di Giangiuseppe Gattuso – Di tutti gli impegni annunciati con uso di effetti speciali, è quello che ‘tocca’ nervi scoperti e su cui in precedenza non si è riusciti a porre rimedio, nemmeno in parte.
Infatti, già nel 2010, con il Decreto legge per il contenimento della spesa pubblica, n. 78, firmato dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, si erano posti alcuni paletti per ridurre gli stipendi dei dirigenti dello Stato e dei Magistrati. Si trattava di bloccare l’erogazione di acconti per il triennio 2011-2013, di ridurre del 5% i trattamenti economici dei dirigenti oltre i 90.000 euro lordi, e del 10% quelli oltre i 150.000 e contenere alcune indennità speciali.
Un’idea basata su un qualche buon senso che però la Corte Costituzionale con la sentenza n. 223 dell’8/10/2012 (clicca per leggere il testo) ha dichiarato illegittima, con la conseguenza che lo Stato ha dovuto ‘restituire il maltolto’. Per i Magistrati i giudici della suprema corte hanno ritenuto il trattamento retributivo caratterizzato da un automatismo legale «come guarentigia idonea a garantire il precetto costituzionale dell’autonomia ed indipendenza dei giudici, valore che deve essere salvaguardato anche sul piano economico». Tesi tutta da dimostrare fondata sul fatto che un giudice è autonomo e indipendente solo se ha uno stipendio elevato.
Una sentenza che, comunque, creerà problemi alle iniziative del Governo Renzi per imporre il limite massimo di 240 mila euro lordi l’anno, indennità del Capo dello Stato, agli stipendi di manager e dirigenti. Un’idea ispirata alla cosiddetta ‘regola morale’ di Adriano Olivetti, l’imprenditore visionario che ipotizzava in un rapporto 1 a 10 la differenza massima tra lo stipendio del lavoratore di livello iniziale e il dirigente a capo dell’azienda. Una decisione importante per l’avvio di un percorso di cambiamento verso un sistema retributivo più equo e più giusto. Per questo bisognerà stabilire una scala di valori, e proporzionale agli incarichi e alle responsabilità. Dai 240.000 euro lordi per i vertici dello Stato e delle imprese pubbliche bisognerà stabilire quale somma deve essere destinata ai dirigenti di fascia inferiore, a quelli degli enti locali dove si è consentito di tutto, e così via fin nelle più piccole istituzioni e aziende pubbliche che prevedono la presenza dei livelli dirigenziali.
Non è cosa da poco riuscire in un’impresa così ardua. Si tratta di rimettere in discussione situazioni consolidate e perpetrate negli anni sulle quali c’è stata una sostanziale acquiescenza e connivenza della stessa classe politica che ha governato il Paese fino ad oggi. Una sorta di ‘scambio’ a garanzia tra chi ha la gestione del ‘potere’ e chi quello del controllo e della legittimità degli atti. Dirigenti lautamente, e vergognosamente, pagati hanno tutto l’interesse a mantenere lo statu quo evitando scientemente di non interferire troppo. È umanamente comprensibile. È, invece, riprovevole, oltre che ingiustificabile, la posizione mantenuta nel corso degli anni dai sindacati, dai difensori dei diritti e della dignità dei lavoratori. Anche loro, probabilmente, rimasti aggrovigliati dalla voglia di garantirsi sacche di privilegi che ne hanno snaturato lo spirito originario.
Non si hanno notizie, infatti, di battaglie condotte per ristabilire condizioni di dignità dei lavoratori, mentre ovunque nelle istituzioni c’è stata la corsa al rialzo e all’acquisizione di prebende e privilegi in capo all’alta burocrazia: “le risorse per i dirigenti non incidono sui fondi per il resto del personale, perché hanno un ‘fondo’ tutto loro”. Come se quelle risorse arrivassero dalla luna. Consentendo, con grave colpa, che i salari scendessero ai livelli più bassi della media europea. Matteo Renzi, quindi, ha un compito davvero difficile, e, se portato avanti sicuramente da apprezzare. Ovviamente le procedure d’attuazione sono complesse e bisognerà fare i conti con i ricorsi e le sentenze della magistratura. Ma la questione è troppo importante e urgente, e vale la pena provarci. Seriamente.
Giangiuseppe Gattuso
23 aprile 2014
bella disquisizione, ma è ora di passare ai fatti e dire finalmente che tutti siamo cittadini della stessa nazione e le risorse vanno divise equamente perchè non esistono cittadini che hanno solo diritti. E' ora che il governo metta le mani nel malcostume di chi dovrebbe garantire la democrazia e come recita il proverbio che ---chi rompe paga-- finalmente rompere quel filo che rende infallibili i magistrati mentre le carceri sono pieni di innocenti e gli istituti di infermità mentale sono pieni di dimenticati messi li a pagare per tutta la vita in condizioni contrarie alla dignità di esseri umani. Sarebbe bene che anche in magistratura con dei turni ci fosse un ricambio ai vertici tale da rompere la creazione di diritti e la soppressione dei doveri.
RispondiEliminaLa sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha bocciato la "sola" ipotesi del taglio anche degli stipendi dei magistrati (e quindi anche dei loro) sembra fondarsi sul "loro" teorema per il quale meno si guadagna meno si è disposti ad operare nella e per la legalità, invece maggiori guadagni fanno spuntare una "luminosissima" aureola di onestà e legalità.
RispondiEliminaDunque meno si guadagna meno si è uomini liberi ed onesti.
Mi chiedo come mai i magistrati italiani non abbiano ancora spiccato un mandato di cattura internazionale per San Francesco d'Assisi (alla memoria) ed all'attuale Papa Francesco per "crimini contro l'umanità" poichè condannano chi pretende di avere diritto di arricchirsi alla e sulla faccia dei poveri, che invece hanno il dovere di crepare di stenti e fame.
Esiste purtroppo un problema.
RispondiEliminaSembra che qualche segnale di risveglio sia economico e sia politico si cominci timidamente a percepire.
Questa è certamente una legittima preoccupazione sia per Berlusconi sia per Grillo.
Trovo assolutamente comprensibile che Berlusconi faccia gli interessi personali suoi e del suo partito, lo stesso e forse ancor di più vale per Grillo.
Ma è altrettanto comprensibile, che io a mia volta, con la sola arma del voto, faccia gli interessi miei e dei miei cari .
Forse se fossi al posto di grillo e di Berlusconi farei le identiche cose, ma purtroppo per me sono solo me stesso con i miei piccoli interessi e con i miei affetti, e non posso in alcun modo non difendermi.
Non posso e non voglio sposare l'idea che è meglio che tutto si trasformi in macerie, anche perchè sotto ci rimarrei io stesso.
Non ho votato per Renzi nè alle prime nè alle seconde primarie, ho sostenuto Bersani prima e Cuperlo dopo, e se dovessi rivotare per terze primarie continuerei a non votare Renzi segretario del PD.
Ma adesso Renzi è il mio presidente del consiglio e capo di un governo che rema e tenta di fare delle cose per tutti, molte forse sono cazzate, altre forse no, alcune cose forse riuscirà a farle, molte altre no, comunque è al timone della barca dove ci sono anche io con tutti quelli che mi stanno a cuore, quindi non mi arruolo tra le fila degli affondatori.
Certo mi suona veramente strano che tra le centinaia di cose che questo governo propone, cazzate comprese, non ce ne sia una, dico ''UNA'' che vada bene, e mi rivolgo anche al direttore affinchè, magari per smentirmi non sia pregidizialmente contrario.
Concludendo, quando e se a guidare l'italia, non certo con il mio voto, dovessero esserci Berlusconi o Grillo, a quel punto io tiferei per loro e quindi per me stesso.
Ormai è chiaro che Renzi non otterrà ne il taglio degli stipendi, ne l'abolizione del senato etc. Tutto converge contro di lui, Grillo, Berlusconi e questo "Chiti"(chi era costui ?), Bersani, D'alema, Bindi...generali senza esercito. Minoranza PD(i nemici dentro casa...come il cavallo di troia, aprono le porte al nemico). Infine fiom, cgil ed i professoroni e gattopardi. Insomma Renzi avrebbe bisogno un partito suo e quindi una investitura elettorale, netta, secca, monolitica, con programma rivoluzionario, un bagno di sangue con cui seppellire definitivamente le mummie e tutte le cariatidi che si mettono per traverso in parlamento. Nella realtà Renzi ha un consenso personale nel paese molto più alto di quello che gli garantisce il PD. Perciò faccia la legge elettorale a maggioranza e via alle elezioni. Alle elezioni europee ci saranno molti voti in libera uscita. Pertanto è probabile che gli euroscettici, Grillo, lega, Meloni, abbiano successo, CMQ e giusto spaventare l'europa.
RispondiEliminaGianni caro mi volevo riposare dopo lo sforzo di strsburgo e Weimar. Ma tu rompi. Entrare nel merito...nel merito...parliamo due lingue diverse. Se nel commento ho scritto che renzi avrebbe bisogno un partito tutto suo per calare la scure sui boiardi di stato !? E' cchiaro che egli non controlla il partito, non controlla i gruppi parlamentari ha un sacco di nemici. L'unica cosa che egli doveva fare era la legge elettorale e con quella mantenere sotto scacco i vari cialtroni. Ma infatti come vedi riesce a farsi approvare qualcosa con il ricatto delle dimissioni e quindi voto o ponendo la fiducia. Quindi quali tagli sugli stipendi e pensioni d'oro deve fare se non ha legittimazione elettorale, ne tantomeno la forza per farsi approvare quello che egli enuncia? Chiaro ? Il merito è questo il resto sono chiacchiere ok?
EliminaMatteo Renzi ci sta tentando. Il tetto dei 240.000 euro lordi per i manager e dirigenti di livello massimo è una decisione importante e comincia a prendere piede. Ci vorrà tempo e bisognerà superare ostacoli di ogni genere. In Sicilia, intanto, si è aperto un nuovo fronte. Davide Faraone, renziano della prima ora, e responsabile welfare della segreteria nazionale del PD, dalle colonne del Giornale di Sicilia del 25/04/2014, ha lanciato una proposta per adeguare gli stipendi dei manager e dei dirigenti generali della Regione Siciliana. Tetto massimo di 150.000 (clicca per leggere il testo completo) euro lordi per tutti i dirigenti generali e i vertici delle aziende partecipate. Maurizio Bernava, segretario generale della Cisl Sicilia, l’indomani, sullo stesso quotidiano, ha rincarato la dose (clicca per leggere il testo completo) proponendo un tetto massimo di 140.000 euro lordi. Insomma una bella battaglia. Non sembra vero. Il problema adesso è tutto nelle mani e nella volontà del carissimo rivoluzionario Presidente Crocetta. Si, può decidere tutto lui. Perché in Sicilia, i dirigenti generali hanno un contratto di diritto privato che è stipulato tra il presidente della regione i singoli capi dell’amministrazione regionale. Non c’è tempo da perdere e le condizioni politiche ci sono tutte, i partiti che compongono l’ARS, sono sicuro, accoglierebbero a braccia aperte una simile decisione. A questa, anzi, bisognerebbe aggiungerne prestissimo altre ancora che riguardano tutta la classe dirigente della regione, delle ex province, dei comuni, e delle centinaia di società partecipate della costellazione pubblica. Dulcis in fundo, la questione dei dipendenti dell’Assemblea regionale. Una abominevole situazione anacronistica che grida vendetta. E, come sempre, i sindacati hanno la loro grande responsabilità per aver avallato tutto questo.
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