martedì 20 dicembre 2011

Farmacie in guerra. I liberalizzatori a casa

PAra-e-Farmaciadi Giangiuseppe Gattuso - “La competizione è il terrore di tutti i conservatori di destra, di centro e di sinistra. Uno dei tratti fondamentali dell’atteggiamento conservatore è il timore del cambiamento”. Sono le parole tratte dal libro di Antonio Catricalà,
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex capo dell’Antitrust, “Zavorre d’Italia”.
   Un libro sulle mille caste che pesano sui cittadini-consumatori. Le zavorre che pesano sul Paese, impediscono la sana competizione, favoriscono i gruppi consolidati e i cartelli, in un settore come il commercio che risente, ancora, di un sistema di regole, autorizzazioni, divieti e codicilli di rango feudale. E infatti il tentativo di favorire un profondo piano di liberalizzazioni dell’ex Commissario Europeo per la concorrenza Mario Monti, capace di dare la multa a Bill Gates, è quasi fallito. Un segnale molto negativo per il Paese e una sonora sconfitta per il Governo e per i due rappresentati più qualificati in questo genere di questioni.
   Il caso emblematico, oltre a quello dei taxi per i quali la problematica è di altra natura, è stato quello della guerra a tutto campo condotta dalle farmacie contro le parafarmacie sull’ipotesi di liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia “C”. Apriti cielo.
   Pressioni di tutti i generi, gruppi parlamentari sensibilizzati, e modifiche in tutta fretta al testo governativo per alleggerirne il senso e gli effetti rinviando ad altro intervento per lasciare tranquilli i padroni delle farmacie. Si perché la guerra è tra laureati con la stessa laurea e con la stessa professionalità. O ancora meglio: tra laureati in farmacia con “negozio” e quelli invece “senza”.
   Una differenza abissale. I proprietari delle farmacie schierati contro il provvedimento che avrebbe consentito ai “colleghi” delle parafarmacie di vendere (sicuramente a prezzi più bassi) quei farmaci di fascia “C” che rappresentano una fetta limitata ma sempre importante per il fatturato vendibile con la prescrizione medica ma senza rimborso del sistema sanitario nazionale.
   Una battaglia che ha visto la Federfarma pubblicare un comunicato (il testo completo qui) a pagamento su un’intera pagina del Corriere della Sera di sabato 10 dicembre 2011 per spiegare le ragioni della loro contrarietà. Le parafarmacie, nate dalla liberalizzazione avviata da Bersani nel 2006, devono per legge essere gestite da un laureato in farmacia così come nei grandi supermercati. E quindi sono si capisce quale potrebbe essere il pericolo di vendere le medicine di fascia “C” in questi punti vendita.
   Il vero problema per questi laureati in farmacia è la fortuna, o meno, di avere un nonno o un padre farmacista che gliela lascia in eredità. E non ce ne vogliano gli amici farmacisti, ma la loro posizione di chiusura sa di difesa di un privilegio ingiustificabile. Monti e Catricalà, quindi, non hanno fatto una gran figura. Hanno annunciato, però, per gennaio la soluzione definitiva e l’avvio delle liberalizzazioni in questo settore. Ma solo se, a quel punto, le forze contrarie come il Pdl lo consentiranno. Amen.

Giangiuseppe Gattuso

18 dicembre 2011
Esiste una profonda divisione nella categoria, tra chi è titolare di una o più farmacie e chi una farmacia non ce l’ha. In nessun altra categoria professionale esiste, come nella nostra, un impedimento e un limite, così netto e preciso all’accesso alla professione. Un medico laureato e abilitato alla professione può aprire uno studio dove preferisce, così come può fare un architetto, un ingegnere, un avvocato. Il farmacista invece non può.
  Il farmacista per lavorare in proprio deve necessariamente acquistare a prezzi esorbitanti, una licenza da un collega più fortunato. Nella nostra categoria quindi il primo criterio che discrimina tra chi può lavorare in proprio e chi deve accontentarsi del lavoro dipendente è la disponibilità economica personale.
  
Continuando con gli assurdi, l’istituzione delle Parafarmacie ha creato un’ulteriore divisione e ha dato vita ad una figura professionale del tutto incerta: il “Parafarmacista”. Al parafarmacista è permesso vendere solo i medicinali senza obbligo di prescrizione, anche se non esiste un corso di laurea in Parafarmacia, né un esame di stato che abiliti alla professione di parafarmacista. Nelle numerosissime parafarmacie italiane, infatti, lavorano unicamente farmacisti, che hanno effettuato lo stesso percorso formativo dei colleghi titolari di farmacia, con i quali condividono le stesse competenze e capacità di dispensare i farmaci e, cosa assurda, gli oneri del pagamento dell’ ENPAF (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza Farmacisti) nella stessa misura dei titolari di farmacia.
  
Un secolo fa, nella riforma del sistema sanitario, Giolitti afferma il principio che l’assistenza farmaceutica alla popolazione, e quindi l’esercizio della farmacia, è un’attività primaria dello Stato, esercitata direttamente dallo stesso attraverso gli Enti locali (comuni), oppure delegata a privati per l’esercizio, in regime di concessione governativa. Ne conseguiva che la farmacia, giacché concessione governativa ad personam, non poteva essere né comprata, né venduta, né trasferita per successione o a qualsiasi altro titolo. Un principio di giustizia ed equità che oggi è assente.

7 commenti:

  1. Da titolare di Parafarmacia vorrei dire che il Parafarmacista non esiste: è un dottore in Farmacia a tutti gli effetti che non ha avuto la fortuna di ereditare o di acquistare una farmacia ma che ha avuto la forza di mettersi in gioco per svolgere la sua professione a tutela della salute pubblica e che ogni giorno si scontra con la mafia delle potenti lobbies del nostro paese!

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  2. Miliardari contro poveracci, potenti organizzati e rappresentati, contro cittadini disperati e non organizzati. Chi pensate possa prevalere? È proprio per questo che la politica ha un ruolo imprescindibile nella vita delle società civili, ma voi avete notizie della politica? La vedete da qualche parte? Non parlo affatto della buona politica sia chiaro, a noi basterebbe anche una mediocre politica, al limite anche una cattiva politica. Il punto è ,che la politica non c'è proprio, quindi è "GIUNGLA".

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  3. Ieri sera alla trasmissione "Ballarò" è andato in onda una intervista ad una farmacista . La signora vantava di essere farmacista da cinque generazioni , con tanto di laurea ed abilitazione , e di non sentirsi in fondo così fortunata come invece può dirsi la figlia Marina di Berlusconi .
    Non ha mancato di fare la spocchiosa con i parafarmacisti , sonobbandoli , considerandoli quasi una razza inferiore , alludendo che quasi quasi sono farmacisti squalificati , non attendibili .
    Di contro un parafarmacista , figlio di un fornaio , oltre a mostrare il possesso degli stessi titoli della signora di prima , ha dichiarato che per sopravvivere , avendo i cassetti dei farmaci quasi vuoti (in media 4 farmaci per cassetto) a causa delle limitazioni di legge , per soppravvivere è tornato a fare il mestiere del padre (il fornaio) , cioè produce e vende pasta , pane , tortellini , dolci normali e senza glutine , etc...
    Qualcuno in studio suggeriva che allora sarebbe giusto impedire ai farmacisti di vendere oltre alle medicine : latte in polvere , alimenti dietetici , sanitaria , calzature , prodotti estetici e di bellezza , veterinari ,e tutti gli altri prodotti che non sono farmaci convenzionati (circa il 910% di quelle in vendita).
    C'è veramente da indignarsi quando la casta , che nopn è fatta solo dai politici , ma anche dai farmacisti , dagli avvocati , dai notai ,da tante altre figure , si oppongono alle liberalizzazioni "piangendo miseria" .
    Si , si e si , per la miseria !!!
    In tempi come questi e sopratutto come quelli futuri , che sono sicuro saranno migliori e più equi (cioè sobri) e , quindi , fatti di un ordine sociale eticamente ed economicamente sostenibile per tutti , è indispensabile che anche "i ricchi piangano" . Pazienza se il pianto gli farà venire le rughe agli occhi . I poveri ci sono abituati da sempre , e soppravvivono lo stesso . E poi , in fin dei conti , ci sono tante creme antirughe che fanno dei miracoli .

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  4. Mi chiedo se un giorno cambierà questa ingiustizia, me lo chiedo da tanto tempo, e ora più che mai, sono molto scoraggiato e stanco di constatare questo insormontabile muro che si oppone tra chi, figli di un Dio minore, attraverso sacrifici enormi riescono a raggiungere una meta (Laurea, master etc.), e non trovano la giusta e doverosa collocazione nel mondo del lavoro, e quindi vanificando gli sforzi propri e soprattutto dei genitori, e chi, invece, partoriti dalla casta, trovano, senza sforzi, le vie spianate e le poltrone pronte ad accoglierli.
    E'paradossale la leggerezza con cui i politici affrontano questa questione, i loro discorsi sembrano propendere verso un'irragionevole logica dove prevale la regola del più forte, come se vivessimo in una giungla, dove l'istinto prevale sul raziocinio, e dove, se sei consapevole della tua debolezza, sai che presto sarai sopraffatto.
    Non rimane che appellarsi al buon senso e augurarsi che questa ingiustizia un giorno possa essere eliminata.

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  5. “Le facciamo chiudere in tre mesi”
    “Col giro di affari che abbiamo, possiamo chiedere alle case farmaceutiche di darci per tre o quattro mesi forniture in esclusiva o a prezzo agevolato, non possono negarcelo, e poi in fondo conviene pure a loro: le parafarmacie non reggerebbero alla concorrenza, si troverebbero con gli scaffali vuoti o sarebbero costrette a vendere a prezzo pieno dei prodotti che noi potremmo scontare anche del 20%. Nel sacchetto mettiamo pure le pasticche Valda in omaggio per le nonnine e le Zigulì per i bambini... Voglio vedere se poi la gente entrerà più in una parafarmacia... Senza tener conto del fatto che le città sono già sature di farmacie e i parafarmacisti dovrebbero aprire i loro negozietti in periferia: basta mettersi d’accordo coi medici di base che servono quelle aree, dar loro gratuitamente i farmaci salvavita di maggior consumo, trattenendo le fustelle: li distribuirebbero gratuitamente ai pazienti postdatando di qualche mese le prescrizioni, tanto per loro fa poca differenza sugli accrediti... No, li facciamo chiudere in un niente, questi pezzenti...”
    Così, più o meno, ieri sera, in una farmacia del Vomero, sarei tentato di dire quale. Senza dubbio figlio di farmacista, re della bottega lasciatagli da papà, più o meno sulla quarantina, abbronzato da troppe lampade o appena rientrato da Cortina. Urlava quasi, nebulizzando qualche schizzetto di saliva per un leggero difetto di pronuncia sulle labiali, rivolto a due avventori che dovevano essere conoscenti o amici e che ascoltavano sorridenti e compiaciuti. Un notaio e un tassista?Ero entrato a comprare un ciucciotto per mio figlio, avevo l’auto in seconda fila, non potevo intrattenermi".
    Questo pezzo davvero emblematico l'ho ripreso da http://it.paperblog.com/le-facciamo-chiudere-in-tre-mesi-784543/, pubblicato da Malvino il 30 dicembre 2011. Mi sembra davvero lo specchio di una realtà molto viva e vegeta alla faccia delle liberalizzazioni e della concorrenza. Forza Monti, Catricalà e chi più ne ha più ne metta! Fateci sognare.

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    1. Ringrazio, a nome dell'associazione Essere Farmacisti, che difende i diritti dei farmacisti titolari di parafarmacia, sia giangiuseppe gattuso che luigi castaldi per questi due articoli emblematici per la nostra situazione. Purtroppo è tutto vero. Invito giangiuseppe a sostenere la nostra causa dandoci voce affinchè si possa fare un po' di chiarezza su vicende spesso nebulose per i cittadini. Invito inoltre i clienti delle farmacie a denunciare episodi simili a quelli raccontati dall'amico castaldi alle autorità competenti, perchè quel farmacista del vomero ha ammesso di violare la legge sia nell'imporre una concorrenza sleale, sia nella volontà di stringere accordi con medici compiacenti per anticipare farmaci salvavita. Questo lede la dignità di medici e farmacisti. Diamo una volta per tutte un segnale forte: dare farmaci che richiedono la ricetta, senza che la ricetta venga controllata è REATO e come tale va segnalato e punito.
      Grazie a tutti
      Dott.ssa Bruni Chiara

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  6. Sento il dovere di segnalare un commento dell'Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica riguardo una vergognosa campagna comparsa in diversi quotidiani a diffusione nazionale, in difesa del monopolio delle farmacie.

    Roma, 17 gen - "Senza alcun ritegno". Questo il commento del Presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, Vincenzo Devito, alla campagna oggi comparsa in alcuni quotidiani nazionali a difesa della farmacia. "Con la faccia di una persona anziana e il titolo “Brave Heart”, cuore coraggioso, i titolari di farmacia fanno leva sui sentimenti degli italiani per difendere in maniera subdola i propri privilegi. Una caduta di stile che la dice lunga sul livello culturale di questi monopolisti ad oltranza. Nella pubblicità si tenta di far credere che le persone anziane che abitano nei paesini più piccoli a seguito delle liberalizzazioni non troveranno più una farmacia a disposizione e dovranno fare un’ora di viaggio tra andata e ritorno per ottenere i propri farmaci. Una falsità grossolana perché questo è proprio ciò che accade sempre più spesso con l’attuale numero chiuso di farmacie. Una pubblicità ingannevole che andrebbe posta sotto la lente dell’Autorità competente, non firmata se non da un indirizzo internet che riporta ad un sito la cui proprietà non è identificabile. L’Autority per la pubblicità ha il dovere d’intervenire immediatamente. Questo tipo di comportamento la dice lunga sul livello di scontro in atto, e come i mezzi finanziari a disposizione delle corporazioni riescano a distorcere la realtà. Il Governo tenga conto di questi comportamenti e ponga la parola fine ad uno dei più forti monopoli in Italia. Aumentare il numero delle farmacie è giusto, ma senza la concorrenza, ovvero senza liberalizzazione dei farmaci di fascia C, tutto sarà come prima. Gli unici che avranno la peggio saranno proprio i cittadini e tra questi persone come quelle a cui la pubblicità fa riferimento: Beppe 81 anni, cardiopatico e con la pressione alta, costretto a pagare il massimo prezzo per i farmaci con obbligo di ricetta che il S.S.N. non gli concede in assistenza".

    C'è da rimanere allibiti e senza parole di fronte alla faccia di bronzo mostrata dalla lobby dei farmacisti nel distorcere e mistificare la realtà, sempre a danno di noi, "comuni mortali".

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