di Franco Luce - Per chi ama la storia è utile conservare vecchi ritagli giornali, sempre valide testimonianze utili a verificare, a distanza di anni,
dichiarazioni ed atteggiamenti, di una popolazione, in circostanze uguali ma opposte. “Verba volant, scripta manent” affermavano i nostri progenitori, dato che in tempi ormai passati la scrittura era l’unico mezzo disponibile per certificare e riportare alla memoria dei posteri: atti, fatti e momenti vissuti.
“Molto si parla oggi dell’emigrazione: milioni di italiani vorrebbero, se possibile abbandonare il flagellato suolo della patria, ansiosi e fiduciosi di ritrovare in terre lontane condizioni normali di vita…” Così veniva riportato il 14-09-1945, sulla prestigiosa rivista “Affari Internazionali“ il fenomeno italiano dell’emigrazione subito dopo il secondo conflitto mondiale. Ed ancora: “Se le porte dei paesi stranieri non fossero ancora sbarrate, vedremmo frotte di italiani precipitarsi ai porti d’imbarco ed allontanarsi con immenso sollievo...Dichiarazioni di governanti prospettano l’emigrazione come misura necessaria e benefica…”
A partire dagli anni 90, ci troviamo ad affrontare il fenomeno opposto, quello dell’immigrazione, ma con un’evidente tendenza a “dimenticare” ex abrupto, quando eravamo noi ad essere considerati il “popolo invisibile” del paese ospitante.
Chi non conosce, anche per averlo letto, il “patto del carbone” firmato a Roma il 23-06-1946 che consentiva al Belgio, di sfruttare le sue vecchie ed insicure miniere di carbone con operai italiani? Un accordo che prevedeva l’invio di cinquantamila operai in cambio dell’impegno a vendere all'Italia, mensilmente, un minimo di 2500 tonnellate di carbone ogni 1000 operai inviati. E chi non conosce l’immemorabile disastro di Marcinelle, la miniera “Bois du Cazier”, in cui morirono 262 lavoratori di cui 136 italiani?
Chi scrive non è sostenitore di una immigrazione a “maglia larga”, ma un estimatore del valore della dignità umana. Perciò è necessario che i nostri politici trovino un accordo su due punti sicuramente fondamentali: una seria programmazione dei flussi e l’integrazione degli immigrati. Credo nessuno possa ignorare l’esistenza di un dovere morale e di solidarietà nell’aiutare e nell’accogliere persone in condizione di estremo bisogno. Questo dovere, però, deve essere esercitato nei limiti in cui sia realisticamente possibile offrire un’accoglienza dignitosa.
Volendo essere più espliciti, dunque, dobbiamo accogliere gli immigrati, e le loro famiglie, solo se siamo in grado di garantire loro un lavoro ed una vita decorosa, senza dimenticare che questi abbiano effettivamente la volontà di contribuire al bene comune della società che li ospita.
Non è assolutamente immaginabile considerare un dovere di solidarietà “garantire l’ospitalità” nelle nostre ‘prigioni’. Gli immigrati sono in larga parte persone che entrano in un nuovo paese per costruirsi una nuova vita, e ciò deve avvenire senza conflitti con la società che li ospita, e soltanto attraverso il rispetto delle leggi si può costruire una graduale reciprocità di diritti e di doveri.
A questo livello di integrazione e con la capacità di rispettare regole comuni, ne dovrà seguire l’atto finale: la cittadinanza. Ciò consente al “novello italiano” di conquistare quello status indispensabile a cui sono connessi i diritti civili e politici, cioè quei diritti che la Costituzione riserva ai propri cittadini.
Credo si avverta la tangibile sensazione di confusione generale dei cittadini onesti ed ancor più degli enti locali, in primo luogo i Comuni, che devono garantire agli immigrati, l’erogazione dei servizi di prima necessità con le risorse che sono sempre più ridotte ed insufficienti. Al contrario viene data la possibilità a gente senza scrupoli di accumulare lauti guadagni sfruttando questi sfortunati in lavori insicuri, sottopagati e alloggiandoli in dimore indecenti che violano i principi minimi di vivibilità.
L’immigrazione, potrebbe essere senza dubbio una risorsa, ma limitando gli ingressi solo a chi può essere garantita una vita dignitosa. Purtroppo in Italia esistono alcuni convinti che sia possibile accogliere ‘tutti’ condividendo il nostro benessere, avallando la teoria, vera in parte, che i paesi ricchi avrebbero la responsabilità della povertà nel mondo. La mia personale convinzione è, che accogliendo milioni di persone in maniera incontrollata, non significa condividere la nostra ricchezza e il nostro benessere, ma al contrario, condividere la loro povertà.
Franco Luce
25 Settembre 2014
Vedi Franco io sono figlia di emigrati, ero piccolissima quando dopo la guerra siamo emigrati a Lussemburgo. Ebbene prima di partire mio padre ha dovuto fare una domanda per un lavoro e solo dopo ha potuto prendere il treno e andare in questo paese freddo. Lavorava come manovale stagionale e arrivato l’inverno doveva ritornare in patria. Io e mia madre siamo rimasti in Italia dopo che lui si e trovato un lavoro fisso in miniera a km sotto terra. E dopo avere trovato due stanze per accoglierci la polizia è andata a controllare ha avuto le carte per farci andare in Lussemburgo ma nessuno ci ha aiutati nessuno ti aiutava. C’erano le regole da rispettare non si poteva fare i prepotenti o altrimenti ritornavi nel tuo paese. Ci siamo adeguati al loro sistema di vita e zitti. Non sono stati momenti facili, io andando a scuola senza capire una parola, mi ricorderò per tutta la vita questi momenti. Non si deve accettare che questa gente venga nel nostro paese per essere mantenuti, nessuno deve varcare le frontiere senza il nostro consenso, stiamo passando un momento durissimo con gente nostra che soffre di mancanza di tutto e noi dobbiamo mantenere questa gente in alberghi? Tutto questo non è possibile, il popolo italiano non è mai stato razzista, ma sono riusciti anche a questo, mi dispiace... sarò dura ma questa gente deve ritornare al più presto nei loro paesi. E per come ci sarà possibile li aiuteremo, ma devono imparare in primo luogo di lavorare e tirare su i loro paesi cosi come hanno fatto i nostri anziani.
RispondiEliminaIl Dr.Luce ha perfettamente ragione ed io pure mi auguro che finslmente si comprenda che nel 2014 certe posizioni "razziste" sono non solo fuori luogo ma anche dimostrano la grande ignoranza storica sul fenomeno delle migrazioni.
RispondiEliminaUn popolo come l'italiano che si vanta delle sue "radici cristiane" dovrebbe essere all'avanguardia sulla sostanza della necessità e dell'umanità dell'accoglienza anche perchè i nostri antenati hanno patito sulla loro pelle il disagio di certi rifiuti.Ma, come al solito, quando si è tentato anche di fare i colonianisti con esiti alquanto dubbi, a mio parere,ci si dimentica facilmente della propria origine come se l'Italia non fosse nata proprio dalle massicce emigrazioni dall'oriente, in particolare al sud e al centro e dalle infiltrazioni celtiche dall'occidente. e cimbre al nordo promosse dai conti vescovi dell'Alemannia!
Mi permetto di fare una sola osservazione alla Sig.ra Cottoni, ovviamente con tutto il rispetto e anche la profonda comprensione delle sue parole. Vede Signora quando, quando lei dice: "devono restare: nel lro paese e lavorare per farlo crescere, dice una grande verità, il guaio che penso anche io che loro desidererebbero questo ma il fatto è che siamo stati noi ad andare nel lorto per sfruttarli e schiavizzarli...non lo si dovrebbe dimenticare mai, anche perché, sia pure con altro metodo, lo si continua a fare...Le consiglierei la lettura di "ITALIANI BRAVA GENTE" di Oreste del Buono..lo troverà interessante!
RispondiEliminaSono incappata, pochi giorni fa, in una scritta, recitava, più o meno così:
RispondiEliminaPERCHE’ GLI IMMIGRATI CHE VENGONO DA NOI, CI RUBANO IL LAVORO, mentre I NOSTI FIGLI CHE VANNO ALL’ESTERO, LO FANNO PER AVERE UN FUTURO MIGLIORE?
Mi pare la risposta migliore al razzismo imperante nel nostro Paese.
Trattiamo queste persone, questi uomini ,come animali, li rinchiudiamo in Centri che diventano, troppo spesso galere, ci lamentiamo, poi, se sono arrabbiati, se non sono cortesi con noi…Forse non ci rendiamo conto, che al mondo.ci siamo tutti e tutti abbiamo pari dignità, dal più ricco, al più disperato, a maggior ragione, vanno rispettati e tutelati, coloro che fuggono da guerre e carestie.
Cerchiamo anche di tenere in buon conto che, la maggior parte dei migranti che giunge nel nostro Paese, vorrebbe essere solo di passaggio, erso altre nazioni iù a Nord, ma la sorte ha messo l’Italia, sulla loro strada, prima di raggiugere la destinazione che desiderano…Lasciamoglielo fare, con la necessaria educazione, accompagnandoli nel loro cammino, fermo restando la condanna totale di ogni forma di atto criminale o anche solo di micro criminalità.
Rendiamoci conto che, il secolo scorso, noi eravamo loro…..
RispondiEliminaUn bellissimo articolo, con riferimento ad alcuni momenti storici importanti, quelli che hanno segnato i passi amari di tante lunghe file di un'umanità in cammino nella speranza di trovare un futuro migliore; che poi tale non è sempre stato.
In ogni cosa, comunque, ci vuole la giusta misura, non si può pensare di accogliere all'infinito masse enormi di persone che non sempre vengono da noi in cerca di un lavoro; lo sappiamo, in tanti arrivano per delinquere, o per sfuggire alla giustizia.
Qui si sta confondendo, soprattutto da parte delle varie chiese, il messaggio evangelico con il buonismo, che poi si traduce in convenienza; più sono più si ha garantito un posto di lavoro nelle varie organizzazioni del volontariato: sono tutti pagati!
Nel vangelo di Matteo è riportato l'episodio della cananea, cioè della donna straniera che chiede a Gesù di guarirle la figlia. Nota è la risposta del maestro: “Lascia prima che si sfamino quelli della casa; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini".
E solo dopo l'insistenza della donna, Gesù fa il miracolo.
Qui, arrivano e pretendono, altro che chiedere con insistenza evangelica! Arrivano ben ammaestrati già nei luoghi di partenza; e poi sostenuti dai volontari, che prima del cibo, danno loro tutte le informazioni che riguardano i loro diritti. Per carità è più che giusto, ma quando si esagera....!
Oggi leggevo un invito ad adottare una famiglia di immigrati. Ora, dico io, non spetterebbe prima, anche in questo caso, dare la precedenza “ a quelli della casa”, e magari fare un invito ad adottare una famiglia di disoccupati?
Tra l'altro gli immigrati ci costano troppo, più o meno 150 euro al giorno considerando tutte le spese. Davvero possiamo permettercelo? Quanto lavoro si potrebbe produrre con tutti quei milioni di euro....!
La verità è che l'industria dell'accoglienza rende bene.
E poi, lo sappiamo il rischio è grosso, ci vogliono maggiori controlli; bisogna cominciare a chiudere le frontiere. Non tutti scappano dalla fame e dalla guerra; tra loro ci sono molti fondamentalisti, pronti ad attaccare l'Europa cristiana.
Vecchio sogno che si ripropone in tutto il suo odio e la sua violenza distruttiva.
E' vero che anche noi siamo stati emigranti, ma eravamo richiesti per andare a lavorare, e quando arrivavamo, rispettavamo le leggi della nazione che ci accoglieva.
Qui si avanzano sempre più pretese. Le moschee, inutile dirlo, sono centri di aggregazione e di formazione alla guerra santa.
Anche il papa è in pericolo, l'esercito italiano ha rafforzato i contingenti che sono a difesa dello Stato Vaticano.
Né si sa dove possano colpire!
Sono abbastanza vecchio per ricordarmi della grande ondata di emigrazione italiana dopo la seconda guerra mondiale, verso il belgio e i paesi del Sud America, in particolare verso il Brasile, L'Argentina e il venezuela. Poi quella clandestina verso gli Stati uniti e, per tutti gli anni 50 e 60, verso il Nord Italia, la Sizzera e la Germania. A sesto San Giovanni erano tanti i meridionali ammassati in pochi spazi e questi venivamo chiamati "la Corea". Come già detto negli Stati Uniti si andava da clandestini, pagando gli "SCAFISTI" di allora che erano Itliani. Le cronache,arrivate fino all'estero, raccontavano che alcuni di questi clandestini non erano mai partiti dall'Italia perchè dalle parti di Bari ne avevano fatto sapone. Io personalmente nell'agosto del 1960 sono arivato in Svizzerra come "TURISTA" con gli ulti 40 franchi che mi erano rimasti dei soldi presi in prestito dagli usurai del mio paese.Ci sono rimasto per 30 anni con soddisfazione mia e del Paese che mi ospitava. Adesso vedo troppo astio nei confronti di chi, in condizioni peggiori delle nostre, viene in Italia a cercare quello che noi abbiamo cercato nel passato non tanto remoto. Naturalmente non siamo nelle condizioni di accogliere tutti. Quindi la soluzione sarebbe quella di contribuire, in modo umano, a creare le condizioni per non farli partire.
RispondiEliminaQuestione molto delicata, quella dell'immigrazione.
RispondiEliminaSe ne può discutere su due piani, uno è quello della morale, uno è quello del denaro.
Cosa sia più importante è ovvio che è quella del denaro.
Il denaro è la cosa più importante insieme ai consumi ed al tenore di vita, si parla e si disquisisce a tutte le ore solo di soldi.
Salvare vite umane conviene o non conviene?
Costa tanto o costa poco?
La vita di uno di ''LORO'' vale quanto quella di uno di ''Noi''?
Mare nostrum conviene o non conviene, chi paga ?
Confesso di non essere preparato su questo tipo di analisi, aggiungo che leggere o ascoltare certe considerazioni, economicamente sacrosante, nuoce gravemente alla mia salute, e che su questa vicenda preferisco tacere.
Qualcuno dice che il ''Buonismo'' non serve, allora speriamo che il ''CATTIVISMO'' risolva le cose.
Terza via: la ragione! Ogni cosa va considerata nella sua complessità.
RispondiEliminaL'ultima (se risponde al vero....), sembrerebbe che lo Stato sarebbe disposto a dare 900 euro al mese a chi fosse disposto ad accogliere una famiglia di migranti in casa e ad occuparsi di essa. Qui ci sono i soldi di mezzo, che potrebbero anche migliorare il senso di buonismo. Chi di noi sarebbe disposto?
Ottimo e molto equilibrato l'articolo di Luce, i cui punti analizzati sono dei capisaldi della nostra Storia. Secondo la mia modesta opinione, noi, come popolo italiano, abbiamo fatto molto, anche al di sopra del dovuto e delle nostre possibilità fisiche ed economiche, dando prova ed esempio a quella che dovrebbe essere l'Europa Unita(???) di generosità immensa! ...Abbiamo accolto ed aiutato, economicamente e moralmente, masse umane di disperati alla disperata ricerca chi di salvezza ed asilo, chi dell'Eldorado... Credo sia sotto gli occhi di tutti, ora, l'impossibilità di continuare quest'opera umanitaria perché SIAMO AL COLLASSO. In questo marasma il renzie... pensa ad autocelebrarsi all'estero... continuando a vendere fumo... sempre più evanescente.
RispondiEliminaL’immigrazione diventa un fatto sempre più spinoso.
RispondiEliminaE’in fortissima crescita e soprattutto perché coinvolge paesi, come l’Italia, che sono in forte recessione e che importano più disperati e disoccupati di quanti ne esportano.
Il passato non ci aiuta più a comprendere il presente, e meno ancora il futuro. Il mondo di oggi è cambiato e stravolto in tutte le sue componenti più strutturali, da quelle etiche a quelle economiche e politiche.
Il problema va affrontato senza pietismi, moralismi e buonismi o c attivismi vari.
Va affrontato con la concretezza della sostenibilità economica e sociale da parte dei paesi ospitanti.
Va affrontato con una politica internazionale mirante ad un nuovo ordine mondiale. Un singolo paese non può fare un bel niente, può solo chiudere i propri confini con il filo spinato e i cannoni, e sospetto che forse è questo che i governi hanno deciso di fare. Da Malta all’Europa, agli Usa. L’Italia non lo può fare, sia per la geografia dei suoi confini, sia per la presenza del papa, e sia perché è rimasta l’unica mucca da mungere “indisturbati” in grande tranquillità.
Scusate, ma forse sono stato poco chiaro nel finale.
RispondiEliminaPer mucca da mungere intendo la speculazione economica di alcuni "italiani" sull'immigrazione nel nostro paese, non certo l'Italia da parte di paese stranieri.
Lascio stare le dissertazioni sul razzismo, posto che in alcuni constato una imbarazzante ignoranza sul significato del termine ciò, probabilmente, a cagione della martellante propaganda, tendente a dipingere gli immigrati come disperati, vittime di tutti i mali del mondo, etc. etc.
RispondiEliminaSullo specifico punto si è creata una “teoria dominante” secondo la quale è razzismo ogni sorta di doglianza verso queste persone.
Sul razzismo, pertanto, invito a leggere il reale significato del termine su appositi testi (ad esempio il Treccani è un buon inizio).
Ciò premesso, non è revocabile in dubbio che ciò che accade è questo:
sovente gli immigrati, nei centri di accoglienza, gettano il cibo nei cassonetti, e ciò nella migliore delle ipotesi, perché il resto delle volte lo tirano addosso ai seguenti soggetti, nell’ordine: forze di polizia, giudici di pace; agli avvocati che li difendono (d’ufficio), agli addetti delle associazioni umanitarie che li operano; agli addetti alle cooperative che il centro gestiscono.
Lanci, sovente accompagnati da epiteti come: “italiani spaghetti, italiani maccheroni schifo”, etc. etc. (e sul punto esistono innumerevoli filmati anche su youtube, basta cercare).
Poi, molti non sanno che a carico del bilancio italico tali “poveri” soggetti pesano, dal momento che, per effetto della legge sono titolari, anche senza avere mai versato un soldo di contributo, della pensione sociale, dell’indennità di accompagnamento, e altre provvidenze che sono state loro estese per via delle ripetute pronunce della Corte Costituzionale.
Quindi il calcolo è facile, basti pensare a tutti gli over 65 e a tutti i ricongiungimenti familiari. Senza contare, ancora, il fondo per i rimpatri dell’INPS, le rimesse esentasse degli extracomunitari nei loro paesi e, infine, per non contare ancora i costi del loro rimpatrio sostenuti da altri enti.
Infine, a valere sulla decisione 2007/575/CE è stato recentemente emesso il DECRETO 2 luglio 2014, dal Ministero dell’Interno il cui art. 1, fra l’altro, in ordine alla ripartizione delle risorse del Fondo europeo per i rimpatri, relativamente all’Azione 6 del Programma annuale 2013, recita che una parte è finalizzata al: “Consolidamento della rete di riferimento nazionale di operatori e autorità locali, nonché rafforzamento della collaborazione con le rappresentanze consolari dei Paesi di origine in Italia”.
Questo “rafforzamento della collaborazione” è ragionevole ritenere che possa consistere in soldoni che l’italia elargisce ai paesi di provenienza, acchè questi se li riprendano. Va da se che tutto questo non verrà mai detto in termini espliciti e molti di questi accordi “bilaterali” non sono pubblici.
Ai voglia di fare paragoni con la passata immigrazione italiota che nulla ha a che spartire con questa (senza ma e senza se).
Erano diverse le condizioni, i valori e le necessità dei paesi ospitanti.
Anche il cosiddetto “patto per il carbone” citato dall’Autore dell’articolo (che poi era un disegno di legge) in fondo, per le condizioni storiche dell’epoca non era discriminante come lo si vuol far credere. Esso, infatti, prevedeva per i lavoratori italici lo stesso trattamento di quelli Belgi.
In se, tale patto, non aveva nulla di discriminante.
Insomma, il problema dell’immigrazione è serio e va affrontato, inizialmente, con il blocco totale di tale flusso e poi, con soluzioni possibilmente da prendere nei loro paesi.
Viceversa, chi di voi è disposto a cedere la propria casa?
Si, perché per come alcuni utenti pongono il problema, l’epilogo che si prospetta è proprio questo, dal momento che, storicamente, è arciprovato che le popolazioni autoctone soccombano agli “invasori”.
Vetero comunisti di questo blog con gli immigrati avete rotto
RispondiEliminaGentile Anonimo, in questo blog ci sono solamente cittadini liberi e capaci di esprimere il loro pensiero senza pregiudizi e senza sovrastrutture mentali. Cosa che, invece, Lei, mi pare, non riesce a fare perché ha la mente obnubilata da idee lontane da sentimenti come la solidarietà e da quei valori che sono alla base delle società moderne e civili.
EliminaChiara e lucida analisi di Franco Luce.Confesso la mia ignoranza,ma sconoscevo il patto del carbone e sono rimasta spiazzata della vendita di 50 mila operai per assicurarsi il carbone.Altra vergogna italiana.Sono d'accordo con te Franco,quando dici che moralmente non possiamo sottrarci all'obbligo dell'accoglienza.Fa male vedere affiorare uomini,donne e bambini Mi chiedo quali sogni,quali speranze si portavano dietro.ma anche noi stiamo vivendo un momento difficile e non possiamo andare oltre ciò che non possiamo dare. L'Europa sbarra le frontiere e allora cosa possiamo fare?Forse da soli niente ma se l'Europa unita,cercasse,dove è possibile, di ristabilire ordine e democrazia,magari mandando persone qualificate.Diciamo una specie di affido temporaneo,finanziato dalla comunità europea.
RispondiEliminaSignora Bignardelli, apprezzo il commento al mio servizio e la riflessione fatta su quei tristi eventi.. Non dimentichiamo che quelle morti, rappresentarono certamente una pagina buia per il nostro paese, e vergognosa in quanto tutti erano a conoscenza della pericolosità di quelle gallerie. I nostri governanti si affrettarono a Roma a sottoscrivere il famoso "Patto del carbone" con il Belgio senza andare troppo per il sottile.Fu costituita la CECA (comunità europea per il carbone e l'acciaio) per salvare la nostra nazione da un sicuro tracollo economico. L'Italia, aveva tanta mano d'opera ma non le risorse energetiche e minerarie. Erano gli anni ' 50, subito dopo il secondo conflitto mondiale, e furono questi accordi a livello europeo, e il famoso "Piano Marshall" a salvarci dalla fame. Bastarono pochi anni e la fierezza del popolo italico a far sì che il 1959 fu l'anno del nostro boom economico. Ora ne rimane solo uno sbiadito ricordo.
RispondiEliminaEgregio anonimo del 27 settembre 2014 delle ore 13,40, sono un semplice cittadino che non temo di esporre il mio nome e cognome ed esprimere liberamente la mia. Il tuo modo di presentarti, mi ricorda qualche fanatico della minuscola repubblica di Salò. Credo che sia ora di smetterla con gli insulti e l'uso di termini per una politica ormai tramontata. Tu sei contro l'accoglienza, legittima considerazione da parte tua, come legittima è quella diversa dal tuo modo di pensare. Sarei lieto di conoscerti, intessere un costruttivo dialogo e poi scambiarci un saluto.
RispondiEliminaGentile Signora Cottoni, mi permetta di fare un'osservazione, su ciò che ha scritto a proposito delle "regole", che noi dovevamo rispettare quando emigravamo.
EliminaVede, anch'io sono figlio di una Famiglia di emigranti, ho 71 anni, e sono il più giovane dei miei fratelli. Le dico questo perchè Lei possa calcolare i tempi in cui i miei fratelli e sorelle, emigravano in Svizzera, Germania, Australia. C'è sicuramente una differenza tra la nostro emigrare e quello di coloro che oggi vengono (transitano più che altro) in Italia, ed è questa: Noi emigravamo perchè era un modo per fuggire dalla miseria e dalla fame (ricorda il bel film "IL CAMMINO DELLA SPERANZA?", quelli eravamo noi. Loro scappano dai loro Paesi per il nostro stesso motivo, ma anche e sopratutto per fuggire da una guerra, e da lotte tribali che sembrano non avere mai fine.
Lei mi dirà: Ma che la smettano con le guerre e le lotte fratricide. D'accordo, ma non è così semplice.
Credo anche di poter aggiungere che se l'Africa vive certe condizioni di miseria e di fame, non è solo a causa del clima caldo di quel continente, ma anche e sopratutto perchè l'occidente (noi) li ha depredati con la colonizzazione. Prenda il Congo per esempio. E' un Paese ricco d'oro, di diamanti, di uranio (la prima bomba atomica è stata fatta col il loro uranio), di tante altre risorse naturali. I nostri cellulari, gli smartphone, gli Iphone, non potrebbero esistere senza il loro coltan. Beh, mi pare che il Belgio, e non solo il Belgio, ma anche i ricchi mercanti d'avorio (gente priva di scrupoli) abbiano fattoi loro sporchi affari, uccidendo, depredando e favorendo poi l'avvento di regimi totalitari e ridicoli al tempo stesso. Questi hanno creato delle tragedie dalle quali la gente non potrà che fuggire. Le ho portato l'esempio del Congo, ma vale per tutto quel grande continente Africano. Cosa significa questo? Che io giustifichi l'immigrazione di massa attuale perso le nostre coste? Non è così! Ma è quì che chiamo in causa il bellissimo articolo del dott. Luce, la mia risposta al problema è già stata data da lui, che ringrazio per un contributo così lucido, in risposta alle panzane elettorali usate dalla lega in Veneto.
L'articolo mi piace perché molto equilibrato, atteggiamento indispensabile per affrontare un tema così delicato e sul quale, in troppe sedi, anche istituzionali, si fa demagogia per fini non proprio nobili, giocando sulla pelle dei disperati e sulla esasperazione di chi non riesce a capire ed a selezionare le informazioni. Credo che sia il presupposto fondamentale da cui partire per provare a regolamentare il fenomeno tutelando nel miglior modo possibile tutti gli interessi ed i diritti in ballo.
RispondiEliminaSi continua a dire li abbiamo depredati, li abbiamo derubati, li abbiamo sfruttati, etc. etc.
RispondiEliminaVediamo di smetterla con sto' "noi", con questo insano, deleterio quanto ipocrita doppiomoralista cattocristiano senso di colpa.
Caro Signore, io non c'entro un bel nulla con questo "noi", io non sono e non faccio parte del "noi". Io, non ho sfruttato un bel nulla.
A questo "noi" appartengono altri che vano rintracciati nella plutocrazia della quale, io, non faccio parte.
Poi, sulla condizione degli immigrati Italiani del tempo, condivido l’analisi poco prima illustrata dal “iltafano”.
in questo blog ci stanno tanti chiacchieroni nulla facenti che parlano dell'immigrazioni degli altri, ma con i soldi degli altri. si organizzassero con le loro barche e quella di d'alema, li anadssero a prendere a domicilio e se li portassero a casa loro.
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