di Filippo Ales - Aldo Moro, nasce in Puglia a Maglie nel 1916. Fu tra i fondatori della D.C., rappresentante alla Costituente, e segretario nel 1959.
Fu più volte ministro e come presidente del Consiglio guidò diversi governi di centro-sinistra (1963-68), promuovendo (1974-76) la cosiddetta strategia dell'attenzione verso il Partito comunista. Nel 1978 Moro fu rapito dalle Brigate rosse, ed il suo corpo fu fatto trovare in via Caetani, nei paraggi di Piazza del Gesù, storica sede della D.C.,il 9 Maggio 1978.
Fu Presidente della FUCI e del Movimento laureati cattolici (1945-46), direttore della rivista Studium. Fece parte della Costituente (Commissione dei 75) e membro della Camera dei deputati in tutte le legislature. Fu prof. di diritto penale all'università di Bari e di istituzioni di diritto e procedura penale a Roma dal 1964. Sottosegretario agli Esteri nel quinto governo De Gasperi (1948-49), fu per più versi vicino alle posizioni di G. Dossetti, che rappresentava la Sinistra della Democrazia Cristiana.
Presidente del gruppo parlamentare della DC (1953-55), ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni (1955 - 1957), della Pubblica Istruzione nei governi Zoli e Fanfani (1957 - 1959), nel febbraio 1959 fu eletto segretario della DC, in posizione di mediazione tra fanfaniani e dorotei. Moro guidò il partito attraverso la complessa crisi del centrismo all'apertura ai socialisti e al varo del centrosinistra, sulla prospettiva, evidenziata nel congresso democristiano di Napoli del 1962, dell'allargamento della maggioranza per un radicale rinnovamento delle condizioni di vita sociali, economiche e politiche della società italiana.Presidente del Consiglio dal dicembre 1963 al giugno 1968,
Moro fu a capo di tre successivi governi che videro lo stabilizzarsi della formula di centrosinistra ma anche il venir meno, con le crisi del 1964 e 1966, della sua carica rinnovatrice. Da allora e per diversi anni ricoprì prevalentemente la carica di ministro degli Esteri in vari governi (agosto 1969 - luglio 1972, luglio 1973 – novembre 1974). Di nuovo presidente del Consiglio (novembre 1974 - luglio 1976), riprese la linea definita fin dal 1969 come "strategia dell'attenzione" verso il partito comunista, allora attestato sulla prospettiva del "compromesso storico" e presente in modo crescente nella vita politica e civile nazionale. Come presidente del consiglio nazionale della DC (dall'ottobre 1976) accentuò il ruolo di mediazione nella vita politica italiana durante l'esperienza del governo di solidarietà nazionale detto "della non sfiducia" (luglio 1976 - marzo 1978).
Il giorno del varo del quarto governo Andreotti, che concludeva una lunga crisi politica con l'ingresso del PCI nella maggioranza (16 marzo 1978), Moro fu rapito a Roma, in via Fani, da un commando delle Brigate rosse che massacrò gli uomini della scorta. Di fronte al drammatico evento, cui seguì da parte delle BR la richiesta di rilascio di brigatisti prigionieri e di un riconoscimento politico, organi di stampa e mondo politico si divisero tra fautori e avversari della trattativa, con netta prevalenza dei secondi. Caddero nel vuoto autorevoli appelli alla clemenza (tra cui quelli del papa e del segretario generale dell'ONU) e non risolutiva si dimostrò l'azione delle forze di polizia; il cadavere dello statista fu fatto rinvenire dalle BR il 9 maggio 1978 nel portabagagli di un'auto in via Caetani a Roma. Le opere di Moro sono raccolte in Scritti e discorsi (6 voll., 1982-90); gli scritti del periodo del sequestro, ritrovati in un covo delle Brigate rosse a Milano, sono stati pubblicati nel 1991.
Si può indicare in Moro, insieme alla classe dirigente di quel periodo: Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, Emilio Colombo, Mariano Rumor l’artefice dello sviluppo dell’Italia del dopoguerra, che traghettò l’Italia negli anni sessanta, gli anni del benessere. Visse in uno dei periodi più travagliati della nostra repubblica, il periodo del terrorismo brigatista, che fece allora centinaia di morti. Moro fu quindi l’uomo che aprì prima al centro sinistra con l’ingresso al governo dei socialisti e poi del compromesso storico che portò allora all’alleanza con il PCI, garantendo i bisogni degli italiani. E fu il compromesso storico allora, alleanza che per le Brigate Rosse fu il tradimento del partito della classe operaia, la causa che portò al rapimento, al sequestro e poi la uccisione di Aldo Moro.
Filippo Ales 09 maggio 2013
Speravo,che qualcuno di noi si ricordasse di Aldo Moro nell'anniversario del suo ritrovamento.
RispondiEliminaE questo qualcuno, non potevi che essere tu .
Di aldo Moro oggi vorrei dire e tante cose, forse mi rimorde un po' di non averlo capito ed apprezzato quanto meritasse.
Ero forse troppo giovane e troppo ingenuo per capire quanto Moro fosse profondamente diverso da tutto e da tutti.
Mi spiace che tu lo abbia messo in un elenco assieme a chi con Moro non ha avuto nulla da spartire,eccezion fatta per Fanfani.
Cao Sergio, ti ringrazio per l'apprezzamento, ma le posizioni di Moro sono assai diverse dagli altri: da Andreotti, Forlani, Colombo e Rumor, e se vogliamo dirla tutta, allora gli americani non avevano fiducia in Aldo Moro e gli, preferirono il loro veccchio amico: Giulio Andreotti, e fecero in modo che il governo che doveva sancire l'appoggio a al governo del compromesso storico fosse guidato da Andreotti. Però se l'Italia ha superato la guerra, il dopoguerra, la ricostruzone e portarono l'Italia al miracolo economico degli anni '60, fuono quegli uomini, fu la democrazia cristiana, che aveva alla base dei suoi principi il senso dello Stato.
EliminaNaturalmente leggendo il grande articolo di Filippo Ales sul grande statista e martire cristiano Aldo Moro, risalta ancora di più la pochezza dei politici attuali. Le brigate rosse commisero una grande atrocità uccidendo un uomo innocente che forse ancora oggi avrebbe potuto aiutare il nostro paese. Onore ad un grande uomo del sud ed un vero padre della patria.
RispondiEliminaCaro Pino, hai pienamente ragione. Rispondendo a Volpe dicevo di senso dello stato, che noi avevamo, e non so chi altro fece l'esperienza che ho fatto io di partecipare ad un corso di fornazione alla Camilluccia, e dove venivano a farci lezione proprio Fanfani e Moro. E chi potrà mai dimenticare quegli anni!
EliminaChe dire?
RispondiEliminaL'articolo di Filippo è ottimo. E' sobrio nello stile e politicamente corretto.
A distanza di tanto tempo da quel delitto di Stato, voluto anche da USA e URSS insieme e concordi ( questa è una tesi molto robusta anche nelle inchieste della magistratura), fatto che vissi in prima persona come giovane dirigente politico e delle ACLI, rimane una grande amarezza e la consapevolezza che "alcuni" vollero e imposero che i cittadini devono vivere una libertà d'azione "vigilata", simile a quella dei bimbi chiusi nel recinto di un parco giochi.
Saragat davanti al cadavere di Moro nel cofano della Renault 4 disse "oggi è morta la prima repubblica": Lo disse con 16 anni di anticipo rispetto al 1994, anno di nascita ufficiale dell 2.a Repubblica.
Domanda. Rispetto a quel 1978, La libertà vigilata dei cittadini di oggi si è allargata, si è ristretta, o si è ridotta ad una mera illusione virtuale?
Saragat,la prima repubblica l'avrebbe fatta morire anche prima,anzi forse avrebbe voluto sopprimerla lui stesso, fece prsssioni su Rumor per sospendere le libertà democratiche,dopo la strage alla banca dell'agricoltura,ovviamente voluta dai servizi,e fu grazie a Moro che la Repubblica non mori'.
RispondiEliminaNon confondiamo Aldo Moro con nessuno.
Ho citato Saragat solo per ricordare la frase con cui commentò a caldo il ritrovamento del cadavere di Moro.
RispondiEliminaCredo che sia stato il commento più lucido e premonitore, visto che la prima repubblica continuò a vivacchiare per altri 10 anni , fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, e dopo iniziò il coma irreversibile che portò alla sua morte nel 1994.
Riguardo alle sospensioni democratiche, mi permetto di sottolineare che in Italia la democrazia reale ha sempre dato fastidio. Esempi evidenti sono il maggioritario, le liste bloccate, i parlamentari nominati e non eletti, le primarie del PD truccate prima e boicottate dopo, i governi pseudo-tecnici, i governi pluriaggettivati (inciucio, larghe intese, servizio,etc...), la proposta di disciplinare la rete, compresi i blog come quello su cui ci dilettiamo di scrivere.
Voglio guadare avanti. Voglio la terza Repubblica, ma una vera repubblica, nuova, contemporanea, efficiente.
Carissimo Pasquale ed s.v., sulla uccisione di A. Moro si coninuerà a parlare sempre, perchè c'è l'anomalia che troviamo in tutti i delitti di stato, commessi n Italia: da quelli di terrorismo a quelli di mafia. L'anomalia sono i servizi di stato italiani, che quando ci sono loro tutto si complica. Giorni fa a "porta a porta", in occasione della scomparsa di Giulio Andreotti, tra gli ospiti c'era anche il giudice Imposimato, il quale accennò ad una cosa, che se vera sarebbe sconvolgente. Pare che nella casa di via Montalcini, dove rimase prigioniero per tuttii 55 gg. Aldo Moro, il rifugio fosse stato accertato da tempo, tant'è che l'appartamento soprastante era stato affittato per conto dei sevizi segreti, in modo da far scattare un blitz e liberare così l'ostaggio. L'operazione doveva essere compiuta il 7 maggio, e la mattina di quel giorno, arrivò l'ordine del ministro degli interni di interrompere il blitz. Sarà vero?. Alla magistratura ed a chi verrà dopo di noi di conoscere i fatti.
EliminaRicordo ancora quei giorni. Una tragedia per la Democrazia Cristiana e per il Paese intero. Un trauma che ha avuto conseguenze gravi per il sistema democratico. I dubbi su ciò che è successo, i comportamenti, le scelte, le dietrologie restano intatte. Le certezze riguardano l'uomo, il politico, lo statista. Una perdita gravissima. E fare il benché minimo confronto con i personaggi di questi ultimi decenni fa sorridere e mette tristezza. Ero un giovane dc allora. Ci credevo e ci credevamo. Abbiamo sfilato per Via Libertà con le bandiere bianche con lo scudo crociato con orgoglio. Poi piano piano è passato tutto. Travolto dalle malefatte di gente indegna. Da comportamenti incredibili e da una sottocultura dilagante. Una concezione della politica che ci ha portato fino ad oggi. Con questi risultati.
RispondiEliminamio caro Giangiuseppe, é vero, in noi c'era allora la passione e l'orgoglio di sentirsi d.c. Noi facevamo i congressi, ci confrontavamo
Eliminaci credevamo, e poi tutto fu sommerso da tangentopoli fu quella la fine della prima repubblica!
Concordo con Giangiuseppe.
RispondiEliminaAlle volte mi viene il sospetto che la seconda repubblica, quella che stiamo vivendo e non vuole morire, sia "figlia" degli assassini di Moro.
Il caso Moro ritengo che scotti ancora oggi. Le vicende delle Brigate Rosse, che non erano solamente un gruppo isolato che della lotta del proletariato faceva la sua battaglia, di fatto avranno celato un terrorismo nascosto, qualcosa di più grande che noi non siamo riusciti a comprendere.
RispondiEliminaIl giorno in cui Moro venne rapito si doveva costituire un nuovo governo con una maggioranza parlamentare senza precedenti per ampiezza nella storia italiana del dopoguerra.
Dopo trent'anni di ostracismo i comunisti, notevolmente rafforzati dai risultati elettorali, entravano a far parte della maggioranza, seppure in una posizione di appoggio esterno.
E questa svolta era il risultato della raffinata strategia politica messa in atto da Moro.
Egli in questo modo era divenuto il bersaglio scelto dalle Brigate Rosse che sincronizzarono la complessa operazione della sua cattura, in modo da farla scattare proprio in quella ventina di minuti che gli occorrevano per andare dalla sua abitazione a Montecitorio e dare la propria benedizione al nuovo governo.
Da colpire non era un qualunque notabile democristiano era solamente l’On.le Aldo Moro; un rapimento ben ragionato e programmato da forze terroristiche di ispirazione di sinistra che hanno osteggiato di più un eventuale ingresso governativo del PCI di Berlinguer, colpendo l’uomo chiave di quell’accordo, che la vecchia coalizione di Governo di centro-sinistra.
I comunisti, che erano entrati a far parte della maggioranza impegnandosi anche a difendere la democrazia, dovettero trovare ogni mezzo per dissociarsi dall'altro comunismo, quello invocato dalle Brigate Rosse. Essi ostentavano quasi il loro nuovo ruolo di ferrei difensori dello Stato, delle sue istituzioni, dell'ordine, della legalità. I democristiani, a prescindere dai sentimenti individuali nei confronti del loro leader sequestrato, non potevano essere da meno, e così si scatenò una gara per dimostrare chi era più intransigente.
In realtà quella posizione intransigente, che avrebbe prevalso sino a garantire la morte di Moro, emerse quasi subito perché in gioco non c’erano solo gli interessi dei suoi amici di partito, ma soprattutto interessi internazionali che ancora oggi sconosciamo. Da un lato facevano riferimento alla NATO e dall’altra svolgevano un ruolo ambiguo con il PCI l’URSS. Questo partito ha preso da Mosca soldi fino al 1989 con la caduta del muro di Berlino. Credo che coloro che volevano morto Aldo Moro andavano dall’Est fino all’Ovest, ma parlare di responsabilità Statunitensi la considero davvero grave e fuori luogo. Sarebbe meglio scavare ancora nel terrorismo nascosto di ispirazione maxista-leninista anziché mandare pesanti accuse ai servizi segreti italiani che erano al piano superiore del covo dove era prigioniero Aldo Moro.
Voglio ricordare, nonostante io sia un ex democristiano, la figura intellettualmente onesta di Bettino Craxi che avrebbe voluto liberare lo statista DC ed avviare un confronto faccia a faccia con la politica italiana sia di destra che di sinistra senza se e senza ma.
Interessante e ben fatto è un film sull'argomento, dal titolo "Piazza delle cinque lune".
RispondiEliminaLa tesi, ben documentata e credibile, è un complotto Usa (per impedire che il PCI avesse accesso ai segreti di stato del Viminale e della Presidenza dei Ministri) e dell'URSS (per punire il PCI dello strappo con Mosca che gli procurava perdita letale di credibilità sui paesi satellite), con l'assenso dei servizi segreti italiani e con la disponibilità della mano d'opera dell'estrema sinistra italiana e francese.
Insomma, la verità la conosciamo. Peccato che le sentenze definitive italiane hanno detto quello che hanno potuto o gli è stato concesso di affermare.
Purtroppo, tutto quanto è passato.
Oggi dobbiamo lottare altri nemici in uno scenario inedito.
Pasquale Nevone non sono d’accordo nel mettere a tutti i costi nella mischia gli U.S.A. in una vicenda che ha una connotazione politica-terroristica che ha esplicato le sue attività nell’ambito Europeo.
RispondiEliminaEventuali accuse agli U.S. A. sono infondati in quanto nessuna responsabilità giudiziaria è scaturita verso quel paese nostro alleato.
Gli U.S.A. quando sono stati interessati in prima persona con il sequestro del Generale James Lee Dozier da parte delle BR hanno saputo come intervenire per liberarlo, viceversa Aldo Moro si è ritrovato in una trappola mortale con amici consapevoli con la loro intransigenza.
Di questo ha molto sofferto Francesco Cossiga dopo un pò di tempo ha capito che l’intransigenza PCI-DC era opportunistica.
Ha sbagliato l’on.le Aldo Moro perchè il compromesso storico avrebbe dovuto fare i conti prima con la politica estera e poi con la politica interna considerato che il suo futuro alleato aveva un travaglio interno cosi grande da non essere pronto ad essere forza di Governo.
Dovremmo fare un salto indietro e capire se Berlinguer nel 1973 è sfuggito vero ad un attentato oppure è stato solo un incidente. Emanuele Macaluso ne ha parlato nel 1991 su Panorama.
Caro Calogero,
EliminaCon il sequestro di Aldo Moro, nacquero in Italia due tendenze, una era per la trattativa con le BR, in pratica sosteneva la linea della liberazione ad ogni costo, mentre l’altra era contraria ad ogni accordo con le BR, perché trattare significava cedere ora ed in appresso, e significava anche riconoscere il movimento che aveva ucciso e continuava ad uccidere servitori dello stato, giornalisti, imprenditori, sindacalisti etc.
La linea cosiddetta umanitaria era sostenuta da Bettino Craxi e dai socialisti nonché dalle frange extraparlamentari di estrema sinistra, ma più che di carattere umanitario si rivelò successivamente una linea politica tesa a scomporre l’alleanza di governo, appena formata, e che aveva nemici sia in Italia, ma soprattutto all’estero.
E’ chiaro che, in questi casi, è molto difficile conoscere se ci siano state potenze straniere, e quali, ad armare la mano dei brigatisti, o addirittura complicità interne come fa supporre
il giudice Imposimato nel suo libro uscito in questi giorni “I 55 giorni di prigionia di Aldo Moro”.
Fatto sta che rimarrà, ancora per molto tempo, un caso aperto e sarà la storia a mettere la parola fine.
Hai ragione che il PSI voleva scomporre il nascente quadro fi Governo!
RispondiEliminaNon erano solamente a socialisti a volere la scomposizione perchè le forze che si opponevano erano successivamente quelle che avrebbero formato il CAF ed il pentapartito DC-PSI-PLI-PSDI e PRI soprattutto per non venire meno agli impegni internazionali dell’Italia.
Mi rendo conto che in un paese democratico mettere alla porta una forza come quella del PCI che ha dato molto alla nascita della Repubblica è davvero grave ma la situazione creatasi non aveva altra ipotesi.
Caro Filippo non ci sarà nessuna verità che ci racconterà la storia perchè nemmeno i terroristi hanno raccontato di quel terrorismo sconosciuto e di quelle forze oscure che di certo non operavano all’interno dei confini Italiani.
Nessuno libro tanto meno quello scritto da una persona perbene come il Giudice Imposimato potrà discostarci da una verità politica che era quella che lo scontro non era all’interno dello Stato liberale ma all’interno di quella ideologia marxista-leninista.
In questa triste vicenda gli U.S.A. credo che siano stati attenti spettatori e nostri fedeli alleati come sempre.
Molti democristiani ci hanno lasciato Zaccagnini, Cossiga ed in ultimo Giulio Andreotti senza che ci abbiano raccontato grandi cose sul quel periodo e pertanto le nostre idee resteranno supposizioni teoriche.
Scusa Calogero, ma siccome è la seconda volta che difendi gli USA ritenendoli innocenti e fedeli, non ce la faccio più a restare muto.
RispondiEliminaScusami la battuta, ma a ritenere questo si corre il rischio di fare la figura del "tacchino che festeggia il Natale".
Moro stava sui "coglioni" agli USA fin dal 1962, quando aprì ai socialisti la stagione del centrosinistra, perchè sapevano, come commentò al Congresso di Napoli Giovanni Leone,che era solo un passaggio di mezzo per l'alleanza con i comunisti. Cosa che puntualmente fece maturare nel 1978. Immediatamente fin dal 1962 gli interlocutori del governo americano divennero Fanfani ed Andreotti, e purtroppo anche la P2 di Licio Gelli (non è curioso che Fanfani e Gelli erano tutti e due di Arezzo?) e Gladio (organizzazione meno babba di quello che si volle far credere da subito appena scoperta).
I comunisti nel governo italiano non ce li volevano sia gli USA (non c'è proprio bisogno di spendere parole per spiegare perchè), sia l'URSS (perchè il PCI ci arrivava in rottura con Mosca, con la strategia dell'eurocomunismo elaborato con il PC francese e spagnolo, sputtanandola).
Si sa che furono usate armi dei servizi segreti della cecoslovacchia.
Queste notizie e tante altre sono contenute in centinaia di libri inchieste, e pure nelle carte processuali.
Le Brigate Rosse sono state prese per il culo dalle volpi dello spionaggio e del controspionaggio internazionale. Tant'è chele BR Moro lo volevano liberare perchè rapendolo avevano già riportato una vittoria spettacolare, e liberandolo avrebbero conseguito un consenso oceanico tra l'estremismo nostrano e ruspante, e forse non solo.
E' tutto pluridocumentato. Basta cercare bene.
Oggi però penso che, purtroppo, di tutto questo non gliene frega più niente a nessuno. Vittime e carnefici più importanti sono entrambi morti. L'angoscia per il presente che rischia di scivolare nel baratro è troppo potente, e giustamente, perchè si possa ritenere ancora utile ricordare e riflettere su questa pagina di storia.
"Sic transit gloria mundi".
Sono d’accordo con Pasquale sul fatto che quel compromesso storico non era gradito alle due superpotenze ( U.S.A. e URSS).
RispondiEliminaPrendo atto che hai lasciato fuori la massoneria ufficiale perché credo che altrimenti avrei pensato che sono stato Governato da delinquenti di Stato.
Per le altre motivazione circa eventuali coinvolgimenti della P2 ed altre circostanze relative alla Cecoslovacchia saranno solo supposizioni inconsistenti e labili.
Di Licio Gelli, o meglio l’ex direttore della permaflex, sarebbe un errore dargli tanta importanza anzì i suoi segreti che se li porti pure con sé.
Infine direi che la luce della alcuna verità dopo tanti anni è talmente offuscata che è inutile continuare a fare altre supposizioni.