Il nostro Giangiuseppe Gattuso, insieme al professor Gallo Mazzeo, interpretando le riflessioni e gli umori dei ‘bloggers’ di “PoliticaPrima”, ha cercato di sintetizzare i temi e problemi che agitano il “dietro le quinte” della prossima ‘kermesse’ elettorale regionale siciliana, in alcune domande che verranno sottoposte ai vari candidati. (clicca per visualizzare)
È ovvio che nessuno di questi ha l'obbligo di rispondere, ma se ciò dovesse avvenire, non sarebbe certamente un buon segno per l'aspirante alla scranna che compisse questo gesto di supponenza civile, prima che politica.
È probabile che le domande non siano tutte quelle che potevano essere poste, e forse ne mancheranno di significative; ma ciò sarebbe avvenuto quand'anche queste fossero state totalmente altre. In effetti non basterebbe un volume, anche spesso, per rappresentare i nodi che stringono mortalmente la nostra civiltà, l'economia, la società, e quindi anche la politica.
Senza avere assolutamente la pretesa di modificare o integrare il documento ‘de quo’, mi permetto di esprimere alcune considerazioni su temi che nel predetto documento sono solamente accennati, poiché argomenti sui quali ritengo, nella mia intensa vita professionale e personale, di aver maturato qualche competenza e convincimenti precisi.
Come prima cosa (e non certamente per prospettare un ‘Cicero pro domo sua’) vorrei spendere qualche parola sul tema delle consulenze prestate da professionisti alla Pubblica Amministrazione. Questo, infatti, sembra essere divenuto l'argomento dal quale non si può prescindere; tutti i candidati infatti praticano adesso un “Dagli all'untore!"
Io sono stato nominato parecchie volte consulente di Assessori regionali, e Presidenti. In materia, soprattutto, di piccola e media impresa e di sociale. Avevo, ritengo, tutte le prerogative necessarie per esercitare quella funzione, e non mi pare che la mia presenza sia stata superflua. È opportuno, forse, che specifichi che ho ricevuto incarichi da amministratori, che politicamente appartenevano alle più diverse formazioni, dalla destra alla sinistra.
Io non credo (adesso che non esercito più) che la figura del consulente, quando non è nominata strumentalmente, sia un'invenzione pleonastica. Lo è proprio quando - come in tante altre materie del resto - l'incarico viene conferito per motivi diversi dalle esigenze dell'amministrazione e dalla competenza del singolo. Ho voluto parlare di questo tema perché mi sembra abbastanza significativo rispetto alla nostra abitudine di "fare di tutte le erbe un fascio", generalizzando e accodandoci alla colonna di chi protesta, qualche volta a ragione, qualche altra solo per far parte del gruppo.
Andando, adesso, agli argomenti che, in generale, mi appaiono trascurati nei programmi e nelle manifestazioni pubbliche nelle quali i candidati interloquiscono con pubblico e giornalisti, magari perché ritengono che si tratti di argomenti di tono minore che forse avrebbero minor "presa" sui potenziali elettori, desidero sottoporre all'attenzione dei lettori il settore dell'artigianato.
Chissà perché nel nostro immaginario l'artigiano è rimasto un po’ quella figura, un po' romantica, un po' dimessa, sempre presente nei nostri amati film in bianco e nero del dopoguerra. Mal vestito, sempre a corto di soldi, arruffone. Chi ha avuto l'opportunità, tra noi, di visitare l'America, magari non soltanto per un paio di giorni, e magari non soltanto a New York, con molta probabilità si è reso conto che, per questo aspetto, gli Stati Uniti sono davvero un Paese eccezionale. L'artigiano in quel luogo studia, si forma, pratica presso botteghe avviate, e, infine, tende a realizzare una propria impresa. Un bel magazzino ordinato, pulito, con una vetrina ben organizzata dove vende i prodotti legati alla sua attività. In genere ha dei collaboratori, un buon commercialista, e - cosa ben più importante - non è visto né si sente un "figlio di un Dio minore"! Immancabilmente, durante il weekend, allontana il pensiero dal lavoro, e fa una "full immersion" nella famiglia e gli ‘hobbies’.
Nessuno si meraviglia di vederlo giocare sui campi di golf insieme a rinomati professionisti, darsi del tu ed andare a cena con loro. E’, ammettiamolo, una visione della vita diversa dalla nostra, molto diversa. Noi, con la nostra storia, tutta l'arte ed il background umanistico, pensiamo ancora in termini di classe, non legata all'intelligenza, alla sensibilità e dalla fantasia (oltre che alla capacità di lavorare e possibilmente anche, esprimersi nel sociale); essi, al contrario, sono davvero meritocratici, e, pur con i loro limiti, hanno fatto del rispetto reciproco e della condivisione, un valore praticato, che, nei momenti difficili come quello attuale, li aiuta a sentirsi meno soli... e questo non è poco!
Penso al turismo, sul quale si è detto di tutto... ma si è fatto davvero ben poco. Lo sforzo, Infatti, non deve essere soltanto quello di cercar di aumentare la commercializzazione, ma di studiare per cogliere quali debbano essere gli elementi di maggiore attrattività affinché una migliore commercializzazione presso i Paesi esteri sia possibile. Non basta formare superficialmente il personale; occorre istituzionalizzare stage formativi in giro per il paese, e, per alcune figure professionali, all'estero. Occorre non pensare ai singoli posti di lavoro, ma ragionare per team, insiemi organizzati che offrano all'utente un valore aggiunto, e, che, soprattutto, mostrino una sensazione di compattezza, di affiatamento professionale.
Ciò vale anche per i Beni Culturali e per i beni architettonici. in ogni ambito è indispensabile allestire dei gruppi di pensiero e di ricerca che prefigurino gli scenari futuri; che della innovazione e della ricerca, facciano il loro Vangelo. È sempre la nostra cultura stantia e fumosa che ci impedisce di coniugare l'artigianato, il turismo, i Beni Culturali con l'alta tecnologia, per esempio.
Potrei fare molti altri esempi ma preferisco fermarmi. Vorrei infatti che quelli già fatti fossero considerati non per le singole valenze, ma come discorsi paradigmatici, come schemi da seguire; da introiettare fino al punto da far divenire, a propria volta, noi tutti, diffusori ed esegeti.
In conclusione, desidero affermare un concetto che ritengo che ai più sfugga; e cioè che, mentre riteniamo di stare vivendo il presente, in realtà siamo mentalmente ancora nel passato. E tutto ciò quando attorno a noi non solo si prepara, ma è già futuro!
SALVO GERACI
19 settembre 2012
Caro Salvo,
RispondiEliminacome al solito la Tua chiarezza ci illumina e ci costringe, piacevolmente, a riflettere con i piedi ben piantati in terra. Beni Culturali, Turismo, Agricoltura messi insieme, in un unico progetto, darebbero sicuramente ricchezza alla nostra martoriata terra. Turismo per visitare i nostri splendidi Beni Culturali, Turismo per visitare il nostro splendido Mare, Turismo per visitare la nostra meravigliosa Terra. La Sicilia non è terra di industrie metalmeccaniche, chimiche e similari. La Sicilia ha tanto da dare: Sole, Mare e buona Terra da coltivare (una volta era il granaio d'Italia); chissà quanti posti di lavoro VERI.
Io ho una modesta esperienza in questi settori e affermo che se oppurtanamente sfruttati darebbero, finalmente, la vera AUTONOMIA alla Sicilia.
Purtroppo l'artigianato è boicottato dal consumismo, preferiamo prodotti industriali magari usa e getta forse perchè la moda ogni giorno ci propone qualcosa di nuovo e quindi il prodotto artigianale, che sicuramente costa un pò di più ma è molto più durevole, non va più bene e allora niente più artigiani.
Sono d'accordo con Te, e propongo di mandare una lettera a TUTTI i candidati a Presidente chiedendo se nel programma, dei cosidetti primi 100 giorni, hanno già inserito qualcosa in merito o che cosa intendono fare per questi argomenti.
Sospesi tra passato e futuro...ma per ora impiccati e strangolati dal presente. Le riflessioni del nostro presidente sempre concrete e pertinenti. Speriamo che le sue parole siano ascoltate da qualcuno che si accinge a gestire la cosa pubblica e che non sia la solita predica nel deserto.
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