di Giangiuseppe Gattuso - Non c'è che dire, i dirigenti pubblici sono ben pagati. Quelli della Regione Siciliana meglio dei colleghi ministeriali. Producono di più e hanno maggiori responsabilità! Così come per le pensioni. Vanno via prima e guadagnano ancora meglio. I casi eclatanti li conosciamo e ci pare superfluo ricordarli. Ma, nel momento in cui è stata definitivamente approvata una manovra finanziaria pesante e di lacrime e sangue, non possiamo esimerci dal fare qualche riflessione.
Cominciamo con gli stipendi. Quelli pubblici sono stati bloccati fino al 2014. Gli incrementi salariali, forse, saranno possibili dal 2015. Rapportando l'entità dei compensi dei dirigenti di alto livello, tale sacrificio, per loro, è veramente risibile. Ma tant'é. Andiamo alle pensioni. Quelle che superano i trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps (2.341 euro lordi), per il biennio 2012-2013, non avranno adeguamento al costo della vita. Per quelle tra tre volte e cinque volte il minimo (1.428 euro lordi) la rivalutazione scatta al 70% (contro il 45% previsto in un primo momento).
Sulle pensioni però vogliamo dire qualcos'altro. Giusto, anzi giustissimo, bloccare la crescita delle pensioni oltre un certo tetto retributivo. E, tenuto conto, dei milioni di pensionati che dovrebbero poter vivere con la pensione minima dell'Inps, fermare la crescita di quelle con importi superiori a cinque volte tale soglia, appare quasi come un segno di giustizia sociale. Ma, dopo la pubblicazione del libro di Paolo Giordano "Sanguisughe", marzo 2011, di cui abbiamo parlato nel post su "Le pensioni che verranno" del 22 maggio 2011, speravamo di sentire, da maggioranza e opposizione e sindacati, un coro unanime di sdegno con proposte e provvedimenti adeguati e conseguenti.
E invece, sulle pensioni cosiddette d'oro di banchieri, dirigenti d'azienda, politici di ogni colore, militari, magistrati e altro, che vanno dai 90.246,55 euro (novantamila246,55) al mese (al mese!!!), di Mauro Santinelli, ai soli oltre 30.000 di Giuliano Amato, o altrettanti e anche di più di Carlo Azeglio Ciampi e così via, è stato fatto uno sforzo quasi sovrumano!!!. Un taglio del 5% per quelle da 90.000 euro fino a 150.000 euro annui e del 10% per quelle oltre tale cifra. Insomma veramente poco. Riteniamo, invece, che questo sia il momento di agire, di prendere decisioni dure e serie. Provvedimenti di vera giustizia sociale che possano avviare da subito una ridistribuzione più equa delle risorse accumulate dai versamenti contributivi di tutti i lavoratori. Con un principio alla base di tutto questo.
Stabilire quale deve essere la cifra massima che il sistema previdenziale del paese può erogare al cittadino, anche tenuto conto delle risorse versate. Una proposta potrebbe essere quella di stabilire preventivamente la cifra minima che assicura ad un pensionato una vecchiaia serena e dignitosa e, nel caso di personaggi illustri o che hanno dato molto alla società, uno status adeguato a quello goduto durante il periodo di attività lavorativa.
Insomma, basterebbe stabilire quante volte bisogna moltiplicare la cifra di una pensione minima dell'Inps per stabilire quale deve essere la pensione massima a carico della comunità. Tutto ciò che supera tale cifra va ridistribuito. Insomma, un segnale forte per ridare un poco di fiducia ai milioni di pensionati che ogni giorno fanno sacrifici per arrivare alla fine del mese. Si farà?
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Cominciamo con gli stipendi. Quelli pubblici sono stati bloccati fino al 2014. Gli incrementi salariali, forse, saranno possibili dal 2015. Rapportando l'entità dei compensi dei dirigenti di alto livello, tale sacrificio, per loro, è veramente risibile. Ma tant'é. Andiamo alle pensioni. Quelle che superano i trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps (2.341 euro lordi), per il biennio 2012-2013, non avranno adeguamento al costo della vita. Per quelle tra tre volte e cinque volte il minimo (1.428 euro lordi) la rivalutazione scatta al 70% (contro il 45% previsto in un primo momento).
Sulle pensioni però vogliamo dire qualcos'altro. Giusto, anzi giustissimo, bloccare la crescita delle pensioni oltre un certo tetto retributivo. E, tenuto conto, dei milioni di pensionati che dovrebbero poter vivere con la pensione minima dell'Inps, fermare la crescita di quelle con importi superiori a cinque volte tale soglia, appare quasi come un segno di giustizia sociale. Ma, dopo la pubblicazione del libro di Paolo Giordano "Sanguisughe", marzo 2011, di cui abbiamo parlato nel post su "Le pensioni che verranno" del 22 maggio 2011, speravamo di sentire, da maggioranza e opposizione e sindacati, un coro unanime di sdegno con proposte e provvedimenti adeguati e conseguenti.
E invece, sulle pensioni cosiddette d'oro di banchieri, dirigenti d'azienda, politici di ogni colore, militari, magistrati e altro, che vanno dai 90.246,55 euro (novantamila246,55) al mese (al mese!!!), di Mauro Santinelli, ai soli oltre 30.000 di Giuliano Amato, o altrettanti e anche di più di Carlo Azeglio Ciampi e così via, è stato fatto uno sforzo quasi sovrumano!!!. Un taglio del 5% per quelle da 90.000 euro fino a 150.000 euro annui e del 10% per quelle oltre tale cifra. Insomma veramente poco. Riteniamo, invece, che questo sia il momento di agire, di prendere decisioni dure e serie. Provvedimenti di vera giustizia sociale che possano avviare da subito una ridistribuzione più equa delle risorse accumulate dai versamenti contributivi di tutti i lavoratori. Con un principio alla base di tutto questo.
Stabilire quale deve essere la cifra massima che il sistema previdenziale del paese può erogare al cittadino, anche tenuto conto delle risorse versate. Una proposta potrebbe essere quella di stabilire preventivamente la cifra minima che assicura ad un pensionato una vecchiaia serena e dignitosa e, nel caso di personaggi illustri o che hanno dato molto alla società, uno status adeguato a quello goduto durante il periodo di attività lavorativa.
Insomma, basterebbe stabilire quante volte bisogna moltiplicare la cifra di una pensione minima dell'Inps per stabilire quale deve essere la pensione massima a carico della comunità. Tutto ciò che supera tale cifra va ridistribuito. Insomma, un segnale forte per ridare un poco di fiducia ai milioni di pensionati che ogni giorno fanno sacrifici per arrivare alla fine del mese. Si farà?
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Quindi per una persona che inizia oggi a lavorare (35 anni) si prospetta il nulla...
RispondiEliminaNon capisco,
RispondiEliminase si va in pensione più vecchi si lavorerà per più anni e quindi non si libereranno posti di lavoro per i giovani. E questi giovani quando mai pagheranno per la pensione dei genitori?
Forse è più giusto dire che oggi meno male che ci sono i genitori che prendono la pensione, perchè cosi possono, almeno in parte, mantenere i figli disoccupati che non pagano la pensione ai genitori ma nemmeno quella che un domani non prenderenno.
GIUSEPPE A:
Caro Giangiuseppe, bravo, sulle pensioni tu dicevi nel 2011 quello che Grillo propone oggi.
RispondiEliminaE' corretto che si faccia capire a chi ci governa che ogni essere umano ha una Dignità. Dopo tanti anni di lavoro, il ceto medio non si può ridursi a chiedere aiuto alla Caritas per poter mangiare, perchè grazie alle tasse, non arriva alla fine del mese. Mah.