Continuano senza soluzione di continuità gli attacchi strumentali allo Statuto siciliano e all’Autonomia regionale di alcuni importanti mass-media. Ultimo dei quali è quello contenuto nell’intervista rilasciata lunedì 15 ottobre da Luciano Violante
a Riccardo Vescovo del “Giornale di Sicilia” ed i cui esecutori, tra gli altri, rispondono al nome dei vari Francesco Merlo (editorialista di Repubblica), Nino Sunseri (editorialista del Giornale di Sicilia) e dei loro numerosi sodali. È un disegno preciso, che solamente chi ha il prosciutto davanti agli occhi, non riesce a vedere. Un disegno il cui ispiratore e burattinaio in Italia è il presidente del consiglio Mario Monti, portatore degli interessi della finanza europea, ossia quello di ridimensionare, per sua stessa ammissione, le sovranità nazionali ed innanzitutto le autonomie regionali e tutto ciò rendendolo funzionale ad un preciso obbiettivo ovvero quello di scardinare ed annullare le autonomie locali e nazionali per favorire la creazione di uno stato unico europeo in grado così di controllarne e determinarne finanziariamente gli assetti e preparare il tutto per arrivare all’obbiettivo finale ossia quello della creazione di in nuovo ordine mondiale o più precisamente di un nuovo governo unico mondiale controllato da una ristretta oligarchia finanziaria che, è sotto gli occhi di tutti, sta prendendo sempre più campo e sopravvento.
Oggi stiamo, infatti vivendo una fase di eclissi della democrazia, di perdita delle sovranità nazionali, monetarie e popolari, in cui appunto un pugno di oligarchi esercita un dominio irrazionale, illimitato e prevaricatore: E proprio di recente dallo stesso Monti, con tracotanza, ritenendosi “legibus solutus” è stata messa in discussione l’autonomia dei parlamenti, ridimensionandone il ruolo rispetto alle azioni dei governi e seguito a ruota in queste ore dalle dichiarazioni dal suo mentore, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, che a suo volta sostiene l’opportunità che gli Stati nazionali cedano all’Unione Europea parti e quote delle loro sovranità. Ed in questo senso che va inteso e letto anche l’attacco alla sovranità allo statuto e alla autonomia della Sicilia ed alle altre regioni a statuto speciale e non, con l’obbiettivo di riforma del titolo V° della Costituzione riguardanti appunto l’annullamento delle autonomie regionali. Questa in buona sostanza è la dittatura della finanza e dei banchieri. E di questa dittatura in Italia è stato chiamato ad esserne garante e mallevadore Mario Monti e il suo governo.
Non rendersi conto di tutto questo, come dicevo all’inizio, è come avere il prosciutto agli occhi e come siciliani essere solidali e accondiscendenti a Monti e alle sue politiche, significa continuare ad essere ascari striscianti e servili ad un potere centrale che per 150 anni ha asservito, affamato e depredato la Sicilia. Questo è una prerogativa che lasciamo volentieri a Francesco Merlo con i suoi articoli, e non da ora, denigratori, come nel suo stile, della Sicilia e dei siciliani ed in particolare quello dei giorni scorsi su Repubblica nel quale, battistrada e fedele esecutore ai desiderata del suo ispiratore Mario Monti, auspicava l’abolizione dello statuto siciliano e l’annullamento dell’Autonomia regionale.
Qualcuno dovrebbe ricordare a Francesco Merlo, un Giorgio Bocca in tredicesima, nel suo insopportabile e viscerale pregiudizio antisiciliano che a differenza da quanto scritto nel suo articolo, che si può definire un vero e proprio “pasticcio di lasagne” per parafrasare la sua battuta sulla “casta delle sarde” a proposito della classe politica siciliana, che a differenza di quanto lui sostiene lo statuto e l’autonomia, i siciliani la ottennero non grazie all’esercito (parto della fantasia di Merlo) di Canepa o alle lupare di Salvatore Giuliano ma alla conquista (si trattò infatti di conquista e non di una concessione) e ai sacrifici e alle lotte di una classe politica siciliana nella sua più ampia e variegata accezione.
Affermare, come fa Francesco Merlo, che l’autonomia, i siciliani, la ottennero grazie alle lupare di Salvatore Giuliano significa offendere pesantemente e volgarmente la storia dei siciliani e la memoria dei fondatori e dei promotori dello statuto e dell’autonomia siciliana. Padri dell’Autonomia che rispondono, ove Merlo, per mala fede o ignoranza, non ne avesse memoria e cognizione, che, al di là degli schieramenti e delle appartenenze, rispondono ai nomi, tanto per farne alcuni, di: Salvatore Aldisio, Giuseppe Alessi, Gaspare Ambrosini, Antonio Canepa, Giuseppe La Loggia, Girolamo Li Causi, Mario Mineo, Antonio Varvaro, Luigi Sturzo, Pompeo Colajanni, Attilio Castrogiovanni, Francesco Musotto, Finocchiaro Aprile e tanti altri di rilevante cultura e di grande levatura etica e morale, che avevano realmente a cuore il bene e gli interessi della Sicilia. Una Sicilia e uno statuto traditi poi dai figli degeneri (che Merlo definisce, e forse qui a ragione, “casta delle sarde”) di quei nobili padri dell’autonomismo siciliano. Una Sicilia tradita ed uno statuto, in gran parte e per lungo tempo disatteso e mai applicato interamente, da una classe politica siciliana ascara, servile e condiscendente al potere centrale. Uno stato centralista (che Merlo difende strumentalmente e strenuamente nel suo articolo), che anche da parte sua, venne meno al rispetto degli accordi, disattendendo in più parti e in più punti, a quel patto d’onore, che è lo Statuto siciliano, sottoscritto tra la Sicilia e l’Italia in quel lontano 1946 e ancor prima della costituzione della repubblica italiana. Patto firmato da Umberto II e dal guardasigilli di allora Palmiro Togliatti:
Uno statuto tradito e in buona parte mai applicato e di questo se ne faccia, suo malgrado, una ragione il buon Francesco Merlo. E proprio dalla disattesa e dalla non applicazione dello statuto rendendosi servili ascari e accondiscendenti al potere e allo stato centrale, che non ha mai avuto interesse all’attuazione dell’Autonomia regionale, che i politici siciliani hanno fatto le loro fortune ottenendo tornacontisticamente riconoscimenti e prebende a discapito dell’autonomia della loro terra.
Di tutto questo che è l’esatto contrario del suo ragionamento argomentato su Repubblica e funzionale all’abolizione dello statuto e dell’autonomia siciliana Francesco Merlo se ne faccia una ragione e se vuole bene alla Sicilia non si occupi, più scrivendo a sproposito, dei problemi della nostra regione. Rischierebbe, in tal modo di finire, gettando discredito sulla Sicilia e sui siciliani, con l’essere il migliore alleato di quella “casta con le sarde” come lui l’ha definita che ha tradito lo statuto e l’autonomia siciliana.
L’autonomia e l’identità di un popolo, per far piacere a Monti o chi per lui, non si cancellano con un colpo di spugna o peggio ancora con articoli che definire “pasticci di lasagne” sarebbe ancorché generoso. Articoli strumentali e di basso profilo e come detto all’inizio, funzionali ad un turbocapitalismo finanziario, predatore e corsaro, che come un vortice tutto travolge e risucchia e che sta creando povertà facendo pagare sempre più ai poveri della terra le conseguenze della crisi e che renderà i popoli sempre più impoveriti da burocrazie tecnocratiche e bancocentriche e dominati da una nomenclatura senza anima e senza cuore che governa oggi per conto di un potere invisibile. Un potere, di cui Mario Monti è uno dei più autorevoli interpreti, che per il raggiungimento dei propri obbiettivi, della costituzione di un nuovo ordine europeo e mondiale si ripromette, senza esclusione di colpi, di aggredire e di limitare le sovranità nazionali e annullare di fatto le autonomie regionali.
È un gioco al massacro ormai scoperto al quale i siciliani, nella loro piena capacità di intendere e di volere, si opporranno con tutte le loro forze, per dire no ad preciso e sempre più evidente disegno che intende, annullando le loro identità, le loro sovranità e le loro autonomie, soggiogare ed asservire i popoli ai voleri di una ristretta oligarchia finanziaria nel solco di un nuovo governo e di un nuovo ordine mondiale.
IGNAZIO COPPOLA
15 ottobre 2012
Un articolo vigoroso quello di Ignazio Coppola, una difesa appassionata dell'autonomia siciliana in contrasto con i tanti, troppi personaggi cui sta sulle scatole la libertà istituzionale di cui gode la nostra beneamata Sicilia, tra i quali spicca per il suo essere antimeridionalista e contro quella che lui stesso definisce la sicilianitudine tale Francesco Merlo, giornalista di Repubblica e blogger.
RispondiEliminaDico subito che per me non è titolo di merito scrivere su Repubblica.
Questo figuro, non saprei come altro definirlo, ha scritto qualche giorno fa, nel suo blog, un articolo dal titolo "E ora aboliamo lo statuto speciale della regione siciliana", che è tutto un programma.
Finalmente una voce forte e chiara, quella di Coppola, che senza peli sulla lingua risponde a muso duro alle provocazioni di Merlo, ma anche a quelle di Sunseri e dei loro sodali.
Nell'articolo di Coppola risultano chiarissimi i motivi per cui dobbiamo difendere l'autonomia della nostra regione dal tentativo di ridimensionare le autonomie locali a favore della creazione dello stato unico europeo e, come obiettivo finale, della creazione di un nuovo governo unico mondiale.
Notevoli sono i paragrafi in cui Coppola traccia la storia della nostra autonomia anche con la rievocazione dei grandi uomini politici siciliani che hanno dato lustro all'autonomia della regione siciliana.
Tuttavia mi pare che nella sua appassionata difesa e nel suo evidenziare gli errori contenuti nell'articolo di Merlo ci sia qualcosa che non mi convince. Il fatto è che, noi siciliani, nel difenderci dagli attacchi abbiamo la tendenza ad autoassolverci dalle accuse invece di andare nel merito delle stesse e affrontare anche le colpe che indubbiamente abbiamo.
Cosa dice Merlo, al netto delle inesattezze e di qualche bugia?
Cito qualche passo del suo articolo:
"L’Autonomia ha prodotto un ceto parassitario senza uguali in Europa che non gestisce risorse locali, se non in minima parte, e che lucra per se stesso più dei laziali . Il deputato guadagna tra i 15 e i 20 mila euro netti al mese tra stipendio, diaria, spese per lo svolgimento del mandato e indennità di soggiorno. Il rimborso ai gruppi raggiunge il record di 12 milioni l’anno. E’ una ‘specialità costituzionale’ quella del più ricco Parlamento regionale d’Italia, che costa 170 milioni di euro, due volte più del Lazio e cinque volte più della Lombardia. Lo Statuto speciale trasforma in liquame infruttuoso questo enorme fiume di danaro statale ed europeo, non Nilo che nutre con il suo limes ma fogna a cielo aperto che sporca anche le buone intenzioni e che periodicamente costringe l’Europa a intervenire: meno di un mese fa sono stati bloccati finanziamenti per 90 milioni, e 150 milioni sono stai chiesti indietro , e già nel luglio scorso l’Europa aveva bloccato altri 600 milioni. Ebbene, dal 2007 al 20013 l’Europa ha destinato alla Sicilia un totale di sei miliardi e mezzo di euro che la Regione non riesce a spendere, se non in minima parte."
(CONTINUA)
Allora, o dimostriamo che tutte queste cose sono falsità oppure dobbiamo dare ragione al sig. Merlo.
RispondiEliminaNon possiamo fare gli offesi se non siamo in grado di di mostrare che Queste cifre sono false.
Qualche altra perla dall'articolo di Merlo?
"L’Autonomia, con i suoi superpoteri di controllo capillare del territorio, ha modificato, come dicevamo, anche l’antropologia della casta, che qui non è solo prepotenza e satrapia, è anche mafia, anch’essa speciale, con un eccesso che ha reso per esempio i presidenti umanamente impresentabili, politicamente imbarazzanti, tutti penalmente compromessi, e bisognerebbe metterli in fila, …Drago, Provenzano, Cuffaro, Lombardo"
E ancora: "Il presidente Lombardo guadagna di solo stipendio netto 15mila euro. Aggiungendo indennità e diarie, Lombardo supera di gran lunga Obama. E basti pensare che lady Lombardo, grazie alla Santa Autonomia, ha persino cercato di sanare con una legge ad personam una casa abusiva nella riserva naturale di Ispica, nientemeno."
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Certo, Merlo è antimeridionalista, antisiciliano, ma come si fa ad offendersi se qualcuno ci rinfaccia cose che noi stessi sappiamo e che non siamo riusciti ad evitare?
Allora, al di là di tutti i risentimenti, se possiamo e vogliamo fare qualcosa per la nostra Sicilia, cominciamo a fare di tutto perchè le cose cambino, perchè tutti questi eccessi non si ripetano mai più, perchè nessuno STRONZO antimeridionalista continui ad avere i suoi buoni motivi per rinfacciarci cose di cui dobbiamo vergognarci.
Sicilia, risorgi, vèstiti di umiltà e di legalità, perchè nessuno possa permettersi ancora di svillaneggiarci e di rimproverarci di essere quelli che siamo, perchè noi siamo molto meglio dei nostri politici corrotti che ci hanno fatto questo bel servizio di fronte al mondo intero.
Breve ma estremamente efficace l'articolo e la posizione di Ignazio Coppola.
RispondiEliminaPer quel che mi riguarda , mi trova assolutamente d'accordo sul piano teorico e politico.
Contemporaneamente , assolutamente contrario sul piano pratico e su quello dei risultati prodotti dalla nostra autonomia .
Costituenti a parte ,citati tutti da Coppola, la sicilia non ha mai avuto una classe politica in possesso di autorevolezza morale in grado di cogliere e rappresentare le opportunita' che la ''CONQUISTA'' autonimista offriva ed offre .
Il risultato di tutto questo e' sotto gli occhi di tutti.
Che dire e che fare io francamente non lo so,di certo se dobbiamo continuare ad essere ''SPECIALI'' in senso negativo ,allora e' meglio cercare di tornare ''NORMALI''.
E la nostra autonomia la archiviamo sotto la voce ''OCCASIONI PERDUTE''.
Ma per essere ancora piu' chiaro e netto ,e dovessi scegliere io ed io solo sul che fare , deciderei con tristezza e rammarico di rinunziare alla nostra autonomia.
Cerchiamo di essere se ci riusciamo almeno normali, poi semmai torneremo a parlare d'altro.
E' molto preciso e puntuale l'articolo di Ignazio Coppola e lo condivido pienamente. Chi vuole toglierci l'autonomia ha per caso guardato prima in casa sua (lo Stato centrale intendo)?
RispondiEliminaSe dobbiamo analizzare gli errori e i misfatti mi pare che, fatta la debita proporzione, si dovrebbe togliere all'Italia la sovranità nazionale.
"Sicilia, risorgi, vèstiti di umiltà e di legalità, perché nessuno possa permettersi ancora di svillaneggiarci e di rimproverarci di essere quelli che siamo, perché noi siamo molto meglio dei nostri politici corrotti che ci hanno fatto questo bel servizio di fronte al mondo intero".
RispondiEliminaSento di condividere pienamente queste parole di Nino Pepe scritte a commento dell'articolo di Ignazio Coppola. Un articolo accorato, orgoglioso, che vuole rivendicare le prerogative di un'autonomia, quella siciliana, da tempo sotto un attacco mediatico e politico mai visto prima d'ora. Sottolineo, però, due aspetti della questione. Il primo aspetto è che mi pare ingeneroso, oltre che esagerato, pensare a Mario Monti come al regista vero di tutta questa operazione. Che, invece, va ricondotta a quella che è: una specialità e un'autonomia utilizzata male da una classe politica inadeguata, sconclusionata, colpevole sotto ogni punto di vista.
Il secondo aspetto riguarda il merito della questione. E, per quel che mi riguarda, mi sento di condividere in pieno le argomentazioni di Coppola. Ogni istituzione vale per ciò che è e per come viene utilizzata. Se uomini mediocri vengono incaricati di gestire l’istituzione, teoricamente, più utile al mondo, i risultati non potranno che essere mediocri.
A questo punto, credo, sia più utile aspettare i risultati elettorali del 28 ottobre prossimo. Capiremo, da subito, se “siamo molto meglio dei nostri politici” (come dice Nino Pepe), quale destino avrà l’Autonomia, la Sicilia e se ancora c’è una speranza per questa terra.
Amen
E' vero, chi ci vuol togliere l'autonomia farebbe bene a guardare in casa sua, lo stato centrale, come dice Arena, ma non possiamo rifugiarci nel "mal comune mezzo gaudio", perchè le deficienze e le storture dello stato centrale non fanno diventare virtuosa la nostra regione, se virtuosa non è.
RispondiEliminaCaro Nino,
RispondiEliminanon sono affatto contento che le altre Istituzioni vanno, forse, peggio. Mi riferivo solo al fatto che "U IMMURUTU MENZ'A VIA A SO GOBBA UN SA' TALIA E CI RICI ALL'AUTRI IMMURUTU". Che voglio dire: sicuramente dobbiamo fare pulizia in casa nostra ma gli altri devono pur guardare a casa loro. E per come è stata amministrata l'Italia ci vorrebbe veramente qualcuno che ci tolga la sovranità.
La crisi finanziaria globale del 2008 (mutui sub prime e derivati) , e la successiva del 2010 e tuttora in corso (debito pubblico di tutti i paesi del mondo aumentanto per pagare le banche fallite per la loro speculazione sui prodotti finaziari del 2008 e sul cui debito gli speculatori, come ringranziamento, si accaniscono con la richesta di intereesi insostenibili) hanno distrutto il mondo politico-finanziario come lo abbiamo costruito.
RispondiEliminaAdesso viviamo nella società del "pianeta delle scimmie" (vedi film cult degli anni '70).
La dittatura violenta delle "bestie" sugli ultimi "uomini" veri, ridotti alla schiavitù più umiliante e debole.
Dice bene Coppola, si sta delineando la costruzione più subdola e prepotente di un nuovo ordine mondiale a danno delle sovranità nazionali, figuriamoci di quelle regionali e locali, al fine si soprravivvere e regnare indisturbati meglio di prima.
Ed allora che fare? Dice bene anche Pepe e Volpe, non impicchiamoci al nostro ed altrui Statuti, regionale e statali. Sarebbe inutile, perchè questi fanno parte , ormai , di un vecchio mondo antico in velocissimo declino.
Liberiamoci di questi "vecchi ferri", che i lupi globali hanno imparato ad usare contro di noi.
Impariamo e prepariamoci, come nel film, alla "guerriglia" contro questi nuovi "dominatori" e "complici", usando le armi della nostra intelligenza, e soprattutto quella di dire no o si su ogni aspetto della nostra vita.
L'umanità, volente o nolente, è soggetta alla legge del progresso universale e pertanto nel secolo ventunesimo, nelle cosiddette nazioni civili, diciamo nella civiltà occidentale, non è più concepibile l'instaurazione di governi dittatoriali.
RispondiEliminaSarebbe una cosa folle solo pensarlo, quando questa stessa civiltà occidentale cerca, a torto (molto) o a ragione (poca) di esportare la democrazia in paesi meno evoluti se non addirittura medievali.
Però, detto francamente, la situazione politica attuale, cento anni fa avrebbe sicuramente portato ad un regime tirannico, cosa comunque verificatasi col fascismo.
Guardando un pò in giro stiamo anche vedendo come i popoli continuano a ribellarsi quando lo stato toglie loro il pane dalla bocca. In Grecia abbiamo continuamente le piazze piene di dimostranti, in Spagna sta succedendo la stessa cosa, in Italia, appena il popolo avrà finito di consumare i propri risparmi a causa di questo stato famelico e corrotto, succederà la stessa cosa. Non voglio dire che prenderanno i governanti e li butteranno dai balconi dei palazzi governativi, ma potremo essere molto vicini ad una vera rivoluzione cruenta, alla faccia del progresso universale.
SCUSATEMI SE STO OCCUPANDO TUTTO QUESTO SPAZIO.
RispondiEliminaHo letto una notizia sconcertante, e mi permetto di citare per intero l'articolo di Domenico Ferrara pubblicato poco fa, alle ore 30,37 nel sito de "IL GIORNALE".
Sicilia, la Regione arruola 209 consulenti
La Regione arruola 209 consulenti: 200 euro al giorno per valutare i progetti finanziati dall'Ue. Motivo? "Personale sottodimensionato". Con 20mila dipendenti...
Melius abundare quam deficere, dicevano i latini.
Ma pare che l'adagio sia pronunciato (e soprattutto praticato) anche dai siciliani. Precisamente quelli della Regione. Che ogni qualvolta si presenta un nuovo incarico o un nuovo progetto preferiscono assumere o arruolare personale e consulenti piuttosto che fare di necessità virtù.
Che poi, con un esercito di dipendenti a disposizione, si tratterebbe più di fare di virtù necessità. Ma meglio abbondare che scarseggiare, dicevamo. E così, ecco che il dipartimento dell'Istruzione e della Formazione di Palazzo d'Orleans ha pensato bene di "arruolare" 209 consulenti esterni per "la selezione delle proposte progettuali in materia di istruzione, formazione, lavoro ed inclusione sociale".
In sostanza, questo nuove esercito di esperti dovrà occuparsi della valutazione dei progetti finanziati con le risorse dell'Unione europea, in particolare quelli relativi al Fondo sociale europeo (Fse). Un lavoro che verrà svolto in un numero imprecisato di sedute così come imprecisate sono le giornate necessarie. L'unica cosa scritta nero su bianco sul testo è la durata minima di quattro ore per un compenso giornaliero di 200 euro lordi, che diventa di 250 euro lordi se lo scrutinante risiede a più di 250 km dalla sede di svolgimento dell'incarico.
Insomma, se la matematica non è un'opinione, si parla di una spesa minima complessiva per la Regione Siciliana (e quindi per i contribuenti) di 41.800 euro. Ma difficilmente i consulenti lavoreranno solo un giorno e solo quattro ore. E quindi la spesa rischierà di lievitare.
A far sì che la vicenda assuma contorni parossistici e surreali, ci si mette poi la motivazione del decreto firmato da Ludovico Albert, capo del Dipartimento: "Considerato che il personale amministrativo regionale in dotazione risulta sottodimensionato rispetto alle esigenze...". Con 20.288 unità (di cui 17.218 a tempo indeterminato e 3.070 con contratti a termine, senza contare 1800 dirigenti), di sottodimensionato c'è solo il buon senso.
Se tutto ciò non bastasse, ecco che, leggendo il decreto, si nota come la "long list" sia collegata a un primo provvedimento del 2011 dove però i valutatori erano 190. Insomma, nel giro di un anno, la Regione Siciliana è corsa ai ripari. E ha arruolato altri 19 valutatori per assolvere alla dispendiosa valutazione dei progetti volti a far crescere l'occupazione in Sicilia. Al momento però a crescere sono solo le spese della Regione Siciliana.
Domenico Ferrara - Mar, 16/10/2012 - 20:37
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Ogni commento mi sembra superfluo di fronte a questa incredibile vicenda, mentre noi stiamo cercando di difendere la nostra Sicilia dagli attacchi degli antimeridionalisti.
Ma cosa vogliamo difendere? Ma che vadano tutti quanti a farsi fottere. Mi dispiace soltanto per il tempo che perdo occupandomi di queste cose, mentre potrei trascorrere in maniera molto più divertente il mio tempo libero.