di Giangiuseppe Gattuso – Ogni giorno, ripetutamente, vengono lanciati messaggi di preoccupazione sulle condizioni di difficoltà economiche nelle quali versa il nostro Paese.
Il Governo di larghe intese, frutto dell’accordo tra i due partiti pseudo antitetici PD/PDL, l’avallo di Monti e il sigillo del notaio Napolitano, si agita per trovare qualche miliardo e tamponare le emergenze. Ha ottenuto dall’Europa un piccolo aiuto per la disoccupazione giovanile. Pannicelli caldi. Meglio che niente.
Intanto attendiamo le “riforme”, la nuova legge elettorale, le iniziative per “rilanciare” i consumi e la “crescita”. Sembra quasi una provocazione. Mentre questa stessa maggioranza di governo, scrivevamo il 27 giugno scorso, bocciava inesorabilmente l’idea del reddito di cittadinanza, avanzata dal M5S con una mozione. Non ci sono le risorse. E quindi nemmeno a discuterne. C’è altro da fare.
Proprio negli stessi giorni, per la precisione il 25 giugno, il direttore generale della RAI Luigi Gubitosi, nel corso della prima audizione in Commissione per la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha fornito notizie molto interessanti sulla situazione dell’azienda. Problemi di bilancio, ricavi pubblicitari in calo, numero di dipendenti e loro stipendi, e tanto altro.
I dati sono tratti dal video completo dell’audizione di Gubitosi, pubblicato in rete (a partire dal 121° minuto), e dal blog di Beppe Grillo. Andiamo con ordine. La Rai ha 11.378 dipendenti di cui 622 dirigenti. Più della somma dei dipendenti Mediaset, 6.126; Sky, 3.995; e La7, 709. Per quanto riguarda gli stipendi la situazione viene descritta così: Il direttore generale, Gubitosi, ha un compenso annuo di 650.000 euro anno. E insieme a lui sono in otto ad avere stipendi oltre ogni limite. Vecchi contratti e quindi “diritti acquisiti”.
Dei 300 dirigenti 3 di loro hanno uno stipendio annuo di oltre 500.000 euro; 1 ha oltre 400.000 euro; 34 da 200.000 a 300.000 euro; 190 da 100.000 a 200.000 euro.
Altra storia i 322 “giornalisti dirigenti”. Di questi, 1 ha oltre 500.000 euro all’anno; 3 da 400.000 a 500.000 euro; 3 da 300.000 a 400.000 euro; 24 da 200.000 a 300.000 euro; 273 da 100.000 a 200.000 euro, e 18 circa 100.000 euro all’anno. Il valore medio dei redditi, dice Gubitosi, si attesta intorno a 150.000 euro.
Ma le tabelle con le corrispondenze tra importi e nominativi è top secret. E queste sono le motivazioni addotte dal direttore generale in sede di audizione: “Fornire il dettaglio degli stipendi dei singoli dirigenti darebbe alla RAI due svantaggi, per prima cosa noi competiamo con Mediaset e Sky e rischieremmo di fornire ai nostri competitor un vantaggio competitivo, potrebbero sapere quanto costa il singolo e ce lo porterebbero con relativo poco sforzo. Sono già bravi da soli non hanno bisogno anche di questo favore. Il secondo svantaggio consiste nel fatto che i singoli dirigenti giornalisti verrebbero a conoscenza degli stipendi degli altri creando infinite frizioni all’interno dell’azienda creando una guerra al rialzo”.
E questa segretezza, ivi compreso il costo dei programmi, ha il conforto del Garante della privacy dell’Autorità della concorrenza del mercato perché “l’eventuale obbligo creerebbe una evidente asimmetria nel settore radiotelevisivo perché la Rai sarebbe l’unico operatore a pubblicare i compensi, dati molto sensibili sotto il profilo commerciale, e la loro pubblicazione potrebbe ridurre la capacità competitiva di Rai nell’acquisire e trattenere le risorse”.
Insomma, le altre televisioni potrebbero rubarci Bruno Vespa, Fabio Fazio, Lucia Annunziata, e chissà quanti altri giornalisti e intrattenitori. È il “mercato”, bellezza. Che ne possono sapere i poveri, i disoccupati, gli anziani e le famiglie sul lastrico. Viva la Rai!.
Giangiuseppe Gattuso
30 giugno 2013
E' vero. La penso anch'io così. La nostra televisione pubblica è nel contempo immagine e strumento di degrado etico, culturale e politico del nostro Paese.
RispondiEliminaAndrebbe rasa al suolo immediatamente, e al suo posto basterebbe una sola rete che per metà ore giornaliere desse informazioni, e per l'altra metà solo approfondimenti ed intrattenimento di qualità.
Il canone dovrebbe essere abolito, tanto lo paghiamo solo quattro fessi. Le entrate pubblicitarie sarebbero sufficienti a pagare spese sobrie.
Per spettacoli di nani e ballerine, di spettegolezzi e morbosità varie il mercato offre a tutte le ore centinaia di canali liberi e di tv commerciali.
Ma una prospetrtiva del genere mi rendo conto che è un'altra delle mie utopie. Il "potere" ha bisogno di avere una "sua" TV per rincoglionire le masse, manipolarle e catturarne il consenso. D'altre parte la maggioranza degli italiani da tempo, ormai da almeno 20 anni, hanno messo il loro cervello in bottiglia, e si sa che quando la ragione dorme produce "mostri", e non solo televisivi. Purtroppo.
Gli italiani il cervello l'hanno sempre avuto in bottiglia, altro che da 20 anni. Soltanto che 20 anni fa hanno cambiato bottiglia. Io ricordo di aver letto che ai tempi di lascia o raddoppia, la sera, anche nei cinema, si trasmetteva lascia o raddoppia, modificando l'orario delle proiezioni. E mi pare, ma non ne sono sicuro, che la stessa cosa sia successa col Rischiatutto. Gli italiani, dal 1954 io poi sono diventati un popolo di teleutenti. Non parliamo soltanto dell'ultimo ventennio, per cortesia.
RispondiEliminaLa RAI, questo Moloch divora-risorse a tempo pieno, nonostante la crisi continua ad inghiottire miliardi su miliardi senza per questo essere qualitativamente superiore alle televisioni commerciali, con l'aggravante che incassa il canone, che non è vero sia pagato soltanto da quattro gatti, come dice Pasquale.
Leggere di questi stipendi esagerati elargiti dalla RAI a cani e porci, sol perchè "lavorano alla RAI", fa una rabbia che le parole a volte non bastano a descrivere. Sarebbe anche ora di finirla, di ridimensionare gli emolumenti a tutti, a cominciare dai favolosi compensi a gente come Fazio, Clerici, Conti, Vespa, Littizzetto, Floris, Venier e compagnia bella.
La RAI è la fiera del cattivo esempio, è l'esibizione di richezze spudorate e immeritate, altro che servizio pubblico.
Solo privatizzando la RAI, questo carrozzone costosissimo per le nostre tasche, la situazione cambierebbe, perchè un privato col cavolo che pagherebbe i giornalisti con tutti quei soldi che il direttore ci ha fatto sapere, e se lo facesse sarebbe sempre un privato che gode della sua libertà di scelta. Certo, i partiti perderebbero il loro giocattolo mediatico, ma chi se ne frega.
Mi diverte la tua notazione che gli italiani 20 anni hanno solo cambiato bottiglia dove "custodie" il loro "cervello". E concordo. Purtroppo temo che adesso stiano cercando di cambiare ancora una volta bottiglia.
RispondiEliminaRiguardo ai soli quattro fessi che paghiamo il canone ti do una dritta: questo convincimento mi è sorto spontaneo dopo un colloquio informale a cui un paio di settimane fà ho avuto il piacere di partecipare con Il Direttore RAI per la Sicilia, il canone patisce una evasione stellare che diminuisce di qualcosa più si va salendo dalla Sicilia fino al Nord Italia. Io non avevo dubbi prima, figurati da quel colloquio.
Il senno di Orlando, dopo la scoperta del tradimento di Angelica con Medoro, andò a finire sulla luna. Chissà se qualche novello Astolfo, su una bella astronave, andando sulla luna troverebbe anche quello degli italiani, anche se temo che un'astronave, per quanto grande, non basterebbe a contenerli tutti !!!
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