di Maria Emilia Baldizzi - “Là dove c’era l’erba ora c’è/ una città/ e quella casa in mezzo al verde ormai/ dove sarà?”
Così cantava Adriano Celentano nella celeberrima canzone degli anni 60 “Il Ragazzo della via Gluck” quando era già iniziata la forsennata cementificazione di Milano che annullava il paesaggio di quartieri storici, luoghi di identità e quindi da tutelare.
La cementificazione in tutta Italia da allora ha continuato ad avanzare, esponendo intere città e paesi al rischio crescente di frane e dissesti idrogeologici, come l’ultimo drammatico evento che ha colpito la Sardegna.
Ma non è solo questo.
Peppino Impastato davanti allo scempio edilizio siciliano parlava di distruzione della Bellezza e Camilla Cederna nel suo libro: “Casa Nostra” del 1983 denunciava il “sacco “di Palermo così: “(…) quando nel 1982 mi portano sul Monte Pellegrino a guardare quella che è la Palermo nuova mi spavento. E’ un ammasso assurdo di case una attaccata all’altra, di tutte le forme ed i colori dagli angoli sbiechi e i balconi triangolari(…) ecco la cancrena che si è mangiata la capitale (…) non c’è più la Conca d’Oro, quello sterminato giardino di foglie lustre, frutti dorati e gelsomini, dove la notte si udiva il magico rumore dei petali che si schiudevano con un fruscio di ali di farfalla.”.
Così il cemento sta mangiando l’Italia e i suoi abitanti, quel cemento dentro il quale la mafia ha seppellito anche cadaveri. Così suonano fuori luogo le parole di cordoglio di chi per anni e anni ha condotto una politica di collusione con i poteri mafiosi, economici e finanziari.
Ma molti amministratori ciechi e sordi continuano a dar mano libera a costruttori e speculatori, e anche territori ancora incontaminati, ricchi di ulivi, di grano, di vigneti, di paesaggi legati alla storia e all’archeologia, rischiano di essere cementificati.
”Passano gli anni - dice la canzone - ma otto son lunghi, però quel ragazzo ne ha fatta di strada, ma non si scorda la sua prima casa, ora coi soldi lui può comperarla.. torna e non trova gli amici che aveva, solo case su case, catrame e cemento(…) non so, non so perché, perché continuano a costruire, le case e non lasciano l’erba… chissà come finirà…”
Sono passati 50 anni ahimè… ma quella canzone è più che mai attuale. Forse è tempo che si prenda coscienza che noi cittadini abbiamo il diritto e il dovere di difendere il nostro territorio. E non è populismo! A buon intenditor poche parole.
Maria Emilia Baldizzi
20 dicembre 2013
P.S. Una canzone bellissima di un artista intramontabile. Un tema attuale che ci porta a riflettere sui guasti che abbiamo causato ai nostri territori per ingordigia e cattiva coscienza. Maria Emilia Baldizzi, dopo essersi cimentata in numerosi commenti, è la prima volta che scrive un articolo su questo blog. Palermitana d’origine, dove ha conseguito la laurea in lettere classiche, vive dagli anni 80 in provincia di Roma. Appassionata di politica, scrive di tanto in tanto su giornali locali, e ha pubblicato due libri di poesie: “Il mio amore quando dorme sogna l'Amore" (ed. Albatros Il Filo) 2008 e nel 2011 "…e mi fu amante il mare" il mio libro.it" (Gruppo L'Espresso). Benvenuta su PoliticaPrima e buon lavoro.
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il delinquente berlusconi da palazzinaro e corruttore senza scrupoli grazie al corrotto craxi ha devastato il verde di milano. lo sanno tutti e sono verita processuali di tangentopoli.
RispondiEliminaGrazie innanzitutto a Giangiuseppe che mi ha fatto l'onore di ospitarmi nel suo blog. Sono lieta di aver interpretato, con il mio articolo, il pensiero di tanti cittadini che vorrebbero denunciare il consumo di suolo del loro territorio a discapito del verde e delle aree agricole.Un tema di grande attualità.
RispondiEliminaAdriano Celentano un mito vivente capace già 50 anni fa di prevedere come sarebbero andate le cose. Adesso abbiamo il dovere di porre rimedio ai guasti procurati da tanti anni di cattiva gestione del territorio. Troppi affaristi e faccendieri hanno preso campo grazie ad una politica connivente incapace di guardare al di la del proprio naso e del proprio interesse. L'ambiente è la nostra vita e quella dei nostri figli. Per questo va aiutata qualsiasi iniziativa che miri ad accrescere la sensibilità e la cultura nei confronti delle problematiche ambientali. In questo senso un ruolo importantissimo è quello delle istituzioni scolastiche, primo baluardo per la società di domani.
RispondiEliminaSono d'accordo con l'autrice sul contenuto del suo articolo. Celentano è stato un precursore dei temi sociali e dell'ambientalismo. C'è un'altra canzone "mondo in m settima" che tratta questi argomenti. E' vero che gli speculatori e gli abusivi, sempre sanati dalla politica criminale, hanno distrutto i nostri territori. Oggi non c'è più spazio per continuare lo scempio. Al massimo si tratta di mantenere l'esistente o in alcuni casi di edilizia sociale senza consumo di territorio, come il recupero di centri storici degradati e capannoni industriali dismessi che oltraggiano le nostre città.
RispondiEliminaC'è stata troppa indolenza, superficialità, e tanta cattiva amministrazione. Una miriade di norme, a volte pure in contrasto tra loro, e un sistema di controllo inefficace e inefficiente. Insomma, così é l'Italia.
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