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venerdì 28 ottobre 2011

Viva le donne. Islamiche

È stata riportata da tutti i media nazionali e internazionali come la più grande conquista dei diritti civili delle donne saudite degli ultimi 50 anni. Il re Abdullah, 87 anni,da sei anni al potere, il 25 settembre del 2011, ha concesso
alle donne il diritto di voto. Ma solo nelle elezioni locali e negli organismi consultivi, e dal 2015! L’Arabia Saudita è la monarchia più conservatrice del mondo, e la democrazia, semplicemente,non esiste. Una dittatura dove il voto non è concesso nemmeno agli uomini. Tutto è nel­le mani di chi comanda e la vita è regolata da un’interpretazione integralista della Sharia. I giornali sono vietati e la libertà d'espressione è ban­dita. Le donne se guidano rischiano la gale­ra, o addirittura la morte, e hanno l'obbligo di andare a visita medica solo se accompagnate. La libertà religiosa non esiste. Altro che integrazione e tolleranza.
Insomma, come capita spesso, la percezione delle realtà diverse dalle nostre é sempre molto relativa e parziale. Basta poco, anche pochissimo, per sbandierare ai quattro venti conquiste sociali irrilevanti. Tralasciando con molta superficialità, invece,  le difficoltà di un sistema nel quale le libertà e i diritti fondamentali risentono dell'assenza di democrazia e di pluralismo. Prima di tessere le lodi al monarca per la storica apertura e concessione, sarebbe meglio ricordare le condizioni paurose delle donne di quei paesi dove vige l’islamismo fondamentalista. Gli organi di stampa,la comunità internazionale, le associazioni per i diritti civili, spesso, fanno troppo poco per migliorare una percezione più concreta della reale entità del fenomeno. Appena due giorni dopo lo storico annuncio, infatti, è stata diffusa una notizia incredibile: una giovane donna per aver guidato, nel mese di luglio,nel Regno, è stata condannata a dieci frustate. Il problema, quindi, è molto più vasto e ci vuole ben altro che un annuncio che è poco più di una finzione. Ci auguriamo, però, che anche questa piccola apertura possa servire a spingere il vento della “primavera”, della Tunisia e dell’Egitto, verso quei popoli e quelle terre, per l'inizio di un'alba nuova.

PoliticaPrima
28 ottobre 2011

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