di Salvo Geraci - È finita la trasmissione di Fiorello. Il fatto è molto più drammatico di quanto appaia. Non è un caso che, dichiaratamente, si trattasse di un varietà (la forma più leggera di spettacolo), e per di più il varietà più bello dopo il week-end.
Già! Infatti il giorno più drammatico della settimana è sempre il lunedì;
ma ancora di più lo è in questi tempi nei quali, dopo la sospensione convenzionale del sabato e della domenica, si sa di dover ricominciare il lavoro, affrontare le scadenze, portare avanti progetti, ma, rispetto a ciò che accade ogni lunedì, si sa anche di dover aggiungere a questo la sensazione di un pericolo imminente, la sensazione di vivere già l'inizio di un dramma, forse definitivo, lo scoraggiamento per non riuscire ad assicurare ai propri figli le condizioni minime per costruirsi una famiglia e per vivere la propria vita avendo un certo numero di ‘chances’, come sarebbe giusto per tutte le persone, in tutti tempi, e in tutte le condizioni.
ma ancora di più lo è in questi tempi nei quali, dopo la sospensione convenzionale del sabato e della domenica, si sa di dover ricominciare il lavoro, affrontare le scadenze, portare avanti progetti, ma, rispetto a ciò che accade ogni lunedì, si sa anche di dover aggiungere a questo la sensazione di un pericolo imminente, la sensazione di vivere già l'inizio di un dramma, forse definitivo, lo scoraggiamento per non riuscire ad assicurare ai propri figli le condizioni minime per costruirsi una famiglia e per vivere la propria vita avendo un certo numero di ‘chances’, come sarebbe giusto per tutte le persone, in tutti tempi, e in tutte le condizioni.
Per questo il “dopo Fiorello” viene vissuto ancor di più,rispetto alla norma, come "la fine della festa" e la condanna a riprendere la strada, in salita, con un motore che ansima e, probabilmente, ci lascerà per strada.
Goethe diceva: "Triste è quel Paese che ha bisogno di eroi"; ma mi sembra davvero quasi grottesco il dover affermare che "Triste è il Paese che, per sopravvivere, ha necessità dei vari “Fiorello”.
Quella che stiamo vivendo è un’epoca eccezionale, e, per fortuna o disgrazia, ce ne accorgiamo.
Che siamo combinati in tal modo un po’ in tutta Europa, ed anche oltre, non è motivo di conforto, anzi accresce il terrore che l'economia,con tutto ciò che rappresenta e che le è connesso, produca un effetto ‘tsunami’ che rischi di travolgere tutto... e tutti!
In queste condizioni perfino le panacee di sempre perdono parte della propria efficacia; il ricorso alla religione, il ritiro, la ricerca spasmodica di distrazioni, l'attesa consapevole.
Un gesuita, Alberto di Giovanni, mio professore di filosofia morale, incompreso ai tempi lontani dell'Università, riferendosi un po' a tutti i temi della vita, ma soprattutto dello studio di ogni fenomeno, e del pensiero, era solito ripetere una formula dialettica (era un pascaliano convinto) dal forte valore verbale e comunicativo: "includenza di tutte le includenze, escludenza di tutte le escludenze”. Allora a me ed ai miei colleghi appariva criptica e qualcuno di noi irrideva quell’uomo allampanato, canuto, incerto nella postura, tremante e tuttavia dalla grande “presenza scenica”, dal grande acchito ieratico.
Oggi, credo che, attraversando la vita, quella frase sia divenuta per tutti molto o del tutto più chiara.
Le elezioni cittadine sono importanti; altrettanto importanti sono la ricerca del lavoro e del crearsi una propria vita indipendente dalla famiglia. E’ importante anche il dedicarsi ad attività che integrino la nostra personalità... ma soprattutto una cosa mi sembra che divenga la più importante di tutte, una “cosa” che è parente della filosofia, forse anche della religione e comunque patrimonio del buon senso comune. Una volta applicata la legge di cui sopra ("includenza di tutte le includenze, escludenza di tutte le escludenze”), pensiamo a tutto di noi e delle persone che ci stanno attorno, di tutti, quelli che amiamo e non; ricordiamoci che in fondo abbiamo lo stesso destino… allora: dopo aver incluso, nel nostro ragionamento, alla ricerca, in realtà, del senso nella vita di tutti noi, tutto ciò che riteniamo debba essere tenuto presente, e, parimenti, dopo aver escluso tutto ciò che ragionevolmente ci appare solo storia del pensiero, appendice pleonastica… allora, finalmente concentriamoci su questa importante, benedetta, salvifica e tuttavia, in qualche modo e qualche volta, opprimente, ricerca del “senso della vita”, e portiamo il nostro pensiero fuori dallo spazio e dal tempo, come in un sonno profondo, vissuto però come piacevole realtà.
Ciò che al risveglio ci verrà in mente, molto probabilmente, sarà quello che probabilmente per noi è la cosa più vicina al nostro senso della vita e, molto probabilmente ancora, la cosa più vicina al comune senso della vita… la voglia di esserci, di esserci bene, di vivere in solidarietà coni nostri compagni di viaggio, a partire dai nostri figli fino alle “prossimità più lontane” (perdonatemi l’ossimoro), utilizzando al meglio uno strumento che non costa niente e che, come recita un vecchio adagio, è l'unico che se lo si divide si moltiplica, e cioè, in definitiva, la “condivisione”. Altri lo definiscono con altro termine, ma la sostanza non cambia.
Empaticamente, Vostro,
SALVO GERACI
06 dicembre 2011
06 dicembre 2011
Molto bello quello che ha scritto SALVO GERACI. Amare e tristi considerazioni. Abbiamo un pò tutti voluto cancellare il "LUNEDI'" dal nostro calendario mentale, e per un lungo periodo lo abbiamo fatto, ed in fondo ci siamo divertiti, abbiamo riso e fatto ridere, senza badare a spese. Adesso però è lunedì, che fare? Possiamo certo recriminare contro un destino cinico e baro che si accanisce contro il popolo Italiano. Certo a volte si é davvero sfortunati, ricordate quanto fummo sfortunati, quando affidammo un pò dei nostri soldi al MAGO DI VILLABATE? Se la malasorte non si fosse accanita contro di noi, oggi saremmo tutti ultra miliardari, con la vendita di banane ed altre magie di finanza creativa e con la carica di ottimismo che non ci ha mai fatto difetto avremmo avuto tutto quello che senz'altro meritiamo. Le cose più belle improvvisamente svaniscono ed io non riesco davvero a capire come mai? Ricordate VANNA MARCHI? Come era bello risolvere cose apparentemente complesse, con semplicità ed immediatezza, bastava fidarsi ed affidarsi. Eppure, ritengo, per sfortuna l'abbiamo persa, rimanendo con tanti guai ancora irrisolti. Caro SALVO, facciamocene una ragione, siamo un popolo sfortunato, meritevole, colto, impegnato, ma, sfortunato. Tutti quelli che potrebbero risolvere i nostri problemi, improvvisamente evaporano, se non è sfortuna questa?
RispondiEliminaCerto è triste pensare che, forse il nostro Paese per sopravvivere ha bisogno dei vari Fiorello. Ma...... meno male che esiste Fiorello
RispondiEliminaNon ho potuto fare a meno, leggendo e rileggendo il bello e da me ampiamente condiviso commento di Salvo Geraci, di soffermarmi sul significato della frase pronunciata dal suo professore di Filosofia morale ” includenza di tutte le includenze ed escludenza di tutte le escludenze ” ho pensato molto sul senso della vita e il rapporto tra essa e questa frase e devo dire che mi si è aperto un mondo di connessioni più o meno appropriate.
RispondiEliminaPenso che nella parola “escludenze” si possono annoverare gesti o comportamenti che tendono ad allontanare, escludere, dividere etc.. mentre con la parola ”includenze” andiamo necessariamente verso tutto cio che unisce, accorpa, congloba, fonde etc..., quindi, gesti e comportamenti che portano inevitabilmente ad amare a prescindere da tutto e condividere tutto ciò che ci circonda.
Secondo questa mia personale interpretazione, porta inevitabilmente a togliere tutto ciò che ostacola il nostro cammino e a stringere tutto ciò che, invece, ci agevola, aiutandoci a dare alla vita il senso più alto e nobile che le si possa dare.
Interpretazione intelligente e pertinente! Non poteva essere altrimenti... Salvo Geraci
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