Falcone e Borsellino. L’aeroporto di Palermo

di Giangiuseppe Gattuso - Conosciamo tutti l’aeroporto di Punta Raisi, intitolato alla memoria dei due eroi della lotta alla mafia. È un impianto in perenne costruzione.
Progettato negli anni cinquanta e aperto ufficialmente nel 1960. In una posizione geografica infelice, collegato male con una autostrada inadeguata e una ferrovia a binario unico che non consente un servizio efficiente e veloce. Ma è negli spazi per il traffico automobilistico che da il meglio di se. La corsia delle partenze in certi momenti sembra il corso principale di un qualsiasi paesino della provincia in un giorno di festa. Spazi limitati, traffico incredibile, viaggiatori con bagagli che va verso i banchi per partire, ma anche tanti altri che appena arrivati escono proprio nella zona partenze. Automobili in doppia fila, taxi, autobus. E i vigili urbani di Cinisi (comune di competenza territoriale) che fanno il possibile per rendere la corsia vivibile. Ma perché tutto questo? Perché chi arriva da fuori, ormai da tempo, esce direttamente dalle partenze? Semplice. Perché la corsia degli arrivi è stata ridotta ad una sorta di passaggio forzato strettissimo dove è assolutamente impossibile fermarsi. Cioè non ci si può nemmeno accostare per quegli attimi necessari e sufficienti a prelevare un amico, un parente appena arrivato. E allora la gente con le automobili gira. Continua a girare ritornando sulla bretella autostradale, o si ferma nella corsia di emergenza e appena l’aereo arriva, di corsa all’area partenze, dove c’è almeno lo spazio di fermarsi un minuto! E i posteggi sono sempre pieni, lontani e si paga molto. Ma allora perché è stata realizzata così la corsia degli arrivi? Quale spirito ha determinato tutto ciò? Quale tecnico progettista ha ideato e realizzato questa incredibile situazione? Negli altri scali nazionali e internazionali non funziona così. Chissà cosa ne pensano i vertici dell’aeroporto.