di Eliana Di Maria - Non ricordo quale fu il pretesto che mi fece appassionare alle storie di mafia, ma ricordo ancora la mia prima manifestazione al mio primo anno di scuola media,
ricordo ancora il primo libro sulla mafia che mio padre mi invitò a leggere quando capì che quella era la mia passione, ricordo ancora quando vidi per la prima volta con mia madre “I cento passi” di Marco Tullio Giordana.
Di una cosa sono certa, questo interesse, che va aumentando sempre più, è nato in un luogo preciso: la scuola. La più importante istituzione che contribuisce da sempre all’educazione di ogni singolo individuo. La scuola che segna, che impronta, che stimola gli interessi di noi giovani. Ecco, perché la lotta alla mafia deve essere una priorità nei programmi delle scuole palermitane, siciliane e anche nazionali e internazionali. Un progetto che, per essere realizzato, deve coinvolgere ogni territorio a partire dai piccoli paesi di provincia, da dove, spesso, provengono i peggiori criminali.
Quello che si fa a scuola è importantissimo, soprattutto quando viene a mancare l’educazione della famiglia. Dobbiamo pensare a quei bambini che vanno allo sbaraglio perché non c’è nessuno che li orienta verso la strada giusta che li strappa alla mafia che sembra essere l’unica ancora di salvezza. La scuola ha un compito preciso: deve essere l’alternativa possibile alla criminalità, diventare l’opportunità per chi vuole fuggire alle spire della mafia e crescere con i sani principi che si oppongono ad essa.
A tutti i ragazzi animati dalla speranza di realizzare le proprie idee, i propri desideri, i propri sogni di rendere il mondo più libero e più giusto bisogna dare un incoraggiamento. Noi abbiamo ancora bisogno di personalità esemplari che ci dimostrino coi fatti se valga la pena rimanere qui in Sicilia e dedicare la propria vita e le proprie energie, per tentare di contrastare un nemico che risorge sempre più forte e più pericoloso, anziché andarsene in altri Paesi. Dove potremmo realizzare le nostre ambizioni, interrompendo però la continuità tra le generazioni e impedendo di esprimere il nostro potenziale nella nostra terra. Per questo abbiamo bisogno di una classe politica degna che sappia confrontarsi con una generazione che ha sviluppato un forte senso di progettazione futura che richiede delle certezze che il nostro Paese ad oggi non sa dare.
Vi racconto un’esperienza che ho vissuto di recente, insieme ad una mia compagna di scuola, al Convegno dei Licei Classici Europei, a Prato dal 13 al 17. Ci è stato chiesto di preparare una presentazione della scuola e della città di provenienza di circa 3-4 minuti. Immediatamente dovemmo adattarci perché era molto difficile raccontare in così in poco tempo la storia di Palermo e del suo patrimonio artistico e culturale. E allora pensai che raccontare della Palermo di oggi, della città che viviamo, delle nostre speranze era la presentazione più giusta che potessimo fare. E allora, non riuscendo a trovare un solo monumento, un solo personaggio o qualsiasi altra cosa che potesse rappresentare in toto la nostra città, ho pensato alla nostra scuola come un suo eccezionale simbolo, per tutti i valori e gli ideali che qualsiasi scuola conserva scrupolosamente e tramanda di generazione in generazione.
Ecco perché siamo il simbolo di Palermo. E come noi, tutti gli studenti palermitani che condividono lo stesso spirito d’iniziativa, la stessa voglia di cambiare, per la nostra città che ha tanto bisogno di gente genuina, onesta e competente. Dunque, se mi chiedete di presentare la nostra città vi dico con fierezza che è rappresentata da chi ha deciso di cambiare e di togliere spazio alla mafia e alla criminalità, considerati molto spesso unici aspetti di rilievo. Palermo è ricca, è ricca di storia, di un immenso patrimonio culturale e artistico, è ricca di antimafia, una lotta che non è mai cessata ma che oggi si va consolidando sempre più grazie ai progetti nelle scuole, all’esperienza di “Addio Pizzo”, di “Libera” e di tante altre associazioni.
Questa presentazione ha colpito tutti, e ha addirittura commosso qualcuno. È stata un’occasione in più per parlare bene di Palermo, per sfatare il mito delle sparatorie per strada in pieno giorno, per abbattere lo stereotipo del mafioso siciliano che ci portiamo dietro da quando è nata questa maledetta criminalità organizzata. Abbiamo ribadito che Palermo non è solo mafia, è anche e soprattutto antimafia. Un’antimafia che da tempo è diventata il vero tesoro della Sicilia. Un’antimafia giovane e attiva che parte e si sviluppa anche grazie alla scuola. Un’antimafia che combatte soprattutto il menefreghismo e l’omertà della gente e che vuole convincere i ragazzi a non tenere la testa bassa e la bocca chiusa di fronte alle ingiustizie. Proprio questi che si rassegnano a vivere nell’illegalità sono i primi a morire di mafia insieme a tutte le vittime della delinquenza organizzata.
Io non voglio rassegnarmi, anzi io mi sento felice di star facendo qualcosa, di dire la mia contro la mafia e i suoi rituali. Ed è bello sapere che insieme a me ci sono tanti altri giovani siciliani che non si accontentano di poco; ad esempio, non si accontentano di avere idoli famosi e alla portata di tutti, ma vogliono molto di più. I nostri idoli sono i morti ammazzati dalla mafia come lo è per me Peppino Impastato.
A rigor di logica, specie in una nazione come la nostra, di Giuseppe Impastato nessuno si dovrebbe ricordare più. Nessuno si doveva neanche accorgere che era morto un promettente giornalista in un’oscura radio di provincia. Ma alla prova dei fatti non è stato per niente così: oltre ai libri, alle associazioni, un film di grande successo, le iniziative a cui ho partecipato, grazie ad uno dei tanti progetti di legalità, ci hanno permesso di visitare i luoghi in cui Peppino denunciava la mafia locale.
Peppino è il mio idolo perché rappresentava e rappresenta l’eccezione che non conferma la regola. Peppino smentisce la favola che rende i siciliani prigionieri del loro destino apparente, quello di essere tutti mafiosi. Chi nasce tondo può benissimo morire quadrato: è questo l’augurio che voglio fare a tutti i giovani siciliani. Per molti, il nostro destino è già segnato, e noi non lo dobbiamo permettere, perché possiamo liberarci dalle catene mafiose solo se lo vogliamo.
Eliana Di Maria
08 giugno 2013
P.S. Questo bellissimo articolo è tratto dall’intervento di Eliana Di Maria, della terza classe del liceo classico europeo, durante il convegno "La scuola, spazio di democrazia per promuovere la legalità" svoltosi venerdì 7 giugno 2013 presso l’Educandato Statale Maria Adelaide di Palermo. Un istituto scolastico prestigioso guidato dalla preside, Francesca Traina, che insieme a Marcello Rosano, Presidente del CdA, e ai Consiglieri Rosalia Andreanò e Maria Rosa Brancato, hanno voluto fortemente questa pregevole iniziativa. Interessanti le testimonianze di Placido Rizzotto, nipote del sindacalista ucciso nel 1948, e di Natale Giunta, giovane e famoso chef vittima di un tentativo di estorsione. Ma la partecipazione dei giovani e l’intervento accorato della studentessa Eliana Di Maria hanno lasciato il segno più bello. C’è ancora speranza.
Dio ti benedica, cara Eliana, per i tuoi bellissimi ragionamenti e sentimenti, e soprattutto ti mantenga nella maturità e nella schiettezza con le quali ce le hai comunicate.
RispondiEliminaDue cose mi hanno colpito per la straordinaria novità che hai portato nel discorso dell'antimafia:
guardare a nuove persone, vittime anch'esse della mafia, come nuovi punti riferimento per la lotta (vedi Impastato) e poi credere che se si è nati tondi si può morire quadrati.
Lo sottoscrivo con convinzione ed entusiasmo. Gli idoli più potenti dovrebbero essere sempre di più le persone semplici e comuni come noi, come Impastato, come prima di lui Placido Rizzotto, e dopo di lui permettimi di aggiungere oggi anche don Pino Puglisi.
Sul tondo e il quadrato, cara Eliana non nascondiamocelo,si tratta di riuscire nella famosa "quadratura del cerchio", un problema enorme perfino per la matematica che vuole domare dei "numeri", figuriamoci per chi vuole addomesticare i "mostri" della mafia.
Ma questa battaglia, hai ragione, va fatta e può vincere.
Grazie Eliana di questa testimonianza. Volevo segnalarti che a Ladispoli, tempo fa, è stata intitolata la Biblioteca comunale a Peppino.In questa occasione è intervenuto il fratello Giovanni che così ho avuto l'onore e il piacere di conoscere. Risiedo nel Lazio da molti anni ma Palermo è sempre nel mio cuore e sono felice che esistano giovani come te che portano alto il nome della nostra città.
RispondiEliminaBrava Eliana Di Maria. Giovane ragazza che ho avuto il piacere di ascoltare ieri pomeriggio durante il convegno "La scuola, spazio di democrazia per promuovere la legalità”.
RispondiEliminaDalla sua bella testimonianza traspariva come c’è tanta voglia nei giovani di realizzarsi, andando incontro ad un futuro libero da legami mafiosi e da sopraffazioni. Tutto ciò può verificarsi solo se viene promosso il concetto di legalità. E chi meglio della scuola, può approfondire bene tale lavoro.
Appunto per questo devo fare i complimenti agli organizzatori ed ai componenti del Consiglio di Amministrazione del Maria Adelaide per aver realizzato questo convegno.
Un incontro interessante e pieno di contenuti che ha visto la partecipazione del senatore Giuseppe Lumia, di Placido Rizzotto nipote del sindacalista ucciso nel 1948 e dello chef Natale Giunta vittima di un tentativo di estorsione. Le loro testimonianze e il loro modo di vivere devono spingere tutti noi, ma soprattutto i giovani a non rassegnarsi mai, come dice bene Eliana.
Doverosi i complimenti per l'articolo, si denota grande coraggio e voglia di cambiare, un ottimo approdo sui cui porre le basi per il rilancio di attività tese alla diffusione di una cultura antimafia che deve modificare il nostro modo di vivere e di pensare "Mafioso".
RispondiEliminaPartire dalla scuola, che è il luogo dove vivono gran parte della loro vita i giovani d'oggi, è sicuramente il modo migliore per sopprimere, sul nascere, la cultura mafiosa.
Mi associo, a 360°, a tutte le eventuali iniziative che verranno poste in essere, perché oramai, dopo 54 anni vissuti interamente a Palermo, mi rendo conto che se le parole non vengono seguite da iniziative efficaci, si rischia di vanificare gli sforzi e renderli inutili.
Non dimentichiamo che la cultura mafiosa è abile nelle metamorfosi, riesce ad adattarsi, modificandosi, a tutte quelle situazione che tendono a reprimerla.
Ogni giorno, uscendo da casa, mi sconforta vedere sacchetti di spazzatura buttati a pochi metri dai cassonetti, e comincio a pensare, e già, perché fermarsi, scendere dall'auto e buttare il sacchetto dentro il contenitore, quando posso risparmiare tempo buttandolo dal finestrino dell'auto in corsa? Tanto qualcuno prima o poi lo raccoglierà.
Oppure, vedere l'automobilista che è davanti a me, fermarsi senza mettere la freccia in seconda fila,
scendere dall'auto e allontanarsi senza nemmeno guardare se la sua macchina impedisce il traffico, e io dietro che assistendo
a questa scena vorrei tanto protestare e dirgliene quattro, ma che, invece smorzo la mia rabbia perché potrei avere a che fare con qualcuno che potrebbe rovinarmi la giornata e quindi desisto, facendo finta di niente, e lì mi rendo conto quanto sia difficile sconfiggere l'arroganza, l'indifferenza, l'egoismo, la violenza, in una parola "La Cultura Mafiosa".
Con questo non voglio scoraggiarti, anzi al contrario, ti esorto a continuare perché sono sicuro che uniti ce la faremo, e un giorno potremo sorridere e dire Grazie a te Eliana, e a tutti quelli che come te stanno facendo qualcosa di importante per il futuro di questa nostra amata terra.
Come non complimentarsi con la giovane Eliana Di Maria per la lucida e commovente sintesi del sentire collettivo antimafia?
RispondiEliminaSul fondamentale compito della scuola nella lotta alle mafie, come al solito, i Governi si posizionano evanescenti all'orizzonte; è di oggi la dichiarazione dell'attuale Ministro dell'istruzione Carrozza: "il contingentamento delle iscrizioni all'università deve tener conto della disponibilità di strumenti atti a garantire una istruzione di qualità e della disponibilità del paese alla collocazione dei laureati". Questa dichiarazione è il maldestro tentativo di giustificare una delle tante ingiustizie, una palese resa di comodo, che denuncia l'incapacità della politica a mettere in atto il diritto alla istruzione ed al lavoro sancito dalla Costituzione.
Il commento di Politica Prima.it conclude dicendo: "c'è ancora speranza", osservo che la speranza deve concretizzarsi nella volontà politica di attuare gli articoli fondamentali della nostra civilissima Carta Costituzionale, Stando ai fatti ed alla dichiarazione del Ministro, tutto questo non sembra che accada.
Andrea Arena.
Grazie Eliana per la lezione di stile che ci hai dato, per la passione e per l’impegno civile che con il tuo articolo hai saputo trasmettere. Hai scelto la risposta adeguata, la scuola, per rappresentare la tua città ed hai saputo mettere insieme tutta la tua determinazione nell’affrontare ciò che è il male peggiore, la mafia, e ciò che deve essere il motore di riscatto di questa città, ossia gli esempi di lotta antimafia, come “Addio pizzo”, l’Associazione “Libera”, e le altre Associazioni Antimafia, tutto quanto si fa per combattere la mafia.
RispondiEliminaChi se non la scuola o meglio della scuola, che è il luogo deputato all’insegnamento, può sviluppare una vera coscienza antimafia?. Ma sta a tutti noi, come ha fatto Eliana, che conosciamo questa malapianta, dare il nostro contributo per sradicarla. Ricordiamo sempre gli insegnamenti di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di don Pino Puglisi, ed andiamo avanti perché la strada è ancora lunga e piena di insidie.
E come spesso accade all’estero, ed è notizia di queste ore che in Austria a Vienna in alcuni locali di gastronomia, magari con l’aiuto di qualche burlone nostrano sono stati sbeffeggiati i nostri eroi intestando nei loro menù, i panini ai nostri eroi Falcone, Borsellino, Puglisi, ed anche ai capi Riina, Provenzano, Buscetta, etc.
Indignato per l’accaduto il sindaco Orlando ha già chiesto al Presidente Letta di intervenire per fare smettere questa buffonata, per il buon nome della nostra Sicilia e delle persone coinvolte, a parte il danno d’immagine che farà perdere sempre più visitatori alla nostra terra a danno di quel po’ di turismo sul quale si poteva ancora contare.
Avanti così Eliana, la nostra città ha sempre più bisogno di persone come te, che possa essere il tuo un impegno di vita e con l’augurio di tanta felicità.
Grazie di cuore per tutto l'incoraggiamento che mi avete trasmesso. E' una sensazione impagabile. Grazie per avermi scritto delle parole piene di gratitudine. Per me è fondamentale sapere che tanta gente apprezza quello che faccio, e anche grazie a voi, sono sempre più convinta che questa è la strada giusta da perseguire. Spero un giorno di poter riuscire a cambiare le cose.
RispondiEliminaPassione, competenza, coraggio e "testa alta" nel cercare di essere protagonisti del proprio destino e di quello della propria terra. Non accettare passivamente le ingiustizie , non nascondersi dietro falsi moralismi ma contribuire fattivamente per migliorare questa nostra bellissima e difficile isola e' un vizio di famiglia. Brava, sono orgogliosa di te e del tuo impegno sociale e culturale. Tua cugina Antonella
RispondiEliminaGrazie Eliana per la lezione che ci hai dato Venerdi pomeriggio e ancor di più per l'emozione che ci hai trasmesso.E' bello sapere che nella nostra terra ci sono giovani come te che, nel loro piccolo, si impegnano in Prima Persona per cambiare il modo di pensare e di agire.
RispondiEliminaIl ruolo della scuola purtroppo è stato spesso sottovalutato, vedi per esempio lo scarso valore che viene dato agli insegnanti, trattati come impiegati qualsiasi. E fa piacere, quindi, quando si leggono certe cose specialmente scritte da una studentessa così giovane. Speriamo che qualcosa cambi per il bene di tutti.
RispondiEliminaconcordo con tutti quelli che hanno ringraziato la ragazza e per ciò che ha scritto e per il progetto di vita che si intravede , ma ringrazio , soprattutto coloro che hanno dato una tale formazione ( nella famiglia e nella scuola ) perché il seme cresce in un terreno fertile solo se si semina e si coltiva
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