sabato 12 maggio 2012

CONDANNATI DALLA STORIA E DALL’INCOMPETENZA TRA LEGGI INADEGUATE E DISPERAZIONE DILAGANTE

Vincenzo-Luigi-Gullace-di-TessaglieLa drammatica crisi che pervade il nostro Paese è il risultato di una lunga conflittualità interna istituzionale, politica e sociale che ha, lentamente ma inesorabilmente, ferito l’amor patrio degli italiani,
annullato il prestigio nazionale all’estero, logorato il sistema produttivo, appiattito la cultura e danneggiato gravemente l’elemento portante di qualunque società, ovvero, la famiglia.
Questo declino può essere combattuto ed evitato se, tra le varie possibili soluzioni, si avrà il coraggio di tenere bene a mente un mirabile passo di una delle tante lettere che Santa Caterina da Siena, Compatrona d’Italia e d’Europa, inviò nel 1373 a personalità del mondo politico dell’epoca, “niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia“.
Introdurre tale concetto nel nostro Paese, vuol dire parlare della Carta Costituzionale Italiana, concepita e realizzata in una situazione di emergenza per l’unità e la tenuta democratica del Paese, dopo la disastrosa esperienza della seconda guerra mondiale.
Non voler riconoscere ed accettare l’esigenza primaria di dover procedere ad una rivisitazione, alla luce del passo dei tempi, di questa fondamentale legge, è segno di grande ottusità ed irresponsabilità.
Ciò che non può rimanere inalterato, non è la struttura ma l’articolazione e la conseguente applicazione di principio del dogma costituzionale che regola il confronto democratico, ed i conseguenti rapporti che ne derivano, tra lo Stato ed il Popolo.
La prima parte, ossia i principi fondamentali, sono largamente disattesi, con l’eccezione dell’ultimo articolo in cui si stabilisce che la bandiera nazionale è verde, bianco e rossa.
Da quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, molte cose sono successe; tanto è cambiato in Italia e nel mondo intero, potenti cambiamenti sociali, tecnologici, politici, economici.
La buona politica fatta di ideali e di solidale partecipazione è stata sopraffatta dalla cattiva politica, opportunista, ignorante ed arrogante.
Nei principi fondamentali lo Stato si impegna, tra l’altro, a garantire la libertà, il diritto al lavoro e la qualità della vita; a promuovere lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica, nonché a tutelare il patrimonio storico ed ambientale; a favorire, sostenere e agevolare le iniziative dei cittadini volte, in un contesto allargato di sistema, alla condivisa partecipazione allo sviluppo del paese.
Sempre nei principi fondamentali si parla di diritti e di doveri dei cittadini, giusto e necessario equilibrio per un paese democratico.
Ma il dovere di mantenere l’elefantiaca e costosissima macchina statale, non dovrebbe essere pari al diritto di chiedere, e pretendere, che questa macchina funzioni senza costare e consumare troppo a carico degli incolpevoli cittadini?
Sembra però che questo elementare dettato microeconomico sfugga continuamente sia ai politici, sia ai tecnici incaricati di fare ciò che i politici non hanno voluto o saputo fare.
I tecnici, specialmente quelli laureati in economia e commercio, con la populistica pretesa tutta italiana, di essere considerati per definizione economisti, con scaffali di pubblicazioni e pochi riconoscimenti che contano, vivono di macroeconomia concettuale ed applicata proiettata su dinamiche internazionali che mal si coniugano con il sistema economico italiano e calata su schemi e modelli economici futuristici e slegati dal contesto in cui viviamo, e godono all’idea di proporre articolati grafici economico matematici che nascono dalla loro mente con l’intento diabolico di rendere complicato il concetto più semplice.
Questo metodo esclude il cittadino dal basilare confronto e lo priva di valore nel contesto sociale e politico, annientando in tal modo uno degli elementi fondanti della microeconomia laddove si considera fondamentale, tra l’altro, la valutazione dei bisogni dei cittadini in una società, per una corretta visione in proiezione di sviluppo della società stessa.
Dunque a nessuno importa, perché a poca incidenza macroeconomica, se il bilancio delle famiglie si sgretola sotto le cannonate governative, ognuna delle quali introduce nuove tasse o aumenta quelle esistenti; non è importante se le banche non aprono linee di credito né agli imprenditori, né alle famiglie secondo un piano di finanza etica, conta invece che coloro che chiedono si impegnino e si indebitino all’inverosimile per garantire anche piccole cifre.
Ha poca importanza se il nostro inestimabile patrimonio storico, culturale ed ambientale si stia con regolarità impressionante degradando ed in taluni casi stia scomparendo.
Di certo non ha alcuna rilevanza se le famiglie si sgretolano, i matrimoni calano, specialmente quelli religiosi, mentre le separazioni e relativi divorzi aumentano vertiginosamente; un dato per tutti, su mille matrimoni le separazioni sono circa il trentacinque per cento.
Cosa dire poi dei referendum costituzionali, straordinario strumento di espressione popolare puntualmente mortificato negli effetti, in quanto le decisioni del popolo sovrano sono sovente disattese per non parlare del fatto che tale strumento di consultazione e divenuto nel tempo un mero argomento di propaganda , o peggio, di ricatto politico.
Detto ciò, appare del tutto evidente che nel nostro Paese si verificano con regolarità disarmante, atti palesi di incostituzionalità a danno dei cittadini.
Il primo pensiero che passa per la mente di un italiano generico medio è quello di confidare nell’intervento della Corte Costituzionale affinché solleciti con veemenza lo Stato ad adempiere al fondamentale dovere di garantire il lavoro, specialmente alle giovani generazioni, acciocché protegga il popolo onesto e diligente dai mortificanti e continui attacchi alla libertà personale, al diritto di proprietà, al rispetto della vita privata, articoli 13 – 14 – 15 Parte Prima, Titolo I.
Purtroppo non ci vuole molto a dover tristemente ammettere che questa legittima aspettativa è solo un pio desiderio.
Invero l’articolo 134 della Costituzione, disciplina le competenze dell’Alta Corte, e nulla si trova a difesa del cittadino, in quanto tutto ruota attorno alla legittimità delle leggi a prescindere dagli effetti di ricaduta sui cittadini, fatto salvo l’elementare diritto di poter ricorrere secondo tempi biblici alla Giustizia ordinaria ed amministrativa, sempre che ne ricorrano e ne siano ravvisati i presupposti e dopo spaventevoli spese di patrocinio legale.
Orbene, se si aumenta la tassazione sulle proprietà immobiliari e sulle rendite catastali attraverso uno specifico provvedimento di legge tenendo presente lo scudo protettivo dell’articolo 23, Parte Prima, Titolo I della Costituzione che così recita “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge“, tecnicamente alcun rilievo può essere mosso, ma se oltre al diritto dell’organo costituzionale proponente, nel caso in specie il Governo, si prendesse in esame il diritto popolare di vedere riconosciuti i propri diritti magari con un’iniziativa diretta dell’Alta Corte, considerato che nemmeno il Capo dello Stato ha il potere di difendere in casi del genere i cittadini, mettendo al bando una volta per sempre la formula iniqua e ricattatoria che i diritti sono figli dei doveri, probabilmente molto cambierebbe nella considerazione che il popolo ha oggi delle Istituzioni civili, tanti comportamenti sbagliati e non rispettosi della legge diminuirebbero sensibilmente, e sicuramente tanti incredibili e inammissibili lutti si sarebbero evitati nelle famiglie italiane, per via di uno Stato sceriffo che all’improvviso, pur di raggranellare soldi dal contribuente per tasse odiose e lesive anche della dignità e della vita che non ha prezzo, ha deciso di puntare sulla disperazione e di sparare anche sul pianista .
Ci aspettiamo altro dal nostro Paese verso il quale guardiamo sempre con grande fiducia e nutriamo sincere aspettative.
Occorre senza dubbio rigore, rispetto della legalità e corretta applicazione delle leggi che devono valere per tutti, ma anche rispetto della vita e della qualità della vita nel comune senso della responsabilità e dell’appartenenza.
                                    
Vincenzo Luigi Gullace    
link articolo su italia-politica.it
12 maggio 2012

* PS. Riceviamo e pubblichiamo questo interessante articolo di Vincenzo Luigi Gullace, direttore del blog Italia-Politica di Perugia. Con l’augurio di proficue future collaborazioni.
 

4 commenti:

  1. Complimenti all'autore di questo articolo scritto con competenza e con alta tensione morale. I richiami alla costituzione son sacrosanti. Il desiderio di "santa giustizia" si leva doloroso da ogni parte del paese. La trascuratezza per la nostra storia ed il degrado del nostro patrimonio artistico e culturale è sotto gli occhi di tutti. Concordo con tutte le critiche espresse dall'autore soprattutto nei confronti di pseudo-governanti ignoranti ed arroganti e con le amnesie di politici stupidi e cattivi per aver affossato il futuro dei nostri giovani...mea culpa per aver affidato i nostri destini nelle loro sporche mani. Insomma 20 anni di berlusconismo è peggio di una guerra perduta. Dopo di loro il diluvio. Troviamo la forza di reagire e di mandarli fuori a forza di calci negli stinchi.

    RispondiElimina
  2. Come dare torto all'estensore di questo articolo... condividiamo la contrizione, ma non siamo particolarmente speranzosi considerato che non ci si può attendere un "ravvedimento operoso" da politici i quali (non tutti, è ovvio!) non vivono drammatici conflitti interiori, nel momento nel quale da mafiosi 'compiuti', con ghigno irridente e con arrogante spregio dello Stato e dei Cittadini, occupano poltrone governative ed alte cariche istituzionali!
    'Absit iniuria verbis..."

    RispondiElimina
  3. Un caldo benvenuto al Direttore del Blog Italia-Politica . Un sincero apprezzamento per il suo articolo nel quale , con oggettiva competenza , ha riassunto le criticità più radicali del nostro paese , criticità che questo blog politicaprima ha affronta quotidianamewnte da un anno con permanente attenzione e doviziosa minuziosità in tutte le sue implicazioni e complicazioni .
    Mi compiaccio soprattutto per la convergenza dell'analisi dell'autore con quelle esposte dai nostri bloggers . Credo che , in sintesi , si possa convenire che la società italiana fondata sulla normativa giuridica e sui valori civili che hanno dato vita e anima alla prima e alla seconda repubblica , adesso sono quasi del tutto inadeguati a strutturare efficacemente la terza repubblica nata dal voto delle amministrative 2012 . Dobbiamo riformare al più presto tutto (istituzioini , economia e società civile) prima che sia troppo tardi e si passi alla quarta "repubblica" , quella di Grillo che fà un "boom" elettorale , e che subito ha come contraltare il "boom" delle armi degli anarchici di Genova .
    Alziamo tutti l'attenzione e l'impegno .

    RispondiElimina
  4. Spero che l' ospite Umbro continui ad onorarci della sua presenza .
    Anche perche' credo che da quello che ho letto ci sono e ci saranno tante cose che ci uniscono idealmente , e per la verita' altrettante che non ci vedranno del tutto su medesime posizioni.

    RispondiElimina