venerdì 12 settembre 2014

Chi sono i derubati: i giudici o i politici?

Silvio BerlusconiDi Pietrodi Franco Luce - Attualmente i politici vengono guardati con evidente diffidenza dai magistrati anche perché, come anguille, riescono quasi sempre a sgusciare via ed a sottrarsi con disinvoltura all’azione della giustizia.
Tanti politici, infatti, sono riusciti a risolvere brillantemente i loro problemi giudiziari, non perché risultati innocenti bensì grazie a strumenti come immunità, prescrizioni, leggi ad hoc e ricandidature.
Ma anche i magistrati sono considerati con diffidenza dai nostri politici perché, come “zanzare”, infastidiscono senza tregua il “libero” corso della politica. Non esiste un periodo di tempo, anche abbastanza breve, in cui qualche politico, nazionale o locale che sia, non incappi in un’indagine. Il corso della politica, in Italia, è punteggiato da vicende giudiziarie, che interferiscono con il suo normale corso, e spesso questo “normale” corso viene pesantemente deviato.
Le forze politiche dal canto loro non esitano a usare le vicende giudiziarie per delegittimare gli avversari e anche per la lotta interna ai partiti stessi. Se ci limitiamo ai personaggi più noti, oltre al solito Berlusconi, ci accorgiamo che la serie degli indagati è molto lunga e ce n'è per tutti: per la destra, per il centro e per la sinistra. Di fronte a questo stillicidio, che si ripete ormai da vent’anni, una parte della casta, specie a destra, ma non solo, invoca il proprio sacrosanto diritto di fare politica al riparo da quelle fastidiose “zanzare” della magistratura. Dall’altra parte, specie a sinistra, si usa invece la magistratura come arma politica con la puntuale richiesta di dimissioni, ovvero non candidatura, dei politici indagati.
gianfranco-finiOsservando con obiettività la furia del giustizialismo, secondo la quale basta essere indagati per dover fare un passo indietro, ci accorgiamo che essa va a posarsi dove il vento dell’opportunità politica la porta. Di Pietro era intransigente, ma ha cessato di esserlo quando ha dovuto sostenere Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, nonostante fosse rinviato a giudizio per vari reati. E che dire di Fini e i finiani che hanno digerito di tutto e di più in passato, quando hanno governato, per poi diventare moralisti quando, per chi ricorda il caso Caliendo, addirittura spingere alle dimissioni ancor prima del rinvio a giudizio.
È evidente che qualcosa non quadra. E finché l’azione dei magistrati viene usata strumentalmente per la lotta politica, non dobbiamo stupirci se qualcuno teorizzi l’indifferenza alle inchieste e il diritto della politica a non farsi commissariare dalla magistratura. Tuttavia, fin quando la politica non fa pulizia al proprio interno, è inevitabile che ogni indagato venga percepito dai cittadini, più come probabile colpevole anziché presunto innocente. Purtroppo, sono troppo numerosi i politici sui quali pendono vicende davvero inquietanti e troppo frequenti i casi in cui riescono a farla franca, grazie a furbizie e protezioni!
Come si esce da questa spirale? Ebbene, secondo chi scrive, le ricette avanzate da alcuni politici sulla non candidabilità degli indagati rischia di introdurre nella lotta politica una nuova arma certamente “non convenzionale”. La magistratura non è infallibile, e forse non è sempre imparziale. Sarebbe molto più ragionevole che la politica si guadagnasse sul campo il diritto, quando lo ritiene giusto, di difendere legittimamente le proprie scelte e i propri uomini. Per potersi difendere senza essere percepita come una corporazione che si sente al di sopra della legge, occorrerebbe che la politica prima di chiedere un passo indietro alla magistratura, facesse lei un passo avanti, e si occupasse di fare pulizia in casa senza aspettare che siano le Procure a rivoltare i “tappeti”. Solo se prima avrà avuto il coraggio di liberarsi di chi abbia commesso gravi reati o solo scorrettezze, la politica potrà risultare credibile per difendere un proprio uomo contro eventuali sbagli (o solo atti dovuti) della magistratura.
Antonio BassolinoMi sono chiesto spesso perché mai un uomo come Bassolino, nonostante i suoi tanti negativi trascorsi amministrativi e giudiziari, abbia avuto una vita politica così lunga nel Pd. O perché il Pdl ha voluto difendere con caparbietà e ostinazione personaggi come Nicola Cosentino, con una richiesta per concorso esterno in associazione mafiosa confermata dalla Cassazione. E in egual misura perché l’Udc abbia sempre difeso Totò Cuffaro, ora condannato per mafia? Tutti errori giudiziari? Non lo so, non spetta a me giudicare, però è evidente come il sole che se a suo tempo, questi partiti avessero fatto scendere dai rispettivi carrozzoni un po' di questi signori oltremodo ben pagati, una stragrande maggioranza di italiani li avrebbe guardati con occhio diverso, soprattutto nel momento in cui si adoperano per difendere qualche loro uomo finito nelle maglie della Giustizia.
A questo punto bisogna fare una seria riflessione. Chi è il derubato? la magistratura oppure la politica? Sono convinto che quando viene perpetrata una rapina, il derubato non è mai incolpevole.
Franco LuceFranco Luce
12 Settembre 2014







10 commenti:

  1. Il derubato è solo il cittadino,
    I colpevoli sono la politica, perchè non è più tale da almeno 20 anni, e la magistratura, perchè nel vuoto lasciato dalla politica essa spadroneggia ormai come unico detentore del potere assoluto.
    Basta un semplice avviso di garanzia e sei finito.
    La soluzione? Ognuno di noi, chiunque sia e qualunque cosa faccia, deve rimettere la moralità al primo posto, nel privato e nel pubblico.
    Facile a dirsi, lo so. Ma sta tutto qui.

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  2. Qui non è innocente nessuno né i politici e neppure i magistrati dal momento che basta un intervento di un politico sostenuto da un magistrato perché giustizia sia negata. Per fortuna nella magistratura ci sono persone davvero oneste che si attengono alla legge ma vengono osteggiati pesantemente ogni volta che aprono una inchiesta a persona pubblica. La magistratura dovrebbe essere un organo talmente forte e incorruttibile da portare avanti ogni processo che vede indagato un uomo politico. È vero che può sbagliare ma non è per questo che deve essere riformata a misura della casta. Dei politici purtroppo penso tutto il male possibile perché come si controlla uno qualsiasi preso a caso ha sempre una pendenza di reato. Come uscire da questa spirale ostruttiva. Riformando del tutto la politica ma non in prospettiva di una elezione bensì riformarla dall'interno e cioe' candidare esclusivamente persone di specchiata onestà che non abbiano privilegi bensì uno stipendio adeguato al loro lavoro di presenza quando devono legiferare. Un gettone per essere chiara. Solo così la politica sarebbe davvero utile a se stessa e soprattutto al cittadino. Se continuiamo nel modo corrente ci aspetta solo disordine e malcontento. Tanto da dire: io speriamo che me la cavo!

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  3. Una lucida ed amara descrizione di uno spaccato dell'odierna realtà. Tremendamente vero. Una quasi spietata analisi... molto onesta, puntuale ed obbiettiva

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  4. Egregia Redazione e gentili lettori,
    Sono al primo commento ufficiale,in primis colgo l'occasione per complimentarmi per lo stile e l'onestà intellettuale di questo blog.
    Per chi come il sottoscritto è cresciuto di pane e politica è veramente difficile dare un parere "lucido" su un tema che dividerebbe senza troppe difficoltà anche le famiglie più unite.Ritengo che anche in questo caso i latini avevano ragione "in media stat virtus" c'è del buono in politica come c'è del buono nelle procure ma c'è anche del marcio....
    Ma nonostante la mia giovanissima età una cosa mi sento di aver imparato dalla vita che troppo spesso quando nelle aule di tribunale si parla di politica la giustizia esce dalla finestra...

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  5. Continuiamo ad alimentare un inutile, quanto sbagliata convinzione, che la magistratura utilizza il proprio potere (demandato dalla Costituzione secondo il criterio della divisione dei poteri), per perseguire i politici. E' bene ricordare che tutte le iniziative assunte dai magistrati, tutti i reati contestati, tutte le condanne inflitte discendono da una rigorosa applicazione del codice penale (il quale codice è bene ricordare è stato redatto dai politici, non dai magistrati). Il giudice non può praticare il libero arbitrio. La durata della pena che si infligge a un condannato è prevista dal predetto codice penale. Chiunque si ritiene perseguitato dalla magistratura, come lamenta qualche politico, ha la possibilità di ricorrere in altri due gradi di giudizio e, soprattutto, di essere giudicato da giudici diversi dai primi che hanno emesso sentenza sfavorevole per lui. Se invece venisse accertata negligenza, imperizia o, peggio, dolo da parte del giudice che ha sbagliato lo Stato risarcisce la vittima e punisce il giudice che ha sbagliato. Il nostro è il sistema giudiziario più garantista dell'occidente. Ecco perchè questo gridare al giustizialismo da parte di una classe politica che ( siamo sinceri, non manca certo di dare lavoro ai giudici con le proprie ruberie, i loro malaffari, le concussioni e tanto altro) è un esercizio che ha stancato. La verità è che c’è chi vuole spostare l'attenzione da una politica ormai ridotta a una vergogna nazionale, verso una magistratura che si vuole dipingere come giustizialista (parola inventata da Berlusconi, noto giglio di campo). Inoltre, i giudici, in presenza di reati, hanno arrestato i loro colleghi mentre i politici si coprono a vicenda e, anzi, trasversalmente cancellano i reati di cui sono accusati dal codice penale. Certo, nessuno intende affermare che tutti i giudici sono al di sopra di ogni sospetto. E' ovvio che tutti siamo soggetti a critiche e contestazioni. Ma chi difende i politici inquisiti scagliandosi contro il solito giudice comunista o, appunto, giustizialista, non contesta mai un giudice che, al contrario, assolve con troppa leggerezza il politico accusato pesantemente di gravi reati. Anche il giudice che assolve può sbagliare sottovalutando un inchiesta o ridimensionando le prove acquisite. Per queste ragioni, io credo, che si debba avere rispetto per i giudici e, soprattutto, per le loro sentenze sapendo che c'è sempre modo di poter dimostrare la propria (eventuale) innocenza. La politica si occupi piuttosto di evitare di mettere in lista gente poco raccomandabile e magari con vistosi carichi pendenti, per evitare, quando poi arriva la condanna, di gridare "Al lupo, al lupo".

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    1. Quello che mi preocupa è che Renzi, adesso, usa le stesse parole di Berlusconi e di Forza Italia tutta. Riferendosi ai candidati alle primarie in Emilia dice: "non ci facciamo dettare le nostre canditature da persone esterne" Riferimento chiaro ai magistrati che indagano sulle spese pazze alla Regione.

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  6. A mio giudizio il tutto avviene perchè, comunque, restiamo un popolo di opportunisti. Finchè una cosa ci va bene oppure ci conviene la sosteniamo e ce ne serviamo quando urta il nostro personale interesse allora non va più bene.Mi si consenta di dire che è un fatto puramente culturale. Siamo fatti così e i furbi vivono sfruttando questa nostra caratteristica, se non ci liberiamo dalle pastoie dell'egosimo, non avremo mai una vera giustizia. Si badi bene che non parlo di egoismo persopnale, anche se indubbiamente ha il suo potere, ma parlo dell'egoismo collettivo e quello che spaventta di più è il fatto che siamo pronti a sostenere qualsiasi causa per puro spirito di contraddizione. Diceva Bartali: "l'è tutto da rifare.." Già! Ma da dove cominciamo? Io suggerirei da noi stessi...

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  7. L'eterna lotta tra chi detiene e gestisce il potere e chi ha la funzione del controllo della legalità. E poi la tendenza a strumentalizzare le azioni giudiziarie per la lotta politica. Una questione sempre aperta che si dovrà risolvere al più presto.

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  8. giudici e politici pari sono

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  9. Sono d'accordo con l'analisi, meno con la sintesi: non penso affatto che il derubato sia complice della rapina, e questo ragionamento, ahimè, è quello che poi dà un fondamento alla poca rilevanza che si dà, anche penalmente, alle truffe (secondo la vulgata per la quale il truffato è un cretino, e il truffatore un furbo). Ma questo in linea generalissima, perchè invece condivido il fatto che nell'antica strumentalizzazione della giustizia da parte della politica (insomma, Catilina aveva il torto di possedere meno retorica di Cicerone che militava nel partito avverso), si sia fatto -almeno da tangentopoli in poi come sistema- un passo in più (non avanti, eh?). E cioè che sono proprio i poteri dello stato a confliggere in modo "quasi volontario". Non so bene come se ne esca, ma quando ho dubbi rileggo gli atti della costituente, e mi viene in mente che c'è anche, nella carta primaria, un articolo che riguarda la democraticità interna ai partiti. Mai attuato. Peccato, perchè è da lì che io avrei iniziato anche negli anni 90.

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