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lunedì 8 settembre 2014
Lavoro vuol dire dignità
di Franco Luce - Volendo fare un bilancio dei primi anni del terzo millennio, la prima impressione è quella di essere giunti in un’epoca in cui nel nome della modernità
abbiamo iscritto nel nostro vivere quotidiano una scarsa attenzione verso quel valore fondamentale che è la dignità dell’uomo. In un periodo in cui è lo stato di precarietà lavorativa a farla da padrone affiorano seri motivi per dubitare come ad ogni singolo individuo possa essere garantito questo irrinunciabile valore. Credo che una società dignitosa sia una società in cui tutti coloro che ne fanno parte abbiano un lavoro che dona dignità a se stessi, alla propria famiglia ed infine al proprio contesto sociale. A nessuno può sfuggire la stretta relazione tra la dignità dell'uomo e i diritti di cui gode, per cui non può esserci l’una senza la presenza degli altri.
Affinché tutto questo non resti lettera morta è assolutamente necessario che tutti, nel proprio piccolo o grande ruolo sociale che occupano, si impegnino a rispettare la dignità della persona proprio perché essa rappresenta quell’aspetto della nostra umanità cui è dovuto un assoluto rispetto. In modo paradossale, essa appare più evidente nell’uomo quando è in uno stato di miseria e di svantaggio. Sembra, infatti, che non si tenga affatto conto di un elemento fondamentale: il lavoro non è solo una fonte per la produzione della ricchezza di un paese, ma è soprattutto il mezzo attraverso il quale una persona realizza sé stessa mettendo a frutto i propri talenti.
Anzi sarebbe giusto affermare che il lavoro è lo strumento con cui una persona concepisce anche il proprio progetto di vita. Perciò è proprio in questa ottica che persona e lavoro divengono un binomio inscindibile, attraverso il quale la dignità della persona possa essere garantita solo con la dignità del lavoro. Purtroppo si assiste ad una evidente contraddizione: da una parte si evidenziano gli elementi positivi del lavoro, ma nello stesso tempo si creano le condizioni per un aumento dello stato di precarietà.
Tanto per rappresentare un problema attuale, sarei curioso di chiedere al ministro della Pubblica Istruzione in che modo potrebbe garantire il rispetto della dignità, dopo lo scompiglio creato da una ignorante “riforma Gelmini” che ha dato vita ad un precariato diffuso nel mondo della scuola.
Cerchiamo di immaginare con quale stato d’animo un docente precario, sfiduciato ed in un profondo stato di angoscia, potrebbe dare il meglio di sé in un tempo limitato e con un incerto futuro. Ognuno di noi, ne sono sicuro, ha la consapevolezza che il momento storico attuale è particolarmente difficile e tanti saranno costretti a pagare lo scotto della crisi. Non è corretto, però, dare ascolto a coloro che con appelli altisonanti dichiarano invece che l’Italia stia semplicemente attraversando un breve periodo di transizione, di cambiamento, ma che presto l’emergenza occupazione non sarà più tale.
Bene, potrebbe essere vero tutto ciò, peccato che io sia (o meglio sono) uno scettico, non per vocazione, ma perché guardandomi intorno non posso fare a meno di notare che disoccupazione e stato di precarietà continuano a crescere in maniera allarmante e queste anomalie sembrano ormai stabilmente far parte delle regole e non delle eccezioni. Il lavoro, come è stato tante volte sottolineato, rappresenta una dimensione fondamentale della persona, e non è esagerato affermare che esso costituisca un elemento importante per la sua perfezione.
Impegnarsi, affinché una persona conservi la sua dignità significa realizzare quell’importante dualismo che da una parte consente ad ognuno di realizzarsi per il raggiungimento del “bene comune”, dall’altra diventa un elemento fondamentale e necessario per lo sviluppo e la crescita complessiva della società. Il bene comune è un concetto, ma anche un agire che coinvolge tutta l’esperienza dell’uomo, dal suo concepimento fino al termine della sua dimensione terrena. Quando si parla di bene comune bisogna far riferimento al dovere di contribuirvi, ma anche ai diritti da riconoscere, soprattutto ai soggetti più deboli.
Ogni scelta di direzione del bene comune è importante non solo per la sua efficacia concreta, ma soprattutto per la sua valenza e il suo ruolo educativo. Gli aspetti appena citati, sono importanti ma non sono gli unici a dare un valore aggiunto al senso di responsabilità di tutti nel lavoro. Lo stato di disoccupazione o di precarietà può essere considerato, senza alcuna ombra di dubbio, un grave stato di sofferenza, e nello stesso tempo una sconfitta personale, una sconfitta per la speranza che ha in se il lavoro, ma soprattutto una sconfitta per la dignità della persona e della famiglia.
Franco Luce
08 Settembre 2014
Tutto giusto, ma come rimediare dopo quarantanni di finta democrazia che ha tolto al cittadino anche l'uso della parola? Dimentichiamo che le riforme annunciate sono servite soltanto a confermare l'impunità di espropri, di creazione di gruppi di potere simili se non uguali al califfato, di rottamazione di tutte le istituzioni chfunzionavano, di prelevamenti sui conti bancari senza avvertimenti di sorta, di mancati investimenti e di esodi di cervelli validi? Il progresso tecnologico ha annientato ogni forma di cultura indi iduale e sociale. Illuminati pensatori sociologi e psicologi hanno avallato e predicato sin dagli anni 70 la necessità di inventarsi il lavoro. Ma cosa inventare in un paese che ha fatto apparire la manna quando doveva chiedere solo elemosine? Vogliamo tornare al primo ventennio ? Vogliamo vendere le bellezze archeologiche? Vogliamo ripetere il caso Moro? Oppure vogliamo che qualche ben pensante silenzioso faccia irruzione a dividersi la torta? Pensiamoci, a mio avviso stia per essere colonizzati.
RispondiEliminabelle parole quelle di Luce.......ricordo un assessore di sinistra morto giovane ma lungimirante :""Se sale questa destra andremo indietro di trent'anni""""...........
RispondiEliminaMA CHE FARE ORA?
Caro sig. Anonimo, nella mia vita politica non ho mai usate le belle parole, bensì il linguaggio del cuore. Vorrai per caso contestarmi che il lavoro dà dignità alla persona? E' sbagliato affermare questo concetto? E' sbagliato dire che un docente che lavora a tempo determinato non può dare il meglio di se per non poter programmare il proprio insegnamento per l'intero anno scolastico? Allora...sig. Anonimo mi vuoi spiegare perché ritieni le mie, solo belle parole? Mi sorge il dubbio che il servizio non lo hai letto, e se lo hai letto partivi già con un preconcetto. Ciao
EliminaSe io dico: che tutte le guerre sono ignobili e che è auspicabile la pace tra gli uomini e la fratellanza; che tutti hanno diritto ad un'esistenza libera e dignitosa, e che questa condizione i governi del mondo debbono garantire; che i giovani debbono rispettare i vecchi e che il lupo dormirà assieme al placido agnello; beh credo che nessuno possa revocare in dubbio la bontà delle affermazioni.
EliminaMa ciò che io ho fatto così parlando, però, altro non è che mera magniloquenza retorica.
Mi scusi sig. Luce, con tutto il riguardo, sia che le belle parole da lei dette siano state formulate col cuore sia esse scaturenti da preordinata volontà stilistica, rimane il fatto che rimangono vuote affermazioni di principio, che non toccano per nulla le cause e le possibili soluzioni al problema, “serio” e “strutturale” dell’attuale condizione.
E’ questo, credo, ciò che l’anonimo abbia voluto esprimere con l’icastica frase “che fare ora?”.
Attenzione, glielo dico senza offesa e senza polemica (o senza sarcasmo, che sarebbe peggio), dal Suo articolo non ho tratto nessun “arricchimento” anzi, mi ricorda la vuota retorica democristiana dei tempi andati.
Con ogni riguardo e senza volere arrecare offesa.
Giusavvo
Il lavoro deve permettere al lavoratore di vivere una vita dignitosa, deve essere retribuito in maniera adeguata a che il lavoratore e la sua famiglia non debbano ogni giorno, per insufficienti risorse economiche, preoccuparsi di mettere insieme il pranzo con la cena, non debbano essere tartassati da un fisco invadente, ingiusto e iniquo. Insomma, il lavoro deve assicurare un tenore di vita decente e appunto, dignitoso. Se il lavoro è mal pagato, se il lavoratore comincia a non arrivare con i soldi oltre la seconda settimana del mese, possiamo dire che non è un la voro dignitoso. Certo, la povertà non è una vergogna, ma neanche un "prio" come diceva Gigi Burruano. Boris Makaresko, cabarettista di origine iugoslave, diceva amaramente: " Se il denaro crescesse sugli alberi, a ma sarebbe toccato in sorte un bonsai"
RispondiEliminaGiriamola come vogliamo, ma la faccenda della dignità riguarda molto da vicino le condizioni economiche di una persona. Certamente ci sono tanti poveri e poverissimi che conservano una loro dignità morale, ma quando non si hanno i soldi per mangiare e la scelta è andare a mangiare da Biagio Conte o rischiare la salute, mi pare che la dignità sia già fuggita a gambe levate.
Diverso è il discorso sui diritti. Quando l'autore dell'articolo dice:"A nessuno può sfuggire la stretta relazione tra la dignità dell'uomo e i diritti di cui gode, per cui non può esserci l’una senza la presenza degli altri" commette un errore a mio parere grossolano. Infatti i diritti della persona sono di tutti gli uomini, a prescindere se abbiano o meno un lavoro dignitoso o se siano brave persone o delinquenti, ricchissimi o poverissimi Il diritto se è, come dice la stessa parola, un diritto significa che è una cosa dovuta, in qualsiasi caso.
Molto esaustivo. Parla di ogni tipo di problema ma le soluzioni sono difficili se abbiamo un governo così incapace. Bisognerebbe avere persone con grande esperienza in fatti di riforme sul lavoro e non questi incapaci che sanno mettere a frutto idee personali e non quelle che servono per un serio programma lavorativo
RispondiEliminaTogliere il lavoro ad un uomo vuol dire indurlo al suicido. Se non si danno prospettive di occupazione o si costringe al suicidio o a delinquere. Se non si danno prospettive di lavoro si nega il diritto alla famiglia, perchè oggi gli italiani si sposano sempre più tardi. Si sente parlare a volte di legge svuota carceri, ma se dessero lavoro la percentuale di criminalità si abbasserebbe. Un padre di famiglia che mette le mani in tasca per dare il minimo indispensabile ai propri figli e trova solo la fodera se non è oggi, domani è sicuro che o si uccide o delinque perchè davanti ai figli nulla esiste. La nostra Costituzione dice che il lavoro è un diritto ma in Italia o si muore per mancanza di lavoro o si muore sul lavoro. I nostri politici, qualsiasi colore essi rappresentano, ancora oggi scherzano e giocano sull'argomento ma prima o poi la boma scoppierà perchè la gente onesta vuole un lavoro dignitoso senza doversi umiliare nel chiederlo!
RispondiEliminaIL PICCOLO ...PER MODO DI DIRE PROBLEMA DI QUESTO GOVERNICCHIO RENZI E' L'ALLEANZA O LO SCELLERATO PATTO DEL NAZARENO CON UN MFIOSO ORMAI E' ACCLARATO DECADUTO PER INDEGNITA MORALE QUINDI NON PIU CREDIBILE POLITICAMENTE ..CONDANNATO PER FRODE FISCALE ..CHE RENDE TUTTO COSI DISONESTO QUINDI ..NON CREDIBILE ...POI RENZI ALMENO UNA COSA L'HA ACQUISITA CHE LE SUE BALLE SONO VERAMENTE COLOSSALI ..QUESTO E0 IL MIO PARERE OVVIAMENTE ...I
RispondiEliminaAnonimo, hai sbagliato articolo. Hai fatto un commento che non c'entra niente con l'argomento trattato. La prossima volta fai uno sforzo e concentrati sull'argomento tproposto nell'articolo.
EliminaE non scrivere maiuscolo perché ci scassi i timpani...giusto Nino ?
EliminaSicuramente ciò che scriverò a molti non piacerà ma io debbo scrivere ciò che penso. Certamente la crisi c'è ed è inutile negare l'evidenza, ma c'è da parte di tutti noi una cultura del lavoro che non esiste più. Nella mente ho nitidi i racconti di mio padre che lavorava una settimana ed in cambio gli davano un pane. Purtroppo o per fortuna ( non saprei) il bum economico degli anni 60 ha devastato anche le menti facendo credere a tutti che l'epoca bella non sarebbe mai finita. Purtroppo tutto è ciclico la pacchia è finita! La gente continua a pensare la vita com'era prima, ma non sarà più così. Tutto si evolve tutto cambia, prima ci scordiamo il posto fisso meno illusioni diamo ai giovani. Nel bisogno gli italiani siamo bravi penso che deve ritornare come nel dopo guerra l'arte di arrangiarsi, certamente non commettendo illegalità ma lavoretti diversi. Prima i giovani per mantenersi agli studi nel periodo estivo andavano a raccogliere pomodori, uva, olive... Purtroppo oggi non è più così, anch'io per mantenermi agli studi ho servito i tavoli, ho venduto biancheria intima, profumi etc... Purtroppo Se pensiamo il lavoro come posto fisso non c'è, è finito, dobbiamo rimpostare le nostre menti. La scuola, certamente in passato ha fatto esagerazioni, si chiamava la supplenteanche per un giorno, si davano interdizioni con troppa facilità, si chiamava la supplente della supplente, giorni per malattie, giorni di qua e giorni di la oggi non è più così. Le università hanno sfornato più docenti di quelli che servivano ed ora c'è la caccia al posto. In Italia i docenti sono più di quelli degli altri stati e rispetto alla comunità europea i meno retribuiti. Questo è un dilemma. Io ho 60 anni ed andrei volentieri via dal mondo della scuola lascerei spazio ai giovani ma debbo rimanere fino a 67 anni. Poi essendo entrata di ruolo nel 2001 con il contributivo andrò in pensione con circa 500 euro, il problema sarà dopo. La mala politica ha fatto un bel pò di danni ha dato aspettative inesistenti illudendo la massa e nascondendo la realtà. L'Italia è ridotta come il formaggio svizzero " Piena di buchi" . Ci dicono che usciremo dalla crisi, io penso che ancora siamo all'inizio.
RispondiEliminaUna piccola "Precisazione" la vorrei fare! La precarietà purtroppo non è stata la GELMINI a crearla nel mondo della scuola! Certo la famosa Riforma Gelmini ha determinato una enorme perdita di posti di lavoro proprio a danno dei precari della scuola statale che per un ventennio hanno mandato avanti le scuole di Stato. Mi ricordo ancora la prima assemblea nel 2008 a Palermo.....nella sede dle PD. Venne lanciata proprio da noi maestre. Sì è stata proprio la scuola Primaria ad essere attaccata per prima. Che dire? Era l'unica che funzionava decentemente in questo profondo Sud. Noi ......subito dopo......abbiamo perso una collega che si è suicidata gettandosi sotto un treno a Bagheria. E poi......che dire di tutti i MORTI a causa della CRISI per il LAVORO. Senza lavoro non siamo niente. Il lavoro ti permette di avere nella società una collocazione, oltre a poter vivere senza elemosinare, ti permette di sentirti PARTE di un ingranaggio più grande, ti senti UTILE, piccola PEDINA di una grande MONDO.
RispondiEliminaNaturalmente non mi permetto di scherzare o irridere su coloro che vivono la drammatica vicenda della "perdita o assenza di lavoro"(cosa che riguarda anche me ed i miei familiari), piuttosto la mia vuole essere una critica serrata, alla società ed alla politica, con toni a volte seri, ironici, sarcastici, drammatici. Allora volevo iniziare con delle domande: 1) è nato prima l'uomo o il lavoro ? 2) lavorare meno ma lavorare tutti ? 3) il lavoro è l'oppio dei popoli ? 4) A che ,ed a chi serve il lavoro ? 5) Ma il problema è: il lavoro, la disoccupazione o il reddito ? 6) l'aforisma cartesiano è "cogito ergo sum o lavoro ergo sum o mangio ergo sum ? 7) lo slogan operaistico marxista " pane e lavoro è sempre valido" ? 8) o il pane può essere scisso benissimo dal lavoro ? 9) ci sono uomini che mangiano ostriche e champagne senza lavorare si o no ? infine.... 10) il lavoro è obbligatorio per vivere e si può vivere senza lavorare ? 11) Insomma si lavora per vivere o si vive per lavorare ? 12) quindi è chiudo è più importante avere un reddito o avere un lavoro ? Come vedete gli interrogativi sono innumerevoli ed al di la dello scherzo hanno una profonda valenza esistenziale !
RispondiEliminaOggi non si parla più del diritto al lavoro, come scritto su una Costituzione che ci ha accompagnati per mano, sin da ragazzi. Esiste una nuova definizione, ormai accettata e diffusa "PRECARIETA'. che fa parte di questo progetto Vile e Bastardo, che si nasconde sotto la voce di cambiamento e innovazione del nulla, che allaga e produce una apatia generale, mentale ed anche fisica, di assuefazione, e di una attesa di sviluppo virtuale, e di una crescita, solo nelle menti distorte di chi ci governa. E non è superfluo affermare che nel lavoro, si ritrova una dimensione personale, che associata alla comunità, crea lo sviluppo di un popolo, che progredisce e si riappropria di una sovranità e di un diritto che spetta ad ogni cittadino. LA DIGNITA'.
RispondiEliminaLa dignità, questa sconosciuta!
RispondiEliminaLa dignità della persona umana dovrebbe stare al primo posto nell'azione di ognuno, è uno dei valori fondamentali sancito dalla nostra Costituzione, che , purtroppo, molti non conoscono e questo, credo, sia il primo guaio di un Paese fondato sull'ignoranza, persino della legge fondante della Repubblica, e sull'individualismo. Il guaio vero è anche che fino ad oggi nessuno si è posto domande su come fare crescere il Paese. La politica tutta propensa alla conservazione di sé, piuttosto che risolvere i problemi del Paese, ha fatto tutto in virtù della propria sopravvivenza e quindi creando precariato, riforme raffazzonate, ecc. .. che non hanno mai risolto niente, anzi hanno aggravato sempre di più lo stato delle cose. Tutto questo perché la politica non ha avuto una visione, una strategia per risolvere i problemi del Paese. Si è creato un apparato statale che non ha eguali in nessun altro Paese, che per di più è anche inefficiente. Basta guardare ad esempi recentissimi, se non attuali dell'Assessorato alla formazione in Sicilia per capire quanta incompetenza ed approssimazione vi è nella pubblica amministrazione e nella politica.
Il problema vero è quindi come uscire da questa situazione. Preso atto che i partiti esistenti non hanno dimostrato e non continuano a dimostrare di non essere all'altezza della sfida, mi domando chi dovrebbe fare quello che che i partiti non sono capaci di fare?
Io penso che un popolo che ha dignità dovrebbe organizzarsi per aprire una nuova possibilità, ma temo che in questo Paese non è cosa facile. Ci sono troppe incrostazioni, non c'è la volontà né degli intellettuali, né dei cittadini di portare avanti ed inventarsi un progetto credibile e realizzabile per il futuro e questo è il primo grosso problema da superare.
Lavoro è libertà, è dignità. Lavoro è vita e speranza.
RispondiEliminaPrivare un uomo del lavoro è privarlo della libertà di vivere.Il nostro governo è così inefficiente e inefficace. Se ha bisogno di più denaro, non fa altro che prenderlo arbitrariamente da noi. Non c’è responsabilità finanziaria; il denaro viene speso per futili scopi, poi si lamentano che non ci sono i fondi per le cose che contano davvero per noi. E’ un disastro. Non so proprio come qualcuno possa raddrizzare la situazione. Provo delusione. Provo biasimo. Provo rabbia.Delusione impotenza nessun futuro, questo ci spetta, ledere la dignità dell'essere umano privarlo del suo lavoro è come ucciderlo senza macchiarsi le mani .Concludo con un aforisma: Il lavoro è una manna quando ci aiuta a pensare a quello che stiamo facendo. Ma diventa una maledizione nel momento in cui la sua unica utilità consiste nell’evitare che riflettiamo sul senso della vita.
Paulo Coelho * Manuale del guerriero della luce
La dignità del lavoro è così importante, che i nostri padri costituenti hanno ritenuto di doverla sancire nel primo articolo della Carta: "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro." La posizione che il lavoro ha nella Costituzione dovrebbe essere un faro a cui dovrebbero guardare tutti gli atti legislativi che lo trattano.
RispondiEliminaBuona sera, l'articolo mette in evidenza una triste verità, il lavoro che è un diritto unico per tutti noi cittadini......Purtroppo oggi manca per una bella fetta i giovani e siccome sono loro il ns futuro, mi ci inserisco anch'io perchè ho 35 anni, non è possibile che un giovane laureato in Ingegneria, cito un esempio, si senta rispondere che non c'è possibilità di impiego per via di assunzioni di immigrati..........Ci stanno portando a diventar razzisti, ti parlo da comune cittadino, nella mia Firenze ogni giorno vedo decine di vu cumporà che ricevono soldi e aiuti per campare, cibi gratis, c'è chi lavora.......ma perchè il ns "GOVERNO" ci punta il dito contro tartassandoci di tasse e aiuta quelli che non hanno nemmeno un briciolo di dignità???? Posso capire che tra gli immigrati ci sono anche persone per bene, poche, però che il ns governo debba garantirgli un sussidio giornaliero pagato da noi non lo accetto proprio............Dopo questo io sfogo e diciamo anche parere personale, aggiungo che ho amici che non lavorano da più di 4 anni, ora se ad un uomo gli togli l'unica possibilità di farsi strada nella vita, come possono pensare di migliorare questo paese senza un minimo di opportunità? ....Un cordiale saluto
RispondiEliminaIl pezzo mi sembra una riflessione ben argomentata che condivido nella sostanza. Se proprio devo essere impietoso (giusto perché non mi piace fare solo i complimenti), potrei dire che l'analisi è rigorosa ma in qualche modo incompleta dal momento che nel pezzo ci sono solo i "perdenti" in questa lotta per il lavoro, ma non coloro che hanno beneficiato di questo stato di cose e in che modo. Un Paese non si suicida mai, semmai decide di sacrificare una parte di sé stesso. Ora che la maggioranza è diventata "deviante" come direbbe Marcuse, sembra che siamo tutti nello stesso calderone, ma non è così. E' un'economia di guerra, è vero, ma c'è chi continua a sguazzare e fare affari in questa economia. Bon, spero di non essere stato troppo stronzo. In ogni caso sappi che è stata una lettura interessante e a giudicare dal numero e dalla qualità dei commenti sul blog, anche stimolante per molte persone. A presto.
RispondiEliminaLo dice pure Papa Francesco che il lavoro vuol dire dignità. Perché un uomo senza lavoro e quindi senza la libertà dal bisogno è una persona senza dignità. E questo stato che dovrebbe garantire a tutti una vita dignitosa non riesce a farlo. Troppe disuguaglianze, troppe ingiustizie, troppa opulenza e tanta, troppa, povertà. Ma chi deve risolvere tutto ciò? E ha la voglia e l'interesse di farlo?
RispondiEliminaÈ proprio il precariato che si vuole a tutti i costi e non solo in Italia. In Germania la finanziaria restrittiva è stata fatta nel 2004, come in Italia anche qui avevano il 25% di disoccupazione, precariato, ditte fallite, negozi chiusi, pensioni a 67 anni, sanità dimezzata, poveri che cercavano da mangiare nella spazzatura, suicidi... hanno stanziato soldi, solo per la scuola, il lavoro e la ricerca. Adesso si è tutto aggiustato...solo il precariato è rimasto, e il governo non fa niente per eliminarlo...Il lavoro va bene ma non ai lavoratori.
RispondiEliminaL'articolo ha il merito di mettere a confronto due elementi fondamentali della vita di ogni uomo: la dignità ed il lavoro.
RispondiEliminaMa riguardo alle numerose considerazioni dell'autore mi dichiaro concorde su alcune e in disaccodo su altre. Le cose da dire sarebbero moltissime. Mi astengo.
Mi limito soltanto a sottolineare che, per me, la dignità dell'uomo esiste e rimane totalmente indipendente dal lavoro, dalla ricchezza, insomma dal denaro.
La dignità è un diritto naturale ed eterno della persona (da neonato a vecchio).
Il lavoro è solo un mezzo,e rimane tale, per guadagnarsi onestamente il proprio pane quotidiano. Si ha (solo) il diritto al lavoro, inteso come mezzo per soddisfare (solo) il diritto al cibo (pane).
Fare una determinata attività e sola quella per il piacere di fare solo quello e non altro, oppure per arricchirsi, non è lavoro. Non c'entra nulla con la dignità, che è rimane un altra cosa, una cosa elevatissima.
Bellissimo aricolo lavoro vuol dire dignità per l'uomo per la famiglia per l'intera società.Un punto mi piace mettere in evidenza "Il lavoro contribuisce alla ricchezza di un paese ma attraverso il lavoro ognuno dà il massimo delle sue doti personali"Il lavoro è dignità ma un paese che permette ai propri cittadini di mettere in campo le proprie competente,realizza un investimento a vantaggio della comunità.la crisi che stiamo vivendo è crisi economica ed è perdita di talenti.spesso li ritroviamo all'estero.figli che abbiamo preparato e formato,li abbiamo donato ad altri paesi che hanno saputo dare loro la dignità di un lavoro mettendo a frutto i loro talenti.i risvolti della mancanza di lavoronel sociale sono terribili e producono radicali cambiamenti sulle abitudini di vita sulle famiglie:ritarda l'uscita da casa dei giovani;prolunga l'adolescenza e la presa in carico delle responsabilità;Si diventa genitori sempre più tardi con cali di natalità preoccupanti.La mancanza di lavoro leva dignità ad un'intera generazione
RispondiEliminaMi piace il tuo commento Marisa, soprattutto che hai saputo dare il giusto valore a chi attraverso il proprio lavoro, può sentirsi fiero di appartenere alla comunità in cui vive. Apprezzo ancor di più la valenza che assegni alla cultura e agli addetti ai lavori nel campo dell'insegnamento, forse il lavoro che oltre a dare dignità forgia la società alla conoscenza. Cara Marisa, eppure il nostro ex ministro (per fortuna ex), un certo Tremonti affermava che "con la cultura non si mangia". Hai capito da chi siamo stati governati, ed a chi abbiamo affidato la nostra economia?. Mi viene quasi da piangere!!!
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