di Salvo Geraci - Sesso, droga e rock & roll; questo oggi per molti di noi è diventato il festival di Sanremo. E inoltre: "Celentaneide". Come le saghe che Mondadori riportava su Topolino nel momento nel quale diventavano patrimonio dell'informazione e della elaborazione quotidiana del pensiero. E infine: nani, ballerine, politici, sedicenti predicatori, sacerdoti come personaggi da ‘fiction’.
Il tutto centrifugato, neanche troppo finemente. E tutto ciò non come avviene in quasi gli altri paesi occidentali che si sostengono con la abbondante, se non esuberante, pubblicità nelle diversissime forme.
Noi paghiamo un canone. Che non è neanche da poco. Un laido balzello di stile borbonico; perfino i romani, millenni fa, avevano imparato e sapevano insegnare la lezione: "panem et circenses"... è cioè: un pasto, anche se essenziale, e svaghi (quelli in abbondanza) non devono essere negati al popolo, a rischio di perderne il consenso e di pagarne le conseguenze, spesso molto gravi! Se poi nel resto del paese o le altre cose del paese, andavano a rotoli, questa era soltanto una preoccupazione del governo, quasi una prerogativa
‘Kermesse’ della portata del festival di Sanremo, finiscono per comprendere un po’ di tutto; perciò bisogna stare molto attenti. D'altronde se si chiama Celentano è anche perché è un personaggio, perché fa il predicatore, perché non è facile contenerlo. Allora questi signori sono tanto stupidi da non pensarci? Tanto intelligenti da governare un motore Ferrari con i comandi di una Fiat cinquecento? La volevano, e l'hanno avuta. Ora si leccano le ferite. Con il risultato (questo sì veramente deplorevole), di avere scalfito - se non più - l'icona di un mito.
A molti di noi che lo hanno adorato e tuttora lo adorano come cantante poliedrico, dalla voce da ‘crooner’, non è piaciuto vederlo in difficoltà; non la solita tigre scatenata capace di controllare ‘parterre’ di decine di migliaia di persone. Piuttosto un cagnolino, dagli occhi teneri, che si rintanava in un angolo, dietro una scrivania di scena, lasciatemelo dire: perfino ridicolo nei suoi abiti pomposi. In quell'uomo abbiamo visto ciò che sarebbe stato Celentano se i suoi 24.000 baci e il suo bacio come un rock non avessero avuto il successo che hanno avuto. Un ‘travet’ di provincia, o “il più” di un quartiere milanese, pronto a scorrazzare verso il centro il sabato sera, quando non c'è più niente da fare ed il piccolo negozio di artigiano orologiaio ha chiuso le saracinesche
Non vogliamo esprimere giudizi. Intenzionalmente. Ne sparirebbe l'eventuale valore. Desideriamo soltanto esternare alcune indicazioni. Vorremmo veramente che Celentano, come tanti altri gloriosi grandi dello spettacolo, vivesse la sua religione ed anche i suoi eventi filantropici, in silenzio se non in solitudine, e che invece organizzasse delle fantastiche ‘reunion’ di artisti, del presente del passato, italiani ed internazionali, forte della sua autorevolezza (un po' come aveva cominciato a fare il grande Pavarotti).
E, con la certezza di affidare le nostre parole al vento, ma che tuttavia probabilmente saranno lette, considerate e criticate dai molti o pochi frequentatori del blog, sentiamo impellente la voglia di dare un grande consiglio al grande artista: lasci che la moglie si occupi sempre meno della comunicazione; ormai per lui costituisce soltanto un peso. E non è proprio il momento di caricarsene degli altri. Vogliamo ritornare a sentire la sua voce, la sua espressione, i testi e le musiche dei brani che canta, la sua interpretazione, gli arrangiamenti strepitosi che riesce a farsi creare.
Vorremmo che si occupasse semmai anche della cornice scenica (lo fa anche Madonna) di travi, di fumi, e, ovviamente, anche di luci... lasciando agli altri l’occuparsi delle ombre!
Sic est.
Sic est.
Salvo Geraci
19 febbraio 2012
19 febbraio 2012
mi piace moltissimo il passaggio-nani,ballerine,politici,predicatori,-aggiungo io neghie
RispondiEliminaLa crisi del festival della canzone italiana, non è crisi di cantanti o di canzoni: è crisi della nostra capacità di fare spettacolo, nella società dello spettacolo. Il mondo ci aspetta ancora con pazienza, pensando al nostro passato:ma non durerà per sempre:di Celentano, Papaleo, Pupo,Belen , non c'è nulla da dire, hanno già detto e fatto tutto loro. E' ora di dire basta, sul serio e voltare pagina.FGM
RispondiEliminaNoi paghiamo il canone ma non possiamo decidere quali programmi mettere in onda. Questo balzello, chiamato canone, è una ulteriore tassa che pesa sulle nostre tasche (ormai vuote).
RispondiEliminaPerchè non lo eliminano e si finanziano con la pubblicità (come le reti private). Perlomeno anche se i programmi non sono di nostro gradimento la nostra tasca non ne risenterebbe.
Per il caso Celentano che ha dato tutto in beneficienza pensate quanto incredibile è stato il compenso e che in realtà la beneficienza l'ha fatta lui ma con i nostri soldi o no?
Meditate gente, meditate.
GIUSEPPE A.