di Giangiuseppe Gattuso - È un argomento molto sentito
su PoliticaPrima, tanto che ne abbiamo parlato più volte fin dal 2011.’ Nell’articolo “Cittadinanza ai bambini figli di immigrati nati in Italia” ponevamo lo spinoso tema sociale a seguito della presa di posizione di Giorgio Napolitano, che con un'uscita coraggiosa, aveva sostenuto la necessità di concedere la cittadinanza ai bambini, figli di immigrati, nati in Italia.
"Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare la questione. Negarla è un'autentica follia, un'assurdità. I bambini hanno questa aspirazione». Queste le sue parole. Sono passati tre anni e nulla è cambiato. La situazione è ancora allo stato iniziale, il numero dei bambini figli di stranieri è aumentato al punto che i nativi della seconda generazione sono oltre un milione e il numero dei nati in Italia ha superato la maggioranza del totale. Nelle nostre scuole rappresentano circa il 9% dell’intera popolazione scolastica.
Questi bambini crescono insieme ai nostri figli, parlano benissimo la nostra lingua, studiano la nostra storia e le medesime materie, spesso con ottimi risultati. E si sentono più italiani degli italiani. Ma possono richiedere la cittadinanza solamente al compimento del 18° anno di età, ed entro il 19°, dopo avere dimostrato di aver vissuto in Italia senza alcuna interruzione. Una situazione, insomma, al limite della violazione dei diritti umani più elementari.
Il caso è stato ripreso recentemente dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Una modifica alla legge n. 91 del 1992 (Nuove norme sulla cittadinanza) per riconoscere questo diritto ai bambini figli di stranieri in maniera automatica al completamento del primo ciclo scolastico. La problematica, ovviamente, investe anche i genitori dei bambini e tutti gli stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale. Si tratta di milioni di lavoratori che svolgono diligentemente la loro attività, pagano le tasse e contribuiscono al mantenimento del nostro sistema previdenziale e pensionistico, condividono le nostre regole di convivenza e rispettano le nostre leggi.
Interessante, a questo proposito l’articolo sul Corriere della Sera del 25 ottobre scorso, di Claudio Martelli, ex ministro della Giustizia, autore nel 1990 della Legge che regola la cittadinanza. “Che senso avrebbe avere bambini italiani per diritto di nascita figli di genitori che restano invece stranieri? Perché, dunque, non seguire la strada maestra di una riduzione a cinque, sei, sette anni del periodo di residenza necessario perché tutti gli stranieri adulti, genitori e bambini ottengano il diritto di cittadinanza?”
Insomma, com’è evidente, le problematiche sono complesse e investono aspetti diversi che influiscono anche sul nostro assetto istituzionale per le conseguenze legate all’ampliamento del numero degli aventi diritto di voto. Questo, infatti, è il motivo, che si legge in filigrana, delle reazioni scomposte di alcune forze politiche quando si parla dell’argomento.
Ma con tutte le riserve che possono sollevarsi, o anche inventare, è arrivato il tempo perché questo nostro Paese affronti definitivamente una questione così importante. Le speculazioni e le derive possono essere facilmente contenute anche grazie alle nostre strutture operative e amministrative che hanno dimostrato adeguata preparazione e efficienza.
Tutto il resto ha solo il sapore di una forma di discriminazione assurda che fa male al Paese. Bisogna, invece, fare di tutto per attivare forme d’integrazione sociale sempre più efficaci, per valorizzare questa variegata rappresentazione di saperi diversi. Questo enorme apporto di forze giovanili capaci di rendere la nostra Italia un paese più moderno e più forte, accogliente e multiculturale.
I tempi sono maturi, le forze politiche, pur con le differenze che li contraddistinguono, dovranno individuare le forme migliori per risolvere al più presto tale non più rinviabile problema.
Giangiuseppe Gattuso
29 Ottobre 2014
La strada dello «ius soli temperato», dare la cittadinanza a chi nasce in Italia e compie almeno un ciclo di studi, proposta dal premier Matteo Renzi incassa l'apertura di Silvio Berlusconi («Siamo d'accordo»). Presa di posizione che però scatena la reazione contraria della Lega, con il segretario Matteo Salvini che si dice «assolutamente contrario» alla proposta. E con il capogruppo della Lega Nord al Senato, Gian Marco Centinaio, che ricorda al leader di Forza Italia che «il suo partito una volta faceva parte del centrodestra». Applaudono, invece, le associazioni, con Equality Italia che parla di «un'ampia possibile maggioranza in Parlamento».
RispondiEliminaAlcune proposte sono approdate in Parlamento negli ultimi anni, ma senza riuscire a trovare il necessario consenso. Della necessità di legare la cittadinanza all'istruzione si è detta convinta anche il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini che due giorni fa a Firenze ha ricordato di aver «parlato diversi anni fa di ius soli et culturae. È dunque un tema che non solo condivido ma che, anche quando avevo altri ruoli, ho ritenuto fondamentale per poter far sì che un giovane straniero nato in Italia o arrivato in tenera età, se compie un percorso di approfondimento, di conoscenza vera dell'identità culturale del Paese sia ritenuto, come è, un italiano a tutti gli effetti».
Inutile dire quanto sarebbe giusto dare la cittadinanza ai bambini che nascono in Italia, da genitori stranieri.sarebbe un segno di civiltà che, spero, il nostro Paese vorrà dare, sempre non valga un qualche pretesto di stampo razzista,. Razzismo mai sopito in Italia, come si evince guardando all’arco parlamentare dove, partiti che fanno del razzismo una loro bandiera, comodamente albergano.
Le argomantazioni di Martelli sono condivisibili,ma inattuabili, almeno a breve periodo. Insistere su questo significa rimandare alle calende greche la legge sulla cittadinaza ai nati in Italia dopo il primo ciclo scolastico. Il governo di Renzi dovrebbe prendere la palla al balzo e portarla subito in Parlamento. Visto che,almeno sulla carta, al momento atuale ci sarebbe una larghissima maggioranza pronta ad approvarla. Forza renzi spara una ennesima promessa: "entro 30 giorni approveremo in un ramo del Parlamento la nuova legge". Naturalmente con l'impegno di mantenere la promessa.
RispondiEliminaPer abbreviare i tempi e suggerire la giusta soluzione al legislatore servirebbe un referendum. Questo farebbe capire se i tempi per affrontare la questione sono maturi o meno. personalmente se fossi io straniera e se avessi un figlio aspetterei il 18 anno per poi richiederla entro il 19esimo. Per me non sussiste il problema e considerando che sono trattati alla pari dei nostri figli non vedo dove sia il problema. Però è anche vero che non ho una vasta conoscenza in materia pertanto da domani approfondiro' il tema con i diretti interessati e magari cambierò opinione. Quel che è certo è che siamo figli della stessa natura.
RispondiEliminaTrovo sacrosanto il diritto all'acquisizione della cittadinanza del Paese in cui si nasce, ma questo non deve essere imposto perché - seppure possa sembrare assurdo - non è sempre gradito. Vivo in un Paese in cui la presenza di immigrati è estremamente significativa; conosco figli, nipoti di immigrati nati e cresciuti qui, che hanno frequentato le scuole e le università di questo Paese, nel quale chi lo desidera può acquisirne la cittadinanza una volta compiuto il diciottesimo anno d'età. Eppure tra questi giovani ce ne sono tanti che hanno preferito mantenere la cittadinanza dei propri genitori perché è in essa che si identificano. A mio parere dunque, la cittadinanza non dovrebbe essere imposta alla nascita: piuttosto bisognerebbe offrire la possibilità di acquisirla immediatamente e senza incorrere in cavilli burocratici a chi, figlio o nipote di immigrati, nato nel Paese in questione, lo desiderasse.
RispondiEliminaSono d'accordo con Martelli.
RispondiEliminaDare la cittadinanza ai bambini nati in Italia, pur da genitori stranieri, mi pare un atto che doveva essere fatto ancora molto tempo fa.
RispondiEliminaIl ritardo è dovuto alla solita questione politica: l'argomento serviva e serve ancora ad alcune forze politiche per fare propaganda contro gli immigrati "clandestini", senza ovviamente distinguere, tra questi, e quelli regolari che sono in Italia da anni, lavorano e pagano le tasse nel nostro Paese.
Ora, sembra che si possa raggiungere una maggioranza qualificata in Parlamento per concedere ai bambini nati qui la cittadinanza dopo il il primo ciclo scolastico.
Staremo a vedere. Personalmente, noto ancora come questa materia venga trattata da alcune forze politiche, a seconda degli umori elettotali di molti Cittadini Italiani.
E' pur vero che Renzi e Berlusconi si dicono d'accordo, ma è altrettanto vero che questi, molte volte dicono una cosa, e, poi pensando alle future alleanze elettorali, bloccano il tutto senza più farne nulla.
Spero di avere torto, anzi, per quanto mi riguarda credo che siano maturi i tempi per attuare ciò che l'ex Ministro Martelli aveva sottolinato. Cioè, sarebbe paradossale che degli "stranieri fossero genitori di figli che sono Italiani". Il Parlamento dovrebbe affrontare la questione in termini completi e definitivi, certo, osservando e traendone esperienza anche da ciò che si è fatto in Germania, in Francia, e in tutti i Paesi Europei che nel tempo hanno risolto questa questione.
In ogni caso bisogna prendere atto che in un mondo globalizzato e sempe più multietnico, la Cittadinanza diventa l'appartenenza ad una comunità che dovrà avere gli stessi usi, i costumi, e, sopratutto la cultura del Paese che la ospita. Questo non significa che i bambini debbano dimenticare gli usi e i costumi dei Paesi di provenienza dei loro Genitori, ma i loro ricordi, gli insegnamenti dei loro genitori, dovranno arricchire, e non scontrarsi, con la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Molto interessante e descrittivo il tuo articolo tanto che mi sento partecipe del desiderio di questi migranti a una integrazione totale con lo stato italiano che è giusto dare loro la cittadinanza a fronte di quella che è la loro esistenza in Italia. Quello che mi fa specie è l'affrontare questo problema al momento. Renzi non è in grado di legiferare una beata mazza perché in primis è incapace in secondo luogo al momento deve contenere le proteste che piovono da ogni parte. In sintesi è giusto quello che auspichi nel tuo articolo ma che questo evento possa compiersi in tempi brevi meglio che tu lo sogni!
RispondiEliminaAffermare e sostenere che la negazione dello ius soli sia una violazione dei diritti umani è un altisonante errore, giacché l'applicazione di tale criterio di conferimento della cittadinanza, per come è prevista dalla legislazione italiana e da molte altre simili legislazioni di Stati europei, è sostanzialmente imposta dalle convenzioni internazionali intese a contrastare il fenomeno dell'apolidia, a cominciare da quella più importante e risalente, la Convenzione di New York del 28 settembre 1954 relativa allo status degli apolidi , il cui art. 32 prevede che « Gli Stati contraenti facilitano, entro i limiti del possibile, l'assimilazione e la naturalizzazione degli apolidi [...] ».
RispondiEliminaIn materia di cittadinanza ogni Stato è libero di stabilire i requisiti per l'attribuzione della relativa cittadinanza (i due principali sono: ius sanguinis e lo ius soli).
I modi di attribuzione della cittadinanza sono stabiliti a «garanzia di salvaguardia della sovranità degli Stati membri», ha pure detto la Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
la Corte ha affermato, infatti, che la competenza di ciascun Stato membro nel determinare i modi di acquisto e di perdita della cittadinanza «deve essere esercitata nel rispetto del diritto comunitario».
In italia tale metodo è rispettato e le norme sulla cittadinanza non violano alcun diritto umano.
Analogamente, attribuire la cittadinanza o meno mercé lo ius soli non ha nulla a che spartire con la integrazione che afferisce, invece, ad una dimensione socio-culturale che non si raggiunge di certo con attribuzione normative, quale potrebbe essere il conferimento della cittadinanza.
Mi spiego meglio: non è che attribuendo la cittadinanza italiota per nascita ho integrato il bimbo, ho solo compiuto una mera attribuzione di status.
Per l’integrazione ci vuole altro e questo paese, sul punto, è del tutto fallimentare.
La questione ius soli è aria fritta, serve solo come propaganda elettorale.
I problemi stanno altrove.
uffa che fuffa
RispondiEliminaQuanto accade nei paesi (cito Gran Bretagna e Francia) dove l'attribuzione della cittadinanza è (o meglio era) pressoché automatica dovrebbe indurre la politica a riflettere sui rischi dello ius soli più o meno temperato. Cittadini di quei paesi, ormai anche di terza e quarta generazione e pertanto da supporre perfettamente integrati, dimostrano, al contrario, di rifiutare cultura e valori di chi li ha accolti. 25.000 cittadini europei (fra questi anche Italiani di religione islamica o convertiti) hanno lasciato i loro paesi per unirsi all'ISIS e questo dovrebbe far riflettere sulla balla dell'integrazione. Riflettano i nostri legislatori!
RispondiEliminaI bambini nati in Italia dovrebbero essere,automaticamente,considerati cittadini italiani.Al compimento dei 18 anni,però devono avere la possibilità di confermare o rinunciare.Da cittadini italiani,però,fanno parte di una comunità e ,pur nel rispetto delle diversità,devono rispettare cultura e tradizioni del paese che li accoglie.le pratiche per i genitori devono essere facilitate,per permettere anche a loro di diventare cittadini italiani.Condizione importantissimi che non abbiano reati penali,rilevanti.L'unico dubbio che mi viene in mente è se l'interessamento di Renzi in accordo con Berlusconi,non sia legato a fini umanitari ma al pensiero di creare un bacino a cui attingere voti
RispondiEliminaQuesta è una posizione personale.
RispondiEliminaProposta interessante anche se intravedo lo stesso problema che ho osservato in USA, dove vige lo ius soli, cioè la situazione paradossale di famiglie che avevano un figlio prima di arrivare in USA e un altro nato lì e si ritrovavano con trattamenti diseguali per i due bambini. Per questo non amo lo ius soli, direi ci vorrebbe una soluzione famiglia specifica indipendentemente dal luogo di nascita. Trovo che il luogo di nascita poco importi, dipende dalla permanenza del bambino in Italia, difficile da trovare una soluzione equa ma se si innalzano bandiere ideologiche ogni volta che si parla di questi temi...
Gliela diamo la “cittadinanza” agli extra comunitari residenti in Italia?
RispondiEliminaInvitarmi ad esprimere la mia opinione sull'argomento trattato nell'articolo di Giangiuseppe Gattuso è come invitarmi a nozze. Di tale invito ringrazio di cuore l'amico Giangiuseppe che, devo proprio dirlo per tranquillità di coscienza, mi vizia un po' da quando ci siamo conosciuti dando, forse, troppa importanza al mio pensiero personale sulle faccende della vita quotidiana. Penso, attraverso le mie espressioni, esposte dal 2009 in poi su FB, che ormai dovrebbe essere noto a tutti come la penso. Infatti penso che dare la “cittadinanza” ai nati in territorio italiano, quale che sia la provenienza originale della famiglia, il suo credo, il colore della sua pelle, i suoi usi e costumi, sia un dovere poiché, a mio parere, che non esiste una “proprietà privata” della terra su cui si vive in quanto essa, per genesi, è proprietà dell'umanità intera. Certo i problemi sono tanti e per lo più, sempre a mio parere, sono di ordine economico vista la situazione in tale campo del nostro Paese e di una certa contrarietà da parte di una parte dei cittadini a promuovere una integrazione sociale. Contrarietà che pur esprimendosi come difesa economica in effetti contiene come movente l'eterna, puramente ideologica, convinzione che le integrazioni razziali per l'uomo siano una vera iattura. L'unica discriminante però, a mio parere, dovrebbe essere quella che, come ritengo sia giusto, pur rispettando l'etica degli usi e costumi che lo “straniero” porta con se, esso debba assolutamente adeguarsi agli usi e costumi, e principalmente alle leggi della terra che lo ospita. Detto questo, fatto salvo il principio che ci siano da parte di ognuno di noi dei doveri da adempiere come dei diritti da rivendicare, nel dibattito che si è aperto in questi giorni sull'intenzione espressa dal “premier” di procedere ad un riconoscimento del diritto anzitutto cominciando dagli stranieri nati in Italia e che abbiano compiuto il primo ciclo scolastico, pur con qualche riserva, peraltro già espressa nello scritto del Direttore, sulla faccenda che il dare la cittadinanza a figli senza riconoscerla ai genitori l'opera parte con qualche ambiguità etica, l'idea mi sembra apprezzabile perché potrebbe essere un primo passo verso una regolamentazione della materia soprattutto tenendo presente che il nostro paese tende ad un cronico invecchiamento della popolazione e le speranze di un, come dire, "ripopolamento" (anche se sollecitato dal bonus di 80€ a bebè), sono alquanto aleatorie. È risaputo, peraltro, che già i Greci si preoccupavano di tale fenomeno quando sostenevano che "se le culle sono vuote la nazione decade". Fu una preoccupazione evidente di Romolo che pensò di risolverla con il "ratto delle Sabine" e fu una preoccupazione di Mussolini perché quelli della mia età ricorderanno come, durante il ventennio, furono emesse leggi a tutela delle famiglie numerose e sui muri, fra gli altri slogan di regime, risaltava, appunto, la scritta: “Se le culle sono vuote la nazione decade"! Oltre alla “orripilante” “tassa sul celibato”. Resta, comunque, conoscendo i nostri politici, il dubbio che la proposta nasconda, in effetti, un interesse politico-elettorale, e va ad aggiungersi a quelle pallide intenzioni d'apertura ad una realtà non condivisa ideologicamente dal promotore. Mi si perdonerà il sospetto ma alla fine il dubbio è giustificato da alcuni atteggiamenti non direi proprio “popolari” dello stesso.
Credo sia giusto che chi nasce in un Paese straniero abbia diritto ad avere la cittadinanza di quel Paese. Tanti italiani, figli di emigranti hanno la cittadinanza americana, svizzera, francese. Il mondo è di ogni essere umano, le barriere non sono simbolo di civiltà.
RispondiEliminaSono convinto che a chi nasce in un paese si deve riconoscere il diritto di cittadinanza anche se i genitori sono stranieri e non in possesso di cittadinanza.
RispondiEliminaNon è esatto concedere la cittadinanza solo con lo jus soli. Va concessa dopo anni e dopo aver recepito i nostri usi, costumi e leggi senza tuttavia rinnegare le proprie origini della prima Patria lontana. Visto che gl'italiani votano a 18 anni mi pare giusto che i figli d'immigrati i cui genitori non abbiano accettato la cittadinanza la possano chiedere al compimento del 18 esimo anno di età. Per avere la cittadinanza bisogna che gli immigrati conoscano e giurino sulla nostra Costituzione, perché la religione influisce sui costumi e sulle leggi, pur continuando a professare la loro religione. Molte Sure del Corano sono in contrasto con la nostra Costituzione e con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In alcuni Stati Europei ci sono state rivolte di figli d'immigrati musulmani, da alcune generazioni, i quali stentano a capire le leggi europee, come la parità uomo-donna. Nessun problema con immigrati provenienti da Stati Europei con usi, costumi, leggi simili ai nostri. La cittadinanza è un ARGOMENTO MOLTO SERIO, da non concedere con a leggerezza con la quale i politici, indipendentemente dal colore politico, hanno gestito e continuano a gestire la nostra economia e la nostra società. Per qualche voto, al fine di restare attaccati alla poltrona, i politicanti darebbero a cittadinanza subito anche ai marziani, visto che gli italiani, demotivati, scoraggiati, delusi, schifati, votano sempre meno. Attenzione! Religione non significa solo recitare qualche preghiera, ma come ci si comporta col prossimo nella società. La fede senza le opere è vana (San Paolo). E molti comportamenti musulmani nella società, ispirati dal Corano, sono molto diversi dai nostri religiosi, atei, laici. Perché non possiamo non dirci cristiani (Benedetto Croce) pur essendo atei. B. Croce non era clericale.
RispondiEliminaDare la cittadinanza agli stranieri, ebbene si ma con molta riserva. Sicuramente non dopo un anno scolastico. Non si può dare la nazionalità ad un giovane solamente, cosa si fa con i genitori dopo 18 anni e dopo avere dimostrato di aver vissuto sempre in Italia e parlare l’italiano. Ma se è per fare numero, per avere il diritto di andare a votare se solo questo interessa i politici, dico un no assoluto. Questa è la più delicata cosa da decidere, preparare una legge, spiegarla al popolo italiano e chiedere al popolo cosa ne pensa. Non dimentichiamo che il popolo è sovrano e ha diritto di dire la sua. Per me prima di pensare di cambiare questa legge ci sono cose ben più importanti da fare. Questi politici lo sanno che grande numero di italiani vive sotto la soglia della povertà?? e questi pensano agli stranieri. Attenzione, non c’è più cattivo... di un buono che diventa cattivo...
RispondiEliminaQuesto tema è sempre stato presente, ma diventato passato mai risolto, forse perché siamo fondamentalmente un popolo razzista, ed accettare e condividere totalmente la loro cultura non ci trova pronti e maturi, come in altri paesi Europei, dove questi divieti e barriere non esistono già da tempo. Sarebbe un atto civile e non politico, dare la cittadinanza già alla nascita, ma lasciare libera scelta al compimento dei 18 anni, se condividere ed accettare la nostra cultura e le nostre tradizioni. e non permettere ai politici di turno di rimetterla in discussione per racimolare voti, dando vane speranze a chi è già in difficoltà.
RispondiEliminaCaro amico, il superamento del principio dello ius sanguinis con la sua sostituzione con uno ius soli, sia pure temperato dal requisito dell'aver compiuto un ciclo di studio consente l'allineamento del nostro Paese al mondo più avanzato nel riconoscimento dei diritti dell'umanità. Condivido interamente il tuo articolo.
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo con quanto esplicitato nell'articolo del caro Giangiuseppe Gattuso: diritti agli emigrati e riconoscimento della cittadinanza sia ai genitori che ai figli anche prima del raggiungimento della maggiore età il tutto supportato dalla frequenza delle scuole e per i genitori di un lavoro stabile o non stabile. Ma i voti di questi cittadini in pectore dove andranno chi usufriirà delle loro scelte politiche?secondo me è questo il problema principale ma non l'unico a cui aggiungo una incapienza sanitaria gia deficitaria che dovrebbe allinearsi ad esigenze sociali assistenziali che il nostro sistema al momento può coprire ma in seguito potrebbe essere non idoneo,Naturalmente tutti hanno bisogno di pari diritti e altrettanti doveri ma non tutti sono immigrati "civili". come arginare e selezionare chi viene nel nostro paese prolifica e delinque?Bisogna riconoscere la cittadinanza erga omnes ma con qualche limitazione.
RispondiEliminaChe strano paese l'Italia, milioni di veneti e di lombardi vorrebbero non essere Italiani, e purtroppo debbono esserlo, altri milioni di brave persone invece vorrebbero essere italiani e non gli viene concesso.
RispondiEliminaIo personalmente sarei felice se si potessero coronare i sogni di ciascuno, ho visto alcuni non italiani baciare la nostra bandiera, altri italiani invece li ho visti e sentiti vituperarla.
Comunque spero che un giorno sia i veneti che i lombardi che lo desiderano possano coronare il loro sogno, io ne sarei doppiamente felice, e cosi spero che altri possano essere miei connazionali, li accoglierei a braccia aperte.
Noi siamo il paese della bonta' per eccellenza, e diamogliela la cittadinanza, io non invidiochi prende questa cittadinanza visto i politici che devono sopportare...Che siano i benvenuti magari abbiamo bisogno di un riciclo di " geni" italiani.Tanti di noi per la casa e famiglia sono costretti a rimanere in italia , quindi personalmente non sono gelosa dell'italia , che sia pure di tutti .
RispondiElimina