di Giangiuseppe Gattuso - In questo periodo nel quale non si fa altro che sottolieneare i vergognosi privilegi dei politici ritenendoli il male assoluto d'Italia, altri privilegi e altre caste vanno conosciute. Iniziamo con i sindacati di cui parla, il 2 agosto 2007, Stefano Livadiotti, autore del libro "L'Altra Casta", uscito poi nel 2008, su L'Espresso. E anche se sono passati tre anni nulla è cambiato. Riportiamo alcuni brani.
<<...le organizzazioni dei lavoratori, per una serie di privilegi più o meno antichi, si sono trasformate in autentiche macchine da soldi. Come per i costi della politica, il discorso vale anche per il sindacato. Alla fine del 1998, un ingenuo deputato di Forza Italia, presentò un provvedimento per obbligare i sindacati a fare chiarezza sui loro conti. Ma, Cgil, Cisl e Uil, non appena fu approvato il primo articolo convinsero il parlamento a bloccare tutto.
Nel 1990 ottennero una legge che consente di licenziare i propri dipendenti senza rischiarne poi il reintegro, in barba allo Statuto dei lavoratori. I bilanci dei sindacati, quelli veri, non sono mai usciti dai cassetti dei loro segretari. Lodovico Sgritta, amministratore della Cgil, si limita a non confermare che il fatturato consolidato abbia raggiunto il tetto del miliardo di euro. E poi ci sono i Caf, patronati e quant'altro.
Fare i conti in tasca alle organizzazioni sindacali, con un organico dell'ordine dei 20 mila dipendenti, è difficile, perchè le loro fonti di guadagno sono le più disparate. La maggiore risorsa economica di Cgil, Cisl e Uil sono le quote pagate ogni anno dagli iscritti: in media l'1 per cento della paga-base; per i pensionati 30 - 40 euro l'anno. Giuliano Cazzola parla di almeno un miliardo l'anno.
E il sindacato non deve fare neanche la fatica dell'esattore: le aziende, gratuitamente, li trattengono dalle buste paga dei dipendenti, per i pensionati provvedono gli enti di previdenza. Nel 1995 Marco Pannella tentò con un referendum di abolire la trattenuta automatica dalla busta paga (introdotta nel 1970 con lo Statuto dei lavoratori). Gli italiani votarono a favore. Ma il meccanismo è tuttora vivo e vegeto.
Così come quando un emendamento al decreto Bersani per rinnovare annualmente la delega alla riscossione, che oggi è di fatto a vita, è stato prontamente bloccato>>.
Siamo convinti, comunque, che la funzione dei sindacati resta fondamentale per l'intero sistema democratico del paese e per i diritti dei lavoratori. Ma, rileviamo, nello stesso tempo, che quando si tratta di cambiare qualcosa, per regolamentare e rendere più trasparente l'organizzazione economica dei sindacati, i loro bilanci, e ogni altro aspetto interno, tutto si blocca.
In Senato alla data del 13 luglio 2011 risulta in trattazione il Ddl n. 1009 su "Norme in materia di bilancio dei sindacati e delle loro associazioni nonché in materia di trattenute sindacali". Ma ancora c'è tempo per approvarlo. I privilegi degli altri devono essere messi in discussione. Quelli sindacali, no.
<<...le organizzazioni dei lavoratori, per una serie di privilegi più o meno antichi, si sono trasformate in autentiche macchine da soldi. Come per i costi della politica, il discorso vale anche per il sindacato. Alla fine del 1998, un ingenuo deputato di Forza Italia, presentò un provvedimento per obbligare i sindacati a fare chiarezza sui loro conti. Ma, Cgil, Cisl e Uil, non appena fu approvato il primo articolo convinsero il parlamento a bloccare tutto.
Nel 1990 ottennero una legge che consente di licenziare i propri dipendenti senza rischiarne poi il reintegro, in barba allo Statuto dei lavoratori. I bilanci dei sindacati, quelli veri, non sono mai usciti dai cassetti dei loro segretari. Lodovico Sgritta, amministratore della Cgil, si limita a non confermare che il fatturato consolidato abbia raggiunto il tetto del miliardo di euro. E poi ci sono i Caf, patronati e quant'altro.
Fare i conti in tasca alle organizzazioni sindacali, con un organico dell'ordine dei 20 mila dipendenti, è difficile, perchè le loro fonti di guadagno sono le più disparate. La maggiore risorsa economica di Cgil, Cisl e Uil sono le quote pagate ogni anno dagli iscritti: in media l'1 per cento della paga-base; per i pensionati 30 - 40 euro l'anno. Giuliano Cazzola parla di almeno un miliardo l'anno.
E il sindacato non deve fare neanche la fatica dell'esattore: le aziende, gratuitamente, li trattengono dalle buste paga dei dipendenti, per i pensionati provvedono gli enti di previdenza. Nel 1995 Marco Pannella tentò con un referendum di abolire la trattenuta automatica dalla busta paga (introdotta nel 1970 con lo Statuto dei lavoratori). Gli italiani votarono a favore. Ma il meccanismo è tuttora vivo e vegeto.
Così come quando un emendamento al decreto Bersani per rinnovare annualmente la delega alla riscossione, che oggi è di fatto a vita, è stato prontamente bloccato>>.
Siamo convinti, comunque, che la funzione dei sindacati resta fondamentale per l'intero sistema democratico del paese e per i diritti dei lavoratori. Ma, rileviamo, nello stesso tempo, che quando si tratta di cambiare qualcosa, per regolamentare e rendere più trasparente l'organizzazione economica dei sindacati, i loro bilanci, e ogni altro aspetto interno, tutto si blocca.
In Senato alla data del 13 luglio 2011 risulta in trattazione il Ddl n. 1009 su "Norme in materia di bilancio dei sindacati e delle loro associazioni nonché in materia di trattenute sindacali". Ma ancora c'è tempo per approvarlo. I privilegi degli altri devono essere messi in discussione. Quelli sindacali, no.
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