di Giangiuseppe Gattuso – “Il Sindaco ha sempre il dovere di rispondere di tutto quanto avviene nella città che è chiamato ad amministrare.
Il Sindaco ha il dovere di informare i cittadini quando vi sono situazioni difficili che impongono scelte difficili.” Così l’incipit della lettera pubblicata a tutta pagina sul Giornale di Sicilia di oggi, 17 dicembre 2013, un testo accorato e forte indirizzato ai cittadini e ai lavoratori delle Aziende Amia fallite che si occupano del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani (clicca per il testo completo).
Sono passate appena due settimane dal precedente articolo pubblicato su questo blog riguardante la posizione di Palermo nella classifica sulla qualità della vita. Elaborata da Il Sole 24 Ore certificava il penultimo posto, appena prima di Napoli. Non ce ne siamo meravigliati. Ne abbiamo colto il significato con la consapevolezza di condividere, in larghissima parte, questo marchio negativo. E lo ribadiamo, non c’era e non c’è alcuna soddisfazione a dirlo. Tutt’altro.
Ma l’evidenza dei fatti, il ripetersi di fenomeni prevedibilissimi, la sostanziale incapacità nel risolvere problemi, come quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, è la conferma di un sistema che non funziona. E nonostante gli errori delle amministrazioni precedenti, la carenza di risorse, le responsabilità di manager e dirigenti, e, ancora, nonostante l’indisciplinatezza dei palermitani, le giustificazioni e gli sforzi che il Sindaco pone di fonte alla cittadinanza rischiano di non essere apprezzate. E a ben ragione.
Ogni famiglia, infatti, sta onorando il pagamento della Tares, la tassa che ha sostituito la vecchia Tarsu, con un consistente aumento a carico dei cittadini. Dovrebbe fruttare al Comune circa 122 milioni di euro che però non bastano a coprire i costi. E i dipendenti della vecchia Amia fallita, 2300 assunti dalla nuova RAP, non intendono farsi carico di una perdita di circa 50 euro mensili sullo stipendio. Una situazione drammatica tutta a danno di Palermo.
Adesso la lettera del Sindaco. Apprezzabile. E chiarificatrice sullo stato dell’arte. Palermo, capitale della Sicilia, quinta città d’Italia, non è in condizione di fornire alla sua popolazione un servizio fondamentale. Che in tante altre parti del mondo, in tantissime città italiane e europee è stato risolto da alcune generazioni. Trasformando un problema in una opportunità e in una risorsa. Per creare posti di lavoro, energia, e prodotti per l’agricoltura. Per Palermo, invece e purtroppo, è un’utopia.
E allora, caro Sindaco, questo è il momento di agire, senza tentennamenti, senza paura, mettendo sul piatto la tua capacità di politico e di amministratore. Ne hai tutto il diritto e il dovere di farlo. Palermo, con oltre il 72% di consensi, ti ha ridato fiducia, anche a costo di sacrificare un giovane brillante come Fabrizio Ferrandelli. Ha voluto voltare pagina per chiudere un capitolo, e ha creduto ancora una volta in te che il sindaco lo sai fare. Sono passati 18 mesi. E non c’è più tempo.
Giangiuseppe Gattuso
17 dicembre 2013
E passano i primi 100 giorni e passano i primi mesi e passa il tempo. Il Sindaco, Orlando, lo sa fare per davvero sta cercando le colpe i chi lo ha preceduto, stia attento però a non andare troppo indietro potrebbe trovare colpe di un Sindaco che lui conosce bene (Orlando). Meditate gente, meditate.
RispondiEliminaGli attuali risultati dopo 18 mesi di sindacatura mi sembra che dimostrino come anche un politico ed amministratore, ma più ancora una persona brillante ed intelligente, come Orlando non è più sufficiente per la ripresa, meno che mai per il rifiorire primaverile, di una città, soprattutto come quella di Palermo.
RispondiEliminaLe cause di fondo sono il DNA etnoantropologico dei cittadini, troppo vaste, consolidate ed immutabili arere demografiche di degrado materiale e civile. Al contrario, quelle fette di palermitani volenterosi e corretti, minoritarie ma non troppo, sono ogni giorno di più emarginate e resi ininfluenti.
Al di sopra di questa condizione, la crisi economica nazionale e globale è talmente forte da non potere dare più risorse ed opportunità ai Sindaci ed ai loro cittadini.
Siamo soli, in balia delle nostre emergenze.
La soluzione è che se Orlando il Sindaco lo sa fare, dovremmo essere noi palermitani a dimostrare che i cittadini lo saffiamo fare.
Tantissimi problemi che a Palermo sembra insormontabili in tante altre città sono risolte da sempre. Bisognerebbe suggerire agli amministratori di andare (anche in missione) a visionare come fanno e anche di copiare..., si, COPIARE.
RispondiEliminaNe passeranno altri 18 di mesi e lui non riuscirà a cambiare la situazione, lui è incapace!
RispondiEliminaSotto sotto Pasquale dà la colpa del fatto che Palermo sia una città sporca e invivibile ai concittadini palermitani.
RispondiEliminaE' una tesi che ha una ragion d'essere, infatti è vero è vero che l'immondizia da cui è sommersa Palermo non può essere prodotta dagli abitanti del Burkina Faso, ma sempre e soltanto dai palermitani. Tuttavia sarebbe come dire che la causa primaria dei divorzi è il matrimonio.
In tutte le città del mondo, almeno quello occidentale, i cittadini producono i rifiuti e le amministrazioni comunali provvedono allo smaltimento degli stessi.
Palermo ha una situazione particolare, perchè l'azienda incaricata dello smaltimento dei rifiuti è in grave dissesto finanziario; i soldi raccolti tramite tasse come TARSU, e adesso TARES, nonostante siano molto onerose per i cittadini, non bastano, sono scandalosamente insufficienti per coprire il fabbisogno della RAP (se usiamo un diminuitivo abbiamo "rapina") subentrata alla fallita AMIA.
E allora bisogna fare un piccolo ragionamento.
Come mai con le tasse sui rifiuti solidi urbani, con qualsiasi nome si chiamino, TARSU o TARES non fa differenza, nella nostra beneamata Penisola le città e i paesi riescono a far funzionare le cose e invece a Palermo l'agenzia che si occupa dello smaltimento dei rifiuti va sempre in rosso ed è piena di debiti?
Evidentemente c'è qualcosa che non va.
Cosa potrebbe non andare? La risposta è molto semplice: o l'azienda è sovradimensionata rispetto al suo compito, e quindi vi sono troppi tra impiegati e operai, segno evidente di assunzioni allegre e clientelari, oppure vi sono tropi sprechi, il che significa che si fregano i soldi, cioè rubano. Rubare si può in mille modi, anche facendo finte e costosissime vacanze a Dubai, camuffate da impegni istituzionali, come mi sembra sia successo proprio all'AMIA.
Allora, un sindaco cosa può fare?
Semplice, ma difficile. Cercare di recuperare i soldi sperperati in malo modo con azioni legali mirate e buttare fuori il personale eccedente, fregandosene dei sindacati, che difendono anche i fannulloni.
In ogni caso, il nostro sindaco, anzi il vostro, visto che io non abito a Palermo, è fuori tempo massimo, essendo già fallita l'azienda responsabile dello spreco e del disavanzo.
La situazione è paradossale. Lo stato ci sta tartassando implacabilmente prendendo di mira le nostre abitazioni e i servizi ad esse collegate, e la quinta città d'Italia rimane sommersa dai rifiuti, non fornendo quindi il servizio per cui raccoglie fior di milioni di euro dalle tasche disastrate dei cittadini.
Questo è il risultato cui ci hanno portato decenni di amministrazioni locali rette da persone incapaci e disoneste.
Orlando dice che che il sindaco lo sa fare?
Io sono certo che questa sia una balla elettorale, uno slogan vuoto, un paravento dietro cui ormai Orlando non può più nascondersi.
O risolve la situazione oppure è meglio che se ne vada e che sparisca dalla politica. E' meglio che Palermo venga commissariata e che venga mandato come commissario uno che odia la Sicilia e Palermo, uno che non ha e non vuole avere contatti con la sicilianità di merda tutta carrettini siciliani e cannoli, ma che, appunto in forza della sua estraneità anche mentale,possa fare pulizia, senza guardare in faccia a nessuno.
Torno a Palermo dopo una lunga assenza e non posso non consentire con il largo pessimismo e la delusione che è palpabile ovunque. Ma detto questo è detto nulla, perchè tutto sembra marcire, come prima anche se non peggio bisogna dirlo, perchè in maniera casuale e sparsa si vede qualche cosa, ma niente che possa inficiare la perdita del progetto di capitale della cultura o la sua posizione in classifica delle vivibilità. La verità è che la città non trova se stessa, nè in politica, nè in economia, nè in amministrazione e al massimo vivacchia in un continuo arretramento e pardita di se stessa. Si può andare indietro ancora e di parecchio, perchè non c'è un limes al degrado. Però, non è che nessuno ne abbia colpa, compreso un mitico popolo di Palermo che se c'è, si nasconde bene e non batte nessun colpo. Lamentarsi e basta, non è da popolo, ma da plebe e basta.Ognuno di noi che non si sente plebe e si offende per una simile definizione, dia un segnale e tanti se ne possono dare, da parte di avvocati, notai, medici, commercianti, professori, operai dei cantieri e non solo,giovani che sanno solo paventare un biglietto d'andata, donne, pensionati, tanti che possono diventare coscienza e politica. Se non avviene questo non ce la può fare Orlando e non ce la può fare nessuno. Per cui, bisogna smetterla di bofonchiare e rimboccarsi le maniche dopo avere messo in moto il cervello, ciascuno con le proprie idee destra, di centro, di sinistra, ma insieme, perchè condividiamo lo stesso male di vivere, senza fare processi a nessuno, ma invertendo la tendenza, che è catastrofica. Ho sentito dire che chiude l'Hotel delle Palme, che è in forse Villa Igea: ma che altro deve succedere per imbracciare democrazia, modernità, sviluppo, legalità, cittadinanza e farne strumenti per andare oltre la nebbia, oltre il buio. Perchè la luce c'è, ne sono sicuro!
Elimina