di Salvo Geraci - Non credo che esistano persone interamente buone o interamente cattive, come vorrebbe una visione manichea dell’uomo. Ciò vale, a mio avviso, anche per le organizzazioni, poiché fatte da uomini.
Nessuna di esse detiene il patrocinio di tutto il bene. Purtroppo i tempi ci spingono sempre più a generalizzazioni – e spesso a banalizzazioni – che vengono montate da intrepidi “cavalieri dell’impudenza”.
“Sfortunato è il Paese che ha bisogno di eroi”! E’ vero. Ma mi sembra opportuno aggiungere che – a parte casi eccezionali – nessuno di noi sceglie di esserlo. Semmai – quando se ne presenta la contingenza – possiamo comportarci come eroi o no; e questo dipende da così tante e complesse ragioni, che sarebbe presuntuoso tentare di analizzare in questa sede.
Ogni uomo (in misura diversa) contiene in sé semi di male e semi di bene, come dicevo. Anche il perché – almeno in alcune occasioni – prevalga l’uno sull’altro, non ci è dato di indagare qui.
Occorrerebbe soffermarsi sui temi del tempo astrale, supremo regolatore (Kronos) e quelle del tempo interstiziale, elastico, tollerante e foriero di opportunità (Kairos).
E, tuttavia, non v’è dubbio che alcune condizioni incidono più che altre.
Mentre scrivo (per effetto di una di quelle strane coincidenze sulla casualità delle quali da un po’ mi vado interrogando), Rai3, nel programma condotto da Anna La Rosa, riporta una frase di Nicola Gratteri, Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria, uomo dalla grande preparazione e determinazione; una frase che mi riporta alla mente il film “I cento passi” (quelli che – a Cinisi – separavano l’abitazione del boss Badalamenti dall’abitazione di Impastato): ”Talvolta il nascere centro metri più a nord piuttosto che a sud, può cambiare la vita d’un uomo”!
E’ una frase di una forza rappresentativa incredibile. Attenti: egli non dice (ed è proprio qui la rara preziosità icastica): “il nascere in Sicilia o in Lombardia… o – meglio – in Italia od in Svezia…”, dice “cento metri”.
Andando per ampie astrazioni (l’unico modo che ci è consentito in un blog se vogliamo affrontare argomenti impegnativi che “investano” ordini o categorie diverse di pensiero), ciò che mi impressiona è che questo esempio straordinario ci dà la sensazione precisa (vorrei dire che ci suscita anche l’emozione connessa con il concetto!) del “collabire del bene e del male”… del loro essere tanto contigui che perfino alle persone più prudenti e “avvertite”, può sfuggirne l’identificazione precisa.
Mi si presenta, con urgenza, la metafora sul calcolo infinitesimale e il paradosso di Achille pie’ veloce e la tartaruga…!
Egli non parla – come normalmente si fa – di “zone grigie” ma di bianco e nero che non hanno soluzione di continuità: Percorriamo una strada in ordine, e, immediatamente: il precipizio! Non il quasi rassicurante – al confronto – ‘clinamen’ (inclinazione graduale) del filosofo, ma ‘ex abrupto ‘ il bene e poi il male.
Possono sembrare argomenti che non ci riguardano ed invece io ritengo che dalla rivalutazione del “pensiero pro-attivo” e “dall’abitudine/attitudine- esercizio”, dipendano direttamente alcuni principi che stanno lentamente introducendo categorie di pensiero molto utili; per esempio le “buone pratiche” dell’Unione europea, e – nel Diritto – le “Comunità epistemiche”.
Sempre nel rispetto ed ossequio alla magistrale dimensione dialettica dell’immenso Pascal (…includenza delle includenze ed escludenza delle escludenze). E mi vien fatto di pensare anche al “rasoio di Occam” . Triste che per molti giovani Pascal sia solo quelle dell’esperimento del diavoletto, ed il rasoio di Occam una categoria merceologica…!
È un argomento certamente ‘off-topic’, o forse sono io che sto ormai con la testa perennemente fuori tema. Se così, equiparate le mie parole a cianfrusaglie di una mente in disfacimento (neanche tanto graduale).
SALVO GERACI26 maggio 2013
La sottile differenza tra il bene e il male. Argomento fondamentale quello che oggi pone all’attenzione di PoliticaPrima, Salvo Geraci. Mancava da qualche tempo un articolo del nostro Presidente.
RispondiEliminaE come sempre le sue parole toccano ambiti nuovi, di approfondimento. Il confine del precipizio oltre il quale c’è il male, senza camera di compensazione. E allora il destino, le coincidenze, le occasioni, fanno la differenza. Salvo va alla radice delle ragioni profonde della politica che pesca profondamente nell’humus dell’etica. Si tratta di capire la differenza che distingue un uomo nel suo agire quotidiano e che è capace di trasformare una persona mite e buona in un qualcosa di diverso. E le occasioni di riflessioni sono sempre di più ogni giorno. “Era una brava persona”, “un ragazzo perbene, gentile, affettuoso”, “era una persona onesta, di notevole dirittura morale”, e via dicendo. Sono frasi di circostanza che rappresentano una realtà spesso ben diversa. In ogni campo. Dai rapporti interpersonali, al mondo del lavoro, alla politica.
Come si fa a stabilire in assoluto il confine. La linea retta e precisa oltre la quale c’è il baratro del male, dell’ignominia, del potere per il potere, della ragion di stato che giustifica tutto.
Insomma, cari amici del blog, Salvo ci ha dato un bel po’ di materiale per discutere. E, considerata l’essenza e la missione di PoliticaPrima, non possiamo fare altro che ringraziarlo. Alla prossima.
ha espresso una realta' scontata, con paroloni difficicili Questo e' un altro problema fortunatamente i siciliani con i nostri rinomati proverbi lo abbiamo risolto. e abbiamo portato la filosofia, e l'intellettualismo alla portata di tutte le genti appartenenti a qualsiasi ceto
RispondiElimina...minestra di anacoluti, di ismi e voglia di banalità... sic transit gloria mundi
RispondiEliminaIl male assoluto sta in tutti gli esseri umani, e ognuno di noi sceglie. Esso non si insidia a destra o sinistra, ma laddove gli è più utile per i suoi scopi. Saperlo riconoscere è la cosa più difficile, perché ci porta a combattere contro noi stessi.
RispondiEliminaQueste riflessioni di Salvo Geraci le trovo irresistibili, nel senso che non riesco a fermarmi a leggerle soltanto, ma devo esternare almeno il succo delle mie reazioni interiori.
RispondiEliminaE' vero, il male e il bene quasi sempre sono fianco a fianco all'uomo nella sua esistenza. Direi uno alla sua sinistra, l'altro alla sua destra. Proprio come i due ladroni sul Golgota accanto a Cristo. Li separa un filo sottilissimo, più spesso e quasi sempre una sola brevissima parola: un sì o un no. Una sola leggerissima piuma può far pendere la bilancia di estrema precisione della vita e della giustizia, della verità e della libertà,da una parte o dall'altra.
Il problema, forse, è come impedire che ci sfugga l'occasione di determinare noi se far pendere l'ago sul bene o sul male. Credo che il metodo più idoneo sia "imbrigliare" , cioè mettere le redini, alla "ragione", non per neutralizzarla o soggiogarla, ma per impedirne l'impazzimento. Altrettanto va fatto con "l'etica" e con la "compassione". Tutto ciò al fine di realizzare un equilibrio tra la ragione ed il cuore, temperato dalla prudenza, dalla perseveranza, dalla pazienza per trovare la risposta giusta alla domanda che ci poniamo quando dobbiamo scegliere, perchè alla fine ci viene chiesto di scegliere, e cioè:dove sta il male , e dove il bene.
Insomma, il bene ed il male non sono due parole,sono i due massimi sistemi tra i quali si svolge la vita eterna dell'uomo e della sua storia, il polo positivo e quello negativo che cercano sempre di attrarre su di sè in esclusiva l'esistenza umana.
Qunque, siamo chiamati a lottare sempre, tutta la vita, fino all'ultimo istante. Saranno i nostro figli, chi ci ha amato o odiato, chi ci ha conosciuto veramente da vicino a poter dire se abbiamo scelto e fatto il bene o il male. Gli errori sono un altra cosa, e questi non fanno la differenza, non fosse altro che perchè ognuno di noi ne avrà racimolati un bel pò.
Trovo straordinaria l'identificazione del bene e del male nei due ladroni: il male persistente, senza compassione, il bene frutto di un cambiamento interiore, nella compassione.
Elimina...commento davvero appropriato...
RispondiEliminaL'eterno problema del male e del bene, che ha accompagnato nei secoli il pensiero dell'uomo, ora nell'esaltazione di valori riconoscibili nell'etica o nelle religioni, ora in valori, non sempre chiaramente riconoscibili, nelle frustrazioni di una filosofia troppo rigorosa a riguardo; cercando in ambedue i casi, di ritrovare, in una matassa di eventi difficile da disdricare, filo dopo filo, l'origine delle due entità.
RispondiEliminaCome teologa, in più protestante, non posso restare silenziosa davanti ad un argomento così forte, presentato, per altro, con tanta dovizia e raffinata espressione da Salvo Geraci.
Un problema, quello del bene e del male, profondamente radicato nel cuore dell'uomo, che da sempre si interroga sulla portata e la qualità delle sue azioni.
Inquietanti domande!
Storia insegna, però, che l'attenzione è stata sempre, comunque, più rivolta verso il male che verso il bene.
Il fascino del male, che prende forma, si incarna, accadimento dopo accadimento (kairos), in quello che poi chiamiamo colpa, peccato.
Il frutto succoso del giardino di Eden, inizio del pensiero e della conoscenza: benedizione e maledizione della storia del mondo, secolo dopo secolo (kronos).
L'uomo nel tempo, nella storia, ha sempre sentito fortemente il senso di sgomento e di impotenza davanti a quelli che riconosce, appunto, come la propria colpa, il proprio peccato.
Agostino: dall'abisso del mio peccato io non potrò mai tirar fuori gli strumenti per salvarmi.
Lutero: non faccio il bene che voglio, faccio il male che non voglio.
Tragico!
E' a questo punto, proprio per l'impossibilità di essere di migliore natura, che l'uomo, come si evince anche dall'articolo di oggi, in particolare nel riferimento ai cento passi, e in una scelta di campo ben definita, tra bene e male, ha un'unica via di riscatto: l'assunzione di responsabilità delle proprie azioni, per immergersi nel circuito mondo, con le forze e le possibilità in offerta, di volta in volta, superando il limite dell'immorale morale, che perversamente vorrebbe portarlo ad una trasformazione di sé, innaturale, confusa, insana, indifferente, e distaccata dal mondo.
Questa immorale morale, l'inganno delle religioni.
La responsabilità, la partecipazione, le vie della “redenzione”.
Perchè non c'è male peggiore di quello dell'inedia e dell'indifferenza.
Questa la vera colpa, questo il vero peccato dell'uomo.
Da che mondo è mondo, si tratti di colpa o peccato, la differenza non importa, l'uomo non ha mai trovato, in altro modo, se non nell'assunzione piena, di laica natura, delle proprie responsabilità, soluzioni.......né assoluzioni di sorta.
Come sempre il bravo Salvo Geraci evidenzia argomenti che i latini avrebbero detto erga omnes.
RispondiEliminaIl bene e il male esistono perché noi siamo uomini ed in quanto tale siamo soggetti a classificare i nostri sentimenti in queste categorie.
Il bene e il male deve essere sviluppato in via del tutto autonoma dalla mente, lasciando le solite risposte la chiesa, la religione, perché non può in alcun modo appartenervi; non ci sarebbero state guerre di religione o deportazioni causate dal credo religioso.
Per vincere il male molto spesso siamo chiamati a governare l’istinto per riuscire a salire un livello superiore ed a volte scopriamo che porta giovamento anche a livello spirituale con una coscienza che ha bisogno di pace, in questo senso il bene vince sul male.
Qualcuno sostiene che raggiunta la fase del bene ancora non ci siamo perché ce ancora un altro scalino da salire ed anche più difficile.
Generalmente chi si trova in questa seconda fase, si sente sempre nel giusto e non cerca altro. In realtà è quella la prova più difficile.
Il bilanciamento.
Perché al quel punto si rischia la repressione dei proprio istinti, e non il superamento cosciente.
Bilanciare significa saliere ancora di più dal bene e questa sarà la prova più difficile.
Gli uomini, in quanto esseri razionali, per loro natura desiderano vivere nella pace. In armonia interiore con se stessi e con gli altri. In una condizione naturale di tranquillità e benessere. Questo è il bene che conosciamo.
RispondiEliminaMa purtroppo esiste l’invidia, l’odio, la sete di potere che scatenano conflitti e generano confusione e violenza.
La differenza è minima, si tratta solo di ricercare continuamente l’equilibrio oltre il quale c’è il buio, c’è il male indistinguibile.
E a volte accade, che degli uomini diventano eroi solo perché hanno dovuto lottare per affermare e trasmettere il bene. Uomini e donne che con generosità, amore per gli altri, impegno e sacrificio fanno sempre trionfare il bene e la giustizia.
Interessante la frase di Nicola Gratteri riportata da Salvo : ”Talvolta il nascere centro metri più a nord piuttosto che a sud, può cambiare la vita d’un uomo”!
RispondiEliminaIo credo la vita sia un insieme di casualità, di circostanze non sempre cercate, di situazioni non sempre volute e mi pare che il pensiero del procuratore ci possa stare tutto.
I cento metri di distanza ci fanno incontrare certe persone piuttosto che certe altre, ci fanno frequentare certi ambienti piuttosto che certi altri, condizionano in certo qual modo gli sviluppi della nostra esistenza stessa.
Questi cento metri direi che potrebbero decidere anche sul bene e sul male delle nostre azioni, azioni che dipendono dalle conoscenze, dagli ambienti che si frequentano e in definitiva da scelte personali che sono il punto di arrivo di casualità, ma anche conseguenze dell'essere nati in un posto anzichè cento metri più sopra.
Il bene e il male comunque non sono assoluti, né esistono come entità proprie, bensì come nostre costruzioni, derivano dalle nostre azioni, sono i frutti che noi produciamo.
Nessuno può negare che il bene e il male facciano parte della natura umana, tanto è vero che le persone buone, in determinate circostanze, diventano cattive e anche viceversa.
La verità è che bene e male sono troppo contigui, e la differenza tra loro è sottile, derivando spesso da valutazioni non sorrette da adeguata conoscenza. Il male deriva dall’ignoranza di noi stessi e dei nostri lati oscuri, ignoranza che porta a fare errori di valutazione, a considerare bene ciò che è male, addirittura a credere di detenere la verità e il bene attribuendo l’errore e il male agli altri che diventano i nemici da combattere. Quando poi sono i gruppi, o, peggio ancora, gli Stati a considerarsi paladini del bene, quando si comincia a parlare di imperi del bene e del male, quando prevalgono gli integralismi, che sono quanto di più lontano dalla ragione ci possa essere, allora c’è veramente il pericolo di ricadere nella barbarie, perché, come diceva il grande pittore spagnolo Francisco Goya, “il sonno della ragione genera mostri”.
Insomma, se ne potrebbe parlare per sei ore di seguito. Potremmo riunirci e dedicare un intero pomeriggio alla questione.
Meno male che ogni tanto qualcuno apre una finestra nel nostro blog e fa entrare un pò di aria fresca. Grazie Salvo.
Caro Salvo, condivido la tua proposizione concettuale, ma noi siamo troppo immersi nell'ajon e dobbiamo venirne fuori, ragionando di bene e di male, privilegiando come tu fai il passaggio e la prospettiva. Al direttore il compito di indire una serie di conferenze teoriche, senza di cui non c'è che banale appiattimento e puerilità.FGM
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