di Francesco Gallo Mazzeo - E’ tanto per presentarmi ai tanti che non mi conoscono e ribadirmi ai pochi che invece non hanno questa fortuna e mi frequentano da lungo o da poco tempo, da tempo insomma. Gallo Mazzeo è il cognome completo che ho adottato da qualche anno per rendere omaggio al cognome di mia madre e per fare una cosa che mi fa piacere.
Francesco, resta tale senza aggiunte, anche perché è già abbastanza lungo e soddisfacente.
Francesco, resta tale senza aggiunte, anche perché è già abbastanza lungo e soddisfacente.
Il titolo della rubrica è chiaramente preso in prestito dalla fondamentale opera di Erasmo da Rotterdam, per dire ai saggi che la smettessero di essere tali, sempre in terza fila, senza mai compromettersi ed essere un po’ folli e cominciare a dire le verità che vanno dette, sia quando le cose vanno, per consentire e sostenere, sia quando le cose non vanno, per dissentire e criticare: il sottotitolo è un po’ prevedibile, ma necessario “tutti liberi, liberi tutti” che lo si può fare ruotare come si vuole, ma il senso non cambia. Il posto d’onore tocca alla libertà, alla cittadinanza, alla generosità, che non si possono contrattare, deve essere il segno distintivo non disponibile, che bisogna esibire in tutte le occasioni, di oneri e onori. Detto questo, si tratta di un paradigma grande e mobile, entro cui si può inscrivere tutto e il contrario di tutto, specie quando, come in questi tempi, tutti si devono occupare di tutto e quindi si rischia la genericità, ma la cittadinanza implica anche questo, per cui bisogna farsi carico della politicità come complessità, come difficoltà, come novità che vengono a sommarsi alle pregressità e tutto questo non può essere lasciato agli specialisti. La storia ci insegna tanto e soprattutto che non si può mai rinunciare all’intellettuale collettivo, che è depositario del senso comune, sulla ragione e sul sentimento, senza cui non esistiamo come individui, come persone e ci riduciamo a biologia a economia. Mi sono dilungato in questa mia autopresentazione in attesa di una buona notizia da condividere, ma non è arrivata, mentre alla mail del mio blackberry, ne è arrivata una cattiva, cattivissima, per Palermo, la chiusura per mancanza di fondi del Museo Riso: notizia da poco si dirà, di questi tempi di cattive notizie, ma non è così: si tratta di un fatto gravissimo, che segue la gravità della sua cattiva gestione e la sballatissima definizione del suo ruolo. Un museo regionale deve avere una sua caratterizzazione e una sua misura: si deve riaprire, ma non tanto per riaprire, quanto per dare alla Sicilia, uno strumento utile, necessario, indispensabile. Per questo è necessario aprire un grande dibattito su questa e su tutte le strutture culturali, anche perché l’eccellenza e la qualità della vita, di una regione, di una città, di una metropoli, senza occuparsi anche di questo, non possono che scivolare, mestamente dalla posizione ottantotto, alla ottantanove. Su centotre. E ditemi se questa non è una cattiva notizia!
11 gennaio 2012
Erasmo e dintorni
RispondiEliminaApprendo dal blog medesimo la notizia dell'esistenza di un nuovo collaboratore, tra l'altro curatore di una rubrica che fa un intrigante riferimento all'opera di Erasmo da Rotterdam, ovviamente "l'elogio della follia". Non posso, considerata l'affettuosità che ho nei confronti dei componenti di questa struttura (almeno quelli che conosco), non rilevare con piacere la presenza di Gallo Mazzeo, che si presenta in questa agorà come uomo dotato di ironia e di humor. Peraltro il suo testo appaga il nostro sentimento estetico-letterario con una raffinatezza lessicale davvero notevole. Per la mia parte gli rappresento con piacere le mie felicitazioni per averlo letto e conosciuto dal suo scritto, augurandomi di leggerlo ancora e spesso, come del resto immagino sarà, atteso che si tratta di una rubrica!
Recentemente, in un modesto contributo, proprio qui, ricordavo una frase del pensatore francese Louis Lebret, che suonava pressappoco così: "In questo mondo ci sono troppi saggi e troppi prudenti... mio Dio, ti prego, mandarci dei folli!" Mi sembra che vi sia tanta sintonia tra ciò che scrissi e ciò che adesso afferma con vigore Gallo, quando inchioda gli intellettuali alle loro responsabilità. Apprezzo la sottigliezza raffinata di alcune proposizioni; soprattutto quando si rileva e si rivela che la politicità è complessità (ricordo al proposito alcuni elementi del pensiero di Derrida e Deleuze...) e le novità che si sommano alla pregressità.
Parimenti ho apprezzato il passo nel quale riflette su concetti profondi come l'intellettuale collettivo e il senso comune, sulla ragione e, infine, sulla configurazione individuale e personale, che non può ridursi a mero dato biologico-economico!
Auspico e prevedo per il blog in futuro interessante, e il confluire di nuovi soggetti portatori di nuove istanze ne è il segnale evidente. Ad maiora, per tutti noi!
Salvo Geraci
per dire ai saggi che la smettessero di essere tali, sempre in terza fila, senza mai compromettersi ed essere un po’ folli e cominciare a dire le verità che vanno dette. AVE :) saluti da M.Bajardi
RispondiEliminaUN, DUE, TRE, ... ... LIBERI TUTTI!
RispondiEliminaMi piace,
la speranza comincia ad assumere sembianze concrete.