di Felice Ajello - Riprendo una notizia letta su Livesicilia che riporto di seguito: Il prof. perseguita la moglie: Scatta l'imputazione coatta.
L'insegnante non si era rassegnato all'idea di stare lontano dall'ex moglie. Si è trasformato in uno stalker e per la donna è iniziato un incubo. Il giudice per le indagini preliminari Riccardo Ricciardi ha respinto la richiesta di archiviazione e ha ordinato al pubblico ministero di formulare il capo di imputazione, dando ragione alla donna che si è costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Maurizio Di Marco. I primi segnali di sofferenza sono datati 2009. La separazione era stata appena decisa. Il professore di una scuola superiore palermitana piombava in casa della donna con la scusa di ritirare qualche effetto personale. Ed invece sarebbe diventato morboso e aggressivo.
Al rifiuto di ogni contatto volavano via parole grosse e insulti. Poi, sono iniziati i pedinamenti e gli appostamenti sotto casa. La vittima è stata costretta a cambiare abitazione, ospite di parenti e amici, pur di non dare punti di riferimento all'ex marito. Che ha continuato la sua snervante azione di disturbo. Fin quando alla vittima non sono crollati i nervi. “Le condotte persecutorie hanno aggravato la situazione psicologica della donna - spiega l'avvocato Di Marco -, causando un forte disagio della personalità. Lo stato d'ansia ha reso necessari l'assunzione di psicofarmaci e il ricorso alle cure di uno psicologo”.
La conferenza di Ginevra del 25 GIUGNO 2012 - 20° SESSIONE DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI è stata premonitrice? “Purtroppo, la maggioranza delle manifestazioni di violenza non sono denunciate perché vivono in una contesto culturale maschilista dove la violenza in casa non è sempre percepita come un crimine; dove le vittime sono economicamente dipendenti dai responsabili della violenza; e persiste la percezione che le risposte fornite dallo Stato non sono appropriate e di protezione”. Parole di Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite, sul Rapporto sullo stato della violenza contro le donne in Italia.
Nel suo resoconto infatti sottolinea 'la responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza' e, 'analizza l’impunità e l’aspetto della violenza istituzionale in merito agli omicidi di donne (femminicidio) causati da azioni o omissioni dello Stato'.
E’ un vero e proprio richiamo quello che il Consiglio per i diritti umani fa al governo italiano sollecitandolo a mettere il problema della violenza sulle donne all’ordine del giorno della politica nazionale. L’allarme che lancia non lascia dubbi: "La violenza contro le donne rimane un problema significativo in Italia».
La notizia che riguarda Palermo e gli innumerevoli casi di violenze e femminicidi avvenuti in Italia, sono una conferma di ciò che la conferenza di Ginevra aveva sancito in maniera fredda e tagliente.
Le donne rimangono sole ad affrontare problemi così grandi, da non essere capaci di reagire, l’isolamento che si crea attorno a chi subisce violenza è il vero crimine. Tra l’altro l’estrema lungaggine delle procedure penali e la scarsa sensibilità nell’accertamento dei fatti porta spesso la vittima a vivere nel più totale isolamento, nella vergogna e nel terrore delle ripetute violenze.
Violenze, non soltanto materiali, quali le percosse, ma quelle psicologiche con cui lo stolker vessa la propria vittima. Gli ultimi studi di psicologia (2008) dicono che fa parte della personalità dello stolker percepirsi come la “sola vittima” per essere stata umiliata e non accetta la fine di una relazione attuando comportamenti che tendono a giustificarlo socialmente, alternando atteggiamenti remissivi agli occhi della società, ma quando è convinto di non essere visto i suoi comportamenti diventano violenti e rabbiosi.
Nel caso in questione mi domando come mai nelle fase delle indagini gli organi di polizia preposti all’accertamento dei fatti non siano intervenuti tempestivamente e ne abbiano addirittura proposto l’archiviazione.
Soltanto grazie ad un giudice coscienzioso, che ha letto approfonditamente gli atti, la signora perseguitata potrà sperare in un giusto riconoscimento per i torti subiti.
Tra le tante cose che non funzionano per colpe non direttamente attribuibili ai singoli, quale la crisi del sistema dei partiti, la crisi economica, ecc. questo aspetto rappresenta un triste retaggio maschilista che vede la donna ancora oggi considerata come oggetto per cui la violenza non viene percepita come un crimine.
Felice Ajello
09 luglio 2012
La violenza contro le donne è un segno inequivocabile, un vero e proprio "marker" di quella che è la civiltà di un popolo. Più grande, diffusa, tollerata e incoraggiata è, più la società che la esprime è arretrata, tribale, medievale.
RispondiEliminaSe facciamo un giro d'orizzonte su quello che succede nel mondo riguardo questa problematica, ai primi posti per inciviltà, per primitività di costumi e condizioni di vita, troviamo quel gruppo tribale che corrisponde ai cosiddetti TALEBANI, l'espressione di quando ancora l'umanità debba tribolare per arrivare ad un livello di vita e dignitoso.
In Afghanistan, Bibi Aisha aveva 12 anni quando si è sposata e il marito l’ha picchiata sin dal primo giorno. Quando ha provato a fuggire, il marito TALEBANO, assieme ad altri uomini, l’ha portata sulle montagne e le ha tagliato il naso, le orecchie e i capelli.
Questi talebani, oltre alle mutilazioni al viso delle loro donne, sono arrivati perfino ad avvelenare l'acqua nelle scuole femminili afghane, perchè alle donne, oltre che istruirsi è vietato anche andare a lavorare.
Mi pare che più in basso di così non si possa andare, anche se al peggio non c'è fine.
Non starò quì ad elencare le nefandezze di questi invicili e fanatici, ma occorre dire che anche in altri luoghi, ad esempio, in Arabia Saudita, ancora le donne sono molto discriminate.
A neanche due giorni dall'annuncio di re Abdallah sul diritto di voto (locale), le limitazioni alla libertà femminile si inaspriscono. E' stata condannata a dieci frustate una ragazza fermata al volante lo scorso luglio. Un'altra arrestata perché era in auto nel centro di Riad.
Mi duole dirlo, ma aveva ragione Berlusconi quando ha detto pubblicamente che la nostra è una civiltà superiore alla loro. Certo, poi loro si sono incazzati, hanno fatto un putiferio e il Berlusca è stato costretto a rettificare.
Non voglio in questa sede allungare questo discorso, ma sono sicuro della mia prima osservazione.
In Italia, come negli altri paesi "occidentali" il fenomeno della violenza sulle donne è endemico, e mai risolto. Certo, le motivazioni, rispetto a quello che succede nei paesi che odiano le donne (afghanistan, Congo, pakistan, india, somalia, ecc.) dalle nostre parti sono di ordine spesso psicologico. Lui non accetta di essere stato "posato" da lei, magari si sente ancora legato a lei e comincia un'opera di persecuzione spesso violenta.
Basterebbe ragionare un pò, con mente serena, e i problemi potrebbero risolversi.
Insomma, quando l'amore non c'è più, non c'è niente da fare, non puoi farlo ritornare, meno che meno con la violenza; tutto quello che farai ti allontanerà sempre più da lei.
Il problema è che in questi casi non si ragiona, anzi la ragione viene sotterrata da comportamenti che, riveduti e corretti, ricordano proprio quelli dei talebani.
Ecco, nello stolker, gratta gratta, viene fuori il talebano.
Io penso che questo problema esiste da sempre, anzi non credo affatto che prima la situazione fosse migliore, soltanto che adesso se ne parla, i giornali riportano le notizie e, fortunatamente, si sono create le condizioni che hanno portato all'emanazione di una legge anti stalking e, perchè no, alla 20' sessione del consiglio dei diritti umani di Ginevra.
Io comunque sono dell'idea che questa piaga non sarà sconfitta se non fra qualche generazione, sempre che l'umanità proceda speditamente verso l'abbattimento di tutto quello che impedisce il pieno godimento di tutti i diritti umani.
La violenza sulle donne non è un problema solo italiano, ma riguardo tutti i popoli e da sempre. Due estati fa ho letto la trilogia di "millennium", dello giallista Stieg Larsonn prematuramente scomparso. Il primo di questi romanzi si intitolava "Gli uomini che odiano le donne". Con la scusa di scrivere un "giallo" l'autore descrive la società svedese scandinava di cui era un espertissimo conoscitore sociale e politico. Ebbene sotto la candida neve le turpidini ivi commesse sono raccapriccianti. Quindi, tutto il mondo è paese.
RispondiEliminaPersonalmente penso che la questione è insolubile perchè appartiene alla sfera degli istinti naturali, direi "animali", dentro la psicologia differente dei due "poli" dell'umanità: il maschile e il femminino. Alle reciproche "provocazioni" la donna risponde con la "lingua tagliente", l'uomo risponde (ed è questo che forse l'unica cosa che possiamo culturalmente debellare) con la sua prevalente forza fisica.
Scusate la battuta dissacrante, spero che l'afa estiva mi sia di giustificazione, ma credo che la "lotta" uomo-donna sia nata subito dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre. Penso che, tra le mura domestiche, tra Adamo ed Eva dovevano volare parole grosse per quanto era accaduto.
L'argomento è così "tribale" che, permettetemi, una goccia, non di più, di ironia forse ci può aiutare ad uscire fuori da questo "eterno conflitto".
Nessuno di noi può ritenersi esente da responsabilità sol perché è un problema molto diffuso. Né tantomeno se è un "mal comune mezzo gaudio". No No. E nemmeno sapere che i talebani, i musulmani, gli indiani e via dicendo fanno di peggio. O, ancora, che "è un problema che nasce con Adamo ed Eva" e che ci vuole molto tempo per cambiare certe connotazioni culturali.
RispondiEliminaA questo punto, invece, giova ricordare che proprio in Italia, solo nel 1981 (esattamente meno di 31 anni fa) con la legge n° 442 del 5 agosto venne abolito l’art. 587 del Codice Penale: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”.
UN TESTO VERGOGNOSO.
Attilio Bolzoni, su La Repubblica del 25 marzo 2006, così ricorda ciò che succedeva nei processi fino all’ultimo riconoscimento di “delitto d’onore” avvenuto a marzo del 1981. “Finivano sempre con grandi applausi quei processi in Corte di Assise. In aula si scatenava il putiferio, i parenti e gli amici stavano lì in adorazione dell´imputato. Era un esempio per tutti, un vero uomo”.
E sono decine gli omicidi (quasi esclusivamente al femminile) rimasti impuniti in nome di quell’articolo del codice penale.
Il problema, quindi, è di una gravità enorme. Un Paese civile, moderno, laico, democratico, non può permettere un fenomeno così diffuso che conta già oltre 60 (sessanta) femminicidi in questa prima metà del 2012. Sono stati 127 nel 2010 e 137 nel 2011. È inconcepibile e merita una risposta forte, coraggiosa, urgente senza se e senza ma. Vanno attuate tutte le iniziative possibili, per estirpare questa piaga, attraverso i necessari interventi legislativi, insieme ad una mobilitazione che coinvolga i cittadini (e gli uomini in particolare) per cercare forme e parole nuove capaci di porre fine a questa indicibile crudeltà.
PoliticaPrima, pertanto, parteciperà alle battaglie sociali per debellare questo “fenomeno” disumano, con articoli, commenti e con la firma della Petizione pubblica MAI PIU' COMPLICI (http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2012N24060), per un’Italia che si distingua per come sceglie di combattere la violenza contro le donne e non per l’inerzia con la quale, tacendo, sceglie di assecondarla.
Aspettiamo altri interventi degli amici di PoliticaPrima ed in particolare delle donne che, hanno dimostrato, con i loro interventi, una capacità e una sensibilità notevole verso le problematiche sociali di questo Paese.
Una breve ulteriore precisazione personale.
RispondiEliminaPremessso che nessun uomo civile che si ritenga tale e tale voglia essere riconosciuto non può che condannare questa manifestazione di violenza tra le più abominevoli della malvagità "maschile", credo che debellare questo fenomeno sociale è davvero, purtroppo, impresa ardua. Pur non di meno la guardia e la lotta non và mai abbassata neanche per un momento, nè per rassegnazione.
Il senso del mio breve commento precedente, magari troppo frettoloso per la serietà dell'argomento, voleva sottindere che mentre la reazione legislativa e giudiziaria , ben rappresentata da Giangiuseppe, è l'argine e lo strumento più immediatamente idoneo a prevenire e reprimere questi reati (perchè di questo si tratta), la strada maestra, cioè quella della definitiva vittoria culturale e civile, purtroppo, la vedo "incardinata" in una di quelle nobilissime lotte che l'umanità è costretta ad accettare "ob torto collo" come una "guerra permanente" la cui vittoria finale è ben lungi dal poterla sia pure solo intravedere a breve.
Dunque, solidarietà e collaborazione massima a questa "lotta continua" per l'emancipazione non solo della donna, ma anche dell'uomo-maschio dalla brutalità animalesca sempre in agguato tra i nostri istinti primordiali.
Il mio pensiero è sempre lo stesso, che ripeto, a scanso di equivoci : La violenza contro le donne è un segno inequivocabile, un vero e proprio "marker" di quella che è la civiltà di un popolo. Più grande, diffusa, tollerata e incoraggiata è, più la società che la esprime è arretrata, tribale, medievale.
RispondiEliminaAggiungo, dopo tutto quello che ho detto e che ho letto, che il fenomeno ha la sua radice nella parte più tribale e ancestrale che ci portiamo appresso dopo migliaia di anni nei quali si è sedimentato il senso del possesso, del dominio e del diritto di vita e di morte sulle donne.
Le leggi, ammesso che vengano posti in essere i necessari interventi legislativi per debellare questa piaga, non potranno mai estirpare il fenomeno, come le leggi anti mafia non hanno estirpato la stessa dal nostro tessuto sociale; tutt'al più potranno riuscire a condannare qualche assassino di donne o qualche stalker, magari più di qualcuno, ma non potranno cambiare usi, costumi e mentalità.
Deve essere l'uomo, nel suo progresso verso una forma di vita più civile e tollerante, a trovare il rimedio a queste pulsioni primordiali, tanto difficili da eliminare.
la donna "conquista" continuamente con lotte senza tregua e tale conquista dev'esser rinnovata giorno per giorno!Alcuni uomini ke fanno?Le perseguitano , uomini piccoli,ke temono di perder la loro supremazia ,ke supremazia non è! Sembra d'esser ritornati ad epoke assai lontane o catapultati in territori di tribù africane dove la DONNA è considerata solo carne, senza anima, cervello... Oggi BISOGNA punire duramente tali comportanti OSTILI, per lasciarle vivere decorosamente i suoi ruoli di donna,mamma,lavoratrice...
RispondiEliminaSuave, mari magno turbantibus aequora ventis
RispondiEliminae terra magnum alterius spectare laborem;
non quia vexari quemquamst iucunda voluptas,
sed quibus ipse malis careas quia cernere suavest.
"Bello, quando sul mare si scontrano i venti
e la cupa vastità delle acque si turba,
guardare da terra il naufragio lontano:
non ti rallegra lo spettacolo dell'altrui rovina,
ma la distanza da una simile sorte":
(Lucrezio, De rerum natura).
questo è quello che molti pensano quando ascoltano notizie così tristi sulla violenza sulle donne, "tanto a me non succede" Lucrezio lo ha esposto con versi così appropriati che è inutile aggiungere altro.
Non c'è nessuna giustificazione a comportamenti così assurdi, non può " l'essere umano", che si è sempre proclamato "essere razionle e cognitivamente superiore alle bestie" attuare comportamenti che come scopo finale hanno il possesso di una persona. Amare non è possedere, questi uomini che attuano violenza che sia di tipo fisico o psicologica, sembrano dimenticare di essere stati partoriti da una donna, proprio un essere di quel sesso che loro vogliono annientare.
La società civile DEVE ribbellarsi e condannare queste azioni, senza prendere le distanze, l'inziativa di PoliticaPrima di partecipare alla Petizione pubblica MAI PIU' COMPLICI (http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2012N24060)è sicuramente un segnale importante per estripare questa piaga.
Cara Maria, condividiamo pienamente il suo pensiero che rilanciamo in maniere convinta, perchè crediamo nell'opera molecolare di trasformazione delle menti e degli animi che la cultura può attuare.
EliminaLa sua citazione di Lucrezio è pienamente convincente e ci comunica che il pregiudizio è una delle costanti più gravi ad un reale miglioramento dell'umanità.
Pensare miseramente di essere al sicuro di essere al riparo è ancora pensare da egoisti ed è appunto sull'egoismo che dobbiamo orientare le nostre armi della critica e della convinzione. Ma prima di tutto occorre sapere e far sapere. Ci rimanga vicina e continui la sua preziosa collaborazione.
Caro Giangiuseppe, grazie per la condivisione, è verissimo solo la CULTURA può cambiare questi atteggiamenti che nulla hanno a vedere con la CULTURA, intesa come apertura mentale e crescita, non a caso ho avuto bisogno di un grande del passato come Lucrezio, per potere esprimere al meglio il mio pensiero.
RispondiEliminaAccetto volentieri l'invito di continuare a seguire PoliticaPrima e a collaborare con voi anche in maniera fattiva.
E'vero.A me non accadrà mai una cosa del genere. il mio uomo mi ama. mi rispetta....ogni tanto deve alzare la voce con me...io non sempre rispetto le sue regole. e ogni tanto deve farmi stare buona se mi lamento troppo. ma mi vuole bene. non si rende conto che non posso andare in giro con gli occhi neri. io resto a casa...per qualche giorno. poi ritorna tutto come prima. lui pensa per me. fa tutto per me. usa anche la mia testa....Poi inprovvisamente mi sono svegliata. da un incubo senza fine. ho detto basta.questo non è amore. e ho ripreso le mie ali per tornare a vivere a pensare ad amare. senza la paura di non far bene le cose. senza paura di alzare la testa e .....camminare.
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