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sabato 22 ottobre 2011

Province 2013. Si chiude

"Leggere e interpretare le richieste provenienti dalla società e dai cittadini e trasformarle in concreti provvedimenti amministrativi per riformare in profondità la Sicilia". Come dire. Chiudiamo le Province perché è giusto e ce lo chiede il popolo.
La Sicilia e i siciliani, altrimenti, difficilmente potrebbero perdonare un siffatto delitto. Questo in sintesi il pensiero del Governatore, tratto dal suo blog. E stavolta c'è un disegno di legge del governo regionale firmato dall'Assessore alle Autonomie locali Caterina Chinnici. Al posto delle Province sorgeranno i Consorzi. Composti da almeno 10 comuni e, ovviamente, saranno, più delle attuali nove. E dovranno avere almeno 250 mila abitanti. Ci sarà un Presidente e una Giunta fatta da 4 a 8componenti. Nessuno di questi avrà diritto a compenso. Chiudendo le attuali Provincie Regionali, la Sicilia dovrebbe avere grande beneficio. Non si capisce bene perché, e come. Il risparmio derivante dall'abolizione dei compensi degli amministratori non giustifica questa minirivoluzione. Bastava modificare il numero degli amministratori e ridurre i loro compensi. Troppo semplice.
Già una volta, l'undici agosto scorso, PoliticaPrima ha affrontato la questione. In Sicilia il Parlamento con la legge regionale n.9, dopo quasi 38 anni, da quanto stabilito dall'art. 15 dello Statuto siciliano, del 1948, ha istituito le Province Regionali che sono, in sintesi, l'articolazione territoriale amministrativa prevista proprio dall'art. 15. E cioè i "Consorzi comunali". Solo che le funzioni e le competenze che dovevano essere decentrate da parte della Regione, si sono viste poco. Il "potere" è rimasto nelle mani della burocrazia e del governo regionale. Tutti i partiti d’accordo. Il problema, quindi, sta nella mancanza di quelle competenze che la Regione, dal 1986 ad oggi, ha pervicacemente mantenuto per se, non consentendo la piena attuazione della legge n. 9 dell'86 e l'espletamento di quelle funzioni e servizi che avrebbero reso più significativo il ruolo delle Province sul territorio.

Raffaele Lombardo, così preso da tanta furia liquidatoria, è lo stesso politico che ha governato la Provincia di Catania per un intero quinquennio, 2003 – 2008, mentre a Palermo governava Francesco Musotto, già Presidente nel 1994 e nel 1998, e stessa persona che 
oggi, capogruppo Mpa all'Ars porta avanti la tesi di Lombardo. Ambedue, però, durante le loro presidenze facevano di tutto per rafforzare il ruolo e le funzioni delle Province cercando in tutti i modi di migliorarne l'immagine. Hanno cambiato idea. Bisogna eliminare l'intera classe politica che le amministra. 

Stupisce, quindi, e tanto, la sostanziale assenza dal dibattito dei Consigli Provinciali, dei loro Presidenti, dei singolo Consiglieri. E dai Presidenti eletti direttamente dai cittadini, che solo per la loro legittimazione popolare, potrebbero e dovrebbero far sentire forte le loro ragioni. Niente. Nulla si sente in questo teatro senza fine della politica siciliana. Forse hanno tutti smarrito la consapevolezza del proprio ruolo o, ancora peggio, ritengono la battaglia già persa. E giusta la punizione del loro fustigatore.

PoliticaPrima
22 ottobre 2011

2 commenti:

  1. Le Provincie sono un fallimento totale. Purtroppo fanno quello che non dovrebbero fare e non fanno quello che invece dovrebbero fare. Il sistema politico che le regge le porta inevitabilmente ad essere più un ostacolo che un supporto agli enti locali. Io parlo per esperienza personale e non ne faccio una questione politica. Posso fare l'esempio del trasporto dei disabili tra i vari comuni (in un piccolo comune non possono essere presenti tutti i centri di riabilitazione necessari per due o tre bambini al massimo e quindi le famiglie devono spostarsi da un comune all'altro). I comuni sono abbandonati a se stessi con la provincia che nemmeno conosce i problemi delle famiglie. Il discorso è lungo e meriterebbe un approfondimento a parte. Io parto da questo per formulare un opinione e purtroppo è un problema serio.

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  2. Effettivamente così come è articolata oggi la provincia non è in grado di essere un vero punto di riferimento efficace, in quanto mancano le risorse e l'assegnazione definitiva delle deleghe promesse nella costituzione per un vero federalismo. Quindi è sicuramente un grave errore abolire un livello intermedio di democrazia, anzi bisognerebbe potenziarlo. In un quadro di riduzione dei costi si potrebbero tagliare alcune spese inutili, ma i grossi sprechi non vanno ricercati nelle province, che hanno bilanci sani e in equilibrio, ma altrove.

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