lunedì 27 febbraio 2012

EUROSTAT HA SCOPERTO L’ACQUA CALDA

Ci voleva Eurostat (l’Ufficio Statistico della Commissione Europea) per certificare l’acqua calda. E cioè che in Italia i salari sono bassi, troppo. In media poco più di 23.000 euro lordi.
E se però si va più in profondità, togliendo dal conteggio i privilegiati, possiamo facilmente immaginare che, per tantissimi lavoratori, tale cifra è sensibilmente più bassa.
Tutti i giornali e i telegiornali a ripetere e a riportare tabelle con le posizioni che vedono l’Italia solo davanti a Malta, Slovacchia, Slovenia e Portogallo. Ma anche la Grecia, con i tagli agli stipendi dell'ultimo anno, scenderà molto in classifica superandoci abbondantemente per povertà. Una magra consolazione. Noi, sulla base di precedenti notizie e dei dati perfettamente conosciuti da chi si occupa di questi problemi, ne avevamo parlato venerdì 27 gennaio 2012 in Equità. Povertà e stipendi d’oro” e lunedì 26 dicembre 2011 in "Italia. Lavoratori sempre più poveri".
Adesso l’allarme per questa notizia eclatante, così nuova che riguarda i dati del 2009, e forse, come ha precisato una nota di Palazzo Chigi, addirittura del 2006, è sulla bocca di tutti. Nonostante, però, il mezzo pasticcio, e, i dati “datati”, scusate il bisticcio, è pur sempre un’ulteriore conferma di una situazione paradossale e grave nello stesso tempo. Ovviamente l’attuale Governo non c’entra nulla e fa bene la Ministra Fornero ad indignarsi e a dire che va scardinato il sistema e che per far crescere lo stipendio bisogna legarlo alla produttività.
Purtroppo, però, la bassa crescita economica del nostro paese, con il Pil fermo da anni, e in ribasso, determina una condizione esattamente negativa per un incremento dei salari. Il problema, però, è che tale situazione si perpetua da diversi anni e chi avrebbe dovuto urlare e fare le barricate per correre ai ripari non lo ha fatto. I sindacati prima di tutti e la politica dopo.
Invece, come si è visto con la diffusione dei dati sulle retribuzioni degli alti vertici delle amministrazioni e delle aziende pubbliche, i cosiddetti “papaveri”, gli stipendi di queste categorie sono ben al di sopra dei parametri europei e anche internazionali. Vedi che strano. Cifre da capogiro che scatenano, giustamente, le reazioni di tantissimi onesti lavoratori, per non parlare di chi un lavoro non ce l’ha o lo ha appena perso. E quindi chissà per quanto tempo dobbiamo tenerci il blocco degli stipendi, delle pensioni, e chissà quali altri sacrifici in nome della crisi economica e del risanamento.
Non ci resta che guardare con un po’ d’invidia i nostri colleghi tedeschi che viaggiano al doppio dello stipendio medio, per non parlare del Lussemburgo, dell’Olanda, dell’Irlanda, della Finlandia, della Francia e dell’Austria. Altro dato significativo riguarda la crescita delle retribuzioni negli anni a partire dal 2005. La Spagna ha aumentato i salari del 29,4%, il Portogallo del 22%, il Lussemburgo del 16,1%, l’Olanda del 14,7%, la Francia del 10% e la Germania del 6,2%. L’Italia solo del 3,3%. Pensiamo non servano altre parole. Il quadro è molto chiaro e definito.
Ministro Elsa Fornero, salvaci tu.
Amen
PoliticaPrima
27 febbraio 2012

1 commento:

  1. Io credo che i dati statistici sul reddito degli italiani, sugli stipendi, sui dati economici in generale vadano presi non come dati assoluti. L'economia ufficiale non tiene conto di altri due importantissimi fattori: 1) l'economia sommersa (circa un terzo del totale) che in quanto tale non compare nei dati statistici; 2) l'economia criminale, probabilmente quasi un altro terzo dell'intera economia italiana e che non viene menzionata nelle statistiche. Queste anomalie spiegherebbero come di fronte a stipendi così bassi corrisponda un risparmio di molto superiore a quello di Germania, Francia e Inghilterra. Il PIL ufficiale è fermo da anni, ma il risparmio delle famiglie continua ad aumentare. Un bel rompicapo per gli economisti, se ci si limita ai dati ufficiali. Mettiamoci gli altri due terzi dell'economia nazionale e il mistero è svelato. Ovviamente anche così le cose non vanno bene, perchè l'economia criminale ha una consistenza tale da danneggiare anzichè aiutare l'economia legale e altrettanto dicasi per l'economia derivante dal lavoro nero e dall'evasione fiscale. Il lavoro da fare per sanare queste storture è gravoso, impervio e tale da scoraggiare qualsiasi governo che voglia mettervi mano, ma in uno stato di diritto e in un mondo dove non ci si può permettere il lusso di perdere per strada due terzi di pil ogni anno, si deve tentare il possibile e l'impossibile per venirne a capo.

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