venerdì 5 ottobre 2012

OGNI POPOLO HA IL PESCE CHE SI MERITA

Il TrotaGiuseppe Biancadi Giuseppe Bianca - Ogni popolo ha il pesce che si merita. Dopo "il trota", il figlio di Bossi, anche noi abbiamo finalmente un delfino tutto nostro, che non è il magnifico Angelino a cui l'imitatore di Fiorello, originario di Paternò, vuol dare le cattive giornate.
Toti LombardoSi tratta di Toti Lombardo, che con poca generosità, i giornali locali hanno ribattezzato "il tonno". Ma gli amici, quelli veri che lo conoscono e sanno bene a quale razza appartiene, non ci stanno ed insorgono: "Quale tonno, Toti è già uno squalo", alludendo alle attitudini specifiche che occorrono per diventare da grandi un" Lombardo di rispetto". In politica s'intende.
Polverini RenataSi sono risentiti un po’ dalle parti di Roma, dove lo Squalo era Vittorio Sbardella, ma poiché sono passati dall'altare alla ...Polverini, ci passano sopra. Compreso Gianfranco Fini Gianfranco Finiche guarda con timore alla "profezia dell'accento", (Fini, finì) anatema che gli abbiamo con affetto lanciato qualche anno fa.
Tutta questa fioritura di metafore care alla pesca, in termini di ripopolamento delle acque, comunque ci fa ben sperare. Dal mare arriverà il vero rinnovamento.
Del resto niente più dell'acqua rigenera e purifica, e questa politica di politicanti, di mestieranti senza rispetto, di listini compilati con la stessa meritocrazia degli Andrea Camillerielenchi telefonici, e di personaggi che non cercano autore, ha prodotto danni irreparabili a cui sarà difficile trovare soluzioni.
Il nuovo "abbento" come direbbe Andrea Camilleri, sta sorgendo piano, lento e distratto. Speriamo sia un inizio di speranza. Ma le tinte sono veramente fosche.

GIUSEPPE BIANCA
05 ottobre 2012


10 commenti:

  1. Quando andiamo a pescare buttiamo la rete e speriamo di prendere qualche pesce, non sappiamo però cosa prenderemo (quello che capita), l'importante è che la rete sia piena e il sudore della giornata sia ripagato.
    Per quanto riguarda i trota, i tonni, i delfini etc. etc. sappiamo chi sono, per fortuna si identificano prima, e allora visto che non ci piacciono perchè pescarli?
    D'altronde, vedi com'è la vita, questi pesci vogliono essere pescati e noi non vogliamo abboccare all'amo.
    Meditate gente, meditate.

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  2. Non sò se la similitudine sia azzeccata, Bossi - Lombardo o Trota - Tonno, ma perché paragonarli ai pesci? Questo prezioso alimento che ci da tanto benessere dobbiamo necessariamente paragonarlo con figli di personaggi che della politica ne hanno fatto un becero uso basato sull'arricchimento personale?
    Questo è un tipico esempio di chi, oramai prossimo alla pensione come politico, pur di continuare ad arraffare passa il testimone sperando che il proprio figlio sia un degno successore e che possa continuare a ad ingrandire la voragine del debito pubblico.

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  3. Si dice che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. Giusto. E, infatti, ai vari figlioli non diamo alcuna colpa, almeno fin quando non si macchino di qualcosa in particolare. Il problema invece riguarda l’etica della politica. E cioè quelle insieme di regole non scritte che danno valore ai comportamenti di ogni uomo politico impegnato nelle istituzioni. Nessuno poteva vietare al piccolo Toti Lombardo di cimentarsi in questa battaglia elettorale e nessuno potrà mai impedire altro. Ma non c’è dubbio alcuno che lui non è come gli altri giovani siciliani. Non lo è perché c’è un padre ingombrante e anche uno zio. Che hanno gestito il potere nella sua più intima essenza e lo fanno ancora adesso senza alcun rossore. Ecco perché è un problema che riguarda l’etica. E per tutto questo non c’è obbligo che tenga.

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  4. Caro Giuseppe, mi permetto di darti del tu, anche se ci conosciamo poco, ma essendo colleghi di blog...Dopo questo preambolo, per restare in tema, "non voglio fare il pesce in barile", perciò abbozzo un commento. Vedo che i blogger sono sempre più attrezzati su "metafore, analogie, similitudini, parabole...ma che hanno nel sottofondo sempre una significazione politica. I politici di volta in volta vengono travestiti da animali o da bestie, forse quella è la loro vera natura, se non ci fossero gli animalisti che si ribellano a tali paragoni. Il dott. B. La Menza di recente ha scritto la fattoria degli animali da una favola di Orwell, dove il paragone più pertinente era con i maiali. Ma anche li, l'amico S. Volpe, sensibile difensore delle povere bestie, scrisse che perfino il porco si sarebbe offeso se paragonato a "Fiorito"! Tu invece hai scritto una delicata similitudine dedicata ai pesci. Il trota, il tonno, lo squalo...Guarda io personalmente avrei preferito le triglie fritte, il tonno al sugo, la pasta con le sarde. Ma dopo che ho elaborato l'articolo sull'orto e dopo alcune letture vegetariane, mi sono autopunito privandomi dei piaceri della carne e purtroppo anche i pesci rientrano in questa tipologia.CMQ Fin dai tempi più remoti tutte le case regnanti, dinastie, consorterie hanno preso a prestito il buon nome dei pesci, ricorderai il "delfino di francia" animale molto fine ed elegante per giustificare la trasmissione familiare indefinita del potere. Il povero Bossi, nonostante la sua ignoranza, si accorse subito che il figlio Renzo non aveva l'eleganza e l'intelligenza per essere paragonato, all'incolpevole delfino, perciò trovò più pertinente "il trota". Lombardo volendo trasmettere dinasticamente la sua potenza elettorale al giovane figliuolo in sintonia con la sicilitudine lo paragona al tonno. Io ormai volendo perseguire gli ideali vegetariani, ritengo, come Sergio Volpe, che gli incosapevoli animali vengono continuamente offesi se paragonati agli odierni politicanti. Perfino gli scarafaggi ed i topi di fogna se potessero parlare, si offenderebbero. Naturalmente facendo le debite eccezioni, tra questi voglio mettere i politici che scrivono nel nostro blog. Cordiali saluti.

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  5. Purtroppo il caro Vullo è incorso in un errore storico, infatti il delfino francese non c'entra con la parola delfino intesa come erede designato; infatti IL DELFINO FIGURAVA NELLO STEMMA ARALDICO di Ghigo IV di Borgogna. Ghigo V prese il soprannome del padre e lo trasformò in titolo, "Delfino del Viennois". Da lui i suoi territori presero il nome di"Delfinato".
    Tuttavia, i delfini intesi in senso non ittico, hanno sempre avuto cattiva stampa, in quanto non esiste in democrazia il concetto di erede designato.
    Coloro i quali, per carisma o perchè vogliono conservare il potere anche tramite i figli, nominano qualcuno come erede designato, non sono mai stati la massima espressione della democrazia.
    A volte si tratta di nepotismo vero e proprio, come il caso di Lombardo che sta proponendo suo figlio in politica, a volte di mero calcolo politico come nel caso di Angelino Alfano, designato da Berlusconi come suo erede politico pur senza avere con lui relazioni di parentela, ma soltanto perchè, tra tutti i componenti del PDL considerato il più spendibile in quanto giovane, onesto (fino a prova contraria)e quindi non implicato in scandali di qualsiasi tipo.
    Diverso ancora il caso di Renzo Bossi in quanto il giovanotto è risultato troppo scarso e incapace di ricoprire il ruolo di delfino di suo padre, tant'è che lo stesso Umberto Bossi, con grande senso dell'ironia lo "declassò" a trota.
    Detto questo, mi pare che il titolo dell'articolo (ogni popolo ha il pesce che si merita) non tenga conto del fatto che il popolo sceglie tra le offerte politiche che gli vengono presentate al momento delle elezioni senza avere la sicurezza di una buona riuscita delle proprie scelte.
    Esattamente quello che dice Giuseppe Arena (Quando andiamo a pescare buttiamo la rete e speriamo di prendere qualche pesce, non sappiamo però cosa prenderemo), per cui non si può imputare al popolo tutta la responsabilità del pesce in questione.
    Piuttosto bisogna risalire alle responsabilità di chi fa certe proposte elettorali. Ma quì le cose si complicano, perchè la legge non dà indicazioni su chi possa o non possa essere eleggibile, e quindi ricadiamo sulla questione relativa all'etica della politica sulla quale ci siamo poco allegramente impantanati e da cui non ne usciamo fuori, a meno che il sistema non riesca a fare pulizia profonda nelle istituzioni a spese di chi le occupa spesso indebitamente perchè non all'altezza morale necessaria.
    Cosa difficilissima, per il motivo che nessun tacchino sceglierà di essere arrostito a Natale.

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    1. Caro Nino...mi cospargo il capo di cenere! Si ho preso un "granchio storico(sempre pesce è)". Infatti il delfino di Francia, era erede del delfinato una provincia della francia. Naturalmente non avevo fatto i conti con un "intellettuale puntiglioso, tignoso, e pervicace" come te! Il tutto detto senza acrimonia ma con ammirazione! Però una precisazione è d'obbligo: delfino deriva dal greco delfhi che significa "utero" o deriva dalla città di delfi(ricordiamo tutti l'oracolo di delfi), città protetta dal dio "apollo" che nel contempo era protettore del famoso cetaceo(delfino). Naturalmente non era mia intenzione aprire una dotta disquisizione sul pesce o sui giovani rampolli seguaci e designati eredi del maestro o potente di qualsiasi epoca.

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    2. Pino, sei grande !!!

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  6. Ricordate lo slogan bellissimo delle donne Italiane di un paio d'anni orsono?

    ''SE NON ORA QUANDO '' ?
    La risposta era ed e' semplice ,''ADESSO ''.

    La partita che si gioca in sicilia la conosciamo bene, cosa si gioca e chi gioca lo sappiamo altrettanto bene ,quindi tra pochi giorni sapremo come sara' andata , se si ha voglia di fare o di dire qualcosa , il tempo e' ''ADESSO'' , dopo non servira' piu'.

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  7. Ho sempre pensato che la Repubblica ha una grande distinzione con la Monarchia, che è anche uno dei suoi più grandi meriti e valori: il potere non si trasmette da padre in figlio, ma da un leader uscente ad uno nuovo emergente.
    Non ci sono eccezioni. Tutti i padri che ci hanno provato, non solo hanno fallito ma, alla fine, hanno offuscato perfino quello che evevtualmente di buono avevano fatto nella loro carriera politica.
    Andreotti, Fanfani, Moro, Berlinguer,Ciampi,Cossiga non hanno lasciato figli in politica.
    Craxi e La Malfa invece sì, ma ditemi che rilevanza e considerazione hanno la loro persona e la loro attività.
    Non voglio continuare gli esempi, perchè sono moltissimi.
    Ma il segnale mi sembra inequivocabile e consolidato: una repubblica democratica e progredita manda al governo solo i suoi "figli" che "partorisce" con le elezioni, non "adotta" i figli di chi è convinto di "essere stato un re" e che, pertanto, ritiene di avere "il diritoo dinastico di non lasciare "orfano" il popolo del "suo seme blu".

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  8. Craxi jr e La Malfa anche lui jr, adesso anziani tutti e due; grigi personaggi, lontanissimi mille miglia (nel bene e nel male) dalla sostanza e dalla statura dei loro padri, e perciò sempre incazzati, tristi, musoni e poco propositivi, perchè pure loro lo sanno che sono grigi.
    Nella legge del progresso universale, loro sono delle eccezioni in quanto esempi non di progresso ma di regresso rispetto alla generazione precedente.
    Bossi, commentando le tristi vicende in cui si è fatto pescare con le mani nel sacco per aver cercato di favorire i figli ebbe a dire, con grande schiettezza e sincerità: Meno male che di figli ho soltanto questi!
    Come si può ben capire, in politica i figli, ma anche le mogli, i mariti, i nipoti e il parentame vario, sono generalmente motivi di imbarazzo, di deviazione dalla cosiddetta retta via, e ci sono cascati in tanti.
    Si potrebbe avanzare una proposta, a somiglianza di come si fa in certi ambiti delle pubbliche amministrazioni, cioè: Limitare la partecipazione alle varie elezioni che si svolgono in Italia a coloro che hanno già un parente in politica, magari restringendo la cosa a familiari, cugini e nipoti.
    So bene che, allo stato attuale, la cosa non è possibile e credo sia anche anticostituzionale, ma la proposta potrebbe essere avanzata ugualmente.
    Magari qualcuno nelle prossime legislature potrebbe pure occuparsene.

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