di Fabrizio Trabona - Sono tempi caldi, gravidi di eventi per niente propizi.
C’è un grande bisogno di chiarezza ma, anzitutto, c’è bisogno di capire che le soluzioni e le proposte politiche invecchiano con una velocità folgorante e ciò perché lo scenario con cui ci confrontiamo muta con estrema rapidità. I partiti, nelle forme che hanno assunto nell’ultimo ventennio, sembrano del utto inadeguati a fronteggiare l’asprezza della crisi e la conseguente disillusione, in termini di prospettive e di speranze, che gravano sui cittadini, specie sui più giovani. Una crisi sistemica, profondamente radicata nel sistema capitalista occidentale e, specificatamente, nella sua mutazione deteriore di carattere finanziario. Una crisi che pretenderebbe una risposta di segno diametralmente opposto rispetto alle politiche che sono state messe in campo in questi lunghi otto mesi di governo montiano.
Eppure la Sinistra, che avrebbe una quantità di argomenti straordinaria da mettere in campo, proprio per la profonda radice storica innervata di pensiero antagonista rispetto al sistema liberalcapitalista, balbetta. Quando parliamo di Sinistra non intendiamo riferirci certamente al Pd ma ad un universo di donne ed uomini che oggi sono prevalentemente senza un riferimento organizzato e il cui voto fluttua dall’astensione al consenso a questo o quel partitino della sinistra (a volte anche il Pd (!) ma anche il Movimento 5s). E’ un arcipelago che si risveglia quando i temi veri emergono e vengono posti all’attenzione nei modi e nei tempi giusti. Un esempio: i referendum sull’acqua pubblica (12/13 giugno 2011) e tutta la questione che ruota attorno ai beni comuni.
Quel che è stato avvertito, da più parti, è l’esigenza di ripartire da queste temi per ricondurre il ‘popolo errante’ della sinistra ad una pista che conduca ad un orizzonte di valori ed obiettivi che, senza tentennamenti, riscopra e rilanci il desiderio di lottare per attuare un cambiamento che ridia speranza. Essenzialmente e principalmente, speranza; al di là della barbarie a cui l’occidente viene sospinto dalla crisi globale del capitale finanziario.
Uno di questo tentativi, autorganizzati ed autofinanziati, è stato lanciato questa primavera al PalaMandela di Firenze. Il 28 di aprile si è svolta, infatti, l’assemblea fondativa di A.L.B.A. Un’assemblea preceduta da un ‘manifesto’ sottoscritto da varie firme, più o meno note, della sinistra italiana. Di quella ‘sinistra’ senza partito, per l’appunto: sociologi, esperti in tematiche del lavoro, con un approccio opposto a quello della Fornero, per capirci, come Luciano Gallino e Marco Revelli, economisti di rilievo della sinistra ambientalista come Guido Viale, giuristi del calibro di Ugo Mattei che hanno fatto convergere teoria accademica e battaglia politica nella nuova frontiera dei beni comuni. Si tratta, per la precisione, di un ‘manifesto per un nuovo soggetto politico’ e, attraverso una consultazione on line, questo soggetto, ancora informe, ha assunto il nome di Alba, acronimo di ALLEANZA LAVORO BENICOMUNI AMBIENTE.
Il manifesto, ancora bene in vista sul sito ufficiale del movimento (www.soggettopoliticonuovo.it), costituisce la piattaforma politica attorno a cui si sono raccolte alcune migliaia di adesioni sul territorio nazionale. E’ di tutta evidenza, però, che il movimento è già attivo, ben al di là del web, attraverso la costituzione di ‘nodi territoriali’. Anche a Palermo, la cui assemblea fondativa ha avuto luogo il 2 giugno scorso.
I temi attorno a cui si incentrano i dibattiti suscitati dal ‘manifesto per un soggetto politico nuovo’, all’interno dell’associazione ma anche al di fuori, forse con maggiore veemenza, nel largo recinto della sinistra, sono di tutto rispetto. I temi del lavoro fecondati anche da proposte concrete ruotano attorno a forme neokeynesiane, perché quello che si stenta a comprendere è che se il lavoro non c’è, e quattro milioni di disoccupati ne sono una drammatica evidenza, deve essere lo Stato, in prima istanza, a crearlo. Bisogna dirlo e senza paura. Con questa ricetta Roosvelt (non un pericoloso anarchico) diede una svolta alla crisi mondiale del ’29 (il “New Deal”). Priorità al lavoro, quindi. Ma anche alle tematiche legate all’ambiente per una nuova economia, a partire dai consumi critici, dai gruppi d’acquisto solidale, e da innumerevoli altre forme di riconversione dei modi e degli usi del territorio, rivoluzionando i processi economici dal basso. Un piano di rilancio dei beni pubblici (istruzione e sanità in primo luogo) e dei beni comuni per una distribuzione equa delle risorse in opposizione netta ad ogni tentativo di privatizzazione e di esproprio dell’acqua, delle spiagge, dei terreni agricoli, ovvero di siti di interesse culturale, etc. Infine, ‘democrazia partecipativa’ a tutto spiano per una ‘riconversione ecologica’ della vita interna delle forme politiche organizzate.
Le critiche non sono mancate e quelle più marcate vengono proprio da sinistra. L’elenco è piuttosto lungo ma citiamo, solo a titolo di esempio, Luciana Castellina, storica rappresentante della sinistra critica e cofondatrice de “il manifesto”. Nel pezzo intitolato “Non sputiamo sulla nostra storia” (il manifesto, 3 aprile 2012) la celebre giornalista non è d’accordo sulle tesi principali del documento fondativo di Alba, a partire da quella pretesa, ritenuta illusoria, che il potere centrale possa essere cambiato con una “frammentata pressione dal basso”. Non concorda con quella che definisce la “sacralizzazione dell’opinione pubblica” con maggioranze che si raccolgono ed esprimono on line, in sessioni immediate e simultanee, considerando questo costume come “il peggior portato di Internet”. Ritiene che le decisioni debbano essere necessariamente “il risultato di un confronto prolungato e sofferto, tanto più in presenza di movimenti che non sono più socialmente omogenei, come era quello operaio, ma popolati dalle figure destrutturate e contraddittorie prodotte dal capitalismo in crisi.” Ancora più stimolante ci appare la convinzione secondo la quale : “Funzione di un soggetto politico è costruire senso, non raccogliere la medietà del consenso, peggio di un indistinto borbottio. A meno che non ci si contenti di conservare l’esistente anziché di cambiarlo.” Una critica che non lascia indifferenti chi nella sinistra ha militato con determinazione per decenni.
Sul piano più generale, osserviamo che l’elemento che potrebbe rilanciare i germi e le potenzialità del nucleo teorico di ALBA non potrà che essere la pregiudiziale antiliberista attorno alla quale fare convergere realtà organizzate e movimenti, si pensi, a titolo esemplificativo, alla sostanziale condivisione delle battaglie di frontiera condotte strenuamente dalla Fiom, ed inoltre ad un raccordo stretto con le realtà antiliberiste, ma europeiste, presenti in Europa a partire da Syriza, in Grecia, al Front de Gauche in Francia e alla Linke in Germania.
Infine, rinviando qualsiasi approfondimento al sito di ALBA, ricordiamo che oggi, 30 giugno, mentre scriviamo, si sta tenendo, a Parma, la seconda assemblea nazionale (dopo quella fondativa di Firenze) il cui tema è “Forma e contenuti di un soggetto politico nuovo”. Non sappiamo quali potranno essere gli sviluppi, quel di cui siamo certi è che c’è un bisogno estremo di riorganizzare la Sinistra, a partire dai suoi orizzonti, con un forte sforzo interpretativo sulle pericolosissime dinamiche in atto, uno sforzo che, e qui concordiamo con Luciana Castellina, sarà tanto più sofferto quanto più sarà vero.
Fabrizio Trabona
01 luglio 2012
P.S. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa interessante riflessione sul nuovo movimento politico, lanciato il 28 aprile 2012 al PalaMandela di Firenze, ALBA, acronimo di ALLEANZA LAVORO BENICOMUNI AMBIENTE.
Fabrizio Trabona, uomo di sinistra, appassionato di politica, studioso e attento osservatore delle dinamiche sociali del Paese.
Benvenuto su PoliticaPrima e buon lavoro.
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Un nuovo movimento politico; un nuovo movimento politico di sinistra, ma poteva essere anche di destra. Era proprio quello di cui avevamo di bisogno? Se però serve ad alimentare il dibattito ben venga!
RispondiEliminaSono grato all'autore per le dettagliate informazioni su questo nuovo movimento di sinistra di recente costituzione.
RispondiEliminaSinceramente devo dire di condividere totalmentele le riflessioni critiche di Luciana Castellina.
Basta con l'inseguire l'opinione pubblica ritenendola il "grande sacerdote che emette oracoli illuminanti" perchè, quasi sempre, si tratta di persone che neanche vanno a votare perchè "ritengono" di avere sempre un motivo valido per farlo e, invece, non si accorgono che contribuiscono al ristagno della attuale palude politica e istituzionale.
Ritengo, invece, che l'Italia politica dovrebbe adeguarsi all'Europa aggregandosi intorno ai due maggiori partiti: PPE e PSE. Ce ne sarebbe a iosa per dare a tutti la possibilità di partecipare e contribuire utilmente al governo della società.
Intanto grazie all'amico Fabrizio per l'articolo che ha inviato alla redazione.
RispondiEliminaRaccapezzarsi sulle anime della sinistra in Italia è quanto di più difficile ed astruso esista in natura.
Voglio essere estremamente breve per tentare di rendere al meglio un concetto, il mio, abbastanza semplice e chiaro.
Se tutto quello che esiste o nasce a sinistra è qualcosa che unisce e che include, per quanto mi riguarda è positivo, tutto ciò invece che tende a precludere ed a dividere, è negativo.
L'Italia oggi nella sua stragrande maggioranza, vuole intanto voltare pagine, e sarebbe veramente paradossale per non dire criminale, che questa voglia di riscatto venisse resa vana proprio dagli egoismi e dall'inconcludenza proprio della sinistra.
Bersani, Vendola, Di Pietro, Ferrero, Grillo, A.L.B.A, e se mi permettete anche Casini, non possono permettersi se hanno onore politico di riconsegnare il Paese a chi lo ha desertificato.
Chi porrà veti o avrà preclusioni che possano far rischiare di riconsegnare l'Italia a mr. ''B'' se ne assumerà la responsabilità davanti alla storia.
Concludendo, intanto uniti per bonificare l'Italia, poi ci sarà tempo per gli aggiustamenti.
Non mi dilungo in commenti perchè non condivido quasi niente di questo articolo, tranne le giuste critiche di Luciana Castellina.
RispondiEliminaUna cosa mi ha sconcertato è l'accenno alle "battaglie di frontiera" della Fiom, cioè su quelli che in pieno ventunesimo secolo continuano a parlare di lotta di classe.
Suggerisco, molto modestamente, la lettura dell'articolo su Pomigliano pubblicato nel numero 28 di Panorama in edicola dal 28 giugno.
POMIGLIANO, viaggio nella fabbrica che doveva ridurre gli operai in schiavitù. E che invece...
"Era la fabbrica dell’assenteismo, fino al 50 per cento quando giocava il Napoli.
Oggi è sceso allo 0,9. È il tempio della nuova Fiat: Pomigliano d’Arco.
Gli operai hanno accettato la «dottrina Marchionne» e voltato le spalle alla Fiom. La catena di montaggio ha lasciato il posto ai robot. Gli incidenti sul lavoro sono in pratica scomparsi e le retribuzioni cresciute quasi del 20 per cento.
«Noi siamo quello che facciamo» si legge sui muri. Ma non doveva essere la Caienna?"
Questo è solo l'inizio dell'articolo.
E dunque...quando si parla delle battaglie "di frontiera" della Fiom, non so se mettermi a ridere o a piangere.
Vorrei complimentarmi per la chiarezza dell'articolo, spero di leggerne altri. Non condivido la nascita di tanti movimenti penso mettano più confusione.
RispondiEliminaOccorre unirsi, ognuno dove si sente ideologicamente più vicino, per dare un senso alle proposte.
Qual'è la differenza fra il Movimento 5 stelle e A.L.B.A e così per tanti altri.
Tutti propongono temi condivisibilissimi con qualche particolare che li differenzia.
Il movimento diventerà partito parteciperà alle elezioni e correrà il rischio, pur perdendo, di accedere ai rimborsi elettorali.
Meditate gente, meditate.
Qualche mesetto fa sul La7 andò in onda un'intervista al Dirigente dell'Ufficio rimborsi elettorali presso la Camera dei Deputati. Ammise che il totale dei partiti, movimenti, liste civiche, etc.. rimborsati nel 2012 erano oltre 70 (settanta).
RispondiEliminaMa in Parlamento, con il porcellum, nel 2008 non sono entrati soltanto in 5 (cinque), e cioè PDL, PD, Lega, UDC, IDV ?
Un articolo ben scritto, ma non mi sento di condividere questo proliferare di nuovi movimenti, che frammentano sempre di più il panorama politico, partendo dal presupposto che gli attuali partiti sono inadeguati. Perchè non creare all'interno dei partiti un serio dibattito su ciò che veramente si vuole fare per risolvere i problemi. Allo stesso tempo, questa iniziativa rappresenta una opportunità di aggregazione di uomini e donne che con il loro scambio di opinioni permetterà alla nostra società di crescere, quindi un grosso in bocca a lupo, sperando di non rimanere intrappolati in certi schemi strumentali della sinistra.
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