!Anzi che figuraccia!!!la manifetsazione era stata fatta a Modena con grande successo e grande organizzazione.Per la prima volta approdava in Sicilia e sicuramente sarà l'ultima.Una bella occasione mancata!!!Protagonosti i libri e le case editrici indipendenti.Un'occasione culturale di spicco e una maniera di conoscere editori diversi,al di fuori di un circuito che decreta successi e insuccessi e un'occasione per farsi conoscere.Catania è una città attiva,piena di risorse e anche culturalmente attenta e invece......I responsabili dell'insuccesso ci saranno e dovremmo conoscerli e riconoscerli e pubblicizzare al massimo l'insuccesso stesso che hanno trasformato in positivo!!!
RispondiEliminaSarei curioso di sapere perché una cosa del genere non viene organizzata a Palermo. Tanti anni fa alla ex fiera del Mediterraneo nenne organizzata la Medilibro, una bella manifestazione che purtroppo ė durata poche edizioni. Adesso non c'è nemmeno più la fiera. Che tristezza.
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