di Franco Luce - Crisi economica: è il caso di tornare indietro di 25 anni. Quel lontano 9 novembre del 1989, rappresentò certamente una pietra miliare per la storia europea, per la stessa evoluzione dell'economia mondiale e non solo per quella del vecchio continente.
Quel giorno, tutti lo ricordiamo come data ufficiale della caduta del muro di Berlino. Quasi per miracolo, in quanto nessuno se lo aspettava, ed in forma assolutamente non traumatica, veniva accettata dagli Stati oltre cortina non solo la demolizione, ma anche il sistema economico praticato al di là del “muro”, che era riuscita a produrre quel progresso tanto propagandato dal mondo occidentale ed in particolar modo dagli Stati Uniti d'America.
Insieme al muro, cadeva sotto i colpi del piccone della libertà, mandando in frantumi anche, un sistema economico che aveva determinato, dalla fine del secondo conflitto mondiale, il precario e misero sviluppo delle ex repubbliche socialiste sovietiche che per decenni avevano subito le conseguenze di una “economia statale pianificata”. Da allora, l'economia di un capitalismo, forse troppo liberale domina senza rivali la scena economica mondiale; un dominio che ha visto un solo vincitore in una “competizione”, anche in veste ideologica, portata avanti tra due sistemi economico-sociali contrapposti, che allora per un certo verso venivano considerati alternativi tra loro.
Attualmente però, è apparsa all'orizzonte una gravissima crisi economica che riguarda il capitalismo, proprio quel sistema che aveva convinto i Paesi dell'Est europeo ad abbandonare il loro. Tuttavia anche in presenza dell'attuale crisi economica, di cui non si conoscono ancora i risvolti, si continua ancora a nutrire piena fiducia in una forma di capitalismo, in cui gli Stati sono costretti ad arrendersi alla “sovranità del mercato”. Che in tempo reale riesce a spostare cifre enormi nelle “tasche giuste” del mondo capitalistico, costringendo i governi dei paesi “bocciati” ad approntare durissime manovre, piani di rientro dai deficit con “lacrime e sangue” per lavoratori, pensionati, giovani, donne e piccole aziende.
Ormai è evidente, che gruppi ristretti del capitalismo internazionale, detengono mezzi efficaci attraverso i quali possono decidere il destino dei governi ed anche delle disgrazie delle grandi masse popolari. A questo punto, ci troviamo di fronte ad un gravissimo fenomeno che va oltre la speculazione finanziaria e ci sono tutti gli estremi per dubitare, che questi “signori” avendo i loro interessi spalmati sui ogni forma di investimento, controllano anche le agenzie di rating facendo diventare così, il loro, un potere devastante. Dai loro “consigli di amministrazione” e dai monitoraggi permanenti dei loro consulenti spesso escono quei personaggi che poi operano ai vertici delle istituzioni di controllo e garanzia su banche, borse e ministeri economici dei vari governi.
La voracità di questo sistema economico-finanziario, è diventato talmente incontrollabile da non riconoscere nemmeno quei governi che i loro stessi mezzi di informazione hanno favorito l'elezione. In questa costrizione all'autodistruzione, al momento, a rimetterci sono gli stati e i cittadini, ma anche i concetti stessi di democrazia e di sovranità. Le libertà fondamentali sono in pericolo! E non si vede all'orizzonte un progetto politico, forze sociali e movimenti politici in grado di differenziarsi da una palude nella quale in Europa affondano tutti, partiti di destra e di sinistra. E' una vera e propria minaccia che questa esperienza storica ci insegna che un progetto neo-liberista con il potere dello Stato ridotto ai minimi termini, porta inesorabilmente al fallimento.
E' assolutamente necessario e urgente da parte della Politica, riflettere seriamente se continuare con un capitalismo che affonda le sue radici su un liberismo sfrenato ed incontrollabile, oppure porre delle regole precise, che solo una forte presenza dello Stato è in grado di far rispettare. Inoltre c'è da valutare con molta attenzione se questa crisi, di per sé già tanto grave rappresenta solo una prima avvisaglia ovvero la punta di un “iceberg” che potrebbe nascondere una catastrofe di enormi proporzioni.
Ma, siamo sicuri che l'attuale classe politica e chi ci governa intende il capitalismo come quel meccanismo di libera competizione che ha garantito uno sviluppo fino ai tempi nostri? E la forza del vero capitalismo non consiste, o forse non più, nel mettere insieme libera competizione e cooperazione fra tutti gli individui? Però dobbiamo stare attenti che con un mercato globalizzato anche lo Stato potrebbe non essere in grado di offrire queste garanzie, perciò non c'è dubbio che siamo di fronte ad una particolare crisi del capitalismo occidentale, sia di quello americano che di quello europeo.
La crisi del capitalismo è ormai onnipresente e si manifesta in maniera pressante la necessità di indicare nuove forme al suo interno e addirittura nuove alternative. La sensazione è che siamo passati senza accorgercene, ad una subdola dittatura ancora più grave: quella di mercato.
Franco Luce
28 Agosto 2014
P.S. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lucida analisi storica sul libero mercato, il capitalismo e la crisi economica nella quale ci dibattiamo ormai da troppo tempo. L’autore, Franco Luce, classe 1946, ultimo di 10 figli, vive a Stornarella, un piccolo comune in provincia di Foggia.
A 19 anni, diplomatosi perito tecnico industriale, si iscrive a ingegneria, ma interrompe gli studi per la perdita della mamma. A vent'anni viene assunto come cassiere alla "Cassa comunale di credito agrario”. A 22 anni vince una selezione per l'affidamento dell'Ufficio Vendite delle Grandi Opere Mondadori. A 25 anni vince un concorso nelle FFSS e si congeda nel 2004 come dirigente e capo del personale di bordo. Non si arrende e non abbandona mai gli studi, e, da autodidatta, si specializza in: chimica, matematica e fisica applicata. Scrive la sua prima poesia al cimitero in ricordo della madre. Da allora ne ha scritte circa 200. A dicembre pubblicherà il suo primo libro per una casa editrice di Milano. Ha svolto per 40 anni attività politica, ed è stato amministratore comunale. Nel 1985 promuove la costituzione di una banca cooperativa, la "Cassa Rurale e Artigiana di Stornarella". Ha diretto la locale sezione della Coltivatori diretti, con circa 500 soci, partecipando con alle più grandi manifestazioni regionali e nazionali. Dopo un corso di giornalismo, per circa sette anni , è stato corrispondente e membro del consiglio di redazione di un mensile locale "Lo Sguardo sui Cinque Reali Siti" e di un quotidiano della provincia di Foggia "L'Attacco".
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Ad agosto i prezzi al consumo hanno dato un valore, calcolato dall'istat, di -01...cioè siamo in piena deflazione...una cosa gravissima che non accadeva dal 1959, ovvero da 55 anni. Questo disastro economico gravissimo è dovuto alla ottusità tedesca ed alla mancanza di coraggio di Draghi, nel praticare una politica espansiva. Se si farà forse quando sarà tardi, finirà come l'asino che dopo un lungo digiuno non avrà più la forza di mangiare. Con la politica espansiva l'america nel secondo trimestre ha avuto un PIL del 4,2%, mentre da noi la politica antiinflazionistica al 2% imposta dai crucchi ci ha portato a meno 0,1, cioè deflazione. Ora sono cavoli amari se non si porta subito il paziente in rianimazione con massicce trasfusioni di liquidita con programmi di assunzioni di disoccupati anche dallo stato, mettere subito in moto l'edilizia, ma senza consumo di territorio, incentivare le esportazioni e cosi via altrimenti cominceranno i fallimenti delle aziende con aumento mostruoso della disoccupazione e forse il paventato collasso sociale che potrebbe travolgere ed i poveri ma anche i ricchi pagheranno salato un eventuale fallimento. Speriamo bene...
RispondiEliminaLucida analisi storica e politica sul libero mercato,crisi economica,capitalismo.la grave recessione in cui ci troviamo è anche crisi del capitalismo.Ma ,come negli anni trenta,il capitalismo supererà questo difficile momento,ma ritorneranno i tempi d oro della crescita? Sicuramente no. La cosa più grave è la perdita di fiducia in un futuro migliore per i nostri figli,anche perchè non c'è fiducia nella politica,nella gestione di tempi così difficili,le rassicurazioni non servono Il problema non è solo italiano ,il problema è europeo.oggi dobbiamo affrontare La "PERDITA DELLA SPERANZA" La cosa che mi preoccupa è l'accumularsi di capitali in mano MUSULMANE. Quellom che mi preoccupa,per i futuri scenari,è l 'ISLAM POLITICO!!!!!!!!
RispondiEliminaMarisa, mi devo complimentare con te, per essere riuscita in forma sintetica, ad esprimere il contenuto del mio servizio. Hai visto giusto nel parallelismo con la crisi del 29' condividendo in pieno il tuo pessimismo che hai definito "Perdita di speranza". Allora ci fu una ripresa, potendo contare anche su una classe politica mondiale di alto spessore.
EliminaI prezzi calano ed è gravissimo. Rischio deflazione alle porte, anzi lo siamo già. Ma se i prezzi calano, per i salari da fame, però i poveri, per le famiglie monoreddito e per i disoccupati, è pure un fatto negativo, o, invece, è un risultato positivo? Mah!
RispondiEliminaUn sincero plauso all’amico Franco Luce.
RispondiEliminaMi immagino di leggere sui libri di storia delle elementari fra 25 anni il capitolo dedicato al “1989, il crollo del muro di Berlino e le sue conseguenze”, corredate non dalle vecchie foto “Alinari”, ma da quelle dell’ANSA.
I motivi dell’attuale crisi economica , scoppiata nel e dal 2008 (mutui sub-prime USA), sta nell’ormai riduzione ai minimi termini della economia reale (vecchio capitalismo) e nello strapotere globale della speculazione finanziaria sul risparmio dei privati e sul debito pubblico degli stati (capitalismo finanziario).
La politica è sottomessa, anche perché corrotta, dall’economia che si è emancipata dal potere dei governi, perciò diventati “impotenti”, proprio perché “scorazza” indisturbata per il pianeta. Ma la politica, altresì, non ha più la forza di contrastare e governare l’economia, perché la prima comanda dentro i suoi confini nazionali, mentre la seconda è sovranazionale, si sposta da un paese ad un altro con un semplice “clic” di pc. , o per meglio dire sposta masse colossali ed inimmaginabili di denaro.
Come ne usciremo? Rompendo il giocattolo, cioè la globalizzazione e con essa la libera circolazione delle persone e delle merci. Essa non è una conquista della libertà e del progresso dei popoli, come invece vogliono farci credere i media, perché persone, merci e idee si sono sempre spostate nella storia. Questa “libertà” è un totem, una menzogna orchestrata da un gruppo mondiale ristretto di criminali finanziari.
I popoli dobbiamo riprenderci le nostre sovranità e identità nazionali, facendo quadrato su una nuova classe politica che recepisca e realizzi questo progetto, inserito pur sempre, però, in un nuovo ordine mondiale di vera e reale reciproca collaborazione pacifica ed economica per la costruzione di una casa comune mondiale ricca di diversità, e non di omologazioni “lobotomizzate”.
Oggi apprendiamo della deflazione, tornata in Italia dopo 55 anni, con oltre 1.000 licenziamenti al giorno. Sappiamo che la deflazione è il peggiore tumore dell’economia e delle finanze degli stati. La storia ci ricorda la deflazione in Germania della Repubblica di Weimar, e le sue conseguenze. Ce ne abbastanza per svegliarci.
Siamo quasi a settembre e visto che siamo quasi tutti rientrati dalle vacanze possiamo parlare con calma della crisi.
RispondiEliminaTra poco ci sarà da pagare tante tasse e scadenze, penso con terrore alla tassa sulle seconde e terze case, alle assicurazioni delle auto che ogni singolo italiano possiede, almeno una, se non si vuole aggiungere quella delle moto.
Il nostro malessere ''percepito'' è altissimo, soffriamo quanto altri miliardi di essere umani, che almeno sanno di che soffrono, per mancanza di cibo o di medicine di solito, ma anche di guerre di massacri e di genocidi, ma lasciamo perdere, torniamo a noi, che fare?
Avrei personalmente pensato di leggere qualche libro, ma poi ho scartato l'idea, ma intanto i prezzi continuano a scendere, pensavo fosse bene e invece mi dicono che è male, che fare?
RispondiEliminaL'analisi del Sig.Luce è di una verità lapalissiana, accecante.
Le cose che dice sono la testimonianza di una riflessione profonda e anche la dimostrazione dell'ansia che, oggi, tormenta le persone oneste, penso non solo dell'Italia ma del mondo.
Ma a noi sta a cuore esaminare proprio la nostra esistenza nel quotidiano, visto che, al momento, siamo il paese dove maggiormente si fa sentire il disagio della crisi, non solo economica, che travaglia il mondo.
Viene spontanea una domanda: riusciremo ad uscirne se non trionfando almeno in grado di andare avanti nel tentativo di dare a chi viene dopo di noi una certa speranza di vita migliore?
Allo stato delle cose non direi che siamo proprio sulla strada giusta.
Da quello che si evince dall'analisi di cui ci stiamo occupando predomina, non solo in Italia, una interpretazione dell'efficacia del sistema economico in atto molto partigiana o addirittura direi mafiosa. L'arricchimento abnorme di pochi a discapito delle masse meno provvedute fino alla riduzione in schiavitù, se non in catene ma quantomeno in istato di necessità, le masse stesse, le quali verrebbero ridotte a forza produttrice di benessere per pochi eletti e alla privazione,base etica prtincipale per ogni vivere civile, innanzitutto dalla libertà del bisogno.
Da certe situazioni è chiaro che si può uscire solo se la volontà dei più viene impegnata ad una soluzione collettiva che parta dal principio che di fronte alla natura tutti, nessuno escluso, abbiamo diritti e doveri eguali da assolvere e poiché, sempre in forza del principio naturale, siamo costretti a vivere in comunità ben precise, regolate da leggi che siano, principalmente, eguali per tutti e comprendano diritti e doveri liberi dall'assoggettamento a regole che potrebbero definirsi di feudale privilegio.
Detto questo passerei ad un esame della situazione italiana. Nel nostro paese, come è noto vi è stata da sempre una sorta di tradizione sociale che ha ruotato attorno a certi poteri, non del tutto chiari e naturali, con l'acquisizione del potere stesso non in forza di una delega, diciamo popolare, ma in forza di privilegi imposti dal potere economico e che hanno sempre puntato all'asservimento delle masse alla volontà dei pochi. Direi che tale situazione è congenita, innata, venuta alla luce con ognuno di noi sin dal momento del concepimento.
E' sempre stato così. Abbiamo avuto tra la nostra stirpe sociologi, economisti,antropologi, di valore immenso ma che sono stati riconosciuti solamente a livello accademico mentre la pratica della loro sapienza che avrebbe potuto farci veramente tutti grandi, si è fermata a quei peccati originali che ci contraddistinguono da sempre. In breve l'italiano è geniale individualmente ma quando si affianca agli altri diventa massa manovrabile del primo imbonitore che capiti a tiro e che decide, pertanto, anche di ogni atto della nostra esistenza.
Non per niente abbiamo avuto il fascismo, per parlare degli ultimi due secoli, e, purtroppo, a seguire, dopo il breve sprazzo di risollevamento alla fine della guerra, governi che invece di amministrare hanno pensato a dare potenza, più economica che etica, ai loro componenti. Basti pensare agli ultimi venti-venticinque anni della nostra storia. Ma, quello che è grave è che la lezione non è stata assimilata e oggi il pericolo di un annientamento di ogni progresso nel campo sociale, viene seriamente insidiato da un governo che alla luce del sole, e tenendo anche conto delle ultime rivelazioni di Totò Riina, punta a trasformare l'Italia nel Regno della Mafia, ovverossia all'assoggettamento collettivo delle masse ad un regime di sfruttamento criminale delle nostre risorse umane e naturali: E' concepibile tutto cio? Ognuno di noi si faccia un serio esame di coscienza e tragga le conclusioni.
Un'analisi lucida, puntuale e precisa degli eventi storici-politici-economici che hanno determinato la disastrosa crisi che stiamo attraversando e che dubito ci siano i presupposti per superarla.Le speranze sono ridotte al lumicino perché la classe politica di oggi non è neanche lontanamente all'altezza di programmare interventi mirati a risollevare le sorti del paese e contemporaneamente interagire, come necessario, nella dovuta maniera con gli altri Stati. Per intenderci non ci sono gli uomini politici di alto spessore come quelli che hanno portato le nazioni fuori dalla crisi del '29., visione pessimistica ma aderente alla realtà.
RispondiEliminaIl mercato, sempre il mercato. Ogni nostra attività è soggetta alle regole imposte dalle grandi organizzazioni del commercio e dalla finanza. La fase della produzione dei beni primari è passata in sottordine, i prodotti agricoli hanno perso valore e i contadini fuggono dalle loro terre. Perché ciò che conta è la grande distribuzione che stabilisce prezzi e quantità. Che determina la bontà dei prodotti e può decidere se far chiudere un produttore o meno. E, poi, la madre di tutti: la pubblicità. Un affare miliardario capace di comprare tutto e imporre qualsiasi cosa. Ma come sempre il problema riguarda l'informazione e la capacità dei cittadini/consumatori di discernere tra mille proposte. Insomma come dice bene l'autore il problema riguarda l'aberrazione del capitalismo e la globalizzazione. Forse basterebbe una maggiore consapevolezza dei cittadini per riequilibrare il sistema. Forse.
RispondiEliminaLa crisi del capitalismo è solo e sempre per la povera gente e per i paesi in difficoltà. Per le famiglie che non sanno come fare la spesa e per i giovani che non trovano lavoro. Ma per i veri capitalisti va tutto bene, anzi benissimo! E non c'è crisi che tenga.
RispondiEliminaVerissimo l Italia è in deflazione ma noi cittadini non stiamo facendo nulla per migliorare,,anzi neanche ci proviamo,lasciamo decidere ad altri la nostra sorte!!questo non va bene,cerchiamo di svegliarci......!!!!
RispondiEliminaTornare indietro a quel 1989, quando fu abbattuto il muro di Berlino, e con l'apertura di una porta si allargò il concetto di libero mercato a livello planetario? Sembrò un miracolo, eppure si stava preparando un mondo che, liberismo su liberismo, un giorno si sarebbe aggrovigliato su se stesso.
RispondiEliminaMi chiedo poi, quale il muro da abbattere oggi, e in che modo cambiare questo infernale intrecciarsi di interessi! Dove ripescare il capo da afferrare per dipanare l'intricata matassa!
L'era del capitalismo è finita da un pezzo, dico quella che doveva garantire un benessere globalizzato; perché si è andati oltre, e i paesi fino a poco tempo fa detti emergenti, sono diventati sommergenti.
Legge del contrappasso? O solo un contraccolpo! Tutto è possibile! La storia ha delle sue leggi che sfuggono spesso alla previsione e all'astuzia dell'uomo.
Essa ha una sua filosofia che ristabilisce gli equilibri anche demolendo senza tanti ripensamenti; allo scopo di trovare una nuova pianificazione dei sistemi. E questo quando si sfonda, quando si supera il limite della decenza, di un massimo consentito.
La ricchezza mondiale è oggi nelle mani di “pochi” speculatori, che si incontrano in un pianeta a noi sconosciuto; dove decidono delle sorti di tutti: sicuramente si tratta di una vera dittatura del mercato!
Chi sono, dove sono? Nessuno lo sa: un dominio degli invisibili!
L'attuale classe politica non è in grado neanche di capire che stia succedendo, né ha voglia di farlo, occupata com'è a crearsi spazi di potere, a rincorrere utili vari, a mentire spudoratamente; questo, mentre il mondo va a fondo.
D'altra parte, c'è da dire che è veramente difficile riuscire ad entrare nei nuovi meccanismi che regolano a velocità incontrollata spostamenti di capitali e di imprese a seconda del momento e dell'utile che se ne possa ricavare: veloci e inafferrabili, superano anche il tempo necessario per capire e magari, chissà, poter intervenire.
Che fare?
Se ne deve uscire, non c'è altra strada!
La filosofia della storia ci impone di ripensare a quei valori umani che possano ricomporre il tessuto degli scambi su equilibri più sani: necessariamente si deve ricostruire un nuovo mondo del mercato; altrimenti questo rischia di accartocciarci su se stesso ed esplodere.
Che sia venuto il tempo di ripensare a quella cultura cristiana che ci richiama alla condivisione, che grida “guai a voi ricchi....” non solo per rivendicare le radici culturali di questo o quel paese (...si fa per dire!); per cercare di riparare ai danni di un mondo che ha bisogno di culture diverse: che allarghino i legacci dell'egoismo, anche nell'interesse di chi pensa di poter speculare all'infinito e non si accorge che la bomba sta per esplodere!