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martedì 2 luglio 2013

UN LIBRO PER RISCOPRIRE UN UOMO

Totò Cuffaro a Rebibbiadi Giangiuseppe Gattuso – Ho comprato il libro a dicembre 2012 fresco di stampa . Lo aspettavo e non ho perso tempo. Ho letto lentamente per apprezzarne ogni parola.
Ho vissuto ogni momento descritto con dovizia di particolari e ne ho assaporato l’essenza profonda. Ne parlo adesso a distanza di mesi per poterlo fare senza influenze esterne. Senza il clamore della notizia e le reazioni a caldo di quei giorni. Non ultimo la candidatura alle selezioni per il Premio Strega lo scorso aprile 2013. Non è arrivato nella rosa dei 12 prescelti, ma è stato comunque un successo.

Il Candore delle CornacchieAdesso è arrivato il tempo. Mi sono riletto alcuni passi, ho “rivisto” alcune scene, ho approfondito alcuni aspetti. “Il candore delle cornacchie”, così si intitola il libro di circa 400 pagine scritto in carcere, a Rebibbia, da Totò Cuffaro. Presidente della Regione Siciliana fino al 26 gennaio 2008 e poi Senatore della Repubblica fino al 22 gennaio 2011 quando, dopo la condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione del segreto istruttorio, si è consegnato alla giustizia.

Inizia così la sua esperienza di vita da uomo non libero. “Il carcere è un posto che ti priva non soltanto della libertà ma soprattutto del respiro lungo della vita. Ci manca il fiato. Il carcere ti spezza il fiato”. Una condanna grave, pesante, affrontata con enorme dignità e senso delle istituzioni. Mai una parola fuori posto, mai un attacco alla magistratura, mai una recriminazione. Un comportamento esemplare di un uomo professatosi sempre innocente.
In queste pagine ho riscoperto un uomo. Una personalità profonda, una cultura vasta, una sensibilità non comune, e, ma questa è da tutti conosciuta, la sua prorompente umanità. Uguale anche in carcere, tra i suoi compagni detenuti, nelle sue esternazioni, nei suoi pensieri, nel suo essere uomo vicino alla gente.
Da giovane militante della Dalla-prefazione-di-Monsignor-FisichellaDemocrazia Cristina, alla più alta carica in Sicilia con oltre 1.700.000 voti, a Senatore della Repubblica. Sempre lo stesso approccio, il medesimo affetto, il suo stile inconfondibile.
Scorrendo le pagine ci si immerge nella realtà carceraria italiana. Con le sue regole, i tempi, gli spazi, le esigenze, le sofferenze, le palesi ‘ingiustizie’. E poi “il sovraffollamento, un problema grave e serio, quasi il doppio delle persone che le celle possono contenere”. Quell'emergenza carceraria italiana per la quale la Corte europea dei diritti dell'uomo ha rigettato il ricorso dell'Italia per la sentenza di condanna dell'8 gennaio scorso. “Trattamento inumano e degradante inflitto ai detenuti”. Una situazione che va ‘risolta entro un anno’ prescrivono i giudici di Strasburgo. Ma, finora, nessuna valida soluzione è stata individuata.

Il carcere, dove non esistono differenze, dove non si è più quelli di prima, dove ogni minuto scandisce il tempo che resta alla libertà. “Il tempo va tesaurizzato”, dice Totò. Come quando, frequentando il liceo Totò Cuffaroclassico al Don Bosco di Palermo, imparò a utilizzare il tempo nel migliore dei modi. Leggendo di tutto. “Se devo stare seduto nelle ore di studio meglio far tesoro del tempo, è una regola che ho imparato allora, che mi è servita sempre durante tutta la mia vita, che mi sta tornando utile come regola primaria soprattutto qui in carcere”.

E c’è un passaggio molto bello e significativo, una verità semplice, inconfutabile e nello stesso tempo dirompente. Che entra nel cuore della questione giustizia, nella sua fredda e crudele attuazione. Nell’applicazione ferrea di norme codificate forse con troppa leggerezza. Come l’interdizione “perpetua” dai pubblici uffici. Ma c’è qualcosa che i giudici non possono ‘interdire'. “Il sapere, possesso senza proprietà, bagaglio indispensabile e prezioso della mia vita, quello che non mi abbandonerà mai, che nessuno mi potrà togliere, che nessuno mi ha tolto. È ancora qui insieme me, mi ha gelosamente seguito dentro il carcere, i giudici non lo hanno interdetto, forse non sapevano che io l’avessi, forse non lo hanno potuto fare; almeno questo la legge, la giustizia riesce a proteggerlo, a garantirlo; almeno per questo, i giudici si son dovuti arrendere alla giustizia”.

Totò-Cuffaro-e-Giangiuseppe-Gattuso-Congresso-AgrigentoEcco, in queste parole, e in tante altre, nelle descrizioni minuziose, nei ragionamenti più profondi, nei sentimenti e nella sofferenza ho riscoperto Totò Cuffaro. Un rapporto antico nato a Palermo nel Movimento giovanile della Democrazia Cristiana.

Lui giovanissimo universitario, capace e volitivo, era la persona giusta per rappresentare la Giangiuseppe-Gattuso-e-Totò-Cuffaro-al-Congresso-del-MG-DCdi-Agprovincia di Agrigento. Mi fece subito simpatia, andai a presiedere quel congresso, diventammo amici, per sempre.

Questo non è il momento né il luogo per esprimere giudizi di altra natura. Non mi compete, non ne sono capace. So solo che Totò Cuffaro è un uomo buono, amato dalla gente, con tanta passione per la Politica. Una persona lontana dalla cultura mafiosa per sua natura, che sta pagando un prezzo altissimo con coraggio e dignità.

Totò CuffaroNon mi dilungo con la descrizione del libro. Voglio dire, però, che è un libro molto bello, emozionante, struggente. Per chi non lo avesse letto, lo consiglio. Vale la pena di leggerlo. Lo so che ci sono tanti punti di vista e le opinioni sono diverse. Così come i luoghi comuni. E le verità mediatiche. Ma, a volte, approfondire certi argomenti, leggere il pensiero dell’altro può servire. A riflettere, e, forse, anche a cambiare idea.
La storia di Totò è la storia di un pezzo di Sicilia e dei tantissimi siciliani che hanno creduto e credono in lui. Che hanno apprezzato il suo modo di essere, la sua capacità di condividere esigenze e sentimenti popolari. Il tempo servirà a lenire le ferite. E la giustizia dovrà tornare a trionfare.

Giangiuseppe Gattuso
02 luglio 2013

27 commenti:

  1. Rilasciare un commento su un articolo, che ha per oggetto Totò Cuffaro è un impresa ardua, perché parliamo di un uomo ed un politico particolare. Ho tanti ricordi e tanti aneddoti su quest'uomo, alcuni personali. Mi fu presentato nel 1985 in corso Calatafimi da Totò Cianciolo. In quel momento ero consigliere della DC villa-tasca mezzomonreale. Ma il mio vero mestiere era fare il medico. Ma siccome non ho saputo mai dire di no ad un amico... in quel tempo l'amico Cianciolo segretario della DC villatasca mi chiese di poter utilizzare il mio ambulatorio nelle ore libere, per fare il tesseramento, perché il suo locale era inagibile. Una follia ! Pur tuttavia mi presentò questo uomo piccolo e nero, che sembrava calimero, quello di carosello. Mi disse che era un giovane medico, che era quasi compaesano, raffadali, e che si candidava al consiglio comunale per la prima volta. Mi fece subito simpatia, lungi dal pensare...che un giorno sarebbe diventato l'uomo più potente della Sicilia. Non voglio fare l'apologia di Cuffaro politico, ma voglio esprimere solidarietà per un uomo, ex potente in disgrazia, in stato di sofferenza e dolore. Ammiro il suo "stoicismo" e la sua dignità nell'affrontare la condanna degli uomini. Essendo profondamente religioso e devoto di Maria ha la fede che lo sorregge in questo cammino doloroso. Tanti denigratori in Sicilia lo chiamano "Toto vasa-vasa" in senso dispregiativo e negativo. Ma questo appellativo, per questa persona, per me e per la gente di Sicilia, è un pregio. La gente ha bisogno di calore, del contatto e di una parola buona da parte del politico. Totò Cuffaro avrà commesso tanti errori, ma ha dato tanto calore umano ai siciliani. Fatti forza Totò !

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  2. "Dura lex, sed lex". La legge è legge, ma è legge. La legge, in definitiva, non va interpretata, ma applicata nelle sanzioni che prevede per la violazione delle norme, cioè delle regole di comportamento che la maggioranza dei cittadini, tramite i loro rappresentati eletti per fare le leggi, hanno stabilito come giuste eticamente e utili per il benessere della società.
    Questo si chiama Stato di diritto, cioè uno Stato fondato su principi e regole certe e tutelate e garantite per il bene comune.
    I giudici di tre gradi di giudizio hanno definitivamente sentenziato che "Totò" ha "sbagliato", non ha rispettato la "dura lex", ma al contrario ha frequentato e favorito di "rispetto", pur non essendolo lui stesso. La sentenza, infatti, non dice, dunque non ritiene "Totò" un mafioso, ma uno che ha abbassato la guardia con "quelle persone".
    Questo è molto importante. Per la stessa magistratura "Totò" non è mafioso, ma ha"favorito" qualche affare di mafiosi, e questo fu un errore da punire in modo esemplare, appunto con il carcere (per fortuna sua in fondo non molti) e con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici (cioè l'elezione a cariche elettive e o di sottogoverno). Anche questo lo trovo giusto, anche se certamente duro, perchè un uomo politico del livello di Cuffaro non potrebbe credibilmente espletare quegli incarichi.
    Credo invece che, quando uscirà dal carcere, potrà a ben ragione uscire a testa alta perchè ha pagato il prezzo stabilito, non ha protestato oltre il lecito e il comprensibile, ha mostrato grande sobrietà e dignità umana.
    Questo è molto importante anche per me, perchè anch'io ho conosciuto Totò dal 1976 al 1983 nel movimento giovanile della dc e degli studenti universitari, ho apprezzato il suo grande entusiasmo e la sua grande capacità di mobilitazione e raccolta del consenso popolare. Poi ci siamo persi di vista. Ho seguito le sue vicende sui giornali. Non l'ho mai cercato quando è divenuto potente per avere dei favori in virtù della nostra vecchia amicizia politica giovanile.
    Dunque, quando uscirà dal carcere e dovesse capitare di incontrarci non avrei nessun problema a stringergli la mano ed anche ad abbracciarlo, perchè no, perchè non è mafioso, ha sbagliato ma ha pagato un prezzo altissimo.
    Concludo. Secondo me Cuffaro è stato rovinato, oltre che dal suo carattere esuberante e dall'eccessivo consenso che gli ha fatto abbassare la guardia nei rapporti con certe persone, dall'introduzione della riforma elettorale, cioè dal maggioritario.
    Proprio così. Con il proporzionale tu hai il tuo bacino elettorale, il tuo "gregge" che conosci "pecorella" per "pecorella".
    Con il maggioritario, invece, devi acquisire il massimo consenso possibile, oceanico, per il quale "devi" essere amico di tutti per "vincere". Ma a questo punto non puoi andare per il sottile, e soprattutto non hai "tempo" e "modo" di controllare e conoscere i tuoi elettori, perchè i voti teli portano a pacchetti persone che tu neanche conosci. Dunque è facilissimo "imbarcare" acqua sporca.
    La storia di Totò dimostra a chiare lettere che il "maggioritario" veramente "non s'ha da fare". E questo è il suo massimo contributo politico alla nostra storia civile.

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  3. posso solo condividere qualche piccolissima cosa di questo articolo , una di questa , credo sia la buona fede di chi scrive e nient'altro .....
    Non mi piace giudicare , ma il giudizio lo hanno dato , nel merito , chi lo ha giudicato colpevole di reati in concorso ( esterno) con la mafia... ciò , fino a prova contraria , non posso dimenticarlo , e non posso mai dimenticare la sua disinvoltura nel governare la cosa pubblica a fini personale ... come pure non posso dimenticare il suo intervento in favore di un altro galantuomo di nome Mannino ( condannato e poi assolto )
    La storia di Cuffaro , detto vasa vasa è intrigata , mai limpida , di un uomo spregiudicato , abile , disinvolto .
    Certo , il suo atteggiamento nei confronti della magistratura ( inquirente e giudicante ) appare corretto , il suo pentimento un po meno , perché , se lo scopo è quello di darsi una verginità postuma , non è per niente credibile , se , invece è un vero pentimento , accetti per davvero la condanna e la smetta di fare politica , visti i risultati a cui è giunto ...
    Con il massimo rispetto dei pensieri ed i sentimenti altrui , questi sono i miei , grazie per l'opportunità
    Salvo Papa

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  4. Condivido in senso generale l'articolo, il mio commento, su questa vicenda dolorosa, è negativa per l'accanimento abnorme della Magistratura, della quale ho ed ho sempre avuto rispetto, nei confronti prima dell'uomo Toto' Cuffaro e poi del Politico e quello che ha sempre rappresentato nella nostra martoriata Sicilia.
    Il mio augurio più sincero a Toto' Cuffaro, che il Signore gli possa ancora concedere la forza di andare avanti ed espiare la condanna inflittagli, con assoluta serenità interiore.

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  5. Apprezzo l’articolo di Giangiuseppe su Cuffaro: puntuale, preciso, vero. Io, purtroppo, non ho avuto la possibilità di leggere il libro scritto da Cuffaro, che mi riprometto comunque fare, ma penso sia doveroso, per me fare un commento sul “governatore”, come tutti lo chiamavano, in virtù degli anni di militanza politica trascorsa insieme nella D.C., fino al suo scioglimento.
    Ricordo con piacere l’episodio dell’ultima volta che lo vidi, anche per la sua genuinità e la sua innata generosità.
    Era la fine 2007, e i medici mi avevano detto che fra giorni avrei dovuto recarmi a Milano per sottopormi all’intervento di D.B.S., un intervento difficile, ma l’unico in quel momento consigliato per vivere una migliore qualità della vita per la mia malattia, che Cuffaro conosceva bene.
    Io ero solito prendere il caffè nello stesso bar in cui lo prendeva lui, al “cafè Nobel” di Villa Sperlinga, dove spesso ci incontravamo e scambiavamo qualche battuta.
    Quel giorno mi avvicinai a lui e dopo il consueto abbraccio, ed il bacio di prammatica, gli dissi: “Totò ho bisogno di una preghiera”. E lui: “Filippo, dimmi, che hai bisogno ?”, “No, niente Totò, grazie, giacchè mi debbo sottoporre ad un intervento operatorio, ti volevo chiedere una preghiera alla Madonna, perchè mi stia vicina e mi assista”. “Filippo, tu mi chiedi una cosa bellissima, tu conosci la mia devozione alla Madonna, lo farò senz’altro”. Mi fece gli auguri e ci lasciammo.
    Ho voluto raccontare questo episodio perché, da un lato ricorda il Totò Cuffaro, sempre disponibile verso tutti, amiciaro, il “Totò vasa vasa”, dall’altro ci ricorda il Totò credente che ha fatto la marcia a piedi per andare al Santuario della “Madonna di Compostela”, o ha chiesto la consacrazione della Sicilia alla “Madonna delle Lacrime” di Siracusa. Non l’ho visto più da allora; ho seguito come tutti, dai giornali le sue disavventure giudiziarie ed umane. Posso dire soltanto che Totò Cuffaro non si è difeso dal processo, come fanno di solito i nostri leaders politici, ma si è difeso nel processo.
    Egli, che soffriva anche per la malattia dei figli, attese la sentenza della cassazione, in preghiera, in Chiesa. Poi si presentò al carcere di Rebibbia, dove sta scontando i sette anni di carcere inflittigli.
    Non ho voluto, in questo commento, entrare nel merito del Totò Cuffaro politico, che tra l’altro ci vede ora su schieramenti diversi ed opposti, ma ho voluto solamente sottolineare il dramma umano di un credente, nel vivere la condizione di carcerato, che penso sia terribile.
    Auguri Totò!

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  6. Io ho poca fiducia nel sistema Giustizia in Italia. Quando vedo che si condanna a sette anni di carcere un Fabrizio Corona per qualche fotografia, un Berlusconi per qualche scopata, e a quel negro che ha ucciso a picconate tre persone si danno due mesi di galera, la mia fiducia si colloca vicino allo zero e capisco come nell'amministrazione della giustizia l'Italia sia ben al di sotto del novantasettesimo posto al mondo, che nelle 194 nazioni del mondo intero costituirebbe l'esatta metà. Qualcuno mi faccia capire perchè dovrei continuare ad avere fiducia in questa giustizia e in questa magistratura.
    Ancora peggio vanno le cose quando penso al concorso esterno in associazione mafiosa, un reato che non esiste nel nostro codice, un reato autonomo creato dalla giurisprudenza che prima lo ha creato, usato, dilatato. E ora lo sta progressivamente restringendo, al punto che non ci crede più nessuno, come ebbe a dire il sostituto Procuratore Generale della Cassazione Francesco Iacoviello nel marzo 2012. Un reato che essendo cai contorni e dai confini non definiti si presta a qualsiasi interpretazione e a qualsiasi decisione il giudice voglia prendere, senza dovere rendere conto a nessuno e soprattutto facendo venire meno, nei fatti, in nome di una generica antimafia, qualsiasi diritto dell'accusato.
    Riguardo Cuffaro, sono d'accordo in tutto e per tutto col direttore che nel suo bell'articolo ha detto cose molto condivisibili. Certo, Salvo Papa non è d'accordo, e d'altronde su un tema così scottante difficilmente si può essere tutti d'accordo; fra l'altro, dal commento che ho letto mi sembra di capire come Salvo Papa sia contrario "a prescindere" e oltretutto il suo pensiero mi sembra contraddittorio, infatti definisce molto ironicamente "galantuomo" anche una persona che è stata assolta dai reati imputatigli, cioè l'ex ministro Mannino. Insomma, caro Papa, come fai ad essere d'accordo con la magistratura quando condanna Cuffaro mentre non lo sei quando assolve Mannino? Questo traspare dal tuo scritto. Se sbaglio mi correggi.
    Mi sembra, invece, che il ragionamento di Nevone, quello sul maggioritario dove "devi acquisire il massimo consenso possibile, oceanico, per il quale "devi" essere amico di tutti", sia più corretto.
    In ogni caso Cuffaro, da credente e da persona intelligente qual'è, ha intrapreso un percorso di crescita spirituale e umana che, al termine del suo soggiorno in carcere ci restituirà un uomo nuovo ma soprattutto, sicuramente migliore di quelli che lo hanno criticato e condannato.

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  7. Oltre il libro e T.Cuffaro posso capire tutto e comprendere tempi emozioni e varie...ma il sistema si è rivelato falso e ha creato cortocircuiti dove sicuramente ci si è anche trovati dentro forse senza accorgersene. 40 anni di corsa verso un sistema Economico..questo è stato il fallimento...violentando la bellezza. Un vero peccato.
    La cosa che ho sempre detto ai miei alunni e amici: "la cosa peggiore che possa accadere è che non accada nulla."

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  8. La serendipità è quella prerogativa in virtù della quale un ricercatore che si ponga un obiettivo, lungo il suo lavoro, ne ritrovi un altro che comunque abbia, per esempio, un certo valore scientifico (o non solo).
    In queste righe io ipotizzo che ne esista una negativa. E che, per certi aspetti, possa riguardare non soltanto fini di ricerca in senso proprio, ma anche il perseguimento di obiettivi pratici, di quelli che ogni uomo può tentare di raggiungere.
    Uno di questi potrebbe essere il potere. Esso, è ambito da molti, i quali tuttavia spesso non ne percepiscono l'intima natura; e cioè che, nella maggior parte dei casi, il potere - a sua volta - possiede chi lo detiene.
    A chiunque abbia avuto l'esperienza del potere non sfugge che, nell'espressione pratica, esso perda completamente il senso originario del "poter fare", e divenga piuttosto "potere per se stesso". Sicché ci si gratifica per l'alone magico che lo accompagna con la sua immancabile aura narcisistica.
    Il potente vive, alla fine, quasi esclusivamente del compiacimento che, in genere, la gente gli tributa, della deferenza a volte senza condizioni, fino a raggiungere veri e propri stati di delirio, che alterano la sua percezione del reale. In tal modo, con frequenza, quando e se avviene che il potere lo perda, gli accade - non senza sofferenza e comunque con gradualità - di esperire una resipiscenza che - pur togliendogli gli ‘atout’ dei quali godeva indiscriminatamente - gli restituisce una dimensione di vita "normale”, talvolta consentendogli (se in tempo) il recupero di valori più veri e fondanti, quali l’autostima, quella degli amici sinceri e – ovviamente - degli affetti familiari.
    Non aveva torto il bimbo che - durante il corteo nel quale il re attraversava, senza abiti, la città tra ali di folla ossequiante - unico tra tutti - ne rivelava la condizione indecente di nudità. E non aveva torto il Machiavelli, nel “Principe”, quando osservava che il Signore, per governare con efficacia, oltre tutte le debite caratteristiche, avrebbe dovuto apparire “ sensuale anziché no”! Perché l'autorevolezza (e molto spesso il carattere autoritario) del principe, non poteva certamente escludere la sfera sessuale... ricordiamo al proposito come a quei tempi vigesse addirittura lo ‘jus primae noctis’. Usanza che, peraltro, non deve scandalizzare eccessivamente, poiché (pur in forme diverse) ancora oggi esso viene privatamente esercitato nell'ossequio al principio che richiede ipocritamente che - in pubblico - si mostrino virtù che può apparire superfluo possedute in privato.
    Resto amico di Cuffaro. Non posso non ricordarlo, infatti, nella sua originaria condizione di giovane entusiasta che, presso la segreteria del partito, mi placcava quasi con violenza per mostrarmi la rivista che aveva creato: si chiamava ‘Semaina’, ed era anch'essa giovanilmente traboccante di contenuti rigorosamente etici.
    Ma, come sempre avviene, quel potere del quale sopra riferivo, lentamente, quasi subdolamente, esplica il suo effetto, e - senza che ci se ne avveda - conduce ad un allentamento dei freni inibitori, ad una inconsapevolezza che ci lascia allentare le corde del compromesso fino ad incallirci le spalle tanto da non avvertire più la presa di Satana, per quanto ci si possa effettivamente essere, fervidi seguaci di Maria.
    In questo senso per me Totò è incolpevole. Ma tutto ciò non può bastare per legge degli uomini. Non ho letto il suo libro; conto di farlo presto. Ma, da alcuni scorci, ho la sensazione che, anche per lui, sia iniziato quel percorso di ravvedimento operoso che, prima che alla società, servirà soprattutto a lui stesso.

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  9. Per parlare di Cuffaro e contro Cuffaro non mancano argomenti. Uomo conosciuto in tutta la Sicilia e come tale rispettato. Specialista coscienzioso che ho conosciuto mentre rivestiva la carica di presidente nel Comitato Zonale degli Specialisti della Provincia di Palermo e di cui ho ricordi di massima coerenza e umanità nel valutare i singoli casi.
    La politica purtroppo è una scienza che sa mettere gli uni contro gli altri senza esclusione di colpi e di sotterfuggi. Poi dal dopo guerra ad oggi con l'avvento del benessere i politicanti, più che politici, hanno pensato al loro orticello e come dividersi la torta, di modo che si è arrivati ad oggi che la politica ha trascinato tutta la Società a comportarsi allo stesso modo senza risparmiare nemmeno i gudici che oggi giudicano dopo che i mass media hanno dato il verdetto. Una volta i giornali si limitavano a dare la notizia e dopo aspettavano la fine del processo per commentare il tutto e se le notizie uscivano dall'iter processuale i colpevoli venivano sanzionati. Oggi i media sanno tutto e danno in pasto all'opinione pubblica quello che ritengono fa notizia per cui qualsiasi giudizio e pilotato e mai equo.
    Fatta questa considerazione ammiro l'uomo Cuffaro che non si è lasciato trascinare da nella mischia da parte dei media ma ha accettato con rispetto la sentenza dimostrandosi un vero uomo al di sopra della giustizia, specie quando scrive che tutto possono togliere a un uomo ma mai il sapere.

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  10. Calogero Dolcimascolo3 luglio 2013 alle ore 22:08

    L’articolo del Direttore sulla vicenda umana di Totò Cuffaro, e la pena che sta scontando nel carcere di Rebibbia a Roma, da un lato ci fa impietosire, mentre dall’altro ci pone il problema della credibilità del sistema giudiziario. E per questo non possiamo permetterci che la giustizia diventi una finzione a cui non crede più nessuno.
    Bisogna, quindi, che i due momenti restino assolutamente disgiunti. Altrimenti il rischio è di non avere una giustizia come bene supremo a garanzia di tutti. Le sentenze, possono piacere o no, e anche quando fanno male, si rispettano. E Cuffaro questo lo sta facendo con dignità.

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  11. IL CARCERE, PER CUFFARO, E' UN INCIDENTE DI PERCORSO CHE HA INTERROTTO LA SUA CARRIERA POLITICA. POTEVA NON CAPITARGLI, MA GLI E' CAPITATO. CUFFARO HA SCELTO DI STARE, ED HA SAPUTO STARE PER ANNI, DALLA PARTE DEL "POTERE REALE",CHE E'IL POTERE MAFIOSO, PERCHE', IN SICILIA, NON C'E'UN ALTRO TIPO DI POTERE CHE CONTI VERAMENTE. CUFFARO HA FATTO LA SUA SCELTA, CHE E'LA STESSA CHE HANNO FATTO, E FANNO, MOLTI POLITICI SICILIANI. ALLORA METTIAMOLA COSI' : A LUI STAVA ANDANDO MOLTO BENE, PERO' ,AD UN CERTO PUNTO, GLI E' ANDATA MALE ED E' FINITO IN GALERA. CUFFARO PAGA PER AVERE TRASGREDITO LA LEGGE,SIA PER IL SUO PERSONALE INTERESSE, SIA PER QUELLO DEGLI AMICI E DEGLI AMICI DEGLI AMICI. QUESTA, IN POCHE PAROLE, E'LA SITUAZIONE, DAL MIO PUNTO DI VISTA.

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    1. Mi permetto informarti che scrivere con le maiuscole nel linguaggio del web significa GRIDARE e URLARE, più che parlare, quindi la prossima volta cerca di non scrivere tutto in maiuscolo, cortesemente.
      Grazie.

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  12. Totò Cuffaro fa discutere anche dal carcere. Anzi, forse più di prima. Ricordiamo le diverse interviste rilasciate e trasmesse in televisione e poi il libro di cui parla l'articolo. Io non ho conosciuto personalmente Cuffaro e non ho argomenti per parlare della persona. La sua vicenda ovviamente la conosco e ho visto e letto di tutto. Per esempio la storia dei cannoli che è diventata emblematica e su cui si è strumentalizzato tantissimo. Purtroppo, come spesso accade in Italia, la verità è quella che viene fuori dai giornali, anche quando non vera. In questo caso però c'è stata una sentenza, forse fin troppo dura e esagerata, e lui la sta scontando. Ma da qualsiasi angolazione la si guardi, questa vicenda resterà un caso che continuerà a fare discutere.

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  13. Reputo interessante l'analisi sul sistema carcerario.
    dietro la retorica della vigilanza finalizzata alla redenzione si nasconde spesso l'esigenza di allontanare in luoghi chiusi tutto quello che le societa' vogliono rimuovere per autoassolversi.
    "vigilando redimere" mi ricorda le scritte che si vedono davanti ai campi di concentramento "il lavoro rende liberi".
    Non ho mai fatto parte della schiera dei baciatori di Cuffaro e quelle rare volte che ci siamo incrociati non abbiamo colto un reciproco feeling.
    L'attuale condizione in cui versa mi fa riflettere sul significato da attribuire alla caduta degli Dei.
    Le foto di Gheddafi, Saddam , massacrati da coloro che li avevano elevati a divinita', mi fa pensare che il potere e' sempre logorante.
    Logora interiormente chi lo detiene al punto da trasformare la voglia di fare qualcosa di positivo per le persone in una sorta di cinismo autoreferenziale.
    Non entro nel merito dei peccati di Cuffaro; purtuttavia immagino che se il sistema sanitario instaurato con Ajello fosse stato consolidato, oggi sarebbero state erogate somme indecenti per servizi dal valore infinitamente minore.
    Trovo smisurata la pena inflitta a Toto' e trovo ridicoli i proclami di Al Fano ministro della giustizia, quando parlava di edilizia penitenziaria e di riforme sulla giustizia.
    Nei fatti coloro che devono essere rimossi, i brutti sporchi e cattivi, sono reclusi.
    La parte migliore resta fuori.
    L'unica cosa che mi sembra positiva e' che Cuffaro ha i mezzi culturali e umani per uscire diverso dal carcere.
    Gli altri detenuti, in gran parte, sono destinati a ritornare nel sistema che li ha emarginati.
    Quartieri senza servizi sociali.
    scuole fatiscenti.
    Ospedali inefficenti.
    Ancora oggi i detenuti siciliani non sono assistiti dal sistema sanitario nazionele come impone una legge dello stato. Si attende che l'assessore di turno dia segnali di civilta' giuridica e sociale.
    Le attivita' finalizzate a fare emergere i lati positivi delle "persone detenute" sono spesso formali e fatiscenti.
    Spero che la presenza di soggetti noti e famosi nelle prigioni apra un dibattito sano che migliori le condizioni dei meno noti.
    Per il resto attendo di conoscere e vedere l'evoluzione dello Stato sul tema del superamento dell'attuale condizione penitenziaria.
    L' unione europea ha contestato il modello italiano.
    L'autoassoluzione di coloro che stanno fuori dalle carceri non e' lecita se non ci si impone la capacita' di capire come si vive e come ci si trasforma nell'esperienza detentiva.

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  14. PS
    in genere non commento i commenti.
    parlare di cuffaro nell' abisso delle carceri e non delle carceri e' come guardare il dito del bambino che indica la luna e non la luna medesima.
    Mentre fissiamo il fondo del pozzo siamo fissati da esso con la medesima attenzione.

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  15. Caro Giangiuseppe, aderisco molto volentieri al tuo invito. Di Cuffaro so ciò che è stato detto in tv e scritto sui giornali.
    Per l'occasione sono andato a rivedere: http://www.abeautifulmind.it/2012/11/cuffaro-da-santoro-e-costanzo-davanti.html
    Ho riletto per intero l'articolo: http://archivio.antimafiaduemila.com/rassegna-stampa/29-primo-piano/1644-cosi-il-boss-scopri-la-qcimiceq-qtalpeq-chiesti-8-anni-per-cuffaro.html?showall=1
    In più, anche il commento del Sole 24 Ore alle motivazioni della sentenza di condanna: http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/penale/sentenzeDelGiorno/2011/04/cuffaro-le-motivazioni-della-cassazione-provato-l-accordo-fra-politica-e-mafia.html

    Queste tre cose mi bastano, altre verità supposte o riletture buoniste del personaggio, non mi appassionano.

    Hai concluso il tuo articolo scrivendo: "la storia di Totò Cuffaro è la storia di un pezzo di Sicilia", io aggiungo: ... e di un pezzo di ... qualcos'altro!

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  16. Sulla vicenda Cuffaro non ho nulla da dire di nuovo rispetto a quanto in tanti hanno già detto.
    E' stato condannato, sta scontando la sua pena, devo dire con grande compostezza.
    Invece voglio complimentarmi con Giangiuseppe per l'articolo che ha pubblicato.
    Non un complimento tecnico o giornalistico, piuttosto la voglia di sottolineare quanto grandezza e linearità alberghi nel cuore e nella testa del nostro direttore.

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  17. Il potere, una parola che, almeno per quanto mi interessa di più, cioè biblicamente, si porta dietro due “pesanti” significati: il potere affidato da Dio all’uomo; il potere di cui l’uomo si appropria per il proprio dominio sugli altri.
    “Il potere che hai, ti è stato affidato dall'alto”, dice Gesù a Pilato, in risposta allo “Io ho il potere di salvarti o di condannarti”.
    “No potete servire a due padroni: Dio e mammona”, dice sempre Gesù, nel sermone sul monte.
    Potere, dunque, ma anche non potere.
    Il potere è comunque, e sempre, quello che l’uomo porta dentro di sé, come segno di un disporre di comando o delle cose.
    E non c’è uomo più infelice di questo: l’uomo del potere è un dannato in partenza, senza scampo, non ha pace.
    Nel mio volontariato, a parte le forme di prepotenza, particolarmente diffuse nel mondo ritenuto più basso, quello degli emarginati, dei non abbienti,e di più dell’uomo sulla donna,come potere su un essere ritenuto, bene o male inferiore, di pratica del potere ne ho vista molta.
    La stessa chiesa “locale” si dà da fare in tal senso, esercitando un potere sulle coscienze, anche attraverso l'uso della superstizione e del plagio.
    Il potere psicologico è il più nocivo e violento: uccide.
    A volte lo sottovalutiamo, ma si avvale di forme subdole e sottili che lacerano senza pietà.
    Il “non potete” del sermone sul monte, l’alternativa: l’altra faccia del senso dell’esserci sulla terra.
    “A chi ti percuote sulla guancia destra, porgi anche l’altra”.
    Sembra assurdo, ma in questo “non potere”, in questo “porgere l’altra guancia” sta la vera felicità.
    Si depongono le armi e si concede, in partenza, la vittoria al nemico, perché diventi amico, alleato di vita.
    E tutto si affida a Dio, che ne sa, e ne ha,di potere, sicuramente molto più di noi.
    Il danaro, l'altro aspetto del potere: i soldi fanno la felicità, si sente dire continuamente.
    E' vero che gli uomini hanno bisogno -tutti- di beni primari (e a questo sì che gli uomini di potere , particolarmente politico, dovrebbero pensare), ma la ricchezza è un'altra cosa, e è sempre nemica della felicità, e prima o poi porta alla rovina, sicuramente a quella interiore, della dignità.
    Il ricco, bene o male, è colui che ha tolto qualcosa agli altri, appropriandosene indebitamente.
    Di quale felicità dovrebbe dunque godere?
    Il male non ha mai portato felicità a nessuno.
    Cuffaro?
    Alla fine, come ha già scritto Geraci nella sua analisi così precisa, di sapore squisitamente biblico, evangelico, Cuffaro è stato un debole che si è lasciato trascinare dagli eventi, suggestionato dal potere, non per fare, ma per essere, per diventare esso stesso potere, entrando così in un girone infernale, da cui è poi difficile uscire, anche perché non ci si rende mai conto di esserci cascati.
    Oggi un uomo in risalita, verso di sé innanzitutto, e con l'aiuto di Dio va ritrovando la pace perduta.
    Un abbraccio e un augurio.

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  18. Dopo aver letto l’articolo di Giangiuseppe ed i vari commenti seguenti, mi trovo a commentare una storia che mi fa star male, perché dolorosa, forse perché ho conosciuto personalmente Cuffaro nelle varie campagne elettorali dove, ogni volta che l’ascoltavo, rimanevo pieno d’ammirazione per i suoi discorsi politici e soprattutto per la sua capacità di ascoltare indistintamente tutti, forse perché ritengo esagerata una pena a 7 anni di carcere per un reato discutibile e pieno di incognite, convinto sostenitore della tesi che Cuffaro andava eliminato politicamente perché troppo forte e imbattibile nei consensi e l’unico modo possibile è stato quello messo in atto da una Giustizia poco giusta.
    Personalmente non ho mai abusato della sua conoscenza, ma lo stimavo molto, e mi dispiace constatare che una persona, a prescindere che si chiami Cuffaro, per simili reati, venga condannato a vivere per anni in una casa di pena e trattato alla stessa stregua di persone che hanno commesso crimini efferati contro l’umanità, soprattutto quando sai che vivendo in Sicilia, se raggiungi livelli di notorietà ragguardevoli, prima o poi sai che ti troverai accanto persone che potrebbero disorientare la tua integrità morale facendoti compiere azioni poco limpide.

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  19. Non è facile parlare di Cuffaro. Ma avendo sfogliato il suo libro ho trovate tante cose interessanti. Alcune anche molto belle. e si intuisce il travaglio interiore di un uomo che era all'apice del potere e che si è ritrovato nella polvere. Non so quanto sia stata giusta la sentenza e non voglio parlare di questo perchè non serve a nulla. spero che la sua condanna e il suo sacrificio possa servire da esempio per tutti

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  20. Sono d'accordo con quanto ha scritto Salvatore R. Mancuso, che non la fa lunga, dice le cose come stanno realmente, non indulge sul fatto che Cuffaro abbia accettato la sentenza (cos'altro avrebbe potuto fare? non ha la potenza di Berlusconi). La verità va urlata: NESSUNA PIETA' PER COLORO CHE CONDIVIDONO LA MAFIA! Cuffaro se l'è cercata, non ha scusanti ne attenuanti, ha avuto quel che meritava e forse anche meno.

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  21. Ottimo e sincero l'articolo di Giangiuseppe, verità storica e verità giudiziaria a volte vanno in cerca di sincronia per tutta la vita.

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  22. Ho subito comprato il libro ma non ho avuto la forza di leggerlo con altrettanta rapidità, poi dopo qualche mese piano, piano ho cominciato. Ogni pagina una sofferenza dell'anima.
    L'umanità che in ogni pagina tocchi con mano, quasi vivendola, mi coinvolge in modo totale.
    Conosco Totò da molti anni (forse qualcuno in meno di molti di Voi) e la nostra amicizia è più che fraterna.
    Ho iniziato a frequentarlo da quando non era nemmeno consigliere comunale e sono rimasto sorpreso dalla sua passione per la politica, dalla sua grande umanità e dall'affetto immediato che riusciva a trasmettere a tutti. Molto ho imparato da lui e vi assicuro sempre molto trasparente.
    Oggi tanti sono i detrattori ma altrettanto numerosi sono coloro che ne parlano con affetto, stima e simpatia.
    Nel nostro Paese esistono 3 gradi di giudizio e quando l'ultimo di questi (la Cassazione) emette la sentenza questa è definitiva (salvo eventuali revisioni del processo) e, DURA LEX SED LEX, per il mio amico Totò è arrivata la condanna definitiva per la quale sta scontando in carcere la pena inflittagli. La sta scontando senza aver fatto polemiche perché ha sempre detto che da uomo delle Istituzioni avrebbe rispettato la sentenza.
    E' vero le sentenze si devono accettare, ma in un Paese DEMOCRATICO come è il nostro nessuno ci può vietare di commentarle e anche di non condividerle.
    Su due commenti mi soffermo, senza la minima intenzione di polemizzare:
    - al sig. Mancuso mi viene spontaneo chiedere se il Suo parere è frutto della sentenza o perché a conoscenza diretta di fatti e circostanze;
    - al sig. Andrea Arena (non siamo parenti) che con molta precisione indica articoli che lo convincono senza il minimo dubbio, chiedo se ha notato in altri giornali altri articoli che potrebbero insinuargli qualche dubbio.
    Consiglio a tutti, quelli che ne hanno voglia, di leggere un articolo su LIVE SICILIA del 30/01/2013 di Roberto Puglisi dal titolo "Cuffariano, sarà Lei". Fra i commenti uno su tutti di Piero Lipera (che non conosco) il quale descrive molto minuziosamente tutto quanto si è svolto nel processo contro Cuffaro.
    Probabilmente neanche questo convincerà molti ma per buona pace delle campane (DIN-DON) dovrebbero leggere.

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  23. Posso essere in totale dissenso con le posizioni oltranziste di Salvatore r. Mancuso e di Andrea Arena senza essere accusato di concorso esterno in associazione mafiosa o di essere contiguo alla mafia?
    Allora DISSENTO IN MANIERA ASSOLUTA da questi signori, dico loro che nel mondo il bene e il male non si possono separare con l'accetta, che il manicheismo è uno dei peggiori errori filosofici nella storia dell'umanità e che anche nel peggior criminale c'è sempre qualcosa di buono.
    In definitiva credo che il furore forcaiolo dei due con cui dissento non faccia fare loro una bellissima figura.
    Un pò di umanità non fa male a nessuno.
    Amen.

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  24. Siamo italiani...
    Chi è pro, chi è contro...
    Chi dice ...è mafioso
    Chi dice ...non è mafioso....
    Sono convinto che nessuno e ribadisco "NESSUNO" è nella condizione di poter giudicare!!!
    Sono e sarò sempre un amico di Totò Cuffaro , non dell'ex assessore all'agricoltura e foreste, non dell'ex Presidente della Regione, ma di Totò Cuffaro...
    Vorrei vivere delle stesse certezze di chi ha commentato con tanto sprezzo al vicessitudini di un uomo (che forse neanche conosce), quando c'è da giudicare diventiamo tutti "nuove vergini senza macchia e senza paura".
    E' lapalissiano che "LA MAFIA FA SCHIFO"...
    CREDO E CREDERO' SEMPRE NELLA GIUSTIZIA MA NON NEI GIUSTIZIERI.... PURTROPPO CHI AMMINISTRA LA GIUSTIZIA E' UN ESSERE UMANO E PURTROPPO UN ESSERE UMANO NON E' MAI SUPER PARTES....

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  25. Questo articolo è molto bello e ‘vero’. Vero di sentimenti che non siamo quasi più abituati a vivere.
    Non ho letto il libro “Il candore delle cornacchie”, per cui molte sfumature sul travaglio interiore di quest'uomo non le conosco. Tuttavia si può ben capire quanto difficile sia affrontare il carcere e quanta forza di volontà ci vuole a vivere ogni singolo attimo della propria esistenza, in così poco spazio. Certo è, che Cuffaro sta affrontando tutto con grande dolore e tanta dignità.
    Non tocca a me giudicare ne responsabilità ne colpe di nessuno. Un fatto però mi da molto fastidio, al di là delle pene che poi giustamente o ingiustamente vengono inflitte, il comportamento e il modo di fare politica della maggior parte dei soggetti alla quale gli elettori danno fiducia. Non è corretto che amministrano la cosa pubblica in maniera scorretta e a proprio uso. E come giustamente la magistratura va alla ricerca dei lavoratori disonesti (vedi la vicenda dei cosiddetti pip di Palermo) perché hanno percepito lo stipendio mentre erano in carcere, deve allo stesso modo andare alla ricerca e condannare i politici e chi veramente commette atti disonesti quando si appropriano del denaro pubblico, denaro della collettività.

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  26. Elisabetta Liparoto7 agosto 2013 alle ore 22:22

    Ho avuto il piacere di avere in regalo il libro di Totò Cuffaro "Il Candore delle Cornacchie", consiglio di leggerlo. Una storia vera reale vissuta, raccontata con grande semplicità ma che trasferisce nel lettore tutte le emozioni di quel mondo " QUELLO DEI DETENUTI". Quei luoghi li chiamiamo CASE CIRCONDARIALI, ma di case non hanno nulla. Gli uomini la dentro dovrebbero riscoprire i valori della vita ed essere recuperati,invece vivono in situazione precaria, in celle super affollate. Ma la cosa bella che emerge è che in quell'inferno c'è tanta solidarietà.

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