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giovedì 19 dicembre 2013

LE URLA DEL SILENZIO DI LAMPEDUSA

Le docce di Lampedusadi Giorgio Bisagna - Come già molti, ma non troppi, hanno rilevato, l'indignazione sulle "docce" del centro di primo soccorso ed accoglienza di Lampedusa appare ipocrita e "pelosa".
È, peraltro, di pochi minuti fa la notizia che verrà rescisso il contratto di affidamento alla cooperativa che attualmente gestisce il centro. In sostanza, ci si indigna per un fatto, si trovano i colpevoli, e la patria è salva. Purtroppo non è così. Non è così, e lo sappiamo bene tutti noi che abbiamo incominciato ad indignarci dal 1998, data in cui la progressista Livia Turco, insieme all'attuale Presidente della Repubblica, inaugurarono il sistema della "detenzione amministrativa". Istituto che neppure i più retrivi democristiani erano mai arrivati a concepire.
I morti di LampedusaAll'epoca fu fatto per allinearci alle politiche migratorie richieste dall'Europa, quell'Europa che oggi si indigna, ma si guarda bene dall'intervenire quando muoiono affogate migliaia di persone.È chiaro che una volta creato l'istituto, fu gioco facile, quello dei governi di centro destra poi succedutisi, inasprire istituti che già comunque erano stati creati. Nel corso degli anni, al sistema "ufficiale" della detenzione amministrativa nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) si è affiancato un sistema di detenzione "informale" nei centri di primo soccorso come quello di Lampedusa, ove permane la restrizione della libertà personale, ma in assenza di provvedimenti formali e di convalida dell'autorità giudiziaria. Il tutto con l'acquiescenza consapevole dell'Autorità Giudiziaria che archivia regolarmente tutte le denunce su tale sistema.
Papa FrancescoOggi la Procura di Agrigento ha dichiarato di avere aperto un fascicolo per violenza privata etc.. Peccato che tanta solerzia non ci sia per le centinaia di segnalazioni che provengono dai CIE di maltrattamenti, lesioni ed altro subite dagli ospiti, e non solo per mano di operatori civili, come in questo caso. In quei casi, invece la regola è l'archiviazione, quando non la denuncia per calunnia all'incauto migrante che osi denunziare. Allora qualche domanda occorre porcela, anche sul ruolo della Magistratura, attentissima ad invocare il principio di uguaglianza ed il suo ruolo costituzionale quando si paventi un "attentato" ai suoi "diritti", ma stranamente, almeno in alcuni dei suoi componenti, un po' meno sensibile quando le accuse riguardino uomini delle istituzioni o le istituzioni stesse.
Forse è il caso di cominciare ad avviare un ragionamento serio, non su un caso singolo, in cui pagheranno solo dei "precari" del business "migranti", ma sul "business" migranti in quanto tale. Con i milioni di Euro che si movimentano con i CIE, con i CARA, con i CPSA e con i rimpatri coattivi. Milioni di Euro, sovente finanziati dall'Europa, sempre attenta agli aspetti repressivi, e invece, pronta a deresponsabilizzarsi su un sistema giuridico criminogeno e gratuitamente repressivo. E continueremo con gli scoop sull'"invasione", sui morti di Lampedusa, e le urla delle migliaia di vittime di questo apparato continueranno a restare "urla del silenzio".
Giorgio Bisagna  Giorgio Bisagna
  19 dicembre 2013



3 commenti:

  1. Quello degli immigrati è diventato un business. Come tante altre attività. E come sempre riusciamo a distinguerci e a trasformare un'opera di solidarietà sociale in un qualcosa di cui vergognarci.
    Che almeno serva da lezione per il futuro

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  2. Tanta gente non condivide affatto questa accoglienza e i soldi che lo stato spende per mantenere questa struttura. Forse sarebbe meglio pensare ai poveri di casa nostra.

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  3. La questione è davvero delicata. Ci ritroviamo a 'gestire' una situazione al limite dell'umano che impone soluzioni molto diverse. Non possiamo permettere luoghi di vera e propria detenzione nei centri di primo soccorso senza, come dice bene l'autore, alcun provvedimento di restrizione della libertà. Non possiamo trasformare luoghi di prima accoglienza in veri e propri lager lasciati in balia di organizzazioni 'commerciali' che trattano gli immigrati come dei numeri che valgono solo per la cifra loro assegnata dallo Stato. Si pone sul serio un problema di negazione dei diritti fondamentali e non ce lo possiamo permettere. Non ci sono giustificazioni, non c'è crisi che tenga, non è giusto. La politica ha il dovere di affrontare e risolvere un problema così serio, finendola con le passerelle e le visite di cortesia per commemorare i troppi morti innocenti. C'è dell'ipocrisia insopportabile.

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