domenica 12 gennaio 2014

Poste e Ferrovie. Ancora Servizio Pubblico?

poste faccine_thumb[9]di Giangiuseppe Gattuso - Mi capita frequentemente di leggere gli editoriali di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera. Li trovo interessanti, lineari, e precisi.

A volte ne condivido dalla prima all’ultima parola. E succede pure di constatarne dal vivo le argomentazioni e gli esempi. Come in questo caso. Venerdì 10 gennaio 2014, stesso giorno di pubblicazione dell’articolo, ho potuto ‘assaporare’, ma era successo altre volte, la ‘piacevole’ sala d’attesa di un ufficio postale di Palermo.

Coda alle posteL’autore, con una ottimistica e benevola previsione, stima in un’ora il tempo d’attesa per il pagamento di un banale bollettino di conto corrente. Abituato com’è a vivere in altre più efficienti città. Io e il mio amico Sergio Volpe, per pagarne uno di € 1,03 (un euro e tre centesimi), somma da versare nelle casse della Tesoreria comunale per la consegna di copia di un verbale della Polizia Municipale, abbiamo impiegato ben oltre due ore. Ed è andata benissimo. Frequentatori di quell’ufficio, ci hanno riferito di attese molto ma molto più lunghe.

Ma, tralasciando per un attimo la questione Poste, voglio brevemente dire qualcosa sul pagamento, tramite bollettino postale, dell’euro e zero tre. Un obbligo, il cui assolvimento è causa di notevoli disagi. Non è prevista, infatti, altra modalità di pagamento, e non c’è servizio di cassa. Praticamente, per una cifra irrisoria, si è costretti a versarne, per il costo del servizio postale di € 1,30, più del doppio, perdendo, cosa ancora più grave, del tempo prezioso. L’esempio è emblematico. E rispecchia fedelmente le arretratezze della pubblica amministrazione, in questo caso del Comune di Palermo. Stento a credere che il Dirigente responsabile e l’Assessore al ramo non siano capaci di risolvere un problema così evidente.

Frecciarossa treno alta velocitàGalli della Loggia però si sofferma su una questione, rilevante, che riguarda il cambiamento radicale avvenuto tra gli anni ‘80 e ‘90 di due “simboli”, così li chiama, come le Poste e le Ferrovie. Percepiti dagli italiani come l’essenza del ‘pubblico’ e quindi dello Stato in quanto tale. In quegli anni lo Stato dimostrò l’incapacità di gestire i due servizi che divennero il simbolo del fallimento di quel sistema basato su clientelismo politico-sindacale e inefficienza. La soluzione fu quella di affidarne la gestione a due società per azioni (quindi di diritto privato), conservandone però l’intera proprietà. E stipulando appositi contratti, con relativo esborso di fondi per garantire le esigenze essenziali di natura collettiva.

In questo modo le due aziende ‘privatizzate’ hanno dovuto fare forti investimenti senza più gli aiuti dello Stato. Le Ferrovie hanno potenziato l’alta velocità e le reti remunerative, lasciando alle regioni i rami secchi e il trasporto locale. Da qui la conseguenza di trasporti ferroviari vergognosi in molte regioni del sud. “Le Poste sono diventate una rete a disposizione di un certo numero di amministrazioni pubbliche per l’erogazione dei servizi più vari (dalle social card ai permessi di soggiorno per gli immigrati, alle patenti). Da qui la chiusura di uffici Poste Mobile Telefoninipostali e lo spostamento dell’attenzione a favore dei clienti dei nuovi servizi creati per fare business (assicurazioni, servizi finanziari, carte di credito, telefonia mobile, etc.).

posteshopLe due società (sia pure di esclusiva proprietà dell’azionista Stato) - afferma Ernesto Galli della Loggia - ormai da tempo ispirano le proprie scelte strategiche non certo alle comuni esigenze del pubblico. Per contratto sono obbligate ad assicurare un minimo di servizio davvero pubblico (cioè a prescindere dall’economicità del medesimo), ma, come è logico, tendono a ridurre tale servizio al minimo. Il loro maggior scopo, infatti, è ormai quello di produrre profitti. Queste due istituzioni simbolo - continua - provocano per le loro inefficienze nell’erogazione di quei servizi pubblici per le quali sono conosciute dai cittadini, forti reazioni negative.

Treni in SiciliaL’attesa lunga in un ufficio postale o un viaggio in treno in condizioni vergognose nel Mezzogiorno accresce la sfiducia nello Stato e riconduce il tutto alla sfera pubblica. I cittadini non se la prenderanno mai con i dirigenti delle Poste o delle Ferrovie, che in genere non sanno neppure chi siano. Se la prenderanno - e se la prendono - invece con lo Stato italiano, e naturalmente con i politici, che invece conoscono bene”.

In buona sostanza, dice Galli della Loggia, i cittadini dovrebbero indirizzare le loro proteste nei confronti del management delle due società e non nei confronti dei politici e dello Stato che non hanno alcuna responsabilità.

Io dico, invece, che i cittadini devono e fanno benissimo a continuare a rivolgere la loro ‘attenzione’ nei confronti dello Stato e dei politici che permettono tutto questo. Il problema, invece, è sempre lo stesso: a fronte di disagi enormi non c’è reazione adeguata. La protesta è debole. Talmente debole da non avere la forza di arrivare dove dovrebbe.

Giangiuseppe Gattuso
12 gennaio 2014

3 commenti:

  1. Caro Gianni, non ho letto l'articolo di Galli Della Loggia a cui fai riferimento, ma conosco il suo pensiero e ti dico subito che per me non è il vangelo, egli è sempre mosso di un pregiudizio sottile ma ricorrente nei confronti di tutto ciò che è targato SUD. In altre parole , pensa che nulla di buono possa nascere al SUD e infatti nei suoi articoli evidenzia solo e sempre ciò che non funziona, anche con qualche eccesso.
    Nei casi in questione ad esempio si deve dire che mentre le ferrovie sono rimaste da terzo mondo, aumentando il divario tra Nord-Centro e SUD Italia, anche per incapacità dei nostri rappresentanti politici ed Istituzionali. La stessa cosa non si può dire per le POSTE, se si vuole essere onesti.
    Infatti basta che ognuno di noi faccia riferimento al loro funzionamento fino ad una decina di anni fa, per constatare facilmente i progressi in Funzionalità, Efficienza, Credibilità e fiducia dei cittadini. Anche da noi, oltre ai tradizionali servizi postali, dove pure c'è una agguerrita concorrenza, sono diventati la banca di riferimento più utilizzata, sopratutto dai nostri giovani. Si vede che oltre ad essere conveniente la troviamo pure affidabile. Io comincerei con l'affidare alle POSTE pure alcune tesorerie di Enti Pubblici.
    Il guaio da noi consiste anche nella evidenza che nessuno divulga i dati, pochi per la verità, positivi e le esperienze di ciò che funziona meglio, non fa odiens, perchè non cominciamo a farlo con Politica Prima?

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  2. Io non ricordo mai di essere andato in un ufficio postale e non avere aspettato ore e ore per poter fare un operazione di sportello. E le code sono sempre state lunghissime. Ovviamente si tratta di scelte organizzative, di preferenze nel privilegiare settori a più alto valore aggiunto. Insomma, business. Alla faccia della povera gente che aspetta.

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  3. Bisognerebbe che i pagamenti di multe e di oneri vari vengano resi possibili via telematica. Io già pago dal mio PC bollette e utenze varie, ma per le bollette delle Amministrazioni Pubbliche e della Serit non c'è verso,, bisogna perdere soldi, tempo e pazienza. Siamo in condizioni da terzo mondo, c'è poco da fare. Il pesce puzza dalla testa, la causa di tutti quest disservizi sta a monte, in una burocrazia miope ed inefficiente che manda bollette da € 1,03 per recuperare le quali si spendono più soldi di quelle che si incassano. Ci sarà un responsabile, un testa di cazzo che autorizza questi obbrobri! E allora, si individui e lo si mandi in Siberia a riflettere sulla sua nullità.
    Riguardo la situazione delle ferrovie, non ne so parlare perchè non le uso, quindi sono dispiaciuto per quello che ho letto, ma non sono meravigliato. So benissimo che per andare da Palermo a Messina in treno c'è da perdere una giornata o poco meno. Si vede che la Sicilia merita questo, per la mancanza di politici con le palle che possano influire nelle scelte governative e per una sorta di rassegnazione che impedisce perfino il desiderio di protestare per questo stato di cose pietoso e umiliante.

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