di Catone – Da anni e anni, e da ogni parte, la parola d’ordine è: “riforme”. L’Italia non ne può più fare a meno.
Per invertire la rotta e fermare il declino, per allentare i lacci e laccioli che bloccano lo sviluppo e asfissiano cittadini e imprese. Per semplificare e delegificare, per avvicinare la burocrazia ai cittadini, ammodernare il sistema, per ridare slancio al Paese. Ma è possibile farlo? E lo si vuole veramente? Molti dubbi e assenza di risposte serie.
I governi, dall’inizio dell’era repubblicana, si sono succeduti con una certa frequenza, siamo arrivati al numero 62. Praticamente quasi un governo all’anno, anche se negli ultimi anni la media si è allungata. Le legislature arrivate alla scadenza sono poche, quella in corso è la 17esima in 67 anni di democrazia. Una media di 3,9 anni, invece di cinque.
Ma se guardiamo con più attenzione al nostro passato ci rendiamo conto che la durata di governi e legislature non è automaticamente legata ai risultati. Uno statista come Alcide De Gasperi ha guidato 8 governi, compreso il primo dell’ordinamento provvisorio, che sono cambiati più volte nel corso della stessa legislatura, per complessivi 2748 giorni.
Aldo Moro ha governato per 2247 giorni. Nessuno, credo, potrebbe azzardare una qualche analogia o, ancora peggio, un paragone con i governi degli ultimi decenni. Silvio Berlusconi, per esempio, ha governato per ben 3340 giorni. Bettino Craxi per soli 1321.
Il problema, quindi, va ben oltre. Si tratta di questioni che attengono al funzionamento del “sistema”, un apparato elefantiaco e autoreferenziale che sopravvive a se stesso. E che, per certi versi, sovrasta la politica. Anni di consociativismo hanno prodotto un intreccio di interessi e caste che si autoproteggono, chiudendosi a riccio ad ogni segnale di cambiamento. Governi sempre pronti a decretare, modificare, e aggiungere nuove norme alla già sterminata libreria di leggi nella quale i cittadini si ritrovano a vagare inermi. Con le assemblee elettive spesso obbligate a ratificare ordini esterni con il risultato di complicare ancor di più le cose.
Le leggi non si sa con certezza quante siano. Si parla di diverse decine di migliaia. Si stimano in oltre 130.000 le norme dello stato, a cui bisogna aggiungere quelle regionali e comunitarie. Non è necessario essere un esperto per intuire quanto sia complicato orientarsi fra migliaia di testi. Consultazioni da far venire i brividi, combinati disposti, riferimenti a precedenti e "rinvii" ad altre leggi e poi ad altre ancora come in una giostra senza fine. In questo marasma qualsiasi burocrazia ha vita difficile e, a sua volta, la rende ancor più difficile al cittadino normale.
Ma i problemi incombono e la politica sembra disarmata. Le scaramucce su questioni come IMU, IVA, Kazakistan, le cazzate di Calderoli e via dicendo, nascondono verità pesanti che nessuno ha il coraggio di dire al popolo italiano.
Non funziona più questo nostro sistema economico, politico e sociale. Non ci sono più le risorse, ammesso che ce ne siano state mai veramente. Abbiamo dimenticato lo spirito e i sacrifici dei nostri padri. Abbandonato le potenzialità di questa meravigliosa terra, per rincorrere un materialismo sempre più facile e disastroso.
Abbiamo creato una società diseguale, ingiusta, e cattiva con i più deboli. Fatta a misura per i furbi e i potenti. Con sacche di opulenza che sono uno sfregio alla povertà. Abbiamo sciupato e vissuto al di la delle nostre possibilità, e adesso i conti sono tutti da saldare.
CATONE
22 luglio 2013
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, con i suoi naufraghi, aggiungerei, questa frase, anche se può sembrare banale, la dice tutta sulla credibilità degli ultimi governi, che, senza imbarazzo, proseguono il loro cammino intriso di chiacchere che non ci impressionano più.
RispondiEliminaAdesso il popolo Italiano sa, grazie all’evoluzione dei media e della tecnologia, in generale, quello che accade realmente, solo chi non vuol sapere non sa.
E’ orripilante sentir dire ai vari Monti, Berlusconi, Bersani, Letta etc. “Dobbiamo fare sacrifici per risanare il nostro paese”, e poi vedere la loro indifferenza verso i poveri (disoccupati, licenziati, cassintegrati etc.), che oramai hanno raggiunto numeri da brividi, e poi assistere impotenti alle loro acrobazie per salvaguardare i loro privilegi, senza se e senza ma.
Siamo arrivati, non si può andare oltre, continuare a vedere offesa la nostra dignità, non possiamo continuare a credere alle favole, non ci credono più nemmeno i bambini, perché anche loro sentono il peso di un Papà che non può più garantire, perché licenziato, quel minimo di benessere a cui si erano abituati, e già, a loro i Papà non possono più raccontare le favole.
Io non darei colpe alla politica ma al "grande " popolo italiano.
RispondiEliminaSiamo cosi' rimbesuiti dalla pubblicita' e da tante stupidate che non abbiamo piu' l'essere. Siamo attaccati ai nostri piccoli interessi , ci lamentiamo e basta e non vediamo la fuga dei cervelli dal nostro paese , tutti chiediamo ai nostri figli di andarsene da qui (io in primis) e non faccio nulla per questo paese perche' non mi sento parte di esso anzi, ogni volta che qualcuno se ne va e abbandona tutto qui, lo invidio.Tutto questo e' stato creato dalla nostra indifferenza , io vado a votare solo perche' ho paura che salga la corrente a me avversa, mi tappo naso e bocca e voto come una demente .Ma non succedera' mai piu'.A me e' rimasta solo la gran voglia di non pagare piu' alcuna tassa in questo paese.Andarmene .
buona l'analisi , ma che fare ?
RispondiEliminawww.avevamo la luna.it di Michele Mezza ci fa intravedere che , se realmente vogliamo , abbiamo le capacità , non sciupiamo un'altra occasione come l'abbiamo sciupata negli anni sessanta ( 62/64) . il futuro si costruisce non si inventa e/o si inventa per costruirlo
Le riforme sono diventate ormai delle categorie mentali, delle panacee buone per tutti i mali del nostro paese, ovviamente tutte teoriche, perchè quando si tratta di arrivare al dunque nessuno ha voglia di riformare alcunchè.
RispondiEliminaE se qualcuno mette mano a qualche vera riforma, subito si scatena l'inferno, le bocche di fuoco di certi giornali inondano l'opinione pubblica con i loro fiumi d'inchiostro, i sindacati del menga cominciano a mobilitare tutto quello che possono, qualche politico (bersani) riesce perfino a salire sul tetto dell'università di roma per dare manforte agli studenti che sobillati da mestatori, giornali e sindacati protestano contro una riforma, forse non perfetta, ma una vera riforma dell'ordinamento scolastico italiano. Altre riforme, come ad esempio quella sulla giustizia, non vedono neanche l'inizio dei lavori, perchè al solo sentire la parola riforma la casta dei magistrati comincia a vomitare un fuoco di sbarramento supportata dall'ANM, dalla corte costituzionale, da magistratura democratica (sic) e , ca va sans dire, dai soliti giornali pataccari del fatto quotidiano, repubblica, l'unità e il manifesto (dimentico qualcosa?).
Poi tutti si sciacquano la bocca con questa parola sempre usata e mai praticata.
Vogliamo metterci bene in testa che NESSUNO in Italia vuole le riforme?, e si capisce anche il perchè. Qualsiasi riforma, se attuata, andrebbe inevitabilmente a colpire gli interessi di quelli che nella situazione attuale prosperano e sguazzano, e che hanno sempre, non si capisce come, tantissimi amici in parlamento, pronti a sabotare tutte le riforme possibili e immaginabili.
Mi fermo quì perchè il mio commento diventerebbe troppo lungo.
Il bel paese ormai è diventato inospitale per i suoi figli. Il sistema politico indecoroso e ostile contro i cittadini. Tanti Italiani sognano di andare via da questa terra, se non fosse che siamo prigionieri degli affetti e della pigrizia di cambiare radicalmente. Un gran numero di paesi offre condizioni di vita migliori, sia economiche, fiscali, qualità di vita, servizi e serietà degli amministratori. Panama, Belize, Costa Rica, Malesia, Messico offrono programmi vantaggiosi per gli anziani pensionati(vedi copertina e relativo articolo di panorama). Perfino la Tunisia, la Slovenia, Croazia, l'Austria, la Germania, Danimarca sono più accoglienti del nostro paese. Dobbiamo proprio espatriare per trovare un po' di serenità? Qualcuno dice( Casaleggio, Del rio) che dopo l'estate, la rabbia potrebbe esplodere. Queste previsioni apocalittiche conducono verso "ottobre rosso"? Mi auguro che si recuperi responsabilità e senso dello stato.
RispondiEliminaDimenticavo il paese più accogliente al mondo è l'Ecuador, dove una coppia può vivere bene con 500 euro al mese.
EliminaDobbiamo solo intenderci e scegliere se diventare,o tornare ad essere, un popolo povero ma dignitoso, oppure un paese di miserabili senza neppure il rispetto di noi stessi.
RispondiEliminaIo spero di sbagliare ovviamente, ma non vedo altro.
Non basta dire che il Bel Paese ormai è diventato inospitale per i suoi figli. Questa affermazione merita un piccolo approfondimento. Vogliamo vedere da chi è governato questo Paese? Non parlo del governo nazionale, ma di ben altro.
RispondiEliminaTutte le principali città italiane vengono governate dalla sinistra.
Il che significa cultura di sinistra, politiche di sinistra, crescita professionale riservata agli amici della sinistra, finanziamenti alle associazioni di sinistra, alle cooperative di sinistra. E cooptazioni di intellettuali, economisti, musicisti, artisti, docenti, sportivi di sinistra in qualsiasi organismo, possibilmente remunerato con denaro pubblico.
Se l'Italia, "dall'Alpi alle Piramidi" e "dal Manzanarre al Reno" è governata dalla sinistra, quindi non dai lacchè e dai servi di Berlusconi, mi pare che il lamento di Pino Vullo sull'inospitalità del nostro Paese verso i suoi figli suoni un pò strano.
In questa Italia governata dalla sinistra, tutto dovrebbe andar bene, e invece...
Chiedo lumi all'amico Vullo.
Io mi auguro che tutti gli italiani onesti, volenterosi emigrino, e che in italia si stabiliscano gli altri: qualsiasi straniero va bene.... noi con le menti eccelse che abbiamo sicuramente in altri paesi avremo successo e credo che i nostri cari politici ,con abitanti diversi, non avrebbero una vita facile .
RispondiEliminaMi piacerebbe poter vedere questo sogno e la faccia dei nostri cari...politici Perche' non organizziamo una manifestazione con cartelli eclatanti in cui chiediamo cittadinanza estera? soffocati dal mal costume dei nostri governanti, esausti ce ne vogliamo andare ...
Siamo tutti indignati e tutti contro tutto, eppure le cose non cambiano, anzi peggiorano, come mai? Ricordo di un episodio significativo, accaduto anni fa dopo il voto quasi plebiscitario al partito di Berlusconi; mi trovavo nell'ufficio postale Palermo 25, in mezzo alla lunga coda davanti agli sportelli, che disposta su tre file occupava l'intero ufficio. Decine di quelle persone, una per volta, si lamentavano del risultato elettorale e della marea di voti ottenuti da Forza Italia, soprattutto in Sicilia, erano tutti contro. Non riuscii a resistere ed urlai: Tutti di sinistra? abbiate almeno le decenza di stare zitti! Piombò il silenzio, avevano capito !
RispondiEliminaDiventa sempre più difficile commentare degli articoli che pure sono inappuntabili sotto il piano dei contenuti e formale. Ciò non dipende ovviamente dagli estensori che sono, per la maggior parte, attenti alle dinamiche all'interno delle quali si svolge la nostra politica quotidiana.
RispondiEliminaTuttavia il limite contro il quale ci si scontra è obiettivo; infatti, per quanto le analisi possano essere lucide e cogliere le origini dei problemi e l'intrigato dipanarsi di essi, quasi tutte si fermano alla presa d'atto di una situazione che si dirige inesorabilmente verso un vicolo cieco.
Chi può avere il coraggio e la competenza per proporre delle soluzioni? E' un'impresa pressoché impossibile. Se non vi riescono, del resto, i politici che affollano i due rami del Parlamento e le pletoriche numerose formazioni partitiche, delle quali molte hanno radici storiche ed abiti paludati, come si può pensare che un cittadino, per quanto esperto e volenteroso, possa districarsi tra le 1000 cose dette e le 1000 non dette, e tentare di farsi parte propositiva?
Viviamo in un'empasse che somiglia tanto alle sabbie mobili: più ci si muove e più ci si ritrova nella melma.
Forse l'unica ed ultima soluzione potrebbe consistere in un'azione radicale dei cittadini verso le loro immediate sedi di riferimento partitiche. Non è un caso che mi riferisca a quelle partitiche piuttosto che a quelle istituzionali.
Le istituzioni, infatti, da sempre, ma adesso in particolar modo, sono ontologicamente lontane dall'utenza; il loro linguaggio è formale, e forse costruito apposta per disorientare i cittadini. Un linguaggio teso più alla mistificazione, al nascondimento, che all'esigenza - che pure dovrebbe essere primaria - di chiarificazione, di forma e di contenuti.
I partiti al contrario hanno una oggettiva necessità di non perdere il consenso (ciò almeno in quando reggerà la forma democratica... se reggerà...). È da questo che discendono tutti i loro privilegi e la possibilità di organizzarsi in caste. Intendo dire che i cittadini dovrebbero strutturarsi in lobby tali da consentire pressioni a livelli sempre più elevati.
Questa potrebbe essere una via. Ciò, evidentemente, comporterebbe comunque il rischio di un vulnus molto grave: infatti chi potrebbe garantirci che i possibili reggitori di queste lobby non diventassero anch'essi portatori di un potere negativo tale da trasformarli in pessimi tribuni del popolo, a propria volta, vettori di interessi particolari, personali o di gruppi faziosi?! Chi potrebbe garantirci che non si innescasse un meccanismo perverso che, alla fine, forse peggio che adesso, e costringesse il popolo in una morsa quale quella che, nel 732, a Poitiers, utilizzò Carlo Martello per costringere il nemico in una tenaglia dalle ganasce mortali?!
Non vi è nessuna certezza per il futuro; ci si può aspettare tutto il male e tutto il bene...
ma, quando si è alle corde, non conviene comunque tentare qualcosa?!
Dunque, è inutile che ci giriamo attorno. Il popolo italiano ormai è un "sovrano rimbecillito", quindi è il principale responsabile di questo declino, del proprio declino.
RispondiEliminaTutto il resto è ovvia conseguenza: quando il gatto non c'è, i topi ballano (sia di destra, che di sinistra).
Ormai siamo un paese e un popolo in vendita ad un asta fallimentare, quella del nostro fu "bel paese". Non solo americani, tedeschi o cinesi ci comprano, ma adesso anche i turchi ( vedi l'acquisto dell'industria di cioccolato Pernigotti ).
Gli Italiani non abbiamo più "sangue nelle vene". Il cervello è in bottiglia da 20 anni. Ci meritiamo i problemi attuali e le prospettive future.
Non ci rimane che sperare che almeno i "nuovi padroni stranieri" non siano troppo spietati con noi.
Il popolo italiano ha vissuto bene quando a comandarlo sono stati i francesi, gli spagnoli, i Normanni etc.
RispondiEliminaDa soli siamo stati sempre diffidenti verso le riforme e abbiamo lasciato che le caste coltivassero i loro orticelli che oggi sono diventati feudi.
Ancora non siamo al fondo ma stiamo vendendo tutta la nostra economia agli stranieri per cui a breve anche i nostri politici devono fare i conti con lo straniero e a questo punto rotto l'equilibrio delle caste forse il popolo troverà la strada per risorgere e ritrovare la propria dignità.
Le pensioni d'oro non si toccano, i soldi ai partiti non si toccano. la guerra civile la deve fare il popolo.
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