di Antonella Puleo - È dal lontano 2008 che scrivo lettere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tutte recanti l’incipit “Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana, On. le Giorgio Napolitano,
il mio nome è Antonella Puleo, di professione farmacista”. Ogni lettera è stata poi pubblicata da Repubblica o Il Messaggero o altri quotidiani e spedita allo stesso Presidente e ogni volta, puntualmente, ho ricevuto una lettera dal suo ufficio. Certo, lettera formale, dalla quale si evince che almeno è stata recepita e recapitata, ma che conservo con infinito affetto. Ogni tanto do una sbirciatina a queste lettere, conservate in una carpetta intitolata “lettere di Napolitano” e fino a qualche tempo fa ciò mi dava forza e coraggio toccarle e rileggerle. Confesso invece che, leggerle adesso mi suscita profonda rabbia e un senso di distacco che prima non sentivo affatto. Distacco dalle istituzioni e da chi le rappresenta.
Adesso scade il settennato di Napolitano e regna il caos assoluto. Ed è tempo di riflessioni e di bilanci. Perché scrivevo al Presidente Napolitano? Perché ho continuato a porre alla sua attenzione la drammatica e difficile situazione in cui versavano e tuttora versano le Parafarmacie, pur sapendo che egli non ha facoltà di intervento su materie attinenti alla sfera di attribuzione di altri organi dello Stato? Forse perché ero consapevole della sua costante attenzione sulle questioni che riguardano i lavoratori tutti. Forse perché sapevo che il Presidente Napolitano era in grado di vigilare su quanto stava accadendo in Italia, e forse perché vedevo in lui l'unica rassicurante figura istituzionale in grado di provvedere a ciò. O forse, più semplicemente perché di prassi, quando vi è un disagio sociale forte, i cittadini si appellano alle più alte cariche istituzionali, nella speranza che la loro voce venga ascoltata.
Poi ho smesso di scrivere, poiché la situazione del Paese è divenuta talmente grave che, quasi inconsciamente ho fatto un passo “a latere”, dando la precedenza morale a chi un lavoro non lo ha più, a chi si uccide per la disperazione, a chi è costretto ad una forma di povertà pur avendo un lavoro. Non ho trovato più né la forza né il coraggio di avanzare richieste per la mia categoria, pur vedendo, giorno dopo giorno, decine di colleghi chiudere le proprie attività.
A breve si sceglierà il nuovo Presidente della Repubblica e forse riprenderò a scrivere lettere, indirizzandole ad un altro uomo o donna, che comunque ancora per me rappresenta un appiglio, un riferimento importante.
Ilvo Diamanti scrive su Repubblica del 15 aprile “Da giovedì prossimo il Parlamento si riunirà, in seduta comune, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Ancora non sappiamo chi sarà. Sappiamo, tuttavia, che sarà difficile succedere a Napolitano. Per il modo in cui ha interpretato questa carica. Ma anche per il profondo cambiamento che ha conosciuto il ruolo del Presidente, nell'ultima fase. D'altronde, è sufficiente scorrere l'andamento della fiducia espressa dai cittadini nei confronti dei principali soggetti istituzionali e politici, negli ultimi sette anni. Il credito attribuito al presidente della Repubblica è superiore a tutte le altre istituzioni considerate”.
Vorrei poter scrivere che Giorgio Napolitano è stato un buon Presidente, ma non mi sento di farlo con la pienezza che un giudizio di tale importanza richiede.
Nonostante egli provenisse dall’apparato di un partito importante come l’ex PCI, ha dimostrato di essere “super partes” e ha rappresentato degnamente ognuno di noi. Si è trovato in mezzo alla bufera e ha gestito questi durissimi anni di crisi. Se torniamo indietro nel tempo, al 2006, notiamo delle similitudini incredibili tra ciò che successe allora e adesso.
Continua Ilvo Diamanti, “L’'elezione di Napolitano è stata accompagnata da polemiche. In un clima politico reso difficile dall'esito del voto del 2006, che rammenta, in qualche misura, quello dello scorso febbraio. Anche allora il centrosinistra, guidato da Prodi, appariva pre-destinato a una vittoria di larga misura. Prevalse, invece, con pochi voti di vantaggio sulla Casa delle Libertà. Così l'elezione di Napolitano venne accolta come un gesto di arroganza: una scelta imposta da una maggioranza che non era tale. Il Presidente venne etichettato per la sua storia "comunista". Napolitano, tuttavia, non ha impiegato molto tempo a riconquistare la fiducia popolare. La capacità di "unire" un Paese diviso. Politicamente e non solo, e Il ruolo di supplenza, dapprima, e, dunque, di guida in un sistema frammentato e im-potente”. Bisogna riconoscere dunque la capacità di Napolitano di garantire rappresentanza a un Paese provato dalla crisi. E da un governo debole e poco credibile. In ambito nazionale e internazionale”.
La cosa che urge sottolineare è, tra l’altro, come con Napolitano l’Italia si è evoluta in una Repubblica quasi-presidenziale, dove i poteri del Presidente sono dettati e moltiplicati dall'impotenza altrui. Delle istituzioni e degli attori politici più importanti. Il Parlamento, i partiti o i loro leader. Non a caso infatti, il Governo Monti, fortemente voluto, sostenuto e quasi imposto da Napolitano, è stato chiamato “il Governo del Presidente”.
Ed ecco il punto, ecco la parte della vicenda che mi impedisce di dare un giudizio totalmente positivo sull’operato di Napolitano.
È vero che la Costituzione prevede che, laddove si verifichi la condizione in cui il Parlamento non è più in grado di governare, perché le maggioranze stabilite dalle elezioni non funzionano più, è compito del Presidente della Repubblica "rimettere in moto" il meccanismo parlamentare, cercando di promuovere nuove coalizioni o maggioranze in grado di governare. E’ anche vero che quel Governo tecnico, tutto era fuorché una coalizione in grado di governare. Quel Governo, tutt’ora in carica, decideva misfatti, e i partiti, tappandosi il naso, li hanno votati.
La sua scelta di affidare il Paese al Prof. Monti ha generato, seppur in un momento di emergenza, danni irreparabili, che noi stiamo scontando e che ricadranno sulle future generazioni. Ha generato disparità ancora più profonde tra i cittadini, accentuato la povertà, creato gli “esodati” (piccola distrazione del Ministro Fornero), peggiorato le condizioni di vita di tutti noi, senza abolire privilegi, senza apportare cambiamenti fondamentali, senza dar vita alle riforme necessarie per far ripartire l’economia.
Napolitano ha deciso che era arrivato il tempo di decidere, sbagliando a mio avviso, poiché coloro che son stati chiamati a decidere per tutti noi, ovvero i politici eletti in Parlamento, avevano l’obbligo morale di agire, e invece hanno ceduto le armi e si son fatti guidare, approvando leggi assurde e inique, farcite di rigore, sacrifici e ingiustizia, tutto in nome dell’emergenza e dello spread, che a quanto pare sale e scende per altre questioni a noi ancora del tutto sconosciute. Bisognava sciogliere le Camere e tornare alle urne e basta.
Una persona a me cara mi ripete sempre: “Il Cavaliere sarà grato a vita a Napolitano, poiché grazie a lui è risorto”. Approvo e sottoscrivo. Grande, a mio avviso, fu l’errore di affidare il Governo a Monti. Bisognava tornare a votare e lasciare che i politici si assumessero le loro responsabilità, perché adesso nessuno è colpevole e tutti sono innocenti, in nome dell’emergenza.
Dunque le forze politiche chiamate ad eleggere in nuovo Presidente dovranno porre massima attenzione alla scelta che faranno, poiché, mutate le prerogative del suo ruolo, quasi in bilico con quelle riconosciute dalla Costituzione, occorre che le intese siano larghissime, perché il prossimo Presidente, ne sono certi illustri commentatori, vorrà proseguire su questa strada. Ci auguriamo solo che il prossimo Presidente, uomo o donna che sia, sarà in grado di annullare questa odiosa e insopportabile distanza siderale creatasi ormai tra noi e le istituzioni.
Va comunque un ringraziamento a Napolitano, perché se la nostra classe politica fosse stata capace, onesta, laboriosa, degna del ruolo che i cittadini gli hanno conferito, il Presidente Napolitano avrebbe potuto serenamente in questi anni, presiedere parate e rappresentare il nostro Paese e svolgere il normale ruolo “super partes” istituzionale previsto dalla Costituzione.
Antonella Puleo
17 aprile 2013
La battaglia personale di Antonella Puleo per il diritto sacrosanto di poter svolgere la professione per la quale ha studiato è ammirevole. E la delusione per i magri risultati finora ottenuti è comprensibile. Il buon Napolitano non aveva il tempo, la competenza, e forse l'interesse a porre questa questione al "suo" governo. Purtroppo in Italia le caste, come lo sono i farmacisti titolari di farmacie, hanno una forza e una capacità di influenza politica ancora notevole. E non so nemmeno se il nuovo presidente della repubblica, con ogni probabilità Romano Prodi, avrà la capacità e la voglia di indicare la direzione del cambiamento. Quel cambiamento forte che necessita al paese ma che buona parte della classe politica non ha intenzione di attuare. Continuiamo a sperare.
RispondiEliminaBellissimo questo articolo di Antonella Puleo.
RispondiEliminaLo avevo lasciato a prima lettura, presa dalle bagarre parlamentari.
E ora, in attesa degli ultimi risultati, rileggendolo con attenzione, ne colgo molte considerazioni interessanti e mi invita a farne delle mie.
Al centro la speranza di avere un Presidente della Repubblica al pari di Napolitano.
Non sarà facile, ma voglio ricordare, che, allora, quando fu eletto re Giorgio, ci furono molte contestazioni e anche allusioni pesanti sull'età, pannolone compreso.
Nel tempo, e nel riconoscimento generale, in Italia e nel mondo, questo presidente ci ha rappresentati, noi cittadini via in via sempre più fiduciosi nelle sue qualità di grande "super partes", in tutta la sua alta statura politica e morale.
Imparziale nelle varie situazioni di conflitto,ha dimostrato un equilibrio e una serenità straordinari, eccellenti!
E' sempre stato accorto a tutte le richieste che gli giungevano, sia dall'interno del palazzo, sia dai tanti cittadini; comprese le lettere dell'Antonella, che però, da quello che ho capito, nonostante l'importanza delle richieste, non hanno avuto grandi risposte.
La storia è sempre la stessa, troppi gli interessi delle categorie del privilegio.
E' comunque bello sapere che qualcuno conserva con cura le lettere di Napolitano. Toccante.
Un bel patrimonio da tenere con devozione, nonostante la delusione provata. Anche, condivido, per il mandato a Monti per la formazione del governo tecnico.
E' stato un disastro.
Acqua passata.
Che accadrà? Al momento, l'ultimo candidato alla successione, in verità, non sta riscuotendo molti consensi, anzi....
Avverrà la stessa cosa di allora? Col tempo, sarà re Romano, sempre ammesso che venga eletto, in grado di farsi apprezzare, come il suo predecessore?
Risponderà, da signore vecchio stampo, oltre che da presidente, alle lettere dei cittadini?
Saprà farsi amare?
La vedo dura!
Noi incrociamo le dita per sostenere, ora, l'elezione di Prodi, e, poi, perché svolga al meglio il mandato che il popolo italiano gli sta affidando.
Napolitano ha gestito e governato le emergenze, egregiamente. Il prossimo Presidente dovrà gestire e governare l'uscita dell'Itala dalle emergenze. Per questo, io dico, il prossimo Presidente non potrà essere un altro Napolitano.Secondo me, non sarà neanche uno dei nomi che circolano in questi giorni. Non ho idea di chi potrà essere.So soltanto che, chi parla di profilo da stabilire prima del nome, fa tattica.Dobbiamo avvicinarci alla data di convocazione del Parlamento per poter dare valore reale alle proposte.
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