di Giangiuseppe Gattuso - Situazione economica drammatica per moltissime famiglie. Lavoratori licenziati. Giovani in cerca di occupazione. Imprese che chiudono. Pensionati al minimo, praticamente alla fame.
Le mense della Caritas sempre più affollate. Disoccupazione in aumento. Un quadro complessivo di seria preoccupazione. Forse siamo già al limite. Quel solco invisibile che ci separa dal dramma e dal non ritorno. Bisogna porre rimedio. Urge trovare meccanismi di giustizia sociale che affrontino l’emergenza. Il più presto possibile. Non è pessimismo sterile, ma una serena valutazione della realtà sociale del nostro Paese che accomuna, ormai, tutte le regioni, chi più chi meno. Anche se, ovviamente, il meridione risente ancor di più le conseguenze di una crisi lunga e cattiva.
Non ci sono molte alternative e non è pensabile una inversione di tendenza a breve o media scadenza. Non si avvertono segnali di ripresa e c’è, invece, una accresciuta consapevolezza delle reali condizioni di ‘povertà’ nelle quali si dibattono milioni di italiani. Non è possibile continuare così. La Politica è distratta, occupata dalle strategie di schieramento, dai posizionamenti dell’ultimo minuto per ottenere di più, per vincere nelle regioni importanti, per conseguire una battaglia fondamentale come quella del 24 e 25 febbraio 2013. Il resto conta poco.
E allora facciamo un appello, lanciamo una proposta. Non nuova e nemmeno originale. Ma semplicemente una soluzione per tamponare le emergenze sociali. Per ridare dignità a milioni di italiani, giovani, donne, anziani, ex lavoratori, disoccupati che si trovano ad affrontare ogni giorno una battaglia per la vita.
Il salario sociale garantito, un reddito minimo d’inserimento o reddito di cittadinanza. Per tutti. Insomma, un aiuto sicuro e concreto che riporti le condizioni di vita di troppi cittadini ad un livello di dignità e di decoro di una grande paese ‘civile’ come l’Italia. Si, perché l’Italia, ancora oggi è un grande paese industriale con una grandissima ricchezza in mano a una minoranza opulenta e autoreferenziale. E non si tratta di volere l’esproprio proletario, non si vuole cancellare la possibilità di essere ‘ricchi’. No. È solamente la ricerca di una soluzione per ristabilire un minimo di giustizia ed equità sociale. È un modo per risollevare le sorti di milioni di famiglie che vivono nell’indigenza, per dare a tantissimi giovani, agli ex lavoratori, ai disoccupati, la speranza. Per far sentire che lo Stato c’è. Che il Paese è uno e solidale, che chi ha tantissimo può e deve dare di più.
Sappiamo che questa forma di aiuto sociale esiste in quasi tutta Europa, escluso Grecia e Bulgaria, e l’Italia è indietro di 20 anni, quando l’Unione Europea ne raccomandò l’istituzione era il 1992.
Nel recente passato, nel 1998, il Governo introdusse, in forma sperimentale, inizialmente in 39 comuni poi esteso a 268, l'Istituto del Reddito minimo d’inserimento previsto dal DLgs n. 237 del 1998 e dall’art. 80 della legge n. 388 del 2000) che si concluse nel 2003.
Ancora oggi nella Provincia Autonoma di Bolzano (è pur sempre Italia) viene erogata una somma, (di regola per non oltre sei mesi) di 597,31 € mensili, che aumenta in rapporto al numero di componenti il nucleo familiare, alle persone impossibilitate di provvedere a se stesse e alla sua famiglia per i bisogni fondamentali di vita. Un intervento per contrastare la povertà e l’emarginazione sociale, mediante anche un programma personalizzato di interventi di integrazione sociale.
Non sappiamo con certezza quanto serve per attuare una cosa simile. In una risposta del Governo ad una interpellanza, nel 2001, veniva dichiarato che i costi stimati, per l’estensione a regime di tale strumento, erano tra i 4 mila e i 6 mila miliardi delle vecchie lire. Oggi, pare, che le risorse necessarie si aggirerebbero intorno a 25 miliardi di euro. Probabilmente ne basterebbero anche 10.
È questa la soluzione? Certamente si, anche se non completamente. E di sicuro ci sono intrinseche difficoltà di attuazione. Alcune preoccupazioni, di chi avversa l’idea, fanno riferimento al rischio che possa trasformarsi e aggiungersi ad altre misure di assistenzialismo. Non c’è dubbio, però, che le esperienze europee funzionano e hanno dato buoni risultati. Basterebbe studiarne a fondo i meccanismi e le modalità di attuazione adeguandoli alle esigenze nostrane.
Le risorse non ci sono? Forse. Noi pensiamo, invece, che si possono trovare. La Politica a questo serve, a distinguere le emergenze, a individuare le soluzioni e avviare i percorsi idonei. Qualche rapido esempio vogliamo farlo. Quanti milioni di euro e quanti interventi si potrebbero fare abbattendo le cosiddette pensioni d’oro? E i compensi vergognosi degli alti burocrati? E quelli degli amministratori delle banche, pubbliche e para pubbliche? E i finanziamenti dei partiti, e quelli delle tante società controllate dallo stato e dalle regioni? Sono tanti, ma veramente tanti, milioni di euro.
E ancora. Pensate ad una tassa di scopo creata appositamente per finanziare questo intervento sociale. Sarebbe sicuramente meglio accettata dai cittadini di tanti altri balzelli per le finalità più disparate. Anche le famiglie darebbero il loro contributo, ne siamo certi.
Non sono cose impossibili, no. Sono interventi coraggiosi, questo si. Sono scelte importanti, che fanno la differenza. Che determinano la statura e lo spessore politico di uomini e donne che hanno a cuore il benessere e le condizioni di vita del loro popolo.
Giangiuseppe Gattuso
14 gennaio 2013
Mio caro Gianni il tuo articolo per me sorprendente e tuttavia lodevole, depone per tua profonda sensibilità per la sofferenza sociale in uno con la percezione del pericolo, sic stantibus rebus, di possibili sommovimenti sociali causa rabbia per ingiustizie sociali, chi sguazza nell'oro e chi perisce nel disdoro. A tal proposito ti ricordo che proprio in questi giorni sono stati licenziati circa 350 lavoratori della formazione professionale e sembra che non sia previsto alcun ammortizzatore sociale. Per cui il sostegno al reddito o salario di primo ingresso, che dir si voglia, stante la situazione mi sembra solo espressione di pia intenzione che non ha un substrato nei programmi e nelle intenzioni dei politici. La difesa della ricchezza e dei patrimoni...qualla si è esplicitata a chiare lettere soprattutto dalla destra più retriva e pacchiana, forse monti ha un accenno per il salario di primo ingresso, nel suo programma. Ma naturalmente da questa politica non ci possiamo aspettare nulla, perchè non crea svilluppo ma piuttosto deprime la crescita, anzi provoca danni, intralcio, ruberie e di tutto si interessa fuorchè creare lavoro, redistribuire reddito e sostenere il welfare. Esaminiamo bene i programmi e poi decidiamo chi merita la nostra fiducia. Ma le cose sono chiare l'unico impegno di alcuni per ora è di balcanizzare il senato e rendere ingovernabile il paese. Chi vivrà vedrà.
RispondiEliminaL'impegno dei politici varia a seconda dei loro desideri, per cui c'è chi si impegna legittimamente per vincere le elezioni sia alla camera che al senato (bersani & co.), c'è chi vuole altrettanto legittimamente impedire che ciò avvenga (berlusconi & co.), c'è chi pur sapendo di perdere sia alla camera che al senato, spera di poter comandare senza avere i voti (casini & co.) se soltanto il vincitore della camera non avesse la maggioranza in senato.
RispondiEliminaRiguardo il salario sociale, in Italia non si è fatto mai niente. L'unica forma di aiuto sociale che ricordo è il bonus bebè erogato dal governo di centro-destra qualche anno fa, quando nella Legge Finanziaria 2006 fu previsto il cosiddetto bonus bebè, consistente in un assegno una tantum da 1000 euro, spettante ad ogni figlio nato o adottato nel 2005, ma anche ad ogni secondogenito o successivo figlio nato nel 2006, e ad ogni soggetto minore adottato nel 2006.
Ma essendo questa una cosa fatta da Berlusconi, va da sè che si tratta di cosa disdicevole, antidemocratica, incivile, espressione di una destra retriva e pacchiana. Diverso sarebbe il giudizio se una cosa simile l'avesse realizzata, poniamo, un governo Prodi qualsiasi. Allora avremmo avuto i peana appositamente composti per celebrare l'evento.
UNA RIFLESSIONE SUL SALARIO SOCIALE
RispondiEliminaParlando di Salario Sociale, Giangiuseppe ha affrontato un tema molto importante che riveste i caratteri di estrema urgenza in questo periodi di profonda crisi economica in cui siamo precipitati
Bisogna però intenderci su chi dovrebbe usufruire di questo salario sociale. La cosa avrebbe senso, a mio parere, se la destinazione riguardasse soltanto le persone fuori dal mercato del lavoro come, ad esempio, gli anziani con pensioni minime e le casalinghe senza reddito che per la loro situazione, mai potrebbero inserirsi nel mondo del lavoro.
Il salario sociale attraverso il quale garantire a tutti i maggiorenni disoccupati un salario minimo mi sembra una cosa che potrebbe avere effetti collaterali gravi e peso economico non indifferente.
Il singolo, percependo già un salario sociale, rinuncerebbe a quelle offerte di lavoro che fossero inferiori, pari o leggermente superiori a quanto percepisce stando nullafacente.
Una soluzione del genere sarebbe micidiale per il nostro sistema economico attivo, considerando l'ampia fascia di popolazione al di fuori del mercato del lavoro e il relativo consistente aggravio economico, mentre gli effetti sul lavoro nero sarebbero minimi, dato il flusso consistente di immigrati, esclusi dal salario riconosciuto ai soli cittadini.
Soluzioni del genere sono sostenibili solo in economie dove lo stato è il principale motore economico, ad esempio nei regimi comunisti, o dove la moneta è svalutabile e dove il livello d'indebitamento possa sostenere una politica di spesa pubblica assistenziale.
I tempi attuali non permettono simili soluzioni.
Occorre riflettere sulla situazione economica che stiamo vivendo in Europa, considerando la riduzione costante e continua della copertura dello Stato sociale con l'obiettivo di spingere la spesa a vantaggio di prestazioni private e per garantire un adeguato flusso di risorse economiche ai settori privati e finanziari.
Tanti si esercitano nel tiro al piccione incolpando i governi berlusconiani come causa di tutto.
Ma vogliamo, di grazia, riflettere sulle finte proposte redistributive delle leggi finanziarie di Prodi tramite cui, con l’accumulazione iniqua della ricchezza, si è allargato anche il divario di reddito fra le classi sociali, divario che ha, praticamente contribuito a cancellare la classe media posizionata fra i 30.000 ed i 50.000 euro di reddito annui? Vogliamo metterci in testa che sono stati TUTTI i governi precedenti, sia di destra che di sinistra, ad aver creato la situazione attuale?
Il processo di smantellamento dello stato sociale è politicamente attuato prescindendo gli schieramenti ideologici della destra e della sinistra infatti nessuna forza politica che si dichiari di sinistra e sia stata al governo ha proposto un programma economico di difesa dello stato sociale ma ha semplicemente procrastinato i tempi di realizzazione dello "smantellamento" con la complicità dei movimenti sindacali che legati al vecchi modelli di lavoro non sono riusciti a raccogliere le sfide delle nuove masse di lavoratori precari rimanendo legati alla difesa dei bacini del settore metalmeccanico e del pubblico impiego.
In questa situazione la proposta del reddito sociale per tutti, quindi anche per i maggiorenni ancora in grado di lavorare ma disoccupati, è legata al rispetto del dettato costituzionale che garantisce il il diritto a vivere una vita dignitosa, ma rischia di essere un palliativo destinato soltanto a rimandare l'esplosione sociale ed economica del mondo del lavoro.
Lodevole è l’idea di proporre il reddito minimo garantito per tutti coloro che non lavorano. Ed è giusto parlarne proprio ora, sia perché siamo in campagna elettorale, e questa è una proposta seria da inserire nelle cosiddette “Agende” per la governabilità, sia perché il nostro paese sta vivendo una crisi, che non ha precedenti nella sua storia recente e ne è la prova il calo dei consumi che è arrivato massimi storici.
RispondiEliminaLe famiglie non ce la fanno più ad andare avanti, ormai non si arriva più alla quarta, ma neanche alla terza settimana e questa proposta, va nel senso di dare un aiuto minimo ai giovani ed alle loro famiglie, che non potranno più essere, con i continui aumenti di bollette e tasse da pagare,l’ammortizzatore sociale dei loro figli in attesa del lavoro,che non c’è.
Ma se l’Italia, come dice la costituzione, è una repubblica fondata sul lavoro, è compito del governo farsi carico del problema del minimo vitale, per i propri cittadini senza lavoro e, quindi, senza reddito.
Ed è certamente valida la proposta di creare un fondo di solidarietà che dovrebbe costituirsi prelevando la ricchezza dalle pensioni d’oro oltre un certo limite o dai compensi stratosferici percepiti da consiglieri d‘amministrazione che, magari, un lavoro ce l’hanno già.
Cari politici è il momento di pensarci, è anche una questione di buona volontà e di sensibilità nei confronti di chi è in grave stato di bisogno.
Non c'entra quà nè il governo Prodi nè il governo Berlusoni, nè tantomeno il bonus per i nuovi nati. E' solamente una questione di giustizia sociale per chi è senza lavoro.
La crisi economica, che stiamo attraversando, come Europa e come Italia, e che pesa fortemente sulle classi meno abbienti, è, innanzitutto, il risultato della debolezza delle istituzioni politiche comunitarie, per il modo in cui è stata progettata l'unificazione economica e monetaria, ma non politica.
RispondiEliminaQuesto crea squilibrio.
Se c'è "un certo" equilibrio, tutto può più o meno funzionare, ma se una forza predomina sulle altre, senza freni, per l'assenza di una regolamentazione seria da parte della politica, unitaria degli Stati Comunitari, qualcuno ci guadagna e qualcuno ci rimette.
E il più povero paga!.
Secondo me, il punto focale del discorso riguarda, dunque, proprio la necessità di intervenire, subito, sullo squilibrio che si è creato tra le forze economiche in gioco, con gli strumenti di una politica veramente europea.
E, a tal proposito, stiamo toccando il fondo della crisi, proprio perchè nessuno vuole ricomporre un bel niente.
Le varie associazioni umanitarie fanno quello che possono, ma, presto, non arriveranno a ricoprire che una parte dei bisogni; nell'indifferenza generale verso una moltitudine di poveri in crescita e sempre più abbandonata a se stessa.
In Eccl 4,1 è scritto: "Mi sono messo a considerare tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole; ed ecco, le lacrime degli oppressi, i quali non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori c'è la violenza, mentre quelli non hanno chi li consoli".
La novità è che la crisi va a ricadere soprattutto sulle fasce giovanili, quelle di seconda e terza generazione.
Lunghe file di nuovi disperati, alla continua ricerca di occupazione, molti nell'attesa di un posto provvisorio, di poco conto.
Che fare?
E' necessario riequilibrare.
Servono riforme e leggi che ricompongano la profonda frattura che si è creata tra ricchi e poveri.
Con coraggio, senza pensare al consenso che se ne può ricavare....anche in prossimità di consultazioni elettorali.
In questa nostra campagna elettorale nessun partito parla più di patrimoniale!
Ma proprio una tassa sui patrimoni potrebbe rinsanguare, allo scopo, le casse dello Stato; compresa una patrimoniale regionale siciliana!
Certamente questo non escluderebbe la creazione di un fondo di solidarietà, cosa che trovo particolarmente importante in un momento così difficile.
Proposta che, ben applicata, darebbe dei risultati più immediati e di più facile "maneggio".
Nello stesso tempo risveglierebbe le coscienze,cosa non da poco, richiamandole a quello spirito di partecipazione al bene comune, che ha sempre contraddistinto la nostra cultura e la nostra storia, e che ha costituito la base di tutte le democrazia del mondo.
L'istituto del reddito minimo di cittadinanza per quei cittadini privi di mezzi di sussistenza, perché inoccupati (giovani e donne) o disoccupati privi di indennità, è il vertice del welfare contemporaneo.
RispondiEliminaLa Danimarca parte addirittura da un minimo di € 1.200 per il singolo, importo che in Italia invece è ritenuto la soglia di povertà di una famiglia di ben 4 persone.
In Italia un istituto assistenziale del genere non è più rinviabile. Facendo quattro conti risulta che, poichè gli aventi diritto sarebbero almeno 5 milioni, calcolando almeno € 500 al mese (quanto la minima pensione INPS di vecchiaia) per 12 mesi avremmo € 6.000 annui cadauno, quindi per 5 mln di soggetti si avrebbe una spesa di circa 30 mld di euro all’anno.
Se poi volessimo comprendere anche i 5 mln di stranieri che vivono in Italia i mld di euro diventerebbero almeno 60. Rammentiamo che la IMU sulla prima casa ha dato un gettito di appena 4 mld. circa. Se infine aggiungiamo le ruberie parassitarie e malavitose tipicamente italiane e meridionali, possiamo facilmente immaginare le conseguenze.
Pur tuttavia, concordo pienamente con Giangiuseppe Gattuso, che qualcosa in questo senso bisogna farla e subito, ed i partiti politici devono dirlo già adesso in campagna elettorale. Se non mettono questo obiettivo nei loro programmi, allora saranno nemici del popolo e delle istituzioni. Purtroppo, che io sappia, non lo ha ancora fatto nessuna formazione politica.
Un bello articolo che affronta problemi reali
RispondiEliminail mio contributo per trovare le risorse necessari alla bisogna sono :
1) dimezzamento otto per mille alle chiese
2) dimezzamento numero parlamentari
3 dimezzamento finanziamento ai partiti
4)dimezzamento dei compensi agli eletti a tutti i livelli
5) eliminazione delle provincie
6) separare le asl dalla politica
7) eliminazione degli sprechi
8) significativa diminuzione dei componenti dei consigli Regionali e comunali
9)recupero evasione fiscale
10) lotta seria alla corruzione a tutti i livelli
11) ripristino falso in bilancio con fortissime multe
appena si tratta di cercare risorse si va subito al taglio dell'8x1000 a favore delle chiese quasi che queste siano destinazioni obbligatorie piuttosto che destinazioni volontarie dei singoli contribuenti. il primo effetto sarebbe l'impossibilità di dare fronte alla richiesta delle tante mense della CAritas. piuttosto parliamo sulla opportunità di comprare aerei militari, o se è sopportabile il fatto che nel bilancio dello stato vi siano rivoli di finanziamento a fondo perduto a favore di imprese e industria per circa 30 miliardi di euro, senza che questi di fatto aiutino la ripresa, per cui penso che se la metà dei fondi andassero per il credito di imposta e quindi a favore di reali attività produttive, con l'altra metà probabilmente si potrebbero avviare i salari sociali.
RispondiEliminaMio caro Gianni,
RispondiEliminaquesto è il meglio che tu abbia scritto da quando esiste il blog.
Appena in tempo.
Il tuo intuito ti ha consentito di comprendere che, oltre, forse sarebbe stato troppo tardi. Da apprezzare davvero, inoltre, lo sforzo che fai per proporre delle soluzioni, da perfezionare probabilmente, ma che costituiscono il punto dal quale partire per trovare dei meccanismi idonei a realizzare in concreto il salario sociale.
Perché spesso ci sfugge proprio questo.
Che i bravi tecnici cui è demandato il compito, professionalmente, di farle queste proposte, non si espongono. Non possono, infatti, compromettere il proprio ‘cursus honorum’; le critiche che da qualche parte certamente verrebbero, li metterebbero in difficoltà.
Altra cosa è lavorare per modificare ciò che, lodevolmente, altri hanno fatto, consapevoli di incorrere in giudizi, spesso affrettati, e critiche, spesso inclementi; forti solo della propria integrità.
Nino, stavolta non sono d’accordo con te.
Ciò che tu dici, con genuinità, ovvio, sul piano teorico, è sensato; ma non stiamo parlando più di mettere dei pali, come contrafforti, per sostenere le pareti di una costruzione con qualche incrinatura.
Non è più una questione di Stato sociale. Magari fosse così.
Anche Gianni fino a qualche tempo fa sosteneva che in effetti i giovani sono un po’ apatici. Qualcosa però dev’essere successo che ha fatto allertare la sua nota capacità di cogliere per tempo ciò che sta avvenendo.
Non mi interessa capire cosa sia. Mi interessa, invece, che anche lui si sia accorto che “il tempo sta vivendo una imprevista e progressiva accelerazione”. Che ciò che era del tutto inimmaginabile appena un mese fa, oggi diviene, per qualche aspetto, meno improbabile… e che forse domani crescerà la possibilità che avvenga “qualcosa”, in un arco di tempo tale che forse non ce ne accorgeremo.
E questo è il rischio più grosso.
Quei giovani apatici, ‘choosy’, forse irresponsabili, potrebbero, quasi all’improvviso, accorgersi di essere sul bordo di un buco nero. E potrebbero comunicarselo rapidamente; del resto, oggi, reti, telefonini e tante altre diavolerie tecnologiche, lo consentono.
Potrebbero all’improvviso rendersi conto che la vita, quando è benevola, consente ai mortali di giungere mediamente ai 70, forse 80, e molto raramente, qualcosa in più. E che ritrovarsi a 28, 32 o 34 (se non di più), indipendentemente dai meriti o demeriti, dalla classe sociale di provenienza, dai talenti che a ciascuno di loro – diversamente – la natura ha dato, ritrovarsi con un ‘range’ di opportunità:
di realizzarsi tramite un lavoro dignitoso,
di realizzare anche una propria famiglia,
di assicurarsi continuità grazie ai figli (e non dico certamente una casa),
che si restringe a vista d’occhio… può essere, mio caro Gianni, quella scintilla che – inaspettatamente – può determinare il divampare di un incendio dalle proporzioni non immaginate.
In quel caso penso che non ci sarà pagliaio che potrà salvarsi.
Del resto così cominciano le piccole ridicole rivolte, ma anche le più truci rivoluzioni. Quelle che lasciano i morti per terra; tanti morti.
Ciò a dispetto dei tanti bravi pensatori con la pancia piena che sostengono che le rivoluzioni esplodono solo quando sono pilotate. E che magari, poi, come ebbi a dire in un precedente scritto, si ritrovano come si ritrovò, a suo tempo, a Parigi, un certo signor Capeto.
E non sempre ciò che si scrive ha carattere di metafora.
A presto.
Un proverbio siciliano dice : "Quannu c'è lu dammi e ttè l'amicizia sempri c'è; quannu c'è lu dammi sulu l'amicizia vaffanculu.
RispondiEliminaIo credo che in un corretto rapporto tra dare e avere, non si può dare senza ricevere, a meno che chi dà non abbia a disposizione il Pozzo di San Patrizio da cui attingere in maniera indefinita e per sempre. Bisogna dare un lavoro a chi non ce l'ha, bisogna dare alle persone la possibilità di guadagnarsi da vivere lavorando. Il salario sociale dato a chi è in età lavorativa soltanto perchè esiste, nella nostra società non è cosa sostenibile nè eticamente nè economicamente. Io, essendo nell'età giusta per lavorare, non potrei sopportare di essere pagato per non far niente. Lo stato deve incentivare il lavoro, deve creare condizioni fiscali e burocratiche favorevoli alle imprese, perchè solo così queste potranno continuare a produrre lavoro, occupazione e ricchezza. Il salario sociale, l'ho già detto, deve andare ad aiutare gli anziani che col minimo della pensione non riescono a tirare avanti, e tutti quelli sicuramente e in maniera definitiva esclusi dal mondo del lavoro. Se manca il lavoro, se si impedisce alle imprese di prosperare e di creare lavoro, una nazione muore.Il lavoro è il punto importante, essenziale e vitale perchè una nazione possa prosperare. Certamente, per un adulto disoccupato, un reddito che l'aiuti a sbarcare il lunario è una cosa positiva; magari si potrebbe aumentare l'indennità di disoccupazione, ma non può essere la soluzione definitiva per le proprie esigenze vitali. Ci vuole il lavoro, non altro.
E poi, c'è una crisi nella crisi......
RispondiEliminaIn genere releghiamo le ragioni della crisi al solo ambito economico. Tutto il resto seguirebbe appresso: lavoro, società, politica, etica pubblica.
Bisogna, sì, riorganizzare le infrastrutture produttive, tagliare gli sprechi, riformare la giurisprudenza sul lavoro.
Tutto santo!
Ma la crisi, madre di tutte le crisi, è proprio quella che riguarda la mancanza di prospettive e di progetto seri tesi a favorire le fasce più deboli della nostra società, e che interroga senza sconti direttamente le nostre coscienze.
Ecco perchè è così importante l'articolo di Gattuso!
Sommersi come siamo da dati statistici, da spettacoli della politica... indecenti, da campagne elettorali da stadio, dal peso di un pensiero "unico", non possiamo più, continuare, però, a tenere "comodamente" separato, da tutto il resto, il nostro "essere umani".
Ecco il salario sociale per tutti, ecco l'istituzione di un fondo di solidarietà!
Risvegliare le nostre coscienze, riscoprire il valore della solidarietà e della condivisione, oltre a soccorrere il bisognoso, non potrebbe che nobilitarci e farci sentire, a pieno titolo, veri cittadini della comunità umana.
La proposta di Gianni meriterebbe analisi molto approfondite er articolate. Un Blog forse non è il luogo più adatto. Però si può ugualmente mettere a fuoco i pilastri concettuali dell'argomento.
RispondiEliminaDice bene Nino quando indica nel lavoro l'obiettivo principale di una nazione che, essendo incapace di dare un lavoro vero e produttivo, alla lunga muore.
Però ancor più ragione, secondo me, hanno Salvo e Gianni quando dicono entrambi che, in attesa di un rilancio dell'economia, si istituisca subito il salario sociale, pena una non improbabile sollevazione popolare di massa e violenta di giovani e adulti, di figli e genitori, alla ricerca della testa di Capeto das tagliare.
Personalmente da tempo sono convinto che la storia sta cubando una rivoluzione sociale planetaria del tipo Rivoluzione Francese più Rivoluzione d'ottobre elevata alla decima potenza.
I segnali ci sono tutti: i black block , gli indignati, i centri sociali, gli anarco-insurrezionalisti, e soprattutto la rete che li tiene in contatto stretto tra loro.
A fronte di questo il potere istituzionale e quello occulto sono sempre meno in grado di controllare le contestazioni contro le loro solite manovre.
Ed allora, prima di tutto, istituiamo subito il salario sociale come unico strumento immediatamente attuabile (da domani mattina) per eviatre che esploda al nostra società, e quindi poter prendere il tempo necessario per quelle riforme del lavoro e delle pensioni, come anche delle imprese e della pubblica amministrazione, del tutto diverse da quelle attuate da Monti e dal liberismo vampiresco globale.
Le risorse, dico ad Enzo, possono essere prese in abbondanza perfino dalla sola avasione fiscale. Si tratta di 160 mld. Io stimo il costo del salario sociale, così su due piedi,in almeno 30/40 mld annui. L'evasione italiana è di almeno 160 mld. In Danimarca (vedi tabella dell'aticolo) vi sono i range minimi e massimi di salario più alti in Europa e addirittura nel mondo semplicemente perchè l'evasione è al 2%.
Dunque, se si vuole si può fare.
La questione sollevata da Giangiuseppe impone una attenta riflessione al fine di evitare future tensioni sociali che potrebbero coinvolgere il nostro paese.
RispondiEliminaLa questione non certo è nata oggi ma si è acuita notevolmente a causa dell’austerità imposte dall’U.E. e dalla conseguente inversione di tendenza del nostro paese rispetto alla politica economica degli anni 1980.
Occorre ricordare che il nostro paese attuava una politica espansiva, senza una doverosa e responsabile politica di bilancio, emettendo titoli di Stato per finanziare i continui disavanzi pubblici con lo scopo precipuo di creare consenso elettorale.
Oggi il vincolo di bilancio imposto dagli accordi comunitari ci impone una politica di austerità e il pareggio di bilancio dello Stato ormai è diventato legge costituzionale.
Alla austerità purtroppo il nostro paese è ostile a perdere quella sua italianità che lo distingue da sempre nel conservare i privilegi e le spese inutili che fanno tanto male all’economia reale.
Se la pietà umana e la sua dignità è lasciata solamente alle opere della CARITAS aspettiamoci alla rinasciata delle ideologie utopistiche marxista- trotzkista.
La pietà umana appartiene esclusivamente allo Stato che dovrà tutelare i propri cittadini!
Qualcuno ha parlato degli sprechi ma ne aggiungerei altri: paghiamo ogni anno circa 1,3 MLD di euro per i rifugiati politici, 23 MLD di euro per le spese militari, un cappellano militare guadagna 7.000 netti al mese, cifre superiori dell’IMU che hanno incassato i Comuni Italiani.
Basterebbero diminuire queste somme per ridurre il costo del lavoro alle imprese creando competività e creare non dico salari minimi ma normali; ntervenire sul costo del lavoro non è aiuto di Stato e non sarebbe solo un’operazione di sopravvivenza.
In alternativa dovrebbe essere plausibile una contrattazione tra imprese e sindacati sul salario minimo, soprattutto nelle aree dove e maggiore il tasso di disoccupazione.
Tale accordo troverebbe d’accordo quei sindacati vicini alle forze politiche progressiste PD-SEL? Ho i miei dubbi, che non vorrei che fossero certezze, perché con la eventuale rinascita delle ideologie marxista- trotzkista peggiorerà la questione sociale.
LA LUCE DEL GIORNO
RispondiEliminaè:
ascoltare le variazioni Goldberg;
e "sentirle"
entrare,
... - scàbre note -
come in gotica chiesa,
e raggiungere le più alte-guglie
sulle onde
di vibranti,
e pur fisiche,
note,
che metamorfiche
mìmesi
inducono,
e gioiose
le lacrime,
che scandagliano l'anima
scorticandone
mente
e cervello,
e assopiscono pene comuni,
ed incerto sentire.
Danno senso Divino all'errare dell'uomo
e risposta a domanda,
essenziale.
La luce del giorno
è nel pino
che,
maestoso,
sovrasta
gli altr'alberi e il bòsco,
che a me "s/offre" alla vista
dal verone spazioso
che,
quotidiana,
mi mostra,
la vita.
La luce del giorno
è la donna,
ormai anziana
eppur dolce,
mollemente distesa
a me accanto...
o anche solo il ricordo.
La luce del giorno
è la bimba
dai dorati capelli
che si tuffa sulle coperte;
che è felice del contatto
caldo,
del Padre...
O ANCHE SOLO E SOLTANTO,
la luce del giorno,
E' IL RICORDO.
(Esse.Gi.)
Questa è vera poesia! Grazie Salvo per queste emozionanti immagini.
RispondiEliminaAscoltare le variazioni Goldberg, se uno non è un amatore di musica classica, è un'impresa non delle più facili. Si tratta di una vetta del genio musicale bachiano. E pensare che fu scritta su commissione del signor Goldberg per fare addormentare la propria figliola. Il genio, quando è veramente genio sa creare capolavori in qualsiasi circostanza, anche nel musicare l'elenco telefonico.
EliminaNon ho letto tutte le risposte ma ritengo che nulla può contribuire ad una crescita se non c'è onestà. Quando c'è un terremoto od un alluvione che distrugge ogni cosa è inutile dire "lei non sa chi sono io e quindi non alzo un dito" . Ecco la soluzione del problema occorre abbattere le barriere dello snobismo e ricominciare daccapo. Dai campi ai lavori che generalmente chiamiamo più umili perchè non li abbiamo saputo professionalizzare e valorizzare. Qualcuno mi dirà: ma che c'è da professionalizzare in un lavascale. Eppure i giapponesi insegnano. In breve ciò che restituisce all'uomo una dignità ed una personalità è un lavoro qualunque esso sia. Il lavoro non manca, solo che molti non vogliono lavorare e/o scommettere sul proprio futuro. Si preferisce lavare i piatti a Londra anziché sbracciarsi a casa propria. Ecco la ricetta. ma intendiamoci, per fare ciò e questo non è comunismo è giusto che i ricchi non si montino la testa e rompino le palle. Perchè quelle sono già rotte. Insomma ricominciare daccapo e chi sbaglia deve restituire il mal tolto a chi ha sudato. Ma questo è soltanto il mio pensiero, dato che all'università ci hanno insegnato che i fattori della ricchezza sono la terra, il capitale ed il lavoro. E' necessario quindi che ognuno stia la proprio posto e lavori con serietà ed onestà.
RispondiEliminaOggi mi sembra una giusta proposta ma per il futuro servirebbe una Legge che agevoli l'assunzione con delle agevolazioni sia fiscali che previdenziali a favore dei datori di lavoro. E' vero che in questo modo lo Stato avrebbe una entrata minore ma è lo stesso che pagare cassa integrazione, salario sociale e disoccupazione. Con l'assunzione agevolata il lavoratore pagherebbe le tasse, mentre con l'assistenza prende poco, non paga tasse e contributi (si c'è l'accredito dei contributi figurativi), non riesce a vivere lo stesso (e magari fa qualche lavoretto in nero per arrotondare).
RispondiEliminaIl salario minimo garantito è un sostegno economico per le famiglie al di sotto di un certo reddito o a reddito zero in cambio della partecipazione dei beneficiari a programmi d’inserimento mirati e personalizzati che comprendono anche l’impegno degli stessi in attività di utilità sociale.
RispondiEliminaIl salario minimo garantito esiste già in molti altri paesi europei, ai fini di migliorare la situazione economica e sociale di molte persone disoccupate o comunque povere. Viene a loro garantito un salario minimo come forma di sussidio. A beneficiarne sono coloro che non hanno un lavoro o che hanno un reddito basso.
Il salario minimo garantito come forma di sussidio per coloro che non hanno un lavoro o che hanno un reddito basso porterebbe molti vantaggi al paese, ma attenzione a non farne un cattivo uso, avere un piccolo stipendio garantito non vuol dire adagiarsi sugli allori di disoccupato, significa avere un comodissimo aiuto statale mentre si è alla ricerca di un’occupazione per chi è senza lavoro o di un’occupazione migliore per chi ha un reddito basso!
La garanzia di un salario minimo permetterebbe alle famiglie di garantire ai figli quanto meno la minima educazione scolastica una casa decente ed un minimo di partecipazione alla vita senza aver bisogno ogni giorno di trovare espedienti per sbarcare il lunario.
Il salario sociale, anzi, ancora meglio definirlo “reddito minimo di cittadinanza”, per come è concepito negli altri paesi, altro non è che un aiuto economico. Una forma di sostegno al reddito, che lo Stato si impegna a garantire nei confronti di chi non ha, momentaneamente, altre fonti di guadagno e ha difficoltà di inserimento nel tessuto produttivo.
RispondiEliminaÈ chiaro che la cosa non può risolversi con una distribuzione a pioggia alimentando, possibilmente, il numero di chi non ha nessuna voglia di lavorare e con il rischio di allungamento dei periodi di inattività volontaria.
Ci vuole, al contempo, un'azione forte e ben organizzata per garantire controlli serrati, politiche sociali che mirino al reinserimento, interventi formativi mirati, attività di valorizzazione del capitale umano, ricerca di nuove opportunità.
Insomma, lo Stato deve farsi carico di garantire il minimo vitale per tutti. E nello stesso tempo deve creare e favorire nuovo lavoro, incentivare la ricerca di nuove opportunità, offrire agevolazioni alle imprese, e accompagnare chi ha bisogno verso l’effettivo inserimento e reinserimento nel mondo produttivo. È la sfida, forse più difficile, che il nuovo Governo e il nuovo Parlamento dovranno affrontare.
Concordo!!!!!!! In attesa di trovare soluzioni e risolvere i gravi problemi in cui siamo,l'aiutino economico e' certamente cio'che occorrerebbe per rattoppare la privazione economica e assicurare la sopravvivenza dei cittadini che pensano di non avere alcuna speranza di rialzarsi!
RispondiEliminaBellissimo discorso non fa una piega ma chi lo farà ma li sentite quello che dicono tutti non fanno altro che tirare acqua al suo mulino l'imu ora la vogliono levare tutti ma l'hanno votata tutti nessuno che parla del sud che vogliono fare che programmi hanno sanno solo dire che prima ci hanno dissanguati ora tutti vogliono levare le tasse ma chi li crede anche questo discorso bello giusto ma chi lo deve fare ma non hanno capito che non crediamo più a nessuno che la politica è diventato un cabaret fa solo ridere chi non si suicida perche non può pagare più niente e ci raccontano ancora le favole
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