di Mariapia Labita - Ho letto in questi giorni di un Sindaco, Gino Di Bartolomeo, sindaco di Campobasso, che avrebbe avuto l’ardire di applicare la LEGGE sulla sicurezza nelle scuole.(Il Giornale del Molise).
La nuova legge in materia di Sicurezza non prevede, come quella precedente, la possibilità di deroghe. In passato le scuole anche se non erano a norma potevano ugualmente aprire i cancelli e accogliere la popolazione scolastica (o vogliamo chiamarla “utenza”…)
Ebbene, il Sindaco di Campobasso a quanto pare ha deciso di APPLICARE UNA LEGGE!
Roba da non crederci in una Italia dove tutti fanno quello che gli passa per la testa in barba alle leggi!
Nell’articolo si dice che la “Questione è delicata e gli sviluppi non sono ancora certi”.
Io sono una maestra precaria palermitana. Ho lottato dal 2007 ad oggi partecipando a innumerevoli iniziative, sono stata seduta a tavoli politici e tecnici, negli assessorati e nelle Prefetture. Ho urlato con microfoni e megafoni in ogni strada di Palermo parlando della Scuola siciliana e dei posti di lavoro che ci sono stati ingiustamente tolti. Ho protestato davanti al Ministero dell’Istruzione a Roma dove, anche in questi giorni, coraggiosi colleghi continuano la protesta di noi tutti.
Forse, mi chiedo, sarebbe ora che la gente comune si svegliasse dallo stato di torpore in cui è. Mi chiedo come sia possibile che in un Paese civile, quando si parla di scuola, sembra che la cosa non riguardi nessuno!
Dentro le scuole vivono i nostri figli ed i nostri nipotini.
Mi domando però quanto essi ci stiano davvero a cuore dal momento in cui non ci interessiamo della loro sicurezza.
Spesso ho insegnato dentro aule (parlo anche di aule delle migliori scuole di Palermo) dove c’erano e ci sono prese della luce poco affidabili, banchi del dopoguerra, rotti e pericolosi, sedie buone per la rottamazione, nessuna porta antipanico, armadi collocati in zone dove costituiscono un pericolo per una eventuale emergenza. E dire che l’emergenza l’abbiamo avuta a Palermo con il terremoto!
In queste stesse aule che mi hanno visto docente temporanea (solo per 1 anno come di solito avviene per i precari) troppi alunni stipati come polli… neanche lo spazio per gli zaini. L’aula quindi diventa luogo invivibile, un posto dove si soffre. Per questo i bambini si stancano e non perché ci sarebbe il tempo scuola troppo lungo! Sono solamente TROPPI tutti in una classe. Questo è uno dei tanti motivi per cui qui da noi non riesce ad attecchire un tempo più lungo rispetto alle scuole del NORD. Questo è uno dei motivi per cui i maestri arrivano distrutti alla fine dell’anno scolastico. Come conseguenza abbiamo il proliferare delle scuole private. I bambini escono da una scuola e vengono portati in un’altra scuola dove pranzano, fanno i compiti e giocano.
Chiaramente chi ne paga le spese è quella famiglia che NON può permettersi un tale lusso.
Chiaramente chi ne paga le spese è quella DONNA che non può andare a lavorare perché non può permetterselo.
Eh sì…, perché di lavoro ce n’è proprio poco e … a conti fatti, se il lavoro non è ben pagato, ti conviene che rimani a casa a far la casalinga invece di lavorare per pagare la retta della scuola.
Io credo che questo Governo, investendo sulla scuola, potrebbe far ripartire l’economia, il lavoro di ogni genere e tipo.
Rivedremmo aprire i piccoli negozi che abbiamo ahimè visto chiudere a rotazione continua.
Rivedremmo la gente con una luce diversa negli occhi, la luce della speranza nel futuro.
Rivedremmo tornare sui visi dei nostri giovani quel sorriso di chi si affaccia ad una vita adulta tutta da costruire e da scoprire.
E allora… ripartiamo dalla Sicurezza nelle scuole per una scuola migliore.
Tu che stai leggendo in questo momento ti chiederai cosa puoi fare per consentire questo miglioramento.
Semplice… quando accompagni tuo figlio a scuola… assicurati che sia sicura, chiedi informazioni, se necessario metti nero su bianco. Promuovi assemblee per confrontarti con gli altri genitori e discutine con gli insegnanti e soprattutto con la persona che si occupa della Sicurezza di quella scuola.
Non sarà una perdita di TEMPO… perché, in quel momento, stai dimostrando che hai amore per tuo figlio e desideri per lui non solo la merenda migliore, non solo lo zaino più bello o le scarpette più alla moda (tutto importante anche questo, non critico!) ma desideri per LUI o LEI la SCUOLA che saprà accompagnarli ad una vita migliore.
Mariapia Labita (facebook)
15 settembre 2012
P.S.Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Mariapia Labita, insegnante precaria di Palermo, che svolge da anni un’intensa attività sindacale per una scuola più efficiente e più sicura. Le sue battaglie, nelle piazze e nelle strade di città come Palermo e Roma, la vedono impegnata in tante iniziative e manifestazioni meritorie.
Inizia con questo interessante argomento la sua collaborazione con PoliticaPrima.
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l'indifferenza che le istituzioni mostrano di fronte alle problematiche della scuola pubblica è agghiacciante. Quella che dovrebbe essere la "palestra" per affrontare il mondo, insieme e forse prima della famiglia il primo pilastro della comunità, è purtroppo un qualcosa di anacronistico ed estraneo alla egemone cultura del mercato-profitto-consumo. E dispiace soprattutto vedere la gente che in questo mondo lavora e lotta, lasciata quasi del tutto priva di tutela ed in balia del mostro del precariato a lungo termine. Complimenti per l'articolo
RispondiEliminaÈ un vero grido di dolore quello che lancia la signora Labita , dolore e rabbia , ma non di rassegnazione .
RispondiEliminaA me, lo ribadisco , queste questioni fondamentali per la vita di tutti noi, dei nostri figli e della nostra società, o il popolo le affronta complessivamente come una unica questione di giustizia sociale, mettendo insieme tutti i mondi del lavoro e tutte le generazioni in quella che deve essere una presa di coscienza di una maggioranza debole e divisa succube di una minoranza coesa, arrogante ed insaziabile o queste singole lotte si perderanno una dopo l'altra.
Volendo affrontare invece il tema della scuola e delle università , io non riesco davvero a capire il perché i poveri debbano sovvenzionare le scuole e le università private per i ricchi.
condivido le considerazioni della prof. Labita.
EliminaMi riportano alle battaglie da me intraprese quando mi occupavo di pubblica istruzione.
Da assessore iniziai a girare per le scuole della citta' e della provincia di Palermo.
Cio' determino' stupore nei dirigenti scolastici e nei docenti.
Sembra che le visite dell'esecutivo siano state rare.
Le principali carenze erano strutturali con servizi complessivi inesistenti o quasi.
Buttandola in politica credo che il disinteresse per il miglioramento della persona inizi proprio dalla scarsa attenzione per il diritto allo studio.La sicurezza dei luoghi di lavoro e' inesistente nella maggior parte degli istituti; vie di fuga e piani di emergenza sono carenti.
Mandiamo la parte sana della societa' (bambini e adolescenti) in luoghi malsani e insicuri.
Le autorita' preposte al controllo dono pronte giustamente a sanzionare la salumeria che non ha i frigoriferi a norma con rischi per la nutrizione corporale.
Del diritto a nutrirsi e a formarsi culturalmente e professionalmente non ci si cura adeguatamente.
Ogni scuola pubblicizza i propri POF (piani di offerta formativa), ma non possono pubblicizzare le proprie palestre, biblioteche, servizi per disabili etc etc.
Spero cha politicaprima continui a discutere su questo tema.
Eppure le risorse per il diritto allo
Dice bene Mariapia Labita,il problema della scuola non viene affrontato come dovrebbe. Non c'è reazione da parte dei giovani come da parte dei genitori. Migliaia di insegnanti precari, senza certezze e trattati male. Le scuole senza fondi e in condizioni pietose (molte). Il personale non insegnante insufficiente mentre i comuni sono pieni di gente che non hanno cosa fare. I nostri ragazzi che dovrebbero essere al centro dell'attenzione si ritrovano invece con un sistema scolastico sempre più in difficoltà. Brava Mariapia, complimenti per quello che fai e per la passione che metti. Vedrai, è difficile, ma le cose cambieranno. Dovranno cambiare. Buon lavoro!
RispondiEliminaAnch'io do il benvenuto all'insegnante Labita. La sua denuncia sulla sicurezza nelle scuole trova da noi accoglienza e sensibilità. Il suo accorato appello sulle carenze, deficienze ed abbandono della scuola pubblica a favore di quella privata, avendo io fatto solo scuole pubbliche, mi trova fortemente solidale con la denuncia dell'autrice dell'articolo. Ormai io sono nonno e potrei dire che il problema riguarda i miei figli e nipoti. Ma non è cosi, perchè ricordo bene quando eravamo poveri e non potevamo permetterci neanche il grembiulino e i libri li legavamo con lo spago. Ma ciò nonostante la scuola pubblica mi ha consentito di conseguire uno straccio di laurea in medicina. Perciò forza sigra Labita.
RispondiEliminaLa messa in sicurezza nelle scuole è pari al problema di quanti alunni ci sono per ogni classe 30 ! 30 ! 30 ! e non si può dare a 30 alunni la giusta cura per fargli capire cosa sia il senso civico e la cutlura l'ARTE!...creeremo dei cloni superficiali e consumisti. BjM
RispondiEliminaUna volta, si diceva:"l'abito non fa il monaco". E si dice ancora. Io,paradossalmente, ribatto:"l'abito è il monaco". Per tutto, l'immagine è importante e chi dice di no, non sa di che cosa parla, rifugiandosi in un sostanzialismo che genera solo confusioni e mostri. Pensate ad un medico che vesta come un becchino e un becchino, che vesta da medico: Essere e apparire devono essere la stessa cosa, altrimenti è la babele, è il caos. Condivido tutte le cose dette dalla maestra Labita e da tutti gli altri intervenuti, sul suo testo, per cui non voglio ripetermi e passando davanti ad un liceo classico della zona Strasburgo, sepolto da cartacce di tutti i tipi, di gente che pubblicizza le cose più sconclusionate, lo eleggo a metafora di tutta la scuola palermitana e siciliana e dico: i candidati "esposti" a Cefalù, hanno qualche cosa da rispondere o da proporre? Io non credo. Purtroppo!FGM
RispondiEliminaLa sicurezza a scuola oppure la scuole sicure o anche edifici scolastici a norma di sicurezza secondo le leggi attuali, sono concetti che stentano ad entrare nel sentire comune, nel nostro vivere quotidiano.
RispondiEliminaDi tutto si parla e si straparla, i giornali sono pieni di notizie sulla politica, di cronaca nera o di notizie sportive ma su questi temi tutto tace.
Sembra che la sicurezza degli studenti non interessi a nessuno e meno che meno ai nostri politici.
Il tema diventa di stretta attualità, ma solo per qualche giorno, quando succede qualche tragedia.
La verità che le scuole italiane (parlo degli edifici scolastici) sono, con qualche eccezione, le stesse da più di 50 anni.
La differenza è che 50 anni fa questi edifici erano in condizioni migliori di quanto non lo siano adesso, e in quel periodo le norme di sicurezza erano quelle che erano, e quegli edifici andavano bene.
Adesso non è più così e improvvisamente, stando alle leggi attuali, si è scoperto che la maggior parte degli edifici adibiti a scuole non è a norma di sicurezza.
Per lo stato italiano si tratta di un problema quasi irrisolvibile, infatti si tratta di adeguare al più presto un numero spropositato (migliaia) di scuole non a norma e io non credo che, dato l'alto costo di questa operazione, in questo periodo di crisi ci sarà un governo che prenderà provvedimenti seri; quindi si andrà avanti a tamponare i casi di pericolo maggiore spostando la soluzione degli altri casi alle calende greche.
Tutto ciò a prescindere da tutti gli altri motivi di lamentele, come "migliaia di insegnanti precari, senza certezze e trattati male e il personale non insegnante insufficiente mentre i comuni sono pieni di gente che non hanno cosa fare, come ben detto da Giangiuseppe Gattuso.
Il tema è di capitale importanza, perchè investe la sicurezza delle giovani generazioni, quelle che andranno a costituire l'Italia di domani.
Occorre che il futuro governo faccia di questo tema una delle priorità nello sforzo di tirare fuori lItalia dalle difficoltà in cui versa in questo periodo.
Un complimento a Mariapia Labita per aver posto alla nostra attenzione un argomento così importante.