di Pasquale Nevone - Qualche giorno addietro, rispondendo ad un commento dell’amico Giuseppe Vullo, commisi un pasticcio nel citare il suo nome. Lui me lo fece notare graziosamente.
Io mi affrettai a scusarmi con lui, ma spiegandogli anche che, con l’occasione, avevo scoperto di ero stato vittima di un classico “lapsus “ Freudiano: il suo breve cognome infatti varia di una sola lettera con quella di una altro comune amico che a sua volta mi rimandava inconsciamente alla recente tragedia di un amico carissimo. Per dargli prova, non richiestami peraltro da Giuseppe, di quanto asserivo gli promisi che a breve avrei parlato pubblicamente di questo gravissimo evento, che ritenevo sconvolgente anche per la persona più apatica e controllata di questo “sporco mondo”. Ed allora, eccomi qua a sciogliere il mio debito.
Nello scorso mese di aprile, Luigi, un ragazzo di 14 anni, l’unico figlio del mio carissimo amico Gaetano, finite le lezioni del 1° anno di liceo scientifico, rimane da solo nella sua classe dicendo che aspetta un amico. Rimasto solo scrive nel diario le sue ultime volontà, nelle quali indica a quali amici lascia i suoi giocattoli mediatici ed i suoi libri preferiti e dichiara che “la vita non merita di essere vissuta“. Apre la finestra della sua aula e in silenzio si getta nel vuoto.
Luigi era un bel ragazzo, uno dei più bravi della classe, molto responsabile e molto composto, tanto che era stato eletto capoclasse. Il suo papà, Gaetano, è mio amico da 30 anni, oltre che collega, lo conosco benissimo: per lui Luigi, il suo unico figlio, era “la luce dei suoi occhi”, l’unico scopo per cui valesse la pena fare sacrifici ed inghiottire bocconi amari, la rivincita sulla sua infanzia e gioventù ed anche presente davvero “tosti” con lui, gli poteva garantire non il benessere ma addirittura l’agiatezza economica, gli ha testimoniato come si vivono i valori della responsabilità verso se stessi e gli altri, quindi l’autodisciplina, ma anche la lotta contro le ingiustizie, per la solidarietà, la libertà di pensiero e di fede, l’amore per la cultura, i viaggi, la conoscenza di altri popoli e nazioni. Luigi era veramente un piccolo, giovane e moderno Gaetano: “tale padre, tale figlio”. Tutti i suoi compagni di classe lo hanno detto e fatto capire per giorni dietro la porta della rianimazione. I giornali hanno seguito per giorni questo fatto di cronaca.
Gaetano, stretti in un tremante abbraccio, mi chiedeva: “ma che cosa gli è passato per la mente? Perché non me ne ha parlato mai? Tutto si può risolvere ! Perché non ha capito che un padre si farebbe ammazzare per il proprio figlio?“ Ho risposto d’impeto così: “è la società di oggi che uccide i nostri figli!”. Siamo rimasti in silenzio, guardandoci negli occhi, forse pensando anche noi che “se tanto dà tanto, allora forse ha ragione Luigi: la vita non merita di essere vissuta.“
Oggi, un miracolo di Dio, operato per il tramite di medici e chirurghi, sembra avere strappato Luigi alla morte biologica: respira da solo, muove leggermente braccia e gambe, non può parlare ma ride e piange, ed in bocca gli si vede ancora la macchinetta per la correzione della crescita dei denti. Potrà andare in un centro specializzato di recupero. Gaetano è tornato a sorridere, e super attivo, e dice: grazie a Dio ed ai medici, mio figlio Luigi può ancora sperare di avere un suo percorso di vita, anche se diverso da quello che poteva avere fino ad un mese fa.
Io, per il dolore e la rabbia, non riesco a dire più niente se non solo che questo: “Grazie Gaetano e Luigi!“
PASQUALE NEVONE
12 maggio 2012
PASQUALE NEVONE
12 maggio 2012
Mi sento annientato dai sensi di colpa come facente parte della società odierna , come padre di quattro figli, e - soprattutto - come uomo! Solidarietà infinita al padre...
RispondiEliminaPurtroppo non é un fatto isolato; solo tre anni fa un mio figlioccio si è buttato giù dal balcone ed è morto, e due estati fa il figlio di un caro amico si è sparato in bocca...
Cosa succede ai nostri giovani?
Grazie di avere raccontato questa storia. Solidarietà e vicinanza a Gaetano e Luigi questa è la vita vera fatta di dolore di speranza e di mille perchè. Che qualcuno lassù possa aiutare questo padre e questo figlio a ritrovare la voglia di vivere.
RispondiEliminaMamma mia, come di fronte a queste tragedia sono piccoli leoluca, fabrizio, grillo, destra, sinistra, pdl, pd, ecc.!!! Di fronte ai guasti e alle tragedie procurati da una società ingiusta e dall'idiocrazia che tenta di rimpicciolire i nostri animi e le nostre aspirazioni, anche a me vien da pensare che Luigi non abbia avuto tutti i torti. Ma penso anche che non possiamo regalare il bene prezioso della nostra vita alla montagna di cialtroneria e di merda che ci circonda. Ecco, bisogna avere il coraggio di vivere e di combattere, anche se, a 14 anni, credo si abbia il diritto di non aver maturato questo coraggio.
RispondiEliminaAnche io voglio essere solidale al dolore di questi genitori. E come Geraci, mi chiedo cosa sta succedendo ai nostri giovani?
RispondiEliminaLa mia risposta è che purtroppo la società odierna, grazie agli slogan martellanti e materialistici, chiama l'individuo ad una continua sfida con se stesso. Per carità, tutto ciò può essere positivo solo se migliora la persona e le sue relazioni, ma se questo porta ad un autodistruzione, no.
Io penso che la sfida, i giovani di oggi la possono vincere, innanzi tutto avvicinandosi ai valori della fede, apprezzandosi come persone e poi con la lenta ricostruzione di una società migliore.