di Salvo Geraci Andrea Riccardi, il Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione è l’uomo giusto al posto giusto. Ha ricevuto premi “per l’impegno nel rilanciare la convivenza pacifica e l’azione umanitaria, di pace e di fratellanza fra i popoli e la promozione di un’Europa unita.
La diffusione di una cultura del dialogo e per un mondo più pacifico e giusto”. È noto per aver fondato nel 1968 la Comunità di Sant'Egidio, oggi diffusa in 70 paesi del mondo.
Sabato 11 febbraio 2012, a “che tempo che fa”, ha affrontato alcune delicate questioni. Gli italiani, ha detto, “dopo avere gestito l’emergenza degli sbarchi e dei rimpatri, si sono accorti ormai che vivono insieme a rumeni, bulgari, donne ucraine (badanti), africani, nelle scuole e nelle case. È gente in Italia da dieci vent’anni. E per loro bisogna promuovere un processo d’integrazione, in buona parte già esistente, che ha bisogno di una nuova stagione culturale”.
Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha poi raccontato la storia emblematica di Modesta Valenti, una donna di 71 anni che viveva alla Stazione Termini di Roma. Il 31 gennaio 1983 cadde per un malore e nessuno l’aiutò perché molto sporca, nemmeno l’ambulanza volle prenderla a bordo. Morì dopo ore di agonia. La vicenda di Modesta, conosciutissima dalla Comunità, servì a prendere coscienza che i “senza fissa dimora” sono un appuntamento decisivo per la solidarietà e l’integrazione. Si finisce per strada, spesso, perché si perde il lavoro, o si ha una brutta storia familiare e via dicendo.
Il Comune di Roma, sulla scia di quella tragedia e su iniziativa della Comunità, istituì, nel 2002, la Via Modesta Valenti, che è una via virtuale. In questo modo i senza fissa dimora possono avere la residenza a questo indirizzo e ricevere la posta. La posizione anagrafica consente così di esercitare il diritto di voto, ottenere i documenti d’identità e le relative certificazioni. Ottenere contributi e accedere ai servizi in loro favore.
Un’idea ispirata a principi di solidarietà e integrazione che la Comunità di Sant’Egidio ha ricordato con l’iniziativa “Perché nessuno sia mai dimenticato”, domenica 5 febbraio 2012, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere.
Su questa linea il Ministro ha anche affrontato la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori immigrati. Un problema posto, a novembre scorso, dal Presidente Giorgio Napolitano e che ha riscosso molte reazioni.
“Questi bambini sono cresciuti con noi, sono nati nel nostro paese, sono figli di genitori che vivono qui, parlano l’italiano. Penso che bisogna riconoscere questa realtà. Quando? Credo che si possa trovare una posizione intermedia, il diritto di cultura, se questi bambini nati sono culturalmente italiani… diamogli la cittadinanza. Ma questo spetta al Parlamento. Ed è un problema urgentissimo da risolvere”. Così il Ministro.
A Palermo, lo vogliamo ricordare, il Consiglio Comunale ha approvato, gli ultimi giorni del 2011, una mozione per l’istituzione del "Registro delle Cittadinanze Morali" per i bambini nati da genitori extracomunitari. La mozione approvata all'unanimità, però, non ha avuto seguito. E pensare che l’iniziativa di altissimo valore simbolico non comporta spese per l’amministrazione. Tranne l’acquisto di registri e qualche timbro, ma per questo, ne siamo certi, ci sarebbero stati contributi volontari di cittadini sensibili.
Invece, forse per imitare l’iniziativa romana, la Giunta di Palermo, con delibera n. 165 del 2/08/2010, Assessore Raul Russo, ha istituito l’indirizzo “Residenza Virtuale” Via Ciro Lupo, in memoria di un volontario che ha speso la propria vita per il sostegno alle persone in difficoltà scomparso qualche anno fa. Nello stradario ufficiale del comune infatti si legge: LUPO CIRO (via) – "Toponimo virtuale per i senza tetto e i senza fissa dimora".
Della Cittadinanza Morale, purtroppo, si sono perse le tracce.
Il nuovo Sindaco e i nuovi Assessori se ne occuperanno? Intanto qualcuno informi il Commissario Latella.
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13 febbraio 2012
Il nuovo Sindaco e i nuovi Assessori se ne occuperanno? Intanto qualcuno informi il Commissario Latella.
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13 febbraio 2012
Sono x l'integrazione un pò in tante cose,non ho mai sopportato atti di discriminazioni razziali e culturali.Essendo un insegnante mi è capitato di lavorare con classi di bambini extracomunitari che non godevano di nulla, neanche di un quaderno sulla quale tracciare qualche disegno,unico comprensibile linguaggio, espressione viva delle loro personali situazioni.Ho assistito ad allontanamenti da parte dei nostri piccoli italiani bianchi che spinti dai genitori non dovevano dividere nulla con questi bambin considerati sporchi e inferiori.Non li chiamo razza inferiore ma solo deboli raltà segnate dalla nascita da un vivere diverso.Ho fatto tanto per questi bambini,fornendo il più delle volte personali sussidi Didattici per trasmettergli almeno con la pratica qualche nozione educativa ed aiutarli a scaricare a secondo le attività, frustrazioni e miserie.E ho avuto contatti con genitori e rispettive difficoltà di comprensione linguistica messi di fronte a tutto ciò che richiede l'iter scolastico.Genitori con difficoltà ad avere uno scambio educativo. E mi chiedo:ma l'inserimento e l'educazione per questi bambini extracomunitari è questa?Dove stanno i loro diritti,dove i loro doveri nei nostri confronti?Sono per l'integrazione e la parità in tutto e per l'accettazione massima di queste diverse realtà:diritto di cittadinanza,diritti politici,culturali...inserimento totale in una Comunità di vita che li adotti e li fonda.
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