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domenica 4 novembre 2012

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA. CI PENSA LA CINA

di Giangiuseppe Gattuso - Lo dico subito e mi levo il pensiero. Sono favorevole alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. E lo sono da quando se ne parla, da sempre.
Diciamocelo francamente, in Italia qualsiasi realizzazione di opere, frutto dell’ingegno umano di una certa importanza, scatena automaticamente una numerosa e rumorosa reazione negativa. Intellettuali, scienziati, ambientalisti, difensori della natura e degli uccelli migratori, movimentisti, rappresentanti delle comunità locali, politici e politicanti.
 
imagesCA6X3K28Riguardo al Ponte sullo Stretto la letteratura è enorme. Le pregiudiziali sono ideologiche, politiche e tecniche. Sono trasversali e i pareri si contrappongono. Le tesi a favore si scontrano con organizzazioni fortissime che ritengono il Ponte la madre di tutti i mali. E c’è chi mette le mani avanti sulle infiltrazioni della criminalità organizzata e ha fatto conti della fetta di risorse di spettanza della mafia. Insomma non ci facciamo mancare niente. Poi ci sono i catastrofisti, la zona è ad alto rischio e i terremoti incomberebbero su un’opera in se grandiosa ma nello stesso tempo insicura e debole.
La questione è molto delicata e non mi permetto di entrare nel merito. Ma mi fido delle esperienze, della tecnologia, dell’intelligenza e della capacità di superare i limiti che gli ingegneri e le imprese hanno dimostrato in giro per il mondo.
 
E so bene che la Sicilia e il Sud Italia avrebbero bisogno d’altro, che ancora deve essere completata la Salerno Reggio Calabria e che sarebbe meglio fare il raddoppio della linea ferrata Palermo Messina e non solo. E che la rete stradale è da rifare e necessita di investimenti che non ci sono. Ma tutto ciò non giustifica l’avversione che da qualche tempo, ormai, riscuote la realizzazione del Ponte. Un pregiudizio negativo, un male da contrastare con qualsiasi mezzo, un disastro ambientale enorme.
Il Ponte costerebbe 8,5 miliardi di euro che lo Stato non ha. Investitori internazionali hanno già dato la loro disponibilità. Ma c’è il rischio di aprire le porte a finanziatori troppo interessati tanto da mettere in dubbio la sovranità nazionale e l’autonomia siciliana. E proprio ieri sul Giornale di Sicilia la notizia, il presidente della Società Stretto di Messina, Giuseppe Zamberletti annuncia: "Ci sono capitali cinesi pronti a finanziare l’opera, la China Communication and Costruction Company (Cccc) un colosso da trenta miliardi di fatturato che ha già realizzato il Ponte di Huagzhou, il più lungo del mondo (36 chilometri) e quello di Su Tong Yangtze, appena più corto (32 chilometri)".

Viadotto-MillauLa storia c’insegna che le grandi opere, le costruzioni divenute simboli di civiltà, sono state sempre realizzate. E tuttora ammirate. Ma, probabilmente, se le stesse reazioni si fossero verificate in altri momenti storici, chissà quanti di questi manufatti non esisterebbero. Il Colosseo, le Piramidi le grandi cattedrali, la torre Eiffel, il tunnel del Monte Bianco, le grandi dighe realizzate nel dopoguerra in Italia. E forse anche l’autostrada del Sole avrebbe avuto qualche difficoltà.
Nella altre parti del pianeta, anche quelle molto civili e rispettose della natura e dell’ambiente, vengono costruite opere grandiose che trasformano territori e creano sviluppo. Che migliorano la vivibilità e creano occupazione. Che diventano luoghi e poli d’attrazione turistica.
 
Il ponte sullo stretto di Oresund, inaugurato nel 2000 solo dopo 4 anni di lavori, collega Copenaghen, Danimarca, con Malmo, Svezia, è il ponte strallato più lungo d’Europa (16 Km), per metà a cielo aperto su 40 campate fino ad un isola intermedia (artificiale!) e dalla quale poi prosegue nel secondo tratto interrandosi in un tunnel sottomarino. In Francia è stato completato il ponte più alto del mondo (uno dei suoi pilastri è alto 341 metri) e lungo 2,5 km.
 
La Turchia sta realizzando il terzo ponte sospeso sul Bosforo, i lavori saranno eseguiti da un’impresa italiana, per alleggerire il traffico che intasa il primo ponte, del 1973, e il secondo che è del 1988. Ma la Turchia non è l’Italia.
 
Giangiuseppe-Gattuso  Giangiuseppe Gattuso
  04 novembre 2012

39 commenti:

  1. Finalmente una presa di posizione netta sulla questione del Ponte che fa (o dovrebbe) far giustizia di tante prese di posizioni soltanto ideologiche, politiche e falsamente ambientalistiche. Sappiamo benissimo che i vari signor NO, soprattutto quelli che adducono motivi ecologici, sono gli stessi che spesso costruiscono le loro ville (sono tutti ricchi questi verdi di fuori ma rossi di dentro) in zone in cui non si potrebbe. In questo momento devo chiudere perchè il pranzo e il gran premio incombono, ma tornerò sull'argomento.

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  2. Finalmente ho la possibilità di dire quello che ho sempre pensato sul Ponte di Messina, e cioè, caro Giangiuseppe, che mi è sempre piaciuta tanto la possibilità che in sicilia possa essere costruito il ponte tra Messina e Reggio Calabria, e in particolare la possibilità di attraversare lo stretto senza dover necessariamente imbarcarmi nei traghetti, specialmente dopo l’ultima volta che l’ho fatto, quando ho rischiato di intossicarmi con i gas di scarico delle auto che entravano nel traghetto, una cosa che mi ha convinto a non farlo mai più.
    E ora mi rivolgo agli Ambientalisti, Verdi etc., ma veramente siete convinti che il ponte farebbe più danno all’ambiente di quanto non lo facciano gli attuali traghetti con tutto quello che scaricano in aria e nell’acqua?
    E poi penso a come si incentiverebbe il flusso turistico soprattutto in ordine alla velocità di percorrenza tra le due sponde, oltre all’attrattiva che darebbe il ponte più lungo del mondo.
    Nelle varie parti del mondo dove si è costruito di tutto, ponti enormi, grattacieli altissimi, e in zone molto più sismiche delle nostre, parlo di California, Giappone etc. questo problema non se lo sono posti e li gli affari sul turismo vanno a gonfie vele.
    Perché non si riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, mettendo in conto quello che produrrebbe in termini di sviluppo, occupazione, incentivazione del turismo e produttività, senza contare la velocizzazione delle tratte ferroviarie e stradali che fino a aggi scoraggiano molti, me compreso, ad usare il treno o la macchina per uscire dalla Sicilia e per rientrarvi.

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  3. Ai cosiddetti verdi, ambientalisti ecologisti e simili, non è mai importato niente di sviluppo e progresso, a loro importa soltanto dire di no a tutto, forse per dimostrare che esistono : Nego ergo sum.
    Ha ragione Giangiuseppe, questi hanno detto no alla qualsiasi: No alla Tav, al nucleare, al carbone, ai rigassificatori, agli inceneritori, alle dighe mobili del Mose a Venezia e a tante altre cose che non cito per brevità. Pensate che si sono opposti anche alla realizzazione de una super strada per collegare in maniera dignitosa Palermo a Corleone perché l’opera avrebbe potuto disturbare il volo degli uccelli migratori.
    In Italia ci sono la bellezza di 331 opere ferme, paralizzate, che non proseguono poiché contestati dagli ambientalisti o ostacolati dalle amministrazioni locali. Una follia tutta italiana che ci fa perdere anche un mucchio di denaro: 30 miliardi e circa 6mila posti di lavoro. Neppure la fame di lavoro sembra aver invertito l'italica attitudine alla contestazione. Il podio delle regioni in cui figura il maggior numero di progetti contestati è composto dalla Lombardia (al primo posto con 46 opere), dalla Toscana (al secondo posto con 41 opere) e dal Veneto (al terzo posto con 40 opere).
    C’è un libro di Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, Le bugie degli ambientalisti 2 (Piemme, pp. 206 pagine, € 12,90) che sta destando scalpore, infatti nel libro, gli autori forniscono dati, numeri, notizie che smascherano i falsi allarmismi dei “profeti di sventura” verdi.
    I concetti: sviluppo sostenibile, impronta ecologica, bomba demografica, esaurimento delle risorse, natura meglio dell’uomo, sviluppo e inquinamento, vengono spiegati nella loro giusta accezione. I due autori in particolare rivelano come l’ideologia ambientalista sia viziata da una concezione antropologica nichilista che indica l’uomo come cancro del pianeta e indica la natura come la dea Gaia da adorare.

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  4. ...CONTINUA
    Il dottor Gaspari, uno dei due autori, dichiara in un'intervista che le bugie degli ambientalisti sono Innumerevoli.
    Il Rapporto sullo Stato del Pianeta del World Watch Institute non ha mai azzeccato una previsione, e ringraziamo il Signore, perché si trattava di previsioni tutte catastrofiche.
    Qualche esempio: per decenni hanno detto che la crescita della popolazione era più minacciosa della bomba atomica. Hanno previsto che saremo stati 8 miliardi nel 2000. Non era vero nulla, e il problema oggi è che abbiamo le culle vuote.
    Hanno detto che le foreste stanno scomparendo, ma tutti i rapporti nazionali e le più recenti rilevazioni satellitari mostrano che le foreste stanno crescendo.
    Hanno detto che i mari si sarebbero innalzati, e che l’Adriatico sarebbe arrivato fino a Mantova, ma il Mediterraneo sta calando.
    Hanno detto che le specie stanno scomparendo ma sono molte quelle che si scoprono ogni giorno e molte di quelle che si consideravano estinte sono state ritrovate.
    Hanno detto che l’energia nucleare era l’apocalisse, ma il nostro Paese vive con l’energia nucleare prodotta in Francia e l’ENEL ha acquistato impianti nucleari in Slovacchia.
    Hanno detto che la desertificazione sta avanzando, ma negli ultimi 18 anni il deserto sta arretrando.
    Hanno detto che solo gli ambientalisti sanno gestire i Parchi, ma la Corte dei Conti ha condannato Pratesi e Tassi per la gestione dissennata del parco Nazionale d’Abruzzo.
    Insomma, i verdi ci hanno raccontato e continuano a propagandarci un sacco di bugie. Si oppongono ad ogni opera che l’uomo voglia costruire, e l’unica attività che sono riusciti a mettere in piedi è “l’industria delle paure”.
    Non è solo un problema di bugie, ma di parametro culturale e ideologico che ha stravolto la concezione dell’uomo nel suo rapporto con Dio e con il Creato.
    Per concludere, a me basta sapere che una cosa, un progetto, un’opera viene avversata da questi retrogradi e medievali ambientalisti perché quella cosa cominci a riscuotere le mie simpatie, per cui io sono molto favorevole alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina per tanti motivi uno dei quali è l’oppposizione dei signor NO, ambientalisti dei miei stivali

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  5. Anche io sono favorevole ,e se altri dovessero tentennare ,lo si dovrebbe fare solo con i soldi della regione sicilia .
    Io per quanto mi riguarda sarei favorevole ad una super tassa di scopo per realizzare l'opera .
    Credo che nessun siciliano avrebbe qualcosa in contrario all'aumento o anche al raddoppio dell'IMU sulla prima casa ,e neppure ci strapperemmo le vesti per la chiusura di qualche ospedale perferico , accetteremmo volentieri anche l'eventuale aumento della benzina , e perche' no un prelievo sugli stipendi dei dipendenti pubblici e privati ,ma solo a carico dei redditi piu' bassi.
    Il popolo siciliano non ne puo' piu' di sentire guai ,la sanita' che non funziona ,gli asili nido che non esistono,i disoccupati , i malati etc etc...
    Noi vogliamo il PONTE , siamo stanchi del ponte di via oreto , non ha fascino non fa notizia ,vuoi mettere come sarebbe diverso farla finita andando giu' dal ponte sullo stretto?
    E poi oltre il ponte farei uno stadio di calcio ,anzi due stadi uno a Palermo ed uno a Catania ,da 200mila posti ,per quando andremo in coppa dei campioni .
    E poi farei tanti campi da golf ,lo farei per i ragazzi ,in America funzionano ,i ragazzi hanno le macchine elettriche per scorazzare sul green con le loro mazze .

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  6. Sostengo, da sempre, l'idea, il progetto, la realizzazione del ponte. Se questo si può fare con il coinvolgimento di capitali stanieri e privati, meglio.Non si tratta di una cosa tra le altre. Si tratta della cosa per antonomasia.Si tratta di quel colpo d'ala che deve cambiare la nostra immagine e nello specchio di casa e nello specchio del mondo. Altrimenti meglio rinunciare all'eredità di Leonardo Fibonacci e del più noto Leonardo da Vinci e via via a quella di Galileo, Volta,Marconi, Fermi,Natta, Dulbecco e accomodarci dietro spaghetti e mandolino, alla faccia di Verrazzano e di Brazza, ma anche di Fermi e Majorana, nella schiera di quelli che la sanno lunga sul passato, ma oggi si godono la pensione. Ma non può essere così per un grande popolo, che deve potere proiettare sul proprio ascendente storico, il proprio fervore e la propria voglia di essere. Fare il ponte vuol dire modificare cultura e senso comune, tracciare la via che è quella dell'Autostrada del Sole che già sinergia con Alta Velocità Rsf ed oggi anche Italo, mentre noi facciamo i conti con la Salerno Reggio Calabria, che esige un Commissario Plenipotenziario, contro mafie, camorre, ndranghete e finti imprenditori,con ferrovie a "vapore", con ferri vecchi che solcano lo Stretto e partono lenti e catarrosi, per Napoli e Civitavecchia, relegando la più estesa regione italiana, con cinque milioni di abitanti, al rango di appendice dell'Europa che conta e non centro del Mediterraneo, quale essa è geograficamente, ma non economicamente, commercialmente,culturalmente. Facciamolo, finalmente, questo ponte e più macchine solcheranno le nostre autostrade,tutte bisognose di riparazioni, più navi ci legheranno alla penisola e a tutti i porti che dalla Cina al Medio Oriente si rivolgono a noi. Tanta gente lavorerà e sarà la grande scoperta della Sicilia e noi i nuovi Colombo(Cristoforo, intendo!).FGM

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  7. Se i cinesi ci mettono i soldi e quindi i siciliani non pagheranno alcuna supertassa di scopo nè il raddoppio dell'IMU nè alcun ospedale verrà chiuso, ecc. ecc., essendo questo un luogo in cui ci si confronta, invito Sergio Volpe a cercare di argomentare la sua avversione nei confronti del Ponte.
    Ce ne faccia capire le motivazioni, perchè è possibile che un diverso punto di vista possa farci riflettere e non dico farci cambiare opinione ma mettere nel conto eventuali realtà sfuggite alle nostre riflessioni.

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  8. La Sicilia è un cantiere di opere inutili, di tante cattedrali nel deserto, e tutte finanziate generosamente con soldi pubblici ma quando si tratta del ponte di Messina è stato così battezzato (immaginate quando sarà finito la città di Messina e il nome Sicilia faranno il giro del mondo finalmente in senso positivo).
    Il ponte, a mio modesto avviso, è opera veramente utile; primo perchè toglierà il siciliani dalla schiavitù dei traghetti, secondo perchè incrementerà il flusso in entrata e in uscita sarà più scorrevole, terzo perchè questa opera sarà motivo di visita dei turisti di tutto il mondo.
    In molti, anche nel passato, si sono dichiarati disponibili a finanziare l'opera e adesso anche i cinesi.
    Ancora oggi non capisco il perchè di tanto ostracismo. Certo la Sicilia ha bisogno di strade, autostrade, raddoppi ferroviari e di tanto altro ancora; forse con la realizzazione del ponte tutto questo porebbe realizzarsi perchè sarebbero opere conseguenziali.
    Il paragone che mi piace proporre: immaginatelo come la TOUR EIFFEL (conosciuta in tutto il mondo come simbolo di Parigi), pensate a quanta gente lavora per manutenzioni, per biglietteria, per souvenirs e quindi artigiani e tanto altro ancora. Per la costruzione del Ponte pensate quanta gente potrà lavorare e per quanto tempo, dopo quanta gente potrà lavorare per la manutenzione dello stesso e dopo ancora: biglietteria, ricordini e tanto altro ancora.
    E allora VOGLIO il PONTE DI MESSINA facciamone un simbolo SICILIANO E ITALIANO.

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  9. Il solo sentire , che visto che sarebbero i cinesi a pagare il costo del ponte, allora tutto bene si puo' procedere , a me fa venire i brividi.
    Vogliamo o speriamo di rilanciare la nostra immagine nel mondo costruendo un ponte?
    Anzi,ospitando un ponte .
    Se i cinesi hanno voglia di un ponte ,e visto che hanno territori e risorse infinite ,bene, che se lo facciano in cina il ponte .
    Se poi invece ,i cinesi vogliono compiere gesti di solidarieta' verso il popolo siciliano ,allora facciano per noi altre cose .
    Ci costruiscano delle nuove scuole e delle universita' competitive, ci costriscano e ci regalino reti ferroviarie civili, ci finanzino e ci mantengano delle case e delle mense per i poveri .
    E poi ci facciano il piu' grande dei regali , spieghino e raccontino a noi tutti come si vive in cina .
    La verita' e' che forse come dice il prof.Mazzeo ,abbiamo bisogno di stupire .
    Ed in questo ha ragione , stupiremmo tutti , ma allora dico io ,perche' non stupire il mondo con un opera altrettanto inutile ,una grande muraglia panoramica di circa 2000km che circondi la sicilia ?
    Tutta manodopera medio-bassa ,lavoro assicurato per decenni ,e tra l'altro piu' duratura.
    Aggiungo , che anche nelle ipotesi della muraglia ,potrebbero benissimo nascere altrettanti CDA ed altrettante commissioni e sottocomissioni ,quindi anche sul fronte del finanziamento ai partiti ed apparati collaterali ,non si perderebbe nulla .

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    1. Caro Sergio,
      il prof. Mazzeo non parla solo di stupire ma indica una serie di motivazioni, che io condivido in pieno, validissime.
      Certo i cinesi o chiunque si propone per il finanziamento non vogliono farci nessun regalo ma si tratterebbe di un investimento remunerativo. Non credo che bisogna dire di no a tutti i costi e solo per partito preso.
      Rispetto tutti i pareri mi piacerebbe solo che venissero argomentati con motivazioni più appropriate.
      Ti abbraccio.

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  10. Sono assolutamente d’accordo per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina. Bisogna guardarsi sempre attorno (cosa fanno quelli migliori di noi?) ed al futuro (vogliamo progredire e, se possibile e ne siamo capaci, essere all’avanguardia in tutti i settori possibili?).
    Il ponte è una infrastruttura fondamentale e dirimente per l’ottimizzazione dei trasporti terrestri (autoveicoli e treni). Per un ‘isola, poi, addirittura è vitale perché la collega stabilmente con il resto del mondo, proprio come un “cordone ombelicale” attraverso il quale passano tutti gli interscambi vitali tra madre e figlio. Fanno ponti nazioni che (vedi Danimarca) distano dal continente 16 e più Km e non lo vuole fare la Sicilia che ne dista solo 3,3 ?
    Il ponte è presupposto indispensabile per realizzare l’alta velocità ferroviaria e per velocizzare il trasporto gommato di persone (turisti?) e beni (crescita del PIL?). L’alta velocità fra Roma e Milano ha messo in ginocchio la relativa tratta Alitalia (scesa da 2,5 a 1,5 milioni di passeggeri passati al treno). Da Salerno a Milano (1.000 Km) si arriva in 5 ore.
    Il costo del ponte è sostenibile. Pensiamo che per la s.p.a. del ponte, la progettazione, le consulenze, il contratto d’appalto (già firmato con l’Impregilo) e le penali per la mancata consegna dei lavori abbiamo già pagato e continuiamo a pagare molto di più della sua costruzione (solo un paio di settimane fa per l’ennesimo rinvio consegna lavori, sono stati pagati 300 milioni di penale). Se non abbiamo tutti i soldi per realizzarlo (ed è questo il solo vero problema), non vedo perché non costituire una normalissima società mista Sicilia- Italia-Privati (italiani e non).

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  11. Il Ponte divide ,
    ovviamente divide il mio modo di vedere ed intendere le cose ,la politica e le sue priorita'da quello di tanti amici.
    Allora ,visto che mille cose ci uniscono e pochissime ci dividono , mi curero' delle mille .
    Non scrivero' piu' a riguardo del ponte , pur rimanendo fermamente un sostenitore della muraglia da 2000km.

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    1. Il ponte non ci divide ma ci unisce in un confronto tra amici (guai se non fosse così).
      Abbiamo la maturità che domani, qualunque cosa accada, ci stringeremo la mano con amicizia commentando quello che è successo.
      Con affetto.

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    2. L'amico Sergio Volpe (perchè questo, sia chiaro, è uno scambio di idee tra amici) è contrario al Ponte, la sua posizione è degna di rispetto, su questo non ci sono dubbi. Però, mi dispiace insistere, non ha argomentato la sua posizione, non ci ha detto perchè è contrario al Ponte, non ha portato un argomento a favore della sua posizione,
      per cui, sempre rispettosamente parlando, la sua posizione a riguardo non ha altro valore che quello statistico: uno in più che non vuole il Ponte.
      Trattandosi di una persona di spessore e di valore le eventuali sue valide argomentazioni arricchirebbero il dibattito.

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  12. Ritengo la costruzione di questo ponte un’opera inutile.
    I motivi che mi spingono a dire no al ponte sullo Stretto sono molti e facilmente comprensibili da chi non sia in malafede.
    Spesso le, cosiddette, “grandi opere” non sono motore di sviluppo ma restano solo “cattedrali nel deserto” e la costruzione di questo ponte non servirebbe a nulla se non a riempire le tasche dei “soliti ignoti” e a placare, temporaneamente, il delirio megalomane di nuovi “imperatori”, che considerano il ponte solo un “monumento” da consegnare alla futura, imperitura, memoria. Sono convinto che “grandi opere” sia un termine privo di senso e l’unica distinzione che si dovrebbe fare sia quella tra opere necessarie e utili o inutili
    Molti, tra geologi, ingegneri e perfino criminologi, hanno ampiamente spiegato il perché il ponte non dovrebbe essere costruito.
    La situazione idrogeologica del versante calabrese, soggetto ad ampi movimenti franosi con campi di scivolamento profondissimi che possono andare ad intaccare i piloni del ponte.
    Lo sostengono anche geologi dell’Università della Calabria, preoccupati dalle analisi di stabilità eseguite; analisi che hanno fornito, soltanto, risultati preoccupanti.
    Quando si costruisce un’opera bisognerebbe tenere conto non solo della progettazione dell’opera stessa ma anche del contesto dove essa è costruita, altrimenti farebbe la stessa fine del Vajont, diga perfetta ma nel contesto pessimo.
    La stessa importanza riveste il rischio sismico. i progetti esprimono la sicurezza che il ponte sarebbe costruito con criteri antisismici che lo farebbero resistere ad un terremoto di 7.1 gradi della scala Richter (potente come quello del 1908).
    Un progetto mai neppure sognato dai più grandi costruttori di ponti del pianeta, i giapponesi, i quali, poveretti, si sono fermati al chilometro e ottocento metri dell’Akashi, togliendo pure la ferrovia per paura delle vibrazioni fatali.
    Ma qualora il ponte resistesse ad un terremoto di tale portata unirebbe solo due cimiteri, in quanto solo un quarto delle abitazioni di Reggio e Messina sono in grado di reggere un terremoto di così grande scala. Le altre, invece, non reggerebbero nemmeno quelli di scala inferiore.
    In questo momento di crisi economica sarebbe meglio, quindi, stanziare ed usare fondi per la riqualificazione di quelle zone che di antisismico non hanno neanche il nome.
    La Sicilia, come la Calabria sono tra le aree più a rischio d’Italia anche perché le loro particolari caratteristiche morfologiche richiedono costanti interventi di manutenzione. Ma sono opere che costano varie centinaia di milioni di euro l’anno.
    Certo, niente a che vedere col Ponte sullo stretto che costerebbe oltre 6.000 milioni di euro. Però, poi, ad ogni annunciata tragedia, con il ponte sarà più facile far arrivare i soccorsi della protezione civile.
    (continua)

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  13. Viviamo in un’era in cui la gran parte del territorio italiano è già infrastrutturata e costruita anche se, soprattutto al sud, con strutture obsolete.
    Sarebbe più opportuno, quindi, indirizzare i fondi stanziati per la costruzione del ponte verso lavori di ammodernamento delle infrastrutture già esistenti al sud e bisognose, queste sì, di “grandi restauri”.
    Non sarebbe concepibile accettare l’idea di attraversare lo stretto in pochi minuti e poi dover perdere ore e ore per arrivare a destinazione, a causa di vie di comunicazione fatiscenti e risalenti ai tempi di Garibaldi.
    Ma la gente sa che in Sicilia non sono mai state completate le autostrade? Che per arrivare a Ragusa si deve circumnavigare mezza Sicilia? Per non parlare del raggiungimento dei centri minori interni all'isola...E che le linee ferroviarie (con che carrozze, altro che Pendolini ) sono praticamente inesistenti? Dove andrebbe questo traffico in più? Ad intasare ulteriormente le statali...e Messina, Reggio C. e Villa S.G. diventerebbero solo un casello autostradale, dove si paga un pedaggio e via (altro che "nuovo turismo" per le due città!). Quante cose si potrebbero fare con gli stessi soldi!!
    Oltretutto il ponte, perché sia “remunerativo”, dovrebbe avere un transito di circa 100.000 autovetture al giorno mentre, secondo stime ufficiali al 2032, attraverseranno lo stretto meno di 18.500 vetture. E questo numero è destinato a diminuire.
    I grandi collegamenti, a cui fa riferimento Giangiuseppe nel suo articolo, non sono remunerativi neanche negli altri paesi: il Golden Gate Bridge di S.Francisco costruito nel 1937 perde qualcosa come 30 milioni di dollari l’anno. Il collegamento fra Svezia e Danimarca, molto migliore del nostro è in perdita in modo analogo. Il tunnel sotto la Manica ha accumulato debiti per circa dieci miliardi di euro e non ha mai chiuso i propri conti in attivo.
    Le sirene del “Ponte-perchè-no” si sono fatte beffe in tutti questi anni dei ponderosi studi negativi prodotti dagli avversari – leghe ambientaliste e comitati locali – che con un paziente lavoro di ricerca sono riusciti a documentare senza ombra di ragionevole dubbio l’insostenibilità ambientale ed economica del progetto.
    E’ stato facile liquidare ogni opposizione mettendone in scena la caricatura. In questo il dibattito sul Ponte è paradigmatico di tutti gli altri degli ultimi anni. Da un lato gli “uomini del fare”, quelli che vogliono cambiare le cose, magari con metodi spicci. Dall’altra, il fronte dei conservatori, che, aggrappati a mille complesse spiegazioni, vogliono lasciare tutto com’è.
    Tutto questo, davanti a un pubblico senza più opinione pubblica, trasformato in platea di spettatori e carne da sondaggio, il gioco funziona sempre.

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  14. Caro Volpe, cambiare l'immagine dell'Italia nel mondo, non vuol dire "stupire", ma contribuire a dare ragioni ad un essere protagonisti, che si sta offuscando. Problema "altro" è quello di discutere scientificamente, per quanto possibile, sul sistema capitalistico avanzato e la "società dello spettacolo".Con grande stima.FGM

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  15. Basta ricordare quante volte a “Striscia la Notizia” hanno documentato con video e commenti, quante cattedrali nel deserto sono state costruite in Italia, e parlo di scuole, campi di calcio, autostrade e strade che finiscono nel nulla, plessi alberghieri mai completati, un elenco di opere faraoniche che sono rimaste incompiute dopo avere speso miliardi.
    Il ponte è un’altra cosa, avrebbe gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, di sicuro non potrebbe rimanere incompiuto, quindi un’opera utilissima che di sicuro sarebbe realizzata, quindi parlare di altre opere più utili è pura utopia, sappiamo tutti che realizzando opere che destano meno interesse e che possano facilmente essere oggetto di malaffare, invogliano gente senza scrupoli, come è successo per le opere sopra elencate.
    In quanto ai problemi sismici, anche se non sono competente, credo, come ho già accennato nel mio primo commento, che i californiani e i giapponesi di sismicità ne sappiano più di noi e di ponti ne hanno costruito parecchi e non credo affatto che siano più scemi di noi.

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  16. Solidarietà a Volpe e Mazzara. Vi spiego perchè. Dopo qualche giorno di quaresima, partecipo a questo dibattito non allineato al pensiero del direttore Gattuso e quello della maggioranza che si è espressa. Per cunfutare la tesi di qualche anonimo, e valorizzare la posizione antinomica di N. Pepe, sottolineo ancora una volta che in questo blog non c'è il pensiero unico. Spesso le teste di questo social esprimono tesi contrapposte e magari contraddittorie, sulle tesi precedentemente esposte. Qualche volta esprimiamo disagio personale, che comunitariamente condiviso diventa collettivo. Siamo sempre in buona fede, scissi tra l'essere e l'avere, come Enrich Fromm ebbe a scrivere, in un suo libro. Poi c'è la sofferenza della nostra insularità...per cui quando un "DEUS EX MACHINA"(la cina)si propone di risolvere i nostri problemi...allucinati dalla prefigurazione dell'ottava meraviglia del mondo, non ultimo i 40 mila posti di lavoro, trascuriamo i dettagli. CMQ nella visione montiana della crescita DEL "pil" hanno ragione i fautori del ponte. IO IN QUANTO RESPONSABILE DELLA RUBRICA, DECRESCITA FELICE E CONDIVIDENTO CONVINTAMENTE TUTTI I POSTULATI SONO CONTRARIO!! Ne i siciliani ne il tesoro italiano hanno le risorse per sostenere questa opera faraonica. In questo articolo si sostiene che saranno i cinesi...ma a quale prezzo? Cosa vorranno in cambio i cinesi? Un diritto di prelazione per l'acquisto della sicilia? E la mafia cinese e quella nostrana delle due sponde? Ed il danno ambientale? Ma abbiamo una fortissima disoccupazione...è vero...allora teniamoci l'ilva e tutte le industrie inquinanti e decotte! Sono contro l'asfalto ed il cemento tanto più che questi elementi sono sempre intrisi di mafie.Un'opera del genere potrebbe essere realizzata con la presenza dell'esercito. Pertanto sperando nelle forze nuove e pulite presenti nel parlamento siciliano, spero che si valutino tutti i pro ed i contro. SAREBBE QUASI AUSPICABILE DEMOCRATICAMENTE UN REFERENDUM CIRCOSCRITTO AI SICILIANI E CALABRESI, perchè su questi ricadrà il peso maggiore dei vantaggi o svantaggi.

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    1. errata corrige: condividendo( galeotto fu l'accento Agrigentino che tanto m'affligge).

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  17. Sono assolutamente contraria al ponte . UN vero ed inutile stupro della sicilia.Bene Vullo ,Mazzara e ovviamente Volpe .

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  18. Commento anonimo senza valore

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  19. La penna irrequieta di Giangiuseppe Gattuso non si ferma neanche nel giorno di festa; l'autore questa volta si avventura, sulle orme di Grillo, tra Scilla e Cariddi; tra le "cineserie inquietanti" di flutti difficili da percorrere, gli stessi che misero a rischio la vita del navigante Ulisse!
    Che si tratti dell'avanzare, nell'oggi, di quel "pericolo giallo" di cui parlava Mussolini?
    In ogni caso, ormai, sarebbe troppo tardi per porre argini a qualunque prevista invasione; i tempi sono cambiati, la globalizzazione ha preso le sue strade, con tutte le implicazioni e i contraccolpi, buoni o cattivi che siano non importa, sicuramente senza più ritorni.
    Lo vogliamo costruire questo ponte sullo stretto? Vogliamo accettare la proposta dei cinesi?
    Dal punto di vista tecnico, più nulla è impossibile: non è questo il problema....
    Dal punto di vista della convenienza per la Sicilia, è difficile capire quello che potrebbe succedere un domani in un mondo che cambia continuamente le sue coordinate di mercato; e i giri della roulette finanziaria si fanno sempre più convulsi.
    Mah! Forse, alla fine, converrebbe farlo questo benedetto ponte! Con una "clausola": prima i cinesi debbono occuparsi di costruire una rete viaria moderna e efficiente all'interno della Sicilia, poi..... tra Scilla e Cariddi!

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  20. Anche io sono favorevole.... ma si doveva fare 100 anni addietro, in Giappone e nei paesi scandinavi noi italiani abbiamo contribuito a realizzarli e sono paesi sia sismici (Giappone)che ambientalisti (scandinavi). Sarebbe stato il presuppoto per uno sviluppo vero della nostra terra... poi sarebbero venute pure le strade e le ferrovie più efficienti!

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  21. Non ho il tempo di leggere tutti i commenti, ma su tutto ciò che è umano e quindi imperfetto è difficile dhe si possa trovare un consenso unanime di tutti. Quest'articolo lo condivido ed aggiungo che la Sicilia con i politici che si ritrova che non sanno gestire neanche un museo è difficile che possano portare avanti un opera del genere senza che crolli prima di cominciare.

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  22. Purtroppo siamo un popolo spesso "all'antica", poco aperto a nuove possibilità e troppo attaccato a vecchi, e non sempre sani principi. Cos'è la prima cosa che vi viene in mente se vi dico, San Francisco? Beh, a me il Golden Gate Bridge. Ha forse deturpato il paesaggio? ha forse danneggiato in qualche maniera l'ambiente? Non mi sembra, anzi, è diventato il simbolo di una bellissima città, calamita per molti turisti. Si, sono d'accordo alla costruzione di questa che potrebbe essere una fantastica opera.

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  23. La questione del Ponte di Messina è diventata una barzelletta come l’autostrada Palermo Messina e come tante altre opere in costruzione da decenni e altre rimaste incompiute. Quando una cosa si deve fare si fa. Lo stato è assente, i soldi sono già in cassa ma si continua a parlare se si deve fare o non si deve fare. Sembra una presa in giro per non dire altro!

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  24. Il punto è che la concretezza dell’interesse dei cosiddetti investitori stranieri è di per sè un concetto piuttosto vago. Figuriamoci se si tratta di Fondi sovrani, dove la riservatezza è la regola. Se poi sono nella vasta e lontana Cina, la faccenda si fa più che nebulosa. Tanto più che la storia recente degli investimenti cinesi in Italia ci ha abituato a più buchi nell’acqua che fatti concreti.

    Tra le pochissime operazioni andate a segno, infatti, c’è l’acquisizione dei cantieri nautici Ferrretti di Folì da parte del colosso statale Shandong Heavy Industries-Weichai group, del gennaio scorso. Poi, molto poco, nonostante la missione del Premier Mario Monti che si era fatto promettere dal suo omologo cinese, Hu Jintao: “Suggerirò a tutte le autorità e alla business community cinesi di investire in Italia”. Per tutte queste ragioni, a me il coinvolgimento dei cinesi in quest'avventura non mi sembra, allo stato attuale, cosa certa.

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  25. Cercando di rispondere ad alcune argomentazioni di Ignazio Mazzara, vorrei capire cosa c'entra col Ponte il fatto che in Sicilia non siano mai state completate le autostrade, che per arrivare a Ragusa si debba "circumnavigare"
    mezza Sicilia e che le linee ferroviarie sono praticamente inesistenti.
    Inoltre non capisco come già si alzino i lamenti sul fatto che Reggio e Villa S.G. diventerebbero un solo casello autostradale dove si paga un pedaggio e via senza che ancora si sia realizzato questo benedetto Ponte.
    Io non credo ai cinesi, anche perchè finora non hanno dato grandi esempi di realizzazioni in Italia, comunque, stando a quello che si legge sui giornali, fanno sul serio e hanno già pronto un progetto chiamato Ulisse che prevede una piattaforma logistica che va da Trapani a Gioa Tauro. Inoltre, sempre da alcune indiscrezioni, le imprese cinesi sarebbero interessate anche alle infrastrutture ferroviarie, spendendo milioni di euro per rafforzare le linee che vanno da Napoli verso la Sicilia.
    Mazzara nel suo commento evidenzia come i grandi collegamenti come, ad esempio, il Golden Gate di S. Francisco, il collegamento tra Svezia e Danimarca e il tunnelsotto la Manica stiano accumulando debiti enormi, rivelandosi non remunerativi.
    Questo non vuol dire niente, infatti non credo che le grandi realizzazioni dell'umanità, come il Colosseo, il colosso di Rodi, le piramidi d'Egitto, la Basilica di San Pietro, o la Torre Eiffel o la Statua della Libertà abbiano bisogno di essere remunerative per giustificare la loro esistenza.
    Oltretutto, il Ponte sullo Stretto di Messina, come pure il Golden Gate e gli altri grandi collegamenti non sono altro che lo sforzo dell'umanità per unire popoli e persone superando gli ostacoli che la natura ci ha proposto.
    Riguardo la fattibilità o meno del Ponte, sia i contrari che i favorevoli portano argomenti in grado di supportare le loro posizioni, quindi non mi addentro nel merito degli argomenti a sfavore portati da Mazzara, dico solo che questi e anche quelli favorevoli sono tutte esercitazioni accademiche e teoriche fatte partendo dall'intento di dimostrare un punto di vista preconcetto, favorevole o no alla costruzione del ponte.
    La mia idea è che, qualora si risolvessero tutti i problemi ingegneristici, sismici, ambientali, economici e dei trasporti, sarebbe un delitto non realizzare un'opera di una grandiosità unica.
    Per chiudere mi permetto di citare un pensiero di Enzo Siviero, ordinario di Teoria e Progetto di ponti all’Università IUAV di Venezia nonché consulente di lungo corso dell’Anas.

    "La realizzazione della Metropoli dello Stretto (Messina + Reggio CAlabria), se opportunamente accompagnata da uno statuto speciale che ne definisca la vocazione mediterranea anche in termini di ’zona franca’ (peraltro già attiva a Messina e mai resa veramente operativa), potrebbe determinare un virtuoso riavvio delle dinamiche evolutive di un ’luogo’ capace di dotarsi di nuove e più moderne identità, come valore aggiunto rispetto ad una tradizione di cui, forse, si è persa financo la reale percezione. Un vero e proprio ’punto di accumulazione’ fortemente attrattivo anche per investitori internazionali. In tal modo, anche le risorse locali, dense di capitale umano di assoluto rilievo, verrebbero pienamente valorizzate, con una decisa inversione di tendenza rispetto ad un passato, più o meno recente, che, ahimè, da troppo tempo si protrae, nella stanca inerzia di chi ha perso ogni speranza di riscatto.

    Anche per questo il Ponte assume un valore simbolico di straordinario valore: fusione di usi, costumi, dialetti fino alla creazione di una nuova realtà non più esclusivamente isolana, ma una grande unica “città metropolitana” che fa della Sicilia una parte integrante dello Stivale, raccordandosi con la Calabria in un processo virtuoso di ritorno alle più antiche tradizioni del passato. A partire dalla Magna Grecia, di nuovo culla di una civiltà che, superando d’un balzo il difficile presente, guarda direttamente ad un futuro migliore."




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  26. La realizzazione del ponte sullo stretto di Messina potrebbe essere un’opera importante per il potenziamento del commercio in Sicilia. Ma questo i nostri politici ed ambientalisti fanno finta di non capirlo. Le grandi opere a cui l’autore fa riferimento, sono state realizzate in periodi storici dove sicuramente la voglia di fare per migliorare le condizioni del paese era più forte delle pregiudiziali politiche e tecniche.
    Da un ventennio a questa parte nel nostro paese più che voglia di fare, i politici non hanno fatto altro che chiacchiere, chiacchiere e solo litigare tra loro. Non compiendo quasi niente di positivo.
    Quando l’autore scrive che si fida delle esperienze di certi ingegneri, sottolineando la loro capacità di saper superare i limiti, quasi a volere esorcizzare la paura che un po’ tutti abbiamo dell’elevato rischio sismico in Sicilia, dice bene. E’ giusto che si cerchino queste professionalità, magari anche per la costruzione del ponte, ma secondo me è più opportuno sfruttarle per tante altre opere di più urgente necessità.
    Se la nostra classe dirigente non la finisce con le continue diatribe, somministrando continuamente a noi cittadini discussioni inutili su chi è il più bravo della classe non ci sarà mai la realizzazione di nessuna opera necessaria per lo sviluppo e l’occupazione, figuriamoci l’attuazione del ponte.
    Così si verifica quello che scrive Gattuso. E cioè che mentre da noi si perde tempo chiacchierando e concretizzando poco, la Turchia migliora la propria vivibilità utilizzando nostre professionalità.

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  27. Mi dispiace che l'amico Sergio Volpe getti la spugna (per così dire)sulla diatriba sul ponte di Messina.
    Penso infatti che la questione non sia per niente, e mai lo è stata, una mera esercitazione cerebrale per perditempo.
    La costruzione del Ponte sarebbe opera grandiosa per arditezza tecnologia, lungimiranza politica e sviluppo economico, nonchè per impatto culturale e sociale. Sono sicuro che questo non sfugge all'acuta e brillante intelligenza di Sergio, anche se non gli piace. Mi rendo conto che al cuore non si comanda, ma ciò nonostante mi piacerebbe molto conoscere, ma con maggiori dettagli, le sue argomentazioni contrarie. Anche perchè la questione non finirà quì. Il Ponte è sicuramente il maggiore investimento di crescita e sviluppo reale dell'economia attuale non solo siciliana.
    Caro Sergio, oggi le navi containers scaricano le merci a Gioia Tauro, le navi crociere si spostano a Catania, i treni ad alta velocità si fermano a Salerno, il trasporto sul gommato è in forte calo. L'unico modo più veloce di movimentazione di persone e merci è l'aereo (vedi grossi profitti in crescita per le compagnie low cost Rayanair e Easy Jet, etc..). Ma l'aereo sul medio raggio (1.500 km) è sconveniente perchè è molto più costoso (al biglietto bisogna aggiungere i transfert),inquinante e scomodo rispetto all'alta velocità ferroviaria (non a caso è la scelta strategica operata dall'UE già da diversi anni).
    Insomma, evitiamo che "ci" facciano il ponte "a nostra insaputa".

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  28. Rendo onore al segugio ed all'istinto giornalistico dell'amico Gattuso capace di dare in pasto ai naviganti di questo blog argomenti emotivamente pregnanti che scatenano le passioni dei favorevoli e contrari a tale opera. Io ribadisco il mio no, per dovere di coerenza con la decrescita, purtuttavia se la maggioranza degli interessati in primis i cittadini, la classe politica gli imprenditori e le convenienze economiche ed ambientali sono a favore del rapporto costo-benifici la minoranza contraria non potrà che inchinarsi alla volantà dei più, queste sono le leggi della democrazia. è cosi difficile fare un referendum anche telematico?

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  29. Ti ricordo,amico dott. Vullo, che la faccenda della decrescita è una cosa di tua proprietà, per cui hai la facoltà di creare tutte le eccezioni che vuoi, perchè nessuno in tal caso si offenderà nè protesterà.
    Suvvia, fai uno sforzo e salta l'ostacolo che tu stesso hai edificato; ti sentirai più leggero e anche libero di tifare per il Ponte.
    A meno che oltre la decrescita non ci siano altri ostacoli che tu non hai palesato e noi non sappiamo.

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  30. Il ponte sullo stretto, bel dilemma… un’opera così importante , che idealmente potrebbe davvero unire lo stivale al quel triangolo che sembrerebbe quasi scalciato via,l’idea mi attrae , non la respingo,, però non so…
    Una parte del mio cuore si trova in Calabria, mia madre è calabrese e certo, un’opera così importante ed imponente darebbe grande lustro alle nostre regioni, darebbe anche lavoro , che oggi come oggi è un bisogno assoluto… però ho anche buoni motivi che mi inducono a pensare che tutto sommato questo ponte non sia un bene.
    D’accordo, oltre agli aspetti positivi già detti, si velocizzano i trasporti e in unmondofrenetico come il nostro risparmiare tempo è importante… ma, stando a quello che ho letto e sentito, due territori sarebbero di certo destinati a scomparire e la flora e la fauna dello stretto sarebbero irreversibilmente alterate; infatti, i piloni del ponte lascerebbero sempre in ombra vaste porzioni di terra e di mare. In Sicilia, mi pare di ricordare che tutta Ganzirri, scomparirebbe e con il piccolo paese, anche il tradizionale allevamento delle cozze che l’ha reso famoso nel mondo.
    Ancora, dicevo che parte del mio cuore si colloca alle pendici dell’Aspromonte, e quella traversata la amo da quando sono nata.
    Confessare che il mio sentire è dettato da una romanticheria di base, ma il traghetto fa parte del “piacere dell’attesa” si attende con emozione ri raggiungere ciò che sta dall’altra parte dell’acqua, è una pausa di riflessione che mi fa apprezzare di più la Calabria, mentre la guardo avvicinarsi all’andata del mio viaggio e mi fa amare di più la Sicilia quando torno a casa.
    Mettendo sul piatto della bilancia tutti i pro ed i contro, sono certa di preferire la dimensione lenta, emozionale e quasi magica e dico no al ponteI Suggerirei di valorizzare il servizio esistente per valorizzare , dal punto di vista turistico commerciale emozioni e punti vista un po’ troppo dimenticati…

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  31. Caro Gianni, d'accordo sul ponte... ma se - intanto - cercassimo di realizzare quel 'ponte' sociale e culturale mai completato dall'Unità d'Italia?

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  32. Egregia sig.ra Mineo, non si fidi di quello che dicono gli ambientalisti e i verdi, perchè sono bugiardi e in malafede. Il loro approccio è ideologico e politico, non scientifico. L'ombra di cui lei parla si sposta tutti i santi giorni col sole, non esiste che vaste porzioni di terra restino sempre in ombra, ma soprattutto non esiste e mi fa impazzire la preoccupazione di una porzione del mare che resterebbe sempre in ombra. E allora come facciamo la notte che tutto il mare è al buio?. Poi paventare addirittura la scomparsa di Ganzirri, via...sugli allevamenti di cozze non ne so niente, ma ritengo che questi gustosi mitili possano essere allevati anche qualche metro più in là, il clima è sempre quello.
    Il sistema di trasporti attuale è così inquinante e lento (ricordiamoci che il tempo è denaro e la lentezza dei trasporti fa aumentare il prezzo delle merci in transito) che qualsiasi soluzione possa migliorare questo aspetto dovrebbe essere la benvenuta, a prescindere.
    Tuttavia la sua, come la posizione di tutti quelli che non vogliono il Ponte, è rispettabilissima.

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  33. Approvo il suggerimento di Pino Vullo: facciamo un sondaggio del nostro blog sul Ponte. Sarebbe interessante. Tra l'altro abbiamo dimostrato che sui sondaggi ce la caviamo molto bene. Non limitiamoci a fare soltanto sondaggi sugli esiti elettorali.Facciamoli anche qualcuno, di tanto in tanto, su argomenti che creano "tumulto" culturale.

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  34. Il ponte è un'opera meravigliosa ed utilissima e sarei favorevole se qualcuno competente rispondesse in modo convincente a queste obiezioni:

    - Per quello che mi risulta, la luce massima di ponti a campata unica di tale tipo già realizzati è di circa 1700 metri, mentre il ponte sullo stretto dovrebbe avere una campata di circa 3300 metri. Non si ha quindi, ad oggi, alcuna esperienza concreta sulla realizzazione di un tale tipo di struttura.
    - Il ponte sembra che sia progettato per resistere teoricamente a terremoti di intensità fino a 7,2 della scala Richter. Terremoti di tale tipo sono molto forti ed inusuali, ma la zona è sismicamente molto instabile (non dimentichiamo il terremoto di Messina del 1908) per cui un terremoto di una intensità superiore a tale valore è improbabile ma non impossibile. Questo significa che in caso di terremoti molto intensi il tutto potrebbe andare giù?
    - La distanza fra le due sponde della Stretto non è costante nel tempo ma varia significativamente. Si è tenuto conto di questo aspetto non marginale nel progetto?
    Sotto il ponte passerà un intensissimo traffico navale costituito da natanti di tutti i tipi. Come si potrebbe controllare con scrupolo tutto il naviglio transitante sotto il ponte?
    Considerando che viviamo in un’epoca in cui gli atti di terrorismo sono molto frequenti che il ponte diventerebbe un importante simbolo della nostra civiltà, come si potrebbe impedire che un motoscafo imbottito di esplosivo ad alto potenziale si scagliasse contro un pilone del ponte buttandolo giù assieme a tutte le persone e mezzi in quel momento in transito?
    Sarei molto contento che prima di realizzare quest’opera colossale, costosissima, molto fragile e a rischio, qualcuno desse a me e a tutti gli Italiani delle risposte chiare ai dubbi esposti in tutti e quattro i suddetti punti.

    Queste cose le ho già scritte nel mio blog

    http://vitopipitone.blogspot.it/2009/01/il-ponte-sullo-stretto-opera_790.html

    nel gennaio del 2009 ma non ho mai ricevuto nessuna risposta significativa.

    Ing. Vito Pipitone
    pipitone38@gmail.com

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  35. Voglio essere breve. Faccio mio il commento si Salvo Geraci che dice:"Caro Gianni, d'accordo sul ponte... ma se - intanto - cercassimo di realizzare quel 'ponte' sociale e culturale mai completato dall'Unità d'Italia?" e aggiungo che sarebbe bello se la cultura accompagnasse quest'opera, ma ho i miei dubbi. Quando i romani hanno costruito gli acquedotti certamente non hanno chiesto alcun permesso alla plebe, sapevano che, nonostante le tangenti di allora, la costruzione di questa opera, appoggiata da "menti" che sono rimaste nella storia del diritto, della filosofia e dell'arte, era un bene per la crescita dell'impero. Ma oggi queste opere da quale forza dovrebbero essere appoggiate se queste democrazie sono costruite sulla "sabbia" anziché sulla roccia? Ponte o non ponte, in Italia non vince mai nessuno e ciò che si costruisce non appartiene mai a nessuno.

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