di Carlotta - “A Palermo c’è un albero importante. Era la casa di due usignoli buoni e onesti. I loro nomi erano Giovanni e Paolo.
Stavano sull’albero a studiare insieme ai loro amici, come poter mettere in una gabbia tutti quegli uccelli prepotenti e mafiosi che ostacolavano il libero volo degli uccellini onesti.
Ma un giorno uno sparviero, con l’aiuto di altri uccelli malvagi, fece un attentato all’usignolo Giovanni lanciandogli una pigna bomba. Venne ucciso lui e la sua compagna insieme al suo stormo di scorta, mentre volava verso casa. Due mesi dopo, anche l’usignolo Paolo venne ucciso nello stesso modo.
Oggi 23 Maggio 2013 a ventun anni dalla loro morte, tutti noi uccellini onesti palermitani voliamo liberamente, e accogliamo altri uccellini che arrivano nel porto di Palermo per poi posarci sull’Albero Falcone, diventato il simbolo della lotta alla mafia”. (scritto da Maria Chiara, una bambina di 11 anni di prima media).
Sta per concludersi a Palermo la giornata della commemorazione per il XXI anniversario della strage di Capaci. Le tante manifestazioni si sono svolte in onore di Falcone, Borsellino, Morvillo e di tutti gli agenti delle scorte, che hanno lottato contro le organizzazioni criminali sacrificandosi per le istituzioni.
Palermo, divenuta cupa e illegale agli occhi di tutto il mondo negli anni 90 per gli efferati omicidi di mano mafiosa, sta oggi diventando il centro delle iniziative e della cultura anti mafiosa grazie alla sensibilità di tanti cittadini onesti.
Molti uomini e donne hanno manifestato grande sensibilità ed attenzione per questi avvenimenti clamorosi che hanno segnato la storia contemporanea del nostro Paese. In questo lungo ventennio molte coscienze si sono risvegliate e hanno assunto una posizione chiara e di contrasto al fenomeno mafioso per il raggiungimento degli ideali di giustizia.
Un ruolo fondamentale rivestono i giovani, che non erano nemmeno nati nel 1992, ma che oggi sono in prima linea a combattere il fenomeno mafioso partecipando e organizzando conferenze, incontri e dando vita a progetti sulla legalità. La nuova generazione è certa che il sacrificio dei due Eroi magistrati e delle altre vittime innocenti non è stato vano. E ci sono i presupposti per una società sempre più sana e libera da vincoli malavitosi, nella speranza di una sconfitta totale del fenomeno.
Tanti studenti sono arrivati oggi nel porto di Palermo con la nave della Legalità. Un appuntamento che si ripete ogni anno il 23 Maggio a conclusione di un proficuo lavoro fatto dalle scuole per la diffusione della cultura della legalità e contro tutte le mafie.
E voglio ricordare, perché sono rimasta colpita dalle sue parole, Giuseppe Costanza, l’uomo che ha vissuto con Falcone otto anni facendogli da fidato autista. Rimasto vivo per una incredibile coincidenza, è stato dimenticato dalle istituzioni, e quando viene ricordato e solo, “l’autista”. Anche lui un eroe buono.
Concludo citando la frase di Giovanni Falcone “La mafia non è affatto invincibile è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.“
Carlotta
23 maggio 2013
P.S. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Carlotta dedicato alla manifestazione in occasione del XXI anniversario della strage di Capaci.
L’autrice, segue da tempo il blog dove partecipa con assiduità, con interventi sempre adeguati e precisi. Appassionata di politica e di dinamiche sociali, questa è la prima volta su PoliticaPrima con un articolo tutto suo. Benvenuta, auguri e buon lavoro.***
Un bel ricordo dei due eroi quello di Carlotta, sia per sobrietà di linguaggio sia per efficacia degli accenti sui fatti che oggi forse rimangono più rilevanti: l'impegno delle nuove generazioni post-attentato, la perseveranza nell'onestà degli inermi cittadini, il pensiero di Falcone per il quale la mafia è battibile con l'impegno di tutte le migliori energie delle istituzioni.
RispondiEliminaGli usignoli giovanni e paolo hanno lasciato non solo con la loro morte ma con il loro lavoro, la loro onestà e le loro idee un esempio di vita per tutte le generazione presenti e future.
RispondiEliminaBrava maria chiara.
Complimenti alla sigra Carlotta che si cimenta per la prima volta su questo blog. Lei parla dei due eroi come due usignoli che volevano volare liberi. Per me pronunciare Giovanni e Paolo e come parlare di 2 apostoli di Gesù. In questo caso apostoli della legalità. Non ci stancheremo mai di ricordarli e onorarli.
RispondiEliminaNaturalmente la commemorazione dei due eroi, immolatisi per fare trionfare giustizia e verità, non ci esime dall'inquietitudine e dal sospetto che organi deviati dello stato, abbiano partecipato a tali misfatti. Il sapere che sulla loro morte si sia poi intavolata la trattativa stato mafia, e che alcuni collusi e inquisiti possano addirittura sedere in parlamento è una cosa che fa rabbrividire. Viene voglia di cambiare paese.
RispondiEliminaChe la terra vi sia lieve Giovanni e Paolo! e lieve è stata e sarà, perchè alleggerita dal ricordo che di voi serbano quelli che vi vogliono bene, ma soprattutto dal ricordo che viene trasmesso ai ragazzi nati dopo il vostro sacrificio.
RispondiEliminaIo ricordo lo sgomento di quei giorni, il grande e commovente discorso di Pannella al Parlamento, che precedette purtroppo l'elezione di un cattivo presidente della Repubblica; ricordo la domenica in cui fu ucciso Paolo Borsellino, mentre a S. Giuseppe Jato l'Orchestra della Fondazione Arnone di Marineo stava eseguendo un concerto, le cui note accompagnarono lo spirito di Paolo in volo verso l'amore di Dio e verso una Giustizia Vera, mai raggiunta in terra.
Giovanni e Paolo, lo zenit, il punto più alto e significativo raggiunto dalla Procura di Palermo, non più la stessa e mai sollevatasi da una mediocre routine dopo la loro morte. Una Procura che si è infognata nei processi ad Andreotti e che ancora adesso, anzichè andare al sodo, continua ad essere inconcludente e politicizzata "a màtula".
Bello l'articolo di Carlotta, ma soprattutto contrassegnato da una levità rarissima da trovare.
Mi auguro che il ricordo dei due eroi non venga sporcato da polemiche e risse di stampo politico.
Nemmeno la mafia ha dimenticato, e la distruzione dell'albero Falcone di qualche anno fa ne è la dimostrazione. L'uccisione di Giovanni e Paolo ha portato onta, disonore e vergogna imperitura a quella che si faceva chiamare "l'onorata società" e l'Albero Falcone è e sarà sempre vivo.
Complimenti alla sig.ra Carlotta per l'articolo in commemorazione della strage di Capaci. Ma i complimenti vanno a Maria Chiara, bambina di 11 anni, che nonostante l'età dimostra di essere particolarmente sensibile. Brava Maria Chiara
RispondiEliminaOgni anno partecipo alla Manifestazione che parte dal Carcere. Come potrei dimenticare che quel giorno, in auto per Ribera, con i miei figli piccoli e mio marito passavamo proprio su quelle cariche! Poco dopo la notizia in radio, ancora eravamo in viaggio! Eppure non credo molto nel cosìdetto "destino"......invece Penso che ognuno di noi fa parte di un Grande Disegno misterioso lungo una strada ben precisa che via via che cresciamo ci andiamo costruendo. Di liberi siamo nati liberi! POI...beh! Ognuno della propria vita ne dispone come crede. Possiamo seguire la via della legalità oppure andare verso quella strada senza via di uscita. La Mafia ti coinvolge presentandoti prospettive allettanti....poi a poco a poco ti si avvinghia con problematiche che ti coinvolgono sempre di più fino a tenerti stretto in una morsa. Falcone e Borsellino hanno studiato insieme a fondo questi meccanismi mafiosi! Hanno perso la vita proprio perchè incutevano paura alla mafia! Per questo non dobbiamo temerla se siamo sempre tutti uniti dimostrando di possedere la Forza delle IDEE. Sì, proprio le stesse di Giovanni e Paolo......
RispondiEliminal'Album di oggi....dedicato a Giovanni
Eliminahttps://www.facebook.com/photo.php?fbid=10200765282167321&set=a.10200765102482829.1073741840.1620577923&type=1&theater
Tutto ciò che viene detto sull'atrocità di quelle morti non è mai sufficiente. Quegli eroi vittime del terrorismo mafioso resteranno perennemente il simbolo di come il coraggio e le idee possono, attraverso il sacrificio della vita, diventare un esempio di incorruttibilità e di lotta contro l'illegalità. Quegli eroi hanno vinto la paura e le nuove generazioni che partecipano ogni anno alla commemorazione, maturano dentro di sé l'odio verso ogni forma di violenza e l'amore verso la legalità.
RispondiElimina..17: 59 23 maggio 1992 Muore un grande magistrato e con lui la scorta. Dopo venti anni la verità è che si cerca una verità. La memoria, le commemorazioni non bastano e non servono se non a nobilitare un ricordo che è una ferita non rimarginata nell'animo di tutti coloro che odiano la vigliaccheria e la bestialità di chi ha tramato nell'ombra per far tacere quel megafono di lealtà, giustizia, verità che è stata la voce di Giovanni Falcone...
RispondiEliminaCi serve la verità sul perché è morto Giovanni Falcone e sulle connivenze politica-mafia. Non dimentichiamo infatti come è stato osteggiato il magistrato dagli stessi colleghi che lo hanno commemorato, considerato che lui stesso riteneva di essere stato emarginato e di essere un morto vivente. NON DIMENTICHIAMO che non lo nominarono Procuratore nazionale antimafia e che era inviso e criticato da molti colleghi che oggi parlano affettuosamente di "Giovanni". Giovanni Falcone ha combattuto la mafia e le connivenze mafiose... per questo è morto. Oggi gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità su quella morte e sui misteri delle connivenze che si annidano nelle alte sfere del potere e di certa politica il cui unico interesse è quello che non venga a galla... questa verità…
Purtroppo non riesco a dimenticare l'atteggiamento di tanti palermitani infastiditi dalle sirene e dal blocco momentaneo del traffico al passaggio di Giovanni Falcone, se non addirittura l'insofferenza nel vedersi disturbati dalla sua presenza in qualsivoglia ristorante o luogo pubblico.
RispondiEliminaRicordo interviste di condomini contrariati dal disagio causato dalle scorte, perchè i giudici tutti, visto che era una loro scelta, dovevano essere trasferiti un unica struttura, possibilmente in una caserma fuori città. Così da non disturbare la quotidianità delle persone "perbene".
Ho ancora nelle orecchie le frasi rivolte alle auto dei magistrati in generale e di Falcone in particolare che non ripeto per rispetto alla sua memoria.
Grazie per i commoventi e bellissimi pensieri ai quali aggiungerei che anche oggi volono uccellacci terribili che chiedono l'eliminazioni delle intercettazioni e/o il dimezzamento delle pene per il concorso esterno in associazione mafiosa
RispondiEliminateniamo alto il controllo per impedire queste nefandezze
"21 anni fa, in piena festività pasquale saltò in aria la macchina blindata di Giovanni Falcone, la consorte e la loro scorta, la cosa mi impressionò molto come chiunque altro(ero un giovane di poco più di vent'anni, politicamente sinistroide e già allergico ad ogni forma di mafia. vidi e rividi le immagini e (parola d'onore) pensai: No, non puo essere stata la mafia a combinare da sola questo scempio! ci arrivai quella conclusione 3 ore dopo e tutt'ora sono nettamente convinto che a decidere la strage fossero in due gruppi: la mafia e alcuni infedeli alto rappresentanti dello Stato. Ahinoi.
RispondiEliminaLe intercettazioni devono essere fatte secondo la legge e NON devono essere rese pubbliche se non dopo la conclusione di indagini e processi. Così come vengono gestite adesso non rispettano nè la privacy, nè la dignità degli intercettati nè la legge stessa.
RispondiEliminaIl concorso esterno in associazione mafiosa è un reato che ancora deve trovare la sua collocazione perchè a leggere tutto il codice penale non lo si trova. Così com'è è un reato dai contorni indefiniti e troppo legato alle convinzioni personali dei giudici. Bisogna regolamentarlo e bisogna definirne le esatte caratteristiche e i limiti, anche nell'assegnazione delle pene.
Non va abolito, va reso più trasparente e uguale per tutti i giudici.
La lotta alla mafia appartiene a quei giovani che lottano e fanno sentire la loro voce perché devono lottare per un futuro migliore; la lotta alla mafia appartiene anche a coloro con non sono giovani affinché i loro figli avranno un futuro migliore; la lotta alla mafia appartiene a tutti, sia piccoli e grandi perché un società senza mafia sarà il nostro futuro; la mafia fa schifo! I due eroi sono morti ma il loro ideale deve vivere dentro di tutti noi.
RispondiEliminaSolamente uno Stato mediocre, incapace e pataccaro nel sottovalutare la pericolosità mafiosa ha potuto sacrificare due grandi servitori come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Penso che quella morte sia servita al risveglio di tante coscienze,penso a coloro che in Sicilia hanno denunciato estorsioni,ai testimoni di giustizia che hanno collaborato con lo Stato,stanchi della sopraffazione mentale e fisica.....si,perchè poi si è soggiogati dalla forza brutale dei criminali che ti incutono terrore e ti minacciano.....penso che ci vorrebbe una rivoluzione etica e che questa dovrebbe iniziare dai e nei giovani,nelle scuole,nelle famiglie parlando di legalità,giustizia,libertà contro il disfacimento dei valori,Si imparano da piccoli i comportamenti,seguendo modelli ....i docenti,i genitori,i circoli ricreativi che creino le basi per l'acquisizione di saldi principi morali e del rispetto per se stessi e per gli altri......bisogna che ci sia una rivoluzione etica nello Stato e che ci rendiamo conto che nello stesso Stato Falcone ha combattuto l'antistato che con la mafia ha auto i suoi legami ...
RispondiEliminaUn ricordo sul Giudice Giovanni Falcone
RispondiEliminaSe mi è consentito un grazie di cuore all’autrice dell’articolo, Calotta, una vera poesia in ricordo del giudice Giovanni Falcone, con il desiderio di rincontrarla presto su questo blog.
Non potrò mai dimenticare il periodo di lavoro al Comune di Palermo, all’Edilizia Privata, ufficio che si trovava nei nuovi locali – allora - di Via Notarbartolo n. 21/A.
Nel mese di Gennaio 1992, stanco del lavoro che facevo al palazzo di città, dove svolgevo le mansioni di segretario del Sindaco Salvatore Mantione, approfittando di un cambio di guardia, chiesi di ritornare a lavorare all’Edilizia Privata, dove mi fu affidato il compito di segretario della Commissione Edilizia
Nel nuovo Ufficio sono stato accolto benissimo, tanto da sentirmi quasi in vacanza, anche se, ad onor del vero, … mi mancavano il vecchio Ufficio, sito alla “Vucciria”, e il Palazzo delle Aquile, splendido simbolo del lusso dei tempi passati.
In Via Notarbartolo mi allocai in un tavolo di lavoro, nella “stanza delle convenzioni”, dove c’erano i miei vecchi amici Totò Orlando, Pietro Cataldi, Settimio Simile, Giancarlo Martines, Giovanna Vitale e Nino Schifani, stanza a fianco di quella dell’ingegnere Amaducci, tutti cari colleghi simpaticissimi, dove non mancava mai lo scherzo, una barzelletta, una battuta.
Così come non mancava mai, prima di metterci a lavorare, il mattiniero commento del mio “Giornale di Sicilia”, nella stanza dell’ing. Attilio Amaducci, (ovviamente nessuno comprava il giornale, tranne me) che comunque, prima di finire la giornata lavorativa era stato letto da tutti i colleghi della stanza, e non solo. Così come non poteva mancare il classico e giornaliero rito del “caffè”.
Il nostro Ufficio si trovava, come detto prima, in Via Notarbartolo 21/a, e per andare al bar “Ciro’s” dovevamo passare davanti al n. 21, dove vi era l’abitazione del Giudice Giovanni Falcone.
Ed era frequente il caso che quando si andava al bar, arrivassero a sirene spiegate le macchine della scorta del Giudice, che bloccavano il traffico in strada e le persone, che come noi che erano sul marciapiede, in attesa che scendesse il Giudice dalla sua abitazione, con la sua borsa quasi sempre zeppa di carte, e dopo essere salito in macchina, ripartissero a folle velocità, attenti a non rifare lo stesso percorso.
Ed ogni volta che ciò accadeva non mancava un commento sulla vita d’inferno che quest’uomo era costretto a vivere.
Questo naturalmente succedeva fino al 23 Maggio del 1992, giorno in cui la mafia al ritorno dell’aeroporto, ed esattamente vicino lo svincolo di Capaci, fece saltare in aria la macchina che lui guidava, uccidendolo insieme alla moglie Francesca Morbillo, anch’essa giudice, e alla scorta.
Da quel giorno fu un via vai di gente che veniva a deporre fiori o ad appendere un pensierino in memoria del Giudice sul grande ficus che c’è ancora davanti la sua casa, e che da allora fu chiamato “l’albero Falcone”.
Ci mancò da quel 23 Maggio la discreta presenza di quel giudice alla quale noi dell’Edilizia Privata eravamo ormai affezionati.
E non dimenticheremo mai le sue parole “Le idee camminano….”
Mi piace riportare il testo di una canzone di Francesco Giunta, scritta, come si evince dallo stesso testo negli anni in cui la mafia uccideva i grandi servitori dello stato, magistrati e poliziotti che davano fastidio con le loro azioni e le loro inchieste. Sembra scritta proprio per Falcone e Borsellino.
RispondiEliminaPremio
“e se ognuno fa qualcosa”
dedicato a Don Pino Puglisi.
15 settembre 2012:
ecco il testo della canzone
premiata di Francesco Giunta
QUANNU È GUERRA
Quannu è guerra è guerra pi tutti
nni cuntamu feriti e lutti
e cummògghianu li banneri
lu travàgghiu di li chiancheri
Ma sti morti ntempu di paci
e sta genti nchiuvata ncruci
sta città sulu focu e braci
un si campa, un si viri luci
E nni vennu di tutti i lati
p’aggrizzàrinni li jurnati
cu discursi mpustati e fini
pi livàrinni sti catini
Chi primura hannu di scappari
a la fini di lu parrari
e li strati su campusantu
ciuri, marmu, duluri e chiantu
Ma com’è côn ghiccati vuci
Tempu nun è cchiù di opra i pupi
ca chini semu di sirpenti e lupi
e gira ancora l’arma di Cainu
nna la tunnara è vivu lu mmistinu
L’hannu misu sempri di latu
comu fussi munnizza e catu
chista terra di cunnannati
c’onni vannu su signaliati
Tra mafiusi, latri e briganti
nni cci mèttinu a tutti quanti
ma pi fari sordi e dinari
cca cci vennu di celu e mari
Ma com’è côn ghiccati vuci
Tempu nun è cchiù di opra i pupi
ca chini semu di sirpenti e lupi
e gira ancora l’arma di Cainu
nna la tunnara è vivu lu mmistinu
Quannu è guerra è guerra pi tutti!
Grazie di cuore, a tutti voi che avete commentato il mio articolo.
RispondiEliminaE un grazie va a questi due eroi magistrati, che hanno dato la vita nella ricerca della verità, credendo nelle istituzioni. Quelle istituzioni che da un lato sono riusciti a sconfiggere parte dell’organizzazione mafiosa colpendo i vertici come Provenzano Riina, e dall’altro non hanno voluto o saputo difendere i loro servitori. Ma pur essendo consapevoli di ciò, Falcone e Borsellino sono andati avanti fino all’ultimo sacrificio.
Con la loro esemplare condotta di vita hanno tramandato alle nuove generazioni di non avere paura di pensarla in modo diverso dalla massa e di non sottostare alla prepotenza del potere mafioso. Di vivere, cercando di fare sempre di più e meglio, per superare gli ostacoli della vita.
E tutto questo ci porta ad un altro Eroe, vittima della mafia, don Pino Puglisi. Grande sacerdote, che ha donato la vita per difendere i ragazzi di Brancaccio (quartiere palermitano) dalla sopraffazione malavitosa. Uomo sorridente e umile, aveva sempre una parola per tutti. Martire della chiesa palermitana domani verrà proclamato Beato. Spero che questi uomini, siano esempi di vita per i giovani e per tutti noi gente comune, ma soprattutto per gli uomini delle istituzioni che spesso sono bravi solo nelle parole e poco nei fatti.
Perdonatemi se non mi unisco al coro delle lamentazioni, “giustamente” ossequienti, all’ottimo articolo di Carlotta sui nostri indiscutibili eroi antimafia.
EliminaSemmai mi sembra di dover ricordare come siano inopportuni certi “pietismi” nei confronti di chi viene privato della libertà per crimini che “offendono la sensibilità di ogni uomo sensibile”.
A questo proposito sarebbe opportuno richiamare ancora alla mente che “ogni pena deve essere commisurata col crimine”; e ritengo che il Cesare Beccaria del “Dei delitti e delle pene” intendesse non solo ‘strictu sensu’ alla specifica efferatezza del singolo reato, ma – anche e bensì – al riverbero che certi delitti hanno nel tempo e sul territorio, sulla coscienza degli “uomini buoni”.
Ed inoltre mi sembra opportuno rammentare – come osserva Volpe – che si parla (a ragione, a quanto pare) di “coinvolgimenti” di parte “deviata” dello Stato… ma sempre di Stato si tratta, e – come insegniamo ai nostri allievi nelle scuole – lo Stato (comunque) siamo noi, o no?!
Le “cose”, come si è soliti dire, sono più semplici di come ce le raccontiamo, ma è altrettanto vero che, talora, le cose sono – invece – più complesse di come le rappresentiamo.
Attenzione: non mi riferisco alla “ complessità colta” di sedicenti o veri psicologi, sociologi, antropologi, storici e filosofi, quasi sempre annegata nel torbido liquido del concetto di gruppo o di massa, ma alla “complessità che semplicemente” (perdonate l’ossimoro) anima e struttura ciascuno di noi, che evoca (fortunatamente, ancora, talvolta) delle “risonanze” nella coscienza individuale, di qualcuno.
Occorre ammettere, di quando in quando, che rivoli o propaggini di misfatti che turbano ed offendono la parte sveglia della nostra coscienza, raggiungono – per vie inimmaginate e inimmaginabili – la parte dormiente di essa (coscienza).
Occorre ammettere, finalmente, che gli uomini muoiono per l’effetto fisico di armi, ma anche – come tutti sostengono – per l’assenza di ricordo, ma – parimenti – muoiono di “troppo ricordo”, o ricordo “troppo ritualizzato”, assolutorio, al punto da affogare, come prima dicevo, il ricordo personale, intimo, e – come tale – più efficace, più vero e bruciante.
Forse qualche volta potremmo accorgerci che perfino la nostra anima non è così limpida come la sentiamo; o quella del nostro vicino nella manifestazione. O – addirittura – quella di qualcuno che sta sul palco a commemorare.
Così, stancamente, e commossi della nostra stessa commozione, passiamo da un rito all’altro: ieri il giudice Falcone, domani il sacerdote Puglisi.
Sono stanco del conformismo, dell’ipocrisia dei singoli e di quella collettiva, del male privato che diviene bene pubblico.
E dunque… almeno noi, in questo ‘blog’, magari scriviamo di meno, ma quando lo facciamo atteniamoci alla realtà, magari rappresentando un pizzico di verità.
Solo un pizzico; di più non è possibile.
Altrimenti (almeno quelli che ne sono convinti) pratichiamo talvolta una sana, rigeneratrice, serena, riflessiva, limpidamente filosofica, astensione o epokè.
Scusate il disturbo.
Esse.Gi.
Elimina17:10
Fausta Fabri
Leggo e rileggo.... straordinario!
E' la cosa più sensata e bella che sia stata scritta.
Di certe ricorrenze ne facciamo davvero rituali colmi di ipocrisia, scontati, rigonfi di ovvietà.
Penso ai bambini che vengono imboccati di chiacchiere, spinti ad emozionarsi per qualcosa che fa più paura che sentimento. Improprio, inappropriato.
Penso alle due navi che arrivano al porto spinte da uno zefiro trionfale, come il carro della santuzza.
Penso alle ore di preparazione di fascioni, cartelli, berrettini tutti uguali, letterine da depositare alle radici dell'albero, all'agitazione delle maestre, ai politici in alta uniforme, alle finzioni, alla fatica delle finzioni. Tutto si trasforma in una festa, ogni anno, 23 maggio.
Senza una riflessione seria, senza assumersi la responsabilità di ciò che accade di funesto: a scadenza, quando tutto sembra quiete.
Sì, un po' di serietà! Si tratta di morte.
Questo commento-risposta di Geraci, rivolta la celebrazione, la scarnifica, ne fa vedere l'altra parte, la dissacra di santa verità.
Il procedere delle parole assiepate di senso, leggere nell'incedere elegante di chi sa pesare ogni verbo con scrupolosa perizia, è coraggioso, fa riflettere, richiama al vero, delle cose, dei sentimenti, degli eventi.
Perché non si cada nella banalità del dire: fatta la festa, gabbatu lu santu.
...tutti,proprio tutti nel coro!Siamo fatti così:coinvolti più o meno sentitamente nei mali che spesso travolgono i "martiri" del tempo,non possiamo esimerci dalla commozione ,nè sottrarci alla partecipazione(con animo limpido o meno...) perchè siamo sul grande palcoscenico della vita,uno accanto all'altro nel bene e nel male e che coinvolge e travolge nel fiume dell'ipocrisia,più o meno manifesta!
RispondiEliminaciao a tutti
Grazie Salvo per il tuo commento che con coraggio colto e morale vuole andare controccorrente.
RispondiEliminaE come sempre non mi lascia indifferente, e mi fa venire il bisogno e il piacere di risponderti.
La celebrazione dell'anniversario dell'assassinio di Falcone è davvero diventato, purtroppo, una "patacca" congegnata e realizzata da uno stantio "circo istituzionale e mediatico"che ha il duplice scopo di mettere in vetrina sul palcoscenico "troppe prime donne", ma soprattutto quello di impedire di capire ciò che realmente avvenne: chi fu veramente a volere la morte di Falcone e Borsellino?
Dopo 21 anni lo sappiamo con molta buona approssimazione: fu il blocco di "potere politico" che "governava" lo "Stato- Istituzione" punito dal suo complice occulto e impresentabile (la mafia) per essere stato abbandonato perchè ormai, dopo la caduta del comunismo nel 1989, non serviva più.
Sappiamo anche che quelle stragi, e le altre che seguirono, imposero una trattativa Stato-Mafia, che ebbe un esito favorevole per la criminalità ( vedi lo stravolgimento del quadro politico di questi ultimi 20 anni) che ha pervaso ed assoggettato istituzioni ed economia.
Oggi, siamo oltre questo nefando confine. Nè la politica, nè le istituzioni, nè l'economia sono controllabili, governabili.
La odierna crisi globale, non solo nel senso internazionale, ma anche in quello nazionale, e cioè quella che travolge tutto e tutti, è figlia della "stretta di mano" con la quale Stato e Mafia nel 1994 con la 2.a repubblica hanno chiuso la trattativa iniziata nel 1992.
Le idee di Falcone e Borsellino, ma soprattutto la loro lotta e contrasto, devono camminare sulle nostre gambe. Ma è così? Abbiamo onorato questo impegno? Oggi lottiamo la mafia, chi la esercita e chi ne è colluso?
Finora vediamo che il ricordo di queste idee camminano sulla gambe dei bambini delle scuole medie, istruiti e guidati dalle loro insegnanti in cortei variopinti fotocopia di quelli degli anni precedenti. Meglio di niente. Ma è troppo poco. Anzi adesso è troppo tardi, perchè lo Stato è in agonia e forse lo è addirittura la stessa mafia, sorpassata ed eclissata da altre nuove e ben più potenti associazioni criminali.
Volevo tenere per me queste cose. Ma Salvo ha fatto saltare il tappo che le imprigionava.
Sogno di essere smentito dai fatti prossimamente e definitivamente.
Falcone, Borsellino e non solo.....!
RispondiEliminaOggi, l'incoronazione a beato di padre Puglisi. Altra parata!
Beato! Che roba è...!
Evangelicamente beati sono: i poveri in spirito, gli afflitti, i mansueti, gli affamati e assetati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, i perseguitati, gli insultati.
Allora sì, padre Puglisi merita di essere riconosciuto tra i beati.
Ma dopo la beatificazione, che fine farà?
Salirà sull'altare dei miracoli, delle litanie, delle invocazioni, dei doni votivi?
Per ritrovarsi, all'improvviso, in un cielo che gli è estraneo, freddo di adorazioni e di incensi?
Il cielo dei mafiosi, dei disonesti, di chi i beati, quelli in carne e ossa, li continua a perseguitare?
E no, non dovrebbe, perché beato, ascerè, in nessun modo significa uomo dei miracoli, essere celeste, soave, ma colui che cammina, che agisce, che interviene, rischiando ogni giorno di suo.
Quel Cristo che procede per le strade del mondo sui piedi di tanti volontari: per alleviare le sofferenze altrui, per dare un po' di dignità a chi non ne ha mai avuta.
Sull'azione di coloro che difendono il diritto e la giustizia, contro ogni logica del potere e della sopraffazione.
Alla sequela di Cristo, con ai piedi i sandali della fatica, della polvere, del sangue.
Nei quartieri più diffamati, quelli della violenza e del malaffare, dove c'è poca luce e tanti bambini non hanno mai visto il mare....in un paese di mare!
Là nelle topaie del dolore, della grande miseria umana, in tutti i sensi.
Altro che altari!
Altra solenne cerimonia, discorsi, celebrazioni, riti di esulto, osanna, canto gregoriano finale: ci sta.
Tutto organizzato, tutto a uso e consumo di un potere che continua a sostenere il potere.
Tutto in diretta televisiva, tra lacrime e emozioni non trattenute, sollecitate dal nuovo accadimento.
Laetanti animo!
Tutto in diretta!
Alla testa della parata, ovvio: il Paolini cittadino!
Tutti i grandi della nazione ad adunanza celeste!
Amen!
Dott. Geraci grazie per aver commentato l’articolo. Sono d’accordo con lei sul fatto che dobbiamo scrivere avvicinandoci come meglio possiamo alla verità, non lo sono quando afferma che dobbiamo scrivere meno in questo blog. Perché a differenza di altri siti, dove per la maggiore si spettegola, qui tanti, almeno i più assidui tra voi, con i vostri pensieri e le vostre opinioni, trasmettete cultura e insegnamenti a chi legge. E il fatto di affermare un proprio pensiero diverso da quello di tanti altri, è motivo di incentivo e di introspezione per molti. Io la penso così, e la invito, a non scrivere più che è un disturbo la sua presenza nel blog. Ma al contrario, lei deve dare il suo contributo sempre.
RispondiEliminaSicuramente ha ragione, quando afferma che “sono inopportuni certi pietismi nei confronti di chi viene privato della libertà per crimini che offendono la sensibilità di ogni uomo sensibile”. E sono ancor di più d’accordo con lei, che perfino la nostra anima non è così limpida come la sentiamo, o non è limpida quella del nostro vicino nella manifestazione, o (ancor meglio) di chi sta sul palco a commemorare. Ma alla fine la cosa più importante è, che ognuno di noi fa i conti con la propria coscienza, per come affronta e vive gli eventi. E soprattutto eventi come questo.
Maria Falcone, sottolineando sempre che l’impegno antimafia non si fa in passerella, da sempre ha fatto un lavoro concreto con le scuole, con i giovani, con i ragazzi, con i bambini, con i più piccoli. Con coloro che magari in questo momento vivono la manifestazione con cappellini tutti uguali, striscioni, cartelloni, letterine sotto l’Albero Falcone, ma che sicuramente saranno l’Unico terreno fertile per poter innestare le idee di questi eroi. E sempre di ragazzi si parla, ricordando Padre Pino Puglisi. Ragazzi la cui anima poteva essere sicuramente terreno fertile per la mafia, senza l’esempio di questo sacerdote. Come dice bene Nevone, “il ricordo di queste idee camminano sulla gambe dei nostri bambini, istruiti e guidati dalle loro insegnanti in cortei variopinti. Meglio di niente”
Infatti sino ad oggi chi doveva fare una riflessione seria e approfondita (visto che si parla di morte) e prendere le decisioni conseguenti per il martirio di questi uomini, non l’ha fatto. Né politica, né istituzioni a ventuno anni dalla morte hanno portato a qualche risultato.
Condivido le tue stesse cose, cara Fausta Fabbri.
RispondiEliminaQuanto è difficile mantenere e mantenersi nella fede.
Mi fa piacere e te ne ringrazio.
EliminaLo so, accordare la vita e la fede è difficile.
Forse è l'impresa più difficile, una sfida impegnativa....
Ma, a che serve la vita se non a camminare con cuore umile, anche quando il tuo incedere è giudicato insensato, e tutti si affannano a farti riprendere la strada giusta, quella dei percorsi tracciati dall'ovvietà delle cose: la "ragione"!
Il fatto è che solo le ragioni del cuore sono quelle giuste, nonostante la possibile disapprovazione del mondo, perché sono piene di una fede forte, imbattibile, sostenuta dall'amore di un Dio generoso!
Quale altro senso potrebbe avere la vita se non questo!
Ancora grazie.
Rispetto ciò che dice, Carlotta, e sono certo della sua genuinità.
RispondiEliminaMa resto del parere che - alla "filosofia" del "meglio di niente" - sia preferibile "il meglio niente"!
Le cure palliative, si sa, servono per accompagnare alla morte... di compromessi si vive, certo; ma di troppi compromessi (anche piccoli, ma quotidiani)si muore!
Con simpatia, un 'blogger' qualsiasi, ogni giorno più stanco e che comprende sempre più, e accetta sempre meno, le pragmatiche per "sopravvivere in un mondo che tira solo a sopravvivere".
(esse.gi.)
Grazie dott. Geraci, il rispetto è reciproco. E anche considerevole stima.
EliminaCari Salvo e Carlotta, solo una piccola precisazione personale.
EliminaLa mia affermazione del "meglio di niente" nel mio commento che le idee di Falcone e Borsellino oggi camminano sulle gambe dei bambini, non è di soddisfazione, ma è un rimprovero a noi adulti che non facciano quello che dovremmo fare.
E poi, don Gallo!
RispondiEliminaCanto gregoriano?
No: pugno chiuso e la canzone del partigiano.
Squalificato dalla chiesa, il santo profeta dell'amore, ha meritato in pieno una liturgia.... scritta per le strade del mondo su una sciarpa rossa; accompagnata da quel canto che ha segnato la storia patria, quella portata avanti da tanti coraggiosi, in nome della libertà.
I veri celebranti?
Coloro che hanno interrotto la "sacrilega" omelia di una chiesa ipocrita: i suoi volontari, gli affamati, i perseguitati, gli ultimi della terra.
Loro, i beati!
Il disobbediente, il polemico prete, non sarà mai portato agli onori degli altari, né la storia gli dedicherà granché.
Ma lascia dietro di sé una scia luminosa che nessuno mai potrà cancellare, neanche con tutti i santi patrii messi insieme.
Grazie Carlotta. Grazie perchè se non mi avesse proposto questo bellissimo articolo, PoliticaPrima avrebbe fatto un errore, una grave dimenticanza. E devo essere sincero non avevo pensato di scrivere in occasione dell'anniversario della strage di Capaci. E nessun altro degli amici, collaboratori e autori aveva proposto qualcosa. E quindi doppiamente grazie alla, finalmente, "autrice" Carlotta. Che dopo innumerevoli commenti su svariati argomenti si è decisa a scrivere e a scrivere bene!
RispondiEliminaNel merito dell'articolo hanno scritto in tanti e non è il caso di ritornarci su. Ma l'idea di riportare lo scritto della piccola Maria Chiara, devo riconoscere, ha dato un tocco tutto particolare. Complimenti ancora, all'una e all'altra.