ha creato un’imposta necessaria per ridurre il disavanzo dello stato dello 0,6% e consentire ai conti pubblici italiani il rispetto dei parametri di Maastricht.
L'euro doveva portare, dicevano Prodi e Ciampi, stabilità in Europa, maggiore crescita, il calo della disoccupazione e tante altre positività.
Con il passare degli anni il progetto dell’Unione Monetaria Europea diventava sempre più concreto, a partire soprattutto dal 1979, quando 11 paesi europei hanno deciso di aderire allo SME, un’area valutaria con banda di oscillazione rigida dei cambi, gli economisti hanno preferito ragionare sui costi e i benefici che comporta l’adozione di una moneta unica.
Per entrare nell’area si pensava bastasse rimettere un po’ di conti in ordine, con una semplice tassa, per avere un’area valutaria ottimale e ritrovarsi nell’età dell’oro.
Cerchiamo di capire che cos’è un’area valutaria ottimale.
Un’area valutaria ottimale descrive i criteri per i quali due o più stati possono avere dei vantaggi e delle convenienze economiche ad abbandonare le loro monete nazionali e ad adottare un’unica moneta comune.
I vantaggi economici di avere un’unica moneta, sono
- il completamento del mercato unico europeo, con libertà di circolazione di:
- persone - merci - servizi - capitali - la maggiore efficienza produttiva data dallo sfruttamento delle economie di scala
- la riduzione dei costi per transazioni (principalmente inerenti il rischio di cambio e la fatturazione
- la maggiore stabilità data dall’allargamento a più paesi.
Mundell prese in considerazione come modello di indagine la più grande unione monetaria esistente in quel periodo, gli Stati Uniti d’America, per fare poi delle considerazioni generali sui paesi che avrebbero avuto convenienza a fare accordi di tipo monetario (area valutaria con banda di oscillazione rigida dei cambi) o addirittura ad adottare la stessa moneta.
I paesi della CEE che avevano un’economia strettamente integrata e che e potevano adottare una moneta unica erano Germania, Francia, Lussemburgo, Olanda e Belgio mentre tutti gli altri paesi dell’Unione non rientravano in un’area valutaria ottimale in quanto i costi erano superiori ai benefici.
Nonostante si sapesse che molti paesi che ad oggi stanno attraversano momenti difficili (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna etc.) non rientravano in nessuna area valutaria ottimale i profeti europeisti enfatizzavano l’adozione dell’euro.
Oggi, a oltre 10 anni dall’adozione della moneta unica, assistiamo che l’eurozona non rispetta quasi nessuno dei criteri per rendere efficace un’unione monetaria ottimale; infatti vi è scarsa flessibilità dei prezzi, dei salari, ampie divergenze linguistiche, culturali, economie non integrate, non convergenza dei tassi di inflazione. L’euro ha creato instabilità, recessione, aumento della disoccupazione ecc.
Forse i nostri governanti erano degli sprovveduti e degli incapaci? Viene difficile pensarlo!
L’allargamento dell’unione europea ai paesi dell’Est, molti dei quali sottoposti al dominio comunista per decenni dell’ex Patto di Varsavia, ha riguardato soprattutto motivazioni politico-militari della NATO, dopo il vuoto lasciato nell’est Europa dopo la fine dell’Unione Sovietica, anziché motivazioni di carattere economico.
Il 29 marzo 2004 la NATO (North Atlantic Treaty Organization) completa il processo di adesione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. È il quinto e più grande allargamento nella storia dell'alleanza.
Con l’ingresso nell’UE dal 1° maggio 2004 di nuovi 10 paesi: Malta, Cipro, Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Lettonia, Estonia, Lituania e successivamente della Bulgaria e Romania si e completato un processo politico-militare di quei paesi che una volta facevano parte della cortina di ferro tra i due blocchi della guerra fredda.
Si potrebbe definire una delle più grandi operazioni militari in tempo di pace che abbiano mai fatto le diplomazie occidentali del XX secolo.
Sembrerebbe che l’allargamento dell’unione europea e l’adozione di una moneta unica cammini di pari passo con gli interessi della NATO in assenza di motivazioni di ordine economico e/o macroeconomico in quanto non sono mai esistiti vantaggi economici sia per l’allargamento dell’UE a 25 sia per la creazione della moneta unica a 17 paesi.
Non si spiegherebbe come mai 10 stati dell’UE, a distanza di 10 anni, non hanno ancora adottato l’euro, di cui due in deroga: Gran Bretagna e Danimarca. Discorso a parte per la Turchia (paese storico nella NATO dal 1952), sempre in attesa di entrare nella UE per i suoi problemi con i valori della democrazia (vedasi questione Cipro e Armenia).
Calogero Dolcimascolo
25 giugno 2012
P.S. Calogero Dolcimascolo è un nuovo autore di PoliticaPrima. Appassionato di politica e attento osservatore delle dinamiche sociali ed economiche, inizia con questa riflessione sull'euro e le conseguenze per l'Italia, la sua proficua collaborazione. Auguri di benvenuto e buon lavoro.
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Mi congratulo con l'autore dell'articolo per le tesi acutamente elaborate. D'accordo sul fatto che nel substrato dell'incoscio, o meglio consapevole dei strateghi Americani non ci sono i vantaggi economici del mercato e della moneta unica ma i vantaggi dell'unione politica e militare dell'europa, sotto l'egida degli USA. Ecco perchè della caduta del muro di berlino e la riunificazione della germania come primo baluardo dell'ex unione sovietica, dell'incorporazione delle ex colonie comuniste ed infine del futuribile ingresso della Turchia come cane di guardia degli interessi dell'area medio-orientale in funzione del "petrolio". Tutto questo reggerà? Ai posteri...
RispondiEliminaMi pare una teoria interessante e certamente da approfondire. In particolare la vicenda della Turchia per ciò che rappresenta nel panorama mondiale e per la sua posizione strategica. Per quanto riguarda l'euro sono d'accordo con l'autore.
RispondiEliminaBenvenuto Calogero. Hai messo davvero "tanta carne" europea sul fuoco. Le tue riflessioni, quindi, meriterebbero commenti enciclopedici.
RispondiEliminaPertanto, mi limito solo a dire che fai bene a mettere attenzione su due realtà essenziali dell'UE: la Nato e l'Euro.
Le armi e la moneta sono lo "scheletro" delle vere potenze dominanti. Ma, domanda, le potenze sono due (USA ed UE), oppure una sola (USA e GB) con tanti nanetti eunuchi (altri paesi UE)?
Resto convinto che è coerente la scelta atlantica dell’Italia ma non trovo giustificazioni di ordine economico da giustificare l’allargamento dell’U.E. ai paesi dell’Est e nemmeno l’eventuale adesione di una paese asiatico come la Turchia.
EliminaVorrei ricordare che anche il Marocco ha chiesto di fare parte dell’U.E. e la sua richiesta è stata respinta.
L’allargamento della NATO è stata voluta soprattutto dagli USA e Gran Bretagna per spostare l’asse nei paesi ex comunisti approfittando anche dei rapporti tesi fra Polonia e Russia.
Se l’U.E. avesse una vera politica estera e di sicurezza avremmo potuto parlare di un ruolo preminente nell’ambito della NATO invece assistiamo ad un ruolo del tutto marginale.
Spero di leggerti ancora. L'Italia ed ogni altro Paese "europeo", ha - indiscutibilmente tratto dei benefici dall'ingresso nel 'circolo' dei Paesi virtuosi o pronti a divenirlo. Infatti non deve sfuggire che - oltre i vantaggi conosciuti - ce n'è uno che sottende tutti gli altri: la coscienza di indossare un'unica livrea... e la storia c'insegna come questo possa essere (talvolta anche in negativo) un forte collante all'interno e tra i popoli. A presto.
RispondiEliminaCarissimo Calogero, come vedi il 1961 è sta una buona annata!
RispondiEliminaMundell ha elaborato la sua "teoria"! Nel '61 è nato Obama, nel '61, modestamente a parte, sono nato io, comune mortale e tuo fedelissimo allievo!
Grazie alla tua impareggiabile proprietà di linguaggio, la grandissima cultura politica di livello mondiale, meriteresti palcoscenici di livello superiore!
Complimenti sinceri!
Domenico Albanese
Per quanto riguarda l'articolo, sono d'accordo con te.
Domenico Albanese.