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venerdì 13 maggio 2011

Nascere, vivere e andar via

Palermo - Cimitero dei Rotoli
di Giangiuseppe Gattuso - Argomento spinoso e poco piacevole da trattare. Problema che cerchiamo sempre di evitare ritenendo scaramanticamente di sfuggire a un destino per tutti obbligatorio. Il ciclo della vita è semplice. Si nasce, si vive, e si va via.
Da decenni, certamente da troppi anni, la questione della mancanza di “posti” nei cimiteri della città di Palermo è un argomento costantemente all’ordine del giorno. Ma non dell’Amministrazione comunale, del Consiglio o delle forze sociali della città. Semplicemente di chi, parenti vicini e lontani, si ritrovano, quando ormai è troppo tardi, con la triste storia della mancanza di un loculo per il proprio caro estinto. Indegna di un paese civile. Sembra incredibile. Ma è così. Non si riesce a risolvere un problema così grave, così delicato e per così lungo tempo. 
E allora si cercano le raccomandazioni, gli amici, si pagano cifre incredibili, si deve sottostare ai provvedimenti di emergenza che vanno dalle requisizioni delle tombe private all’obbligo generalizzato della cremazione! O altrimenti si va via. Chi può, chi ha parenti, amici e conoscenti nei paesini della provincia trova degna sepoltura. Si perché nei comuni dell’entroterra questo problema non esiste. È una caratteristica e una peculiarità del capoluogoLe amministrazioni che si sono susseguite nei decenni passati non hanno ritenuto importante risolvere una questione così importante. Il progetto del nuovo cimitero che dovrebbe sorgere tra Villabate e Palermo nella zona di Ciaculli prevede circa 40.000 loculi. Le notizie ufficiali dell’ufficio anagrafe del comune parlano di circa ottomila decessi ogni anno. 
Per quanto tempo, però, questa nuova struttura sarà capace di assicurare il fabbisogno non si sa. Ma ancora, e chissà per quanto, di questo moderna struttura cimiteriale non c’è traccia. Approvazioni, visti, pareri, la strada è lunga e tortuosa, i tecnici sono al lavoro e i burocrati fanno il loro mestiere. Le centinaia di bare ammassate negli spazi comuni, in attesa, non destano stupore e vergogna, non provocano rivolte popolari, assemblee spontanee. Convocazioni urgenti e riunioni di Consiglio Comunale fino all’individuazione della soluzione. Partiti di maggioranza e opposizione impegnati fino allo stremo delle forze. No. I politici, tanto per cambiare, latitano. Hanno altri pensieri e impegni. E i cittadini, ormai abituati e assuefatti a questo ineluttabile destino, continuano nell’indifferenza. Così come la cosiddetta società civile, le forze sociali ed economiche. E pure la Chiesa. Purtroppo.
Torneremo sull'argomento.

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