di Giangiuseppe Gattuso – Il Consiglio dei Ministri del 6 giugno scorso ha approvato il disegno di legge per l’istituzione del Comitato dei 40 (20 deputati e 20 senatori), per le riforme costituzionali.
Prima, il Presidente Letta, aveva nominato, con funzione consultiva rispetto al governo, la Commissione dei saggi: 35 esperti del diritto (di cui 10 donne), e altri 7 tecnici per la redazione dei testi finale. Uno sforzo notevole del Governo per affrontare la questione riforme. Un tema sul quale ci si dibatte da anni e che non ha mai trovato una soluzione condivisa. I tempi previsti 18 mesi. Entro ottobre i suggerimenti dei 35 esperti elaborati dai 7 tecnici estensori, e a febbraio 2014 la proposta del Comitato dei 40, che sarà nominato in parlamento con le procedure previste dal ddl. Designazione dei Gruppi parlamentari proporzionalmente alla consistenza numerica.
Insomma, un apparato elefantiaco che dovrebbe risolvere i “mali” della nostra Costituzione che bloccano il Paese. Bloccano il Paese. Lo ripeto perché così si capisce meglio. Lo sentiamo dire da tanto tempo. Silvio Berlusconi lo sottolinea da quando è diventato per la prima volta Presidente del Consiglio. Praticamente – ripete - il Premier non ha alcun potere (non può nemmeno sostituire un ministro). E così il Governo. Può fare decreti legge che devono essere convertiti dal Parlamento, entro 60 giorni, in leggi. Pena la decadenza. Vittime in balia di un Parlamento strabordante e in mano ai partiti. E poi c’è sempre da fare la riforma della Pubblica Amministrazione, lo snellimento delle procedure, la riforma del lavoro (un’altra volta), e via dicendo all’infinito. Tutte cose importanti.
Ma mi chiedo. I governi della prima repubblica, quelli della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista, e poi quelli della solidarietà nazionale, non avevano questi limiti? Come cavolo governavano i vari De Gasperi, Fanfani, Moro, Rumor, Andreotti, Cossiga, Spadolini, Craxi, De Mita, Amato, e Ciampi. A mia memoria non ricordo un Bettino Craxi, o un Giulio Andreotti, o ancora prima De Gasperi o Aldo Moro, lamentarsi di non avere il potere di “governare”, di non potere svolgere la funzione di guida e di indirizzo politico del Paese.
Adesso è diverso. E i cittadini devono farsene una ragione e avere la consapevolezza che i problemi sono di natura costituzionale. I freni allo sviluppo, la disoccupazione dilagante, la disperazione per il futuro, la povertà di milioni di cittadini e quella incombente per tanti altri, e una recessione mai vista dipendono dalle riforme non fatte. E quindi siamo a posto. Aspettiamo questi 18 mesi (in fondo un’inezia di fronte all’eternità) e poi tutto andrà a meraviglia.
C’è però una differenza tra “quei” governi e quelli da Monti in poi, compreso l’attuale: Letta-Napolitano-Berlusconi. Una diversità sostanziale fatta di numeri e di maggioranze. Insomma, le difficoltà di “governo” di origine costituzionale, le maggioranze ballerine e risicate, in questi ultimi quasi 19 mesi non sono esistite. Dal governo Monti a Letta. Che ha una maggioranza parlamentare “bulgara”. Alla Camera: 453 contro 153. Al Senato: 233 contro 59. 74% circa al Senato e 72% alla Camera. Bettino Craxi con questi numeri avrebbe trasformato l’Italia. In tutti i sensi. Altri tempi.
Però si guarda lontano, anche a tutta la legislatura. L’accordo funziona, regge bene, i patti si rispettano. Gli incarichi di sottogoverno si distribuiscono come si deve. Una collaborazione più che amorevole.
Un governo che ha tutti i numeri per governare e cambiare ciò che va cambiato anche senza mettere mano alla costituzione. Specialmente adesso che c’è l’emergenza sociale. Adesso che bisognerebbe agire in fretta. Con provvedimenti straordinari e adeguati ma anche limitati nel tempo, fin quando le cose non si metteranno a posto. Per dare segnali forti, messaggi di vera novità. Esempi di rivolgimenti virtuosi, di sacrifici per tutti a cominciare da chi ha di più, tanto ma tanto di più. E invece si aspettano le riforme. Mentre, per esempio, i pensionati d’oro possono continuare a fare i loro sogni ‘preziosi’ grazie alla Corte Costituzionale che con la sentenza 116/2013 ha dichiarato illegittimo il “contributo di solidarietà“, sulle pensioni sia pubbliche che private. Così come un’altra sentenza aveva dichiarato incostituzionale il contributo di solidarietà sugli stipendi pubblici sopra i 90 mila euro.
Diritti acquisiti, e “irragionevole e discriminatorio” il prelievo (del 5%, 10% e 15%) sulle pensioni di magistrati, avvocati dello Stato, ambasciatori, docenti universitari, alti funzionari, dirigenti pubblici, ammiragli, generali, notai, giornalisti, manager pubblici e privati. E tra i pensionati d’oro, da oltre 20 mila euro al mese, ci sono gli ex giudici della Corte costituzionale. Un conflitto d’interesse palese. Mentre l’emergenza può aspettare.
Giangiuseppe Gattuso
08 giugno 2013
I 35 nomi della commissione per le riforme costituzionali:Michele Ainis - Università Roma 3
Augusto Barbera - Università di Bologna
Beniamino Caravita di Toritto - Università la Sapienza Roma
Lorenza Carlassare - Università di Padova
Elisabetta Catelani - Università di Pisa
Stefano Ceccanti - Università Roma 3
Ginevra Cerrina Feroni - Università di Firenze
Enzo Cheli - Presidente Emerito Corte Costituzionale
Mario Chiti - Università di Firenze
Pietro Ciarlo - Università di Cagliari
Francesco Clementi - Università di Perugia
Francesco D'Onofrio - Università La Sapienza Roma
Giuseppe de Vergottini - Università di Bologna
Giuseppe Di Federico - Università di Bologna
Mario Dogliani - Università di Torino
Giandomenico Falcon - Università di Trento
Franco Frattini - Presidente Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale
Maria Cristina Grisolia - Università di Firenze
Massimo Luciani - Università La Sapienza Roma
Stefano Mannoni - Università di Firenze
Cesare Mirabelli - Presidente Emerito Corte Costituzionale
Anna Moscarini - Università della Tuscia
Ida Nicotra - Università di Catania
Marco Olivetti - Università di Foggia
Valerio Onida - Presidente Emerito Corte Costituzionale
Angelo Panebianco - Università di Bologna
Giovanni Pitruzzella - Università di Palermo
Anna Maria Poggi - Università di Torino
Carmela Salazar -Università di Reggio Calabria
Guido Tabellini - Università Bocconi di Milano
Nadia Urbinati - Columbia University
Luciano Vandelli - Università di Bologna
Luciano Violante - Università di Camerino
Lorenza Violini - Università di Milano
Nicolò Zanon - Università di Milano.
I 7 accademici che scriveranno materialmente i testi:
Tommaso Edoardo Frosini
Vincenzo Lippolis
Nicola Lupo
Anna Chimenti
Cesare Pinelli
Claudio Tucciarelli
Giuditta Brunelli.
Bravo Giangi. Dovessimo scoprire troppo in ritardo che l'oscuro oggetto dei desideri riformatori sia proprio la democrazia?..... Quasi un secolo fa un signore di grandi capacità oratorie turlupinò la corte reale e con qualche piccola forzatura trasformò il Parlamento del Regno in Camera dei fasci e delle corporazioni. Poi tutto è diventato storia.
RispondiEliminaPoi la legge sulla stampa, l'abolizione del diritto di associarsi o di scioperare....MAh?! e in questo Mmah ci metto proprio tutto
RispondiEliminaSe non ricordo male, questo è il terzo tentativo parlamentare di modificare le istituzioni, non i principi (per fortuna e non ancora), della nostra Carta Costituzionale negli ultimi 20 anni. Un risultato concreto fu la riforma del titolo V nel 2005 che con il trasferimento di molte e importanti competenze statali alle regioni ordinarie introdusse "de facto" il federalismo. Poi nel 2012 il governo Monti con una serie di provvedimenti ridiede, sempre "de facto", maggiore potere decisionale e di indirizzo al governo centrale, "limando" al ribasso la facoltà di contestazione dei governi regionali alle politiche nazionali.
RispondiEliminaNon mi va di dilungarmi, non fosse altro che perchè la situazione è ormai nota a tutti, anche a quei pochi cittadini che continuano a fare gli struzzi perchè sopraffatti dalla delusione e dal panico negano pure l'evidenza.
Pertanto dico solo che il "golpe" bianco consumato in Italia nell'aprile 2013 dalla morente casta politica incapace non solo di ribattere alla vitalità ed alle proposte del M5S, ma soprattutto di dimostrare di volere veramente e immediatamente, dunque senza se e senza ma, cambiare rotta nella moralizzazione delle istituzioni, della burocrazia, delle retribuzioni, delle imprese e delle banche.
Nessun progetto di rinascita del Paese. Solo un tirare a campare, un prendere altro tempo supplementare, in attesa non si s abene di che cosa, forse che le cose si sistemino da sole, che la gente smetta di protestare, che imponenti "suicidi di massa" riduca il numero di cittadini aventi diritti e bisogni primari.
Concludo. Mi sono rassegnato. Il governo Letta durerà tutta la legislatura, perchè abbiamo capito che la politica è degradata ad una "vampira" della società civile che pertanto, per sopravvivere dovrà imparare ed escogitare come cavarsela da sola, anche e soprattutto "contro" la politica.
Insomma, "mala tempora currunt".
Ho difficoltà a vedere la vitalità del M5S, dovrò rifarmi gli occhiali?
EliminaHo apprezzato l’articolo di Giangiuseppe, che mi sembra, però, un po’ demagogico nei confronti del governo Letta.
RispondiEliminaSe non sbaglio, ha sempre parlato di riforme elettorali, di diminuzione del numero dei parlamentari, di abolire il bicameralismo ed gli sa bene che per le riforme occorre una legge costituzionale, che necessitano d tempi tecnici.
Allora non capisco cosa non va, se si pensa alle riforme con un disegno di legge unitario, che guardi alla riforma complessiva dello stato. Non è questione di maggioranza più o meno grande, ma credo che solo un governo di larghe intese potesse affrontare una simile riforma.
Il problema ora sta nei singoli provvedimenti che saranno esaminati dalla Commissione Bicamerale, che verrà costituita a giorni tra 20 deputati e 20 senatori, che saranno preceduti da un parere dei 35 saggi che dovranno dare al governo un parere scritto da sette estensori, entro il mese di ottobre p.v.
Ora, da quanto ho letto, questi 35 costituzionalisti non verranno retribuiti ma ultimeranno i lavori in tempi certi. Nelle more, il governo non starà con le mani in mano, ma lavorerà per le emergenze, per il lavoro, la disoccupazione come già sta facendo.
Questo governo non è il governo che volevamo, ma è il governo che gli elettori, nel mese di febbraio scorso, ci hanno permesso di fare. “E’ il governo, che io stesso non volevo”, ha detto il premier Enrico Letta dopo aver ottenuto la fiducia. Ma se non vogliamo andare a votare nuovamente con il “porcellum”, dobbiamo attendere i tempi necessari per le riforme.
Per il resto sono d’accordo con il direttore sulle critiche alle sentenze emesse della Corte Costituzionale che delibera, in conflitto di interesse con essa stessa, sul prelievo di imposte dalle pensioni o dagli stipendi d’oro.
Ma questo è un discorso ancora aperto; dovremo vedere come verrà attuata la delega fiscale, a cominciare dall’IMU, il cui pagamento è stato sospeso ed una decisione verrà presa entro Agosto.
Il problema non è cambiare la Costituzione che è, a mio avviso, la più bella del mondo. il problema è come allontanare dalla vita politica del paese chi non ha mai voluto che entrasse in vigore questa valida Costituzione, chi ha voluto defenestrarla subito, chi la vorrebbe metà funzionante (la parte che garantisce i diritti fondamentali) e cancellasse l'altra metà (che fa ricordare i doveri del cittadino), chi l'ha sempre interpretata come una zavorra che rallenta la realizzazione dei propri affari personali, chi per puro indole anarchico non la riconosce affatto e cosi via...
RispondiEliminaChiamare in causa la Costituzione è un pretesto assurdo e gattopardesco per galleggiare un po al fine di arrivare a fine mandato. Come si permettono i politici a scomodare la Costituzione se non vogliono applicarla in virtu del loro esercizio quotidiano? non è la Costituzione ad essere cambiata ben sì loro stessi e il loro comportamento arrogante! Signori politici ho due cose da dirtvi: Prima leggete la Costituzione e poi applicatela! fatela entrare in vigore e vedrete che il paese ha ben altre cose da riformare!!!!!!
Prima lite nel Governo: Il presidente letta litiga col vocabolario e cambia il significato di "priorità".
RispondiElimina"La priorita' del governo e' la riduzione delle tasse sul lavoro per creare nuovi posti". Parole del Presidente Letta.
Priorità dei 42 saggi nominati: revisione dei Titoli I, II, III e V della parte Seconda della Costituzione che riguardano materie come la forma di Stato, quella di Governo e del bicameralismo.
L'articolo dell'amico Gianni... Ales lo considera un po' demagogico, io lo considero giustamente un po' pessimistico e pieno di ovvietà, per la classe politica intellettualmente disonesta che ci circonda, quindi irredimibile. Essendo il nostro autore vecchio di politica e conoscendo bene uomini e cose egli è il primo a non credere che questa fantomatica riforma dello stato si realizzerà. Le uniche riforme che il capitalismo vuole è il taglio dei viveri al popolo, pensioni-sanità-scuola etc. L'unica forza che poteva fare la rivoluzione pacifica era 5 stelle, ma ormai abbiamo perso le speranze, perché Grillo è in stato confusionale, ormai è come un profeta che grida nel deserto, fino a quando gli elettori gli taglieranno la testa, lasciando via libera a gente come berlusca. Come disse qualcuno: "la lotta di classe esiste", solo che al momento è stata vinta dai ricchi. Allora solo forme violente di "esproprio proletario" prenderanno piede. Ormai la gente non crede più nel voto e quindi nella democrazia, perciò sempre più spesso si farà giustizia da se. A Palermo i senza casa occupano le case private( vedi via calvi) a conferma del fatto, che il pensiero "marxsista-leninista" sostiene che la proprietà privata è un furto. Attenzione quindi a tutti quelli che hanno troppo, altro che imu...
RispondiEliminaCaro amico Vullo, Apprezzo il tuo intervento, ma un po' di ottimismo ogni tanto non guasta. Specie dopo che il Berlusca e Grillo hanno preso questa bella botta. Pino questo cappotto non ce lo aspettavamo proprio: che la gente rinsavisca e voti PD?.
Elimina"Fussi ca fussi" il momento di una sinistra capace di fare vedere ciò che sa fare... Speriamo! E come ha detto il Sindaco di Roma Marino ai romani: "Ora voglio vedervi sorridere". Da.Jè. Un abbraccio.
La Costituzione del 1948 ha fatto dell’Italia una democrazia robusta rispetto a quel triste passato di totalitarismo che non solo ha annullato i diritti civili e politici ma ha sostanzialmente annullato la dignità della persona.
RispondiEliminaIl Berlusconismo ormai da 20 anni cerca di trasformare la Costituzione in senso presidenzialista, di farne - come ha detto nei giorni scorsi Gustavo Zagrebelski - uno strumento di potere delle oligarchie. Non a caso, nel 1994 venne di moda parlare di "Seconda Repubblica" quasi che la prima fosse morta e sepolta. Al contrario, in questi due decenni la Carta ha resistito ai tentativi di riscriverla a colpi di maggioranze parlamentari servili: il referendum del 2006 ha respinto con una maggioranza del 61% il tentativo di stravolgerla. Questo pericolo non è però stato allontanato definitivamente: di nuovo si parla di "presidenzialismo" e, soprattutto, di affidare a una non ben definita "Commissione" il compito di riformare la Carta. Occorre ricordare a parlamento e governo che esiste un unico modo per farlo: quello previsto dall'articolo 138, qualsiasi altra procedura sarebbe illegale. I governi passano, le costituzioni restano e quella americana, in vigore dal 1787, è lì per ricordarcelo.
Non mi sorprende che qualcuno ancora spera di diventare Presidente-Duce. Dopo l’uscita di scena di Berlusconi (il più presto possibile) la Carta Costituzionale può rimanere invariata perché è l’essenza della democrazia parlamentare.